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Amore Tossico
Titolo originale: Amore Tossico
Anno: 1983
Paese: Italia
Genere: Drammatico
Produzione: Iter International
Distribuzione: CG Entertainment
Durata: 84 minuti
Regia: Claudio Caligari
Sceneggiatura: Claudio Caligari, Guido Blumir
Fotografia: Dario Di Palma
Montaggio: Enzo Meniconi
Musiche: Detto Mariano
Attori: Cesare Ferretti, Michela Mioni, Enzo Di Benedetto, Roberto Stani, Gianni Schettini, Clara Memoria
Amore Tossico è un film del 1983 diretto e scritto da Claudio Caligari, primo dei tre storici lungometraggi del regista Piemontese (L’odore della notte, 1998; Non essere cattivo, 2015). Fu presentato alla 40esima edizione del Festival di Venezia, dove ottenne il premio Vittorio De Sica. Inoltre ottenne varie nomination al David di Donatello senza però ottenere alcun premio finale.
Trama di Amore Tossico
Cesare, Michela, Enzo e Ciopper sono quattro ragazzi di Ostia, infatti il film è ambientato quasi tutto lì anche se racconta certe realtà Romane in generale. I ragazzi sono eroinomani che si scontrano con la loro tossicodipendenza ogni giorno, rimediando soldi in qualsiasi modo possibile per poter comprare la loro dose giornaliera, prevalentemente commettendo furti ai passanti o rapinando negozi. Nel corso della pellicola si intrecciano varie storie oltre a quelle dei quattro protagonisti, ci sono anche altri ragazzi del giro e soprattutto gestori delle piazze di spaccio e di attività volte allo sfruttamento con la prostituzione. Tutti questi ragazzi che si conoscono tra di loro e che sono uniti dalla tossicodipendenza si ritroveranno a essere amici e nemici allo stesso tempo, soprattutto Cesare e Michela che formano una coppia sono costretti a fare i conti con gli effetti negativi della cocaina che gravano sulla loro relazione, proprio perché la droga li riversa in primis su entrambi in quanto persone.

Recensione di Amore Tossico
Claudio Caligari è stato un narratore di periferie, un regista che ha lottato per far sì che certe realtà venissero raccontate attraverso il Cinema, anziché continuare a stigmatizzarle e demonizzarle senza comprendere i motivi, le vite e le condizioni che le caratterizzano. Un altro tratto distintivo del regista è infatti l’aver voluto in questo film un cast composto da ragazzi realmente ex tossicodipendenti. Il Cinema di Caligari è sempre stato molto veritiero e ha trattato certe tematiche così delicate con il rispetto che meritavano, nonostante da molti venisse considerato “troppo” era semplicemente la realtà dei fatti, perché il messaggio era proprio quello di prendere sì consapevolezza ma questo affinché servisse poi per poter andare oltre. In Amore Tossico tratta principalmente la tematica della dipendenza da droghe mostrando sia i processi fisiologici che sociali e relazionali legati a queste, senza alcun filtro, funge quindi da ottimo canale educativo, soprattutto per i giovani.
I ragazzi della pellicola hanno ognuno la propria vita ma in realtà la droga che li porta all’emarginazione alla fine li conduce a un’ unica vita, come se fosse condivisa. Condivisione che avviene attraverso non solo il lavoro di squadra negli atti illegali per procurarsi i soldi da mettere assieme per la droga e condividere pure quella, ma anche la condivisione dei malesseri della vita, perché quell’ emarginazione messa in atto dalla società nei loro confronti fa sì che la comprensione possa avvenire solamente tra quei ragazzi che fanno parte di quel gruppo considerato una “controcultura” dalle norme socialmente accettate, sia giuridiche che morali. Così come qualche volta si ritrovano a condividere anche la volontà di uscire da quel vortice. Probabilmente il film si può racchiudere infatti in particolare nella scena del “ritratto” a casa di Patrizia, una delle ragazze del gruppo, fatto di schizzi di sangue che partono dalle siringhe mentre ognuno si fa la propria dose endovena. Perché il sangue nel film è molto ricorrente, per questo simbolicamente può essere visto come filo conduttore nelle situazioni più significative della trama, il sangue di Michela col quale si sporca Cesare durante una crisi dopo una dose, quello delle varie risse causate sotto effetto e soprattutto il sangue che permette il circolo dell’eroina nell’atto del bucarsi. Quel sangue che come dice Cesare nella scena a casa di Patrizia, forma un ritratto “autentico, fatto di vita e morte”, proprio perché in esso “fluisce” l’essenza di questi due poli opposti dando vita a quel ritratto che può essere interpretato solo da loro.

In conclusione
Note positive
- Sceneggiatura
- Costumi
- Scenografia
- Fotografia
Note negative
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