Apple Cider Vinegar (2025). Le false verità di Bella Gibson

Recensione, trama e cast della miniserie netflix Apple Cider Vinegar (2025), basata sulla storia di Bella Gibson e sulla medicina alternativa

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Trailer di “Apple Cider Vinegar”

Informazioni sulla stagione e dove vederla in streaming

Apple Cider Vinegar è una miniserie Netflix liberamente ispirata al libro The Woman Who Fooled the World, scritto dai giornalisti Beau Donelly e Nick Toscano e pubblicato da Scribe il 13 novembre 2017. L’opera racconta il caso di Belle Gibson, fondatrice dell’app The Whole Pantry e autrice di un libro che mescola la sua storia personale a ricette di cucina. Tuttavia, Gibson non è nota come imprenditrice di successo, bensì come una delle più celebri truffatrici australiane: ha costruito la propria immagine pubblica su una rete di menzogne, attirando un vasto seguito di persone, molte delle quali affette da gravi malattie, pronte a fidarsi dei suoi consigli.

Gibson ha più volte dichiarato di essere malata di tumore al cervello, per poi affermare di avere tumori diffusi in tutto il corpo, sostenendo di curarsi esclusivamente con metodi di medicina alternativa. Oltre a diffondere informazioni fuorvianti, è stata accusata di frode per aver trattenuto per sé le somme raccolte in nome di donazioni benefiche. Il 15 marzo 2017 è stata condannata dalla giudice federale Debra Mortimer per dichiarazioni ingannevoli, e nel settembre dello stesso anno ha ricevuto una multa di 410.000 dollari.

Netflix ha trasformato questa vicenda in una miniserie di sei episodi da un’ora ciascuno, creata dalla pluripremiata sceneggiatrice australiana Samantha Strauss (Nine Perfect Strangers, The End, Dance Academy). Nel cast figurano Kaitlyn Dever (Dopesick, Unbelievable), Alycia Debnam-Carey (The Lost Flowers of Alice Hart, Fear the Walking Dead, It’s What’s Inside) e Tilda Cobham-Hervey. La serie debutta su Netflix il 6 febbraio 2025.

Trama di “Apple Cider Vinegar”

Australia, 2010-2015. Con la nascita dei primi social network, dai blog ai forum, fino all’esplosione di Facebook e soprattutto Instagram, emergono i primi influencer: individui che costruiscono il proprio successo condividendo la loro vita e orientando, in un modo o nell’altro, le scelte dei loro follower. Il vero problema risiede proprio in questo fenomeno: l’eccessiva importanza che i follower attribuiscono a questi personaggi, arrivando a considerarli amici intimi (seppur in modo illusorio e virtuale) e, ancora più pericolosamente, modificando sé stessi per imitarli, adottandone personalità e stile di vita. Tuttavia, un influencer rimane, in fondo, una persona comune, soggetta agli stessi errori di chiunque altro.

Milla Blake è una giovane donna a cui viene diagnosticato un sarcoma epitelioide al braccio. I medici le consigliano l’amputazione per fermare l’avanzata del tumore, ma lei rifiuta, scegliendo di affidarsi a cure alternative per evitare una decisione così drastica. Inizia quindi a seguire la terapia Gerson e una dieta a base di frullati e cibi biologici, convinta di poter sconfiggere il cancro senza ricorrere alla medicina tradizionale. Notando un miglioramento delle sue condizioni, inizia a condividere la sua esperienza online: prima attraverso un blog, poi sui social e infine con un libro. Ben presto diventa una vera e propria influencer, icona della medicina alternativa e feroce oppositrice della medicina convenzionale, che considera dannosa e avvelenatrice.

Tra le persone che la seguono con ammirazione c’è Bella Gibson, che sviluppa un’ossessione per Milla e ne trae ispirazione per costruire la propria carriera. Anche Bella decide di diventare un’influencer e un’imprenditrice, diffondendo un messaggio chiaro: uno stile di vita sano, basato esclusivamente su alimentazione naturale ed ecologica, unica via per guarire dal cancro o, quantomeno, per renderlo stabile. Per rafforzare la propria credibilità, Bella dichiara di essere affetta da un tumore al cervello, sostenendo che la sua dieta l’abbia aiutata a far regredire la malattia.

