Babygirl (2024). Poco thriller, tanta Kidman – Venezia81

Recensione, cast e trama di Babygirl, film del 2024 scritto e diretto da Halina Reijn, presentato all’81esima edizione della Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

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Babygirl locandia

Babygirl

Titolo originale: Babygirl

Anno2024

PaeseStati Uniti d’America

GenereEroticoThriller

Casa di Produzione2AMMan Up Films

Distribuzione italianaEagle Pictures

Durata: 114 minuti

RegiaHalina Reijn

SceneggiaturaHalina Reijn

FotografiaJasper Wolf

MontaggioMatthew Hannam

MusicheCristóbal Tapia de Veer

AttoriNicole KidmanHarry DickinsonAntonio BanderasSophie Wilde

Trailer di “Babygirl”

https://www.youtube.com/watch?v=TaoNT3gpGEc

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Babygirl è il terzo film scritto e diretto dall’attrice e regista Halina Reijn, presentato in concorso all’’81esima edizione della Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia, il 30 agosto 2024. La storia ruota intorno a una potente Ceo, Romy, che si ritrova attratta sessualmente dallo stagista Samuel, scatenando una relazione clandestina che potrebbe metterle a rischio la carriera e la vita familiare.

Trama di “Babygirl”

Romy (Nicole Kidman) è sposata con l’amorevole Jacob (Antonio Banderas), ma non viene compiaciuta sessualmente da quest’ultimo. L’arrivo di Samuel (Harry Dickinson), uno stagista arrivato di recente nell’azienda in cui Romy è Ceo, la porterà all’interno di una spirale di sesso e potere.

BABYGIRL - Nicole Kidman e Harris Dickinson - Credits Niko Tavernise
BABYGIRL – Nicole Kidman e Harris Dickinson – Credits Niko Tavernise

Recensione di “Babygirl”

Abbiamo tutti una piccola scatola nera piena di fantasie proibite che potremmo non confessare mai a nessuno. Sono affascinata dalla dualità della natura umana e questo film è un tentativo di far luce, senza giudicare, sulle forze contrapposte che compongono le nostre personalità. Per me il femminismo è la libertà di studiare la vulnerabilità, l’amore, la vergogna, la rabbia e la bestia interiore di una donna.

Invecchiare significa affrontare l’infinità del tutto. Nella mezza età non possiamo più nasconderci e siamo costrette ad affrontare i nostri demoni; più reprimiamo la nostra ombra, più pericoloso e dirompente può diventare il nostro comportamento. La relazione al centro di Babygirl consente a Romy e Samuel di mettere in scena la loro confusione riguardo a potere, genere, età, gerarchia e istinto animale. Nonostante i tabù, la gioia di quell’esplorazione è liberatoria e persino curativa.

Dichiarazioni della regista

Sesso e potere, un binomio che molte volte si è presentato nel corso della storia del cinema, con i suoi alti e bassi. Si è stati abituati a vedere questo tipo di relazioni, soprattutto in ambito lavorativo, tra l’uomo al comando e la segretaria, giusto per avere il classico esempio, o tra colleghi e colleghe. In Babygