Il gioco dell’identificazione in Wandavision

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Trama di Wandavision

Wandavision, primo prodotto MCU in ambito televisivo, riparte nove giorni dopo gli eventi di Avengers Endgame. La serie ricostruisce la linea del tempo della serialità televisiva, riproponendo gli episodi 1, 2, 3 e 5, 6, 7 sotto forma di sitcom di decenni diversi, a partire dagli anni ’50 fino agli anni 2000. Questa realtà televisiva segue la vita coniugale di Wanda e Visione, trasferiti da poco a Westview in New Jersey. Estrapolati dalla realtà a cui sono e siamo abituati, entrambi i protagonisti sembrano spaesati e dimentichi di come si siano ritrovati in quel posto, con quella vita. Wandavision conta 9 episodi dalla durata media di 30-40 minuti ed è disponibile su Disney+.

Un fotogramma preso dalla puntata ispirata alle sitcom anni ’70 in Wandavision

Recensione di Wandavision

Wandavision non è innovativo solo per il suo formato, mai utilizzato finora nell’MCU, ma perché è un vero e proprio esperimento metatelevisivo. Gli omaggi alla serialità si distinguono di episodio in episodio, dagli abiti alla sigla iniziale, dalla scenografia all’uso del colore, fino allo stile registico, che nel settimo episodio omaggia i mockumentary. Anche il titolo di ogni episodio rimanda ad alcune delle formule più conosciute riguardanti l’ambito televisivo come “negli episodi precedenti” “ora a colori” e “interrompiamo questo programma”. Con la comparsa dello S.W.O.R.D, che inizia a indagare sugli strani avvenimenti di Westview, si viene a creare l’ennesimo effetto matrioska. Nel quarto episodio gli agenti riescono a collegarsi alle frequenze emesse dalla barriera dell’esa, la cupola inaccessibile formatasi intorno a Westview. In questo modo dei personaggi della serie hanno a disposizione le stesse puntate della sitcom “Wandavision” a cui abbiamo assistito nei precedenti episodi e si ritrovano a vivere il nostro stesso processo spettatoriale.

Per quanto riguarda la trama nascosta di Wandavision, è un passo avanti nella complessità dei temi e della caratterizzazione dei personaggi. Il disagio di Wanda non è un semplice momento di sconforto, come siamo soliti assistere nel corso di un film supereroistico prima della risoluzione finale. Wanda deve attraversare le diverse fasi del lutto, durante le quali sviluppa un disagio mentale. Privata di famiglia, di una casa e di Visione, Wanda perde ogni cosa non una volta sola, ma due. Prima perde i genitori in Sokovia, per poi vedersi strappare anche l’ultimo famigliare rimastole, il fratello Pietro. Assiste alla morte di Visione per due volte. Scomparsa con lo schiocco di Thanos, ritorna cinque anni dopo in preda a una battaglia al cui termine perde l’ultima cosa rimasta a cui potersi aggrappare: uno scopo.

In una delle scene più toccanti vediamo Visone ricordare a Wanda che seppure la morte provochi tristezza, quel senso di perdita deriva da una precedente forma di vicinanza a qualcosa o qualcuno. E così, il lutto e il dolore non sono altro che una forma di “amore perseverante”, un sentimento di assenza e presenza allo stesso istante. La Westview di Wanda è una manifestazione fisica di quell’amore perseverante che lei stessa prova per Visione, un’illusione che conforta e provoca dolore allo stesso tempo, che le riempe la vita e allo stesso tempo la svuota.

Gli ultimi episodi della miniserie sono quelli che hanno riscontrato più critiche da parte dei fan. In particolare l’ottavo episodio è considerato da molti uno “spiegone non necessario“. Si tratta dell’episodio flashback utile a spiegare come Wanda si ritrovi effettivamente a creare l’esa. Seppur è vero che il ritmo è leggermente calante verso il finale di stagione, l’episodio flashback non solo è necessario a livello di trama, in particolare per chi si affianca al prodotto senza aver seguito costantemente l’MCU, ma soprattutto aiuta a delineare l’affezione che Wanda ha per la serialità televisiva, che l’accompagna e segna i momenti più tragici della sua vita, alleviandoli e dandole la speranza che possano essere solo un brutto sogno, come in un episodio del suo show preferito. Questo legame di Wanda alle sitcom spiega perchè la scelta dei metaepisodi precedenti non sia solo un virtuosismo stilistico firmato Marvel, anzi, conferisce una profondità emotiva che aiuta lo spettatore a riconoscersi in Wanda, in quanto una spettatrice per anni lei stessa.

Elizabeth Olsen in Wandavision

Le teorie dell’identificazione in Wandavision

Wanda crea una sua realtà alternativa basandosi sulla sua esperienza da spettatrice di sitcom, nello stesso modo in cui nella vita reale uno spettatore proietta se stesso all’interno di un film, magari anche continuandone il discorso filmico attraverso fantasie o racconti. Basandosi sugli studi di Freud in “L’interpretazione dei sogni“, l’identificazione è una vera e propria forma di appropriazione. Questo desiderio di appropriazione deriva dalla forma incompleta della soggettività; in parole semplici significa che l’individuo presenta delle mancanze che cerca di riempire attraverso “l’altro” da sè. Andando a completare questi studi con quelli di Jacques Lacan sulle teorie psicoanalitiche cinematografiche, entra in campo la questione affettiva. L’identificazione con un mondo fittizio da parte dello spettatore comporta la formazione di un rapporto affettivo e di conforto con esso. Secondo Lacan l’identificazione dello spettatore riprende lo stadio dello specchio nell’infanzia, cioè quel momento in cui il bambino si riconosce nella sua immagine riflessa, un elemento esterno a se stesso. Lo spettatore allo stesso modo cerca così la sua parte mancante all’interno di un film, identificandosi con esso, in un parallelismo tra specchio e schermo. In Wandavision le teorie dell’identificazione cinematografica si concretizzano nell’esperienza di prodotti televisivi di Wanda, a cui lei associa un chiaro valore simbolico. Ricercando la sua parte mancante, simboleggiata da Visione, Wanda proietta la sua stessa identificazione con le sitcom su tutta Westview, trasformandola nella sua personale riscrittura della realtà. La scelta delle sitcom non è casuale: in questo genere di serialità, ai protagonisti non può accadere nulla di male. Wanda crea uno spazio sicuro per lei e Visione, uno spazio opposto alla vita vera, che è diventata per lei troppo imprevedibile, caotica e dalla quale decide di estraniarsi. Ironicamente, Wanda usa la magia del caos per mettere in ordine quella che è la sua vita distrutta.

Per un approfondimento sull’immagine dello specchio e dell’identificazione nel cinema vai qui

Scena di Wandavision
Visione e Wanda

Note positive:

  • L’evoluzione del personaggio di Wanda
  • L’utilizzo del linguaggio metatestuale

Note negative:

  • La serie ha un leggero calo di ritmo negli ultimi episodi

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