Tutto ciò sarebbe incredibilmente stimolante, se solo fosse vero. Come abbiamo imparato da allora, sui social media è spesso impossibile distinguere la realtà dalla finzione, persino quando si tratta di argomenti delicati come la salute. È qualcosa che scoprirà presto Lucy, una giovane donna a cui viene diagnosticato un cancro e che, nella speranza di guarire, decide di seguire il metodo di Bella Gibson, che vede come un modello da emulare. Nonostante le preoccupazioni del marito, Lucy rinnega la medicina tradizionale per abbracciare le cure alternative, affidando il proprio destino a una narrazione che potrebbe rivelarsi tragicamente ingannevole.

Apple Cider Vinegar. Alycia Debnam-Carey as Milla in Apple Cider Vinegar. Cr. Courtesy of Netflix © 2024
Apple Cider Vinegar. Alycia Debnam-Carey as Milla in Apple Cider Vinegar. Cr. Courtesy of Netflix © 2024

Recensione di “Apple Cider Vinegar”

“Apple Cider Vinegar” è una miniserie sorprendentemente ben congegnata e strutturata, che non si limita a raccontare la vita dell’imprenditrice Bella Gibson, ma compie un passo avanti per dar vita a un’opera audiovisiva stratificata, ricca di sottotrame e tematiche di grande rilevanza nella società contemporanea.

Samantha Strauss avrebbe potuto optare per una narrazione lineare, seguendo semplicemente l’ascesa e la caduta di Gibson come influencer di spicco. Invece, sceglie una drammaturgia più complessa, che si sviluppa su più livelli temporali e narrativi. La serie non ruota attorno a una singola protagonista, né si limita a due o tre personaggi centrali: al contrario, si configura come un’opera corale, che trova nella molteplicità di voci il suo punto di forza. Questa coralità consente alla narrazione di esplorare numerosi temi e percorsi, riconducendoli sempre al fulcro della vicenda: Bella Gibson.

Gibson è il perno attorno a cui ruotano tutte le storie, ed è tratteggiata in modo profondamente tridimensionale. La serie riesce a restituirne la complessità psicologica e mentale, suscitando nel pubblico emozioni contrastanti. Da un lato, le sue azioni inquietano e disturbano (emblematica la scena del funerale), dall’altro, attraverso i frammenti della sua storia familiare – come il rapporto con la madre – emergono le sue fragilità più intime. Pur senza indulgere in eccessive giustificazioni, la narrazione lascia intravedere una donna segnata dalla solitudine e da un disperato bisogno di amore e accettazione. Bella Gibson è un personaggio che si costruisce attraverso la menzogna: per essere amata, per sentirsi accettata, indossa maschere fatte di inganni, solo tramite l’inganno è in grado di essere amata. Eppure, proprio questa finzione la rende drammaticamente umana, perché dietro la facciata si cela una ragazza fragile, incapace di farsi amare per ciò che è realmente. Il rischio di un personaggio simile è quello di generare solo repulsione, ma la sceneggiatura riesce a restituire tutta l’ambiguità della sua figura: l’empatia che suscita è fragile e instabile, proprio come il suo inganno, e può trasformarsi rapidamente in disillusione e rabbia.

Dunque, la miniserie Apple Cider Vinegar tratteggia Bella Gibson non tanto come una carnefice, quanto piuttosto come una vittima—non in senso giuridico, ma psicologico. Ripercorrendo alcuni momenti chiave della sua vita, la serie sembra quasi assolverla dalle proprie azioni, evidenziandone invece le fragilità mentali e i disturbi psicologici. I suoi comportamenti appaiono come manifestazioni di una condizione patologica, che potrebbe includere la Sindrome di Münchhausen, ma non solo. La ragazza che emerge da questa narrazione—che si discosta dalla veridicità dei fatti, come la serie stessa sottolinea più volte—non è una persona pienamente lucida, bensì una giovane donna sui vent’anni segnata da gravi disturbi della personalità e da una profonda instabilità mentale, come si evince, ad esempio, dalle scene in cui si prende cura di suo figlio. A rafforzare questa interpretazione, Samantha Strauss inserisce una scena particolarmente significativa, che in parte scagiona (ma non del tutto) Bella dalle accuse di aver mentito deliberatamente sulla propria salute.

Se per gran parte della serie la vediamo raccontare bugie con estrema naturalezza—come quando dichiara su un forum di avere un tumore al cervello con accanto tac che dicono il contrario—c’è un momento che getta un’ombra di dubbio sulle sue intenzioni. In questa scena, Bella si reca da un medico in un contesto decisamente poco convenzionale. L’uomo dichiara che è malata e le diagnostica (più o meno) un tumore al fegato e le consegna un macchinario elettronico sperimentale per curarsi da sola, un dispositivo (dal costo di 10.000 dollari) che non rientra nei protocolli della medicina tradizionale. Questo momento rompe, per certi versi, la dialettica costruita fino a quel punto dalla serie, insinuando il sospetto che Bella possa davvero credere di essere malata. Le sue bugie, dunque, potrebbero non essere vere e proprie menzogne, ma il risultato di un autoinganno profondo. Questa ambiguità narrativa aggiunge un ulteriore livello di complessità al personaggio: Bella è una truffatrice consapevole o una vittima delle proprie illusioni? La serie non fornisce una risposta definitiva, lasciando che sia lo spettatore a interrogarsi sulla sottile linea tra inganno e autoinganno.

Accanto alla storia di fragilità psicologica e disturbi mentali, la miniserie sviluppa un’indagine tematica su questioni di grande attualità: il ruolo degli influencer nella società contemporanea e il modo in cui vengono percepiti dal pubblico. A questo si affianca una riflessione sulla pericolosa diffusione dei guru della medicina alternativa e olistica, che offrono ai malati un’illusoria speranza di guarigione. Se i medici devono spesso comunicare verità difficili da accettare, questi guru promettono miracoli, sostenendo che pratiche esclusivamente naturali possano sconfiggere la malattia senza il bisogno della medicina tradizionale.

Mentre la storia di Bella Gibson si allontana, almeno in parte, dal tema della malattia per concentrarsi sulla dinamica tra influencer e pubblico e menzogna, i personaggi di Lucy e Milla incarnano il lato più oscuro del fenomeno dei guru della salute. Entrambe vengono, in misura diversa, manipolate dall’illusione che il cancro possa essere sconfitto senza farmaci, visti come dannosi per l’organismo umano (il che, in parte, è vero—ma non nel modo in cui questi movimenti sostengono). Le storie di Lucy e Milla—quest’ultima ispirata alla reale vicenda di Jessica Ainscough—si intersecano sia con il mondo del guru che con quello dei social media, ma da prospettive opposte. Lucy, in preda alla disperazione, rinuncia alle cure mediche per seguire ciecamente Bella, mentre Milla compie un percorso diverso: da paziente diventa un’influencer e una sorta di guida spirituale, convincendo migliaia di persone a curarsi con metodi olistici anziché affidarsi alla medicina tradizionale.

Alla fine, però, la vicenda di Bella dimostra l’importanza della scienza medica: la medicina tradizionale può davvero salvare vite, mentre la cosiddetta “medicina” basata sulla nutrizione e su rimedi naturali si rivela inefficace, quando non addirittura dannosa. Apple Cider Vinegar lancia un monito chiaro agli spettatori del ventunesimo secolo, sempre più diffidenti nei confronti della medicina ufficiale e inclini a cercare soluzioni alternative: bisogna riflettere con attenzione prima di affidarsi a guru dai proclami miracolosi.

“Hanno scritto delle persone che erano state ingannate da Belle e di come ciò le avesse colpite”, ha detto Strauss. “Hanno creato questo bellissimo intreccio che esamina come la medicina occidentale ci deluda emotivamente e perché le persone siano attratte dal mondo del benessere. Se il libro fosse stato solo su una truffa legata al cancro, non credo che avrei avuto tanto interesse ad adattarlo per la televisione. Ma credo che tutti desideriamo disperatamente stare bene, e molti di noi convivono con condizioni fisiche o mentali croniche, diventando così vulnerabili alle manipolazioni. Trasformare questo libro in una serie è sembrato un modo per avviare una conversazione significativa sul benessere e sulla medicina — sul perché mentiamo e su come speriamo.”

l tema della truffa è centrale nella serie, sia nel mondo dei social media che in quello dei guru della medicina alternativa. Apple Cider Vinegar mostra con lucidità come, nell’era digitale, sia sempre più difficile distinguere la verità dalla menzogna: non possiamo mai sapere con certezza chi abbiamo di fronte, né fidarci ciecamente di ciò che ci viene detto senza prove concrete. Bella mente spudoratamente, eppure i suoi follower credono a ogni sua parola, proprio come accade ai pazienti dei guru olistici, disposti a spendere cifre esorbitanti in cambio di un’illusoria speranza di guarigione. La serie mette in luce un aspetto inquietante di questo fenomeno: dietro molte di queste figure carismatiche si cela un vero e proprio mercato della disperazione, in cui il dolore e la vulnerabilità delle persone diventano strumenti di profitto. Spesso, questi sedicenti esperti non offrono soluzioni reali, ma solo illusioni a caro prezzo.

Aspetto tecnico della serie

Il mondo di Instagram e dei social network non è solo un elemento narrativo della serie, ma ne permea profondamente la costruzione visiva e stilistica. L’intero impianto registico richiama il linguaggio del mondo digitale, a partire da un montaggio frenetico e frammentato, che alterna rapidamente inquadrature e salti temporali tra una storia e l’altra. Questo uso del montaggio alternato conferisce alla narrazione un dinamismo che rispecchia la rapidità e la volatilità dei contenuti social.

Anche la colonna sonora contribuisce a rafforzare questa estetica “pop”, con brani che scandiscono il ritmo incalzante della storia e mantengono alta l’attenzione dello spettatore. Una scelta registica particolarmente interessante è la rottura della quarta parete, introdotta all’inizio di ogni episodio, in cui viene più volte ribadito che si tratta di una storia vera… ma non del tutto. Questo espediente sottolinea perfettamente il tema centrale della serie: il confine sfumato tra verità e finzione, sia nella vita di Bella Gibson che nella narrazione stessa.

A rendere Apple Cider Vinegar ancora più solida è una sceneggiatura ben costruita, che intreccia elementi giornalistici, drammatici e tematici in un equilibrio efficace. Il tutto è valorizzato da un uso intelligente del montaggio e da una caratterizzazione attenta dei personaggi, ognuno con una propria tridimensionalità. Ottime anche le interpretazioni del cast: Alycia Debnam-Carey offre la sua miglior prova attoriale fino ad ora, Kaitlyn Dever è perfetta nel ruolo di Bella Gibson, mentre Tilda Cobham-Hervey dà grande intensità a Lucy, un personaggio che avrebbe meritato più spazio nell’episodio finale, dove la sua vicenda appare leggermente sacrificata.

Apple Cider Vinegar. Kaitlyn Dever as Belle in Apple Cider Vinegar. Cr. Courtesy of Netflix © 2024
Apple Cider Vinegar. Kaitlyn Dever as Belle in Apple Cider Vinegar. Cr. Courtesy of Netflix © 2024

In conclusione

Apple Cider Vinegar è una miniserie avvincente e ben realizzata, che unisce dramma e critica sociale con un ritmo incalzante e un’estetica moderna. Pur con qualche piccolissima sbavatura, riesce a offrire una riflessione profonda sul potere della narrazione nell’era digitale. Consigliata a chi cerca una serie intelligente e provocatoria.

Note positive

  • Narrazione corale e stratificata, con una sceneggiatura che va oltre il semplice biopic.
  • Approfondimento psicologico del personaggio di Bella Gibson, tra fragilità e manipolazione.
  • Tematiche attuali e rilevanti: il potere degli influencer, la medicina alternativa e la disinformazione.
  • Regia moderna e ritmata, con scelte stilistiche che richiamano il linguaggio dei social media.
  • Ottime interpretazioni, in particolare di Kaitlyn Dever, Alycia Debnam-Carey e Tilda Cobham-Hervey.

Note negative

  • Alcuni personaggi secondari avrebbero meritato maggiore approfondimento.
  • Il finale della storyline di Lucy appare un po’ affrettato.
  • L’ambiguità della narrazione può portare a fraintendimenti sulla reale colpevolezza di Bella Gibson.

Review Overview
Regia
Sceneggiatura
Fotografia
Colonna sonora e sonoro
Interpretazione
Emozione
SUMMARY
4.1
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Stefano Del Giudice
Stefano Del Giudice

Laureatosi alla triennale di Scienze umanistiche per la comunicazione e formatosi presso un accademia di Filmmaker a Roma, nel 2014 ha fondato la community di cinema L'occhio del cineasta per poter discutere in uno spazio fertile come il web sull'arte che ha sempre amato: la settima arte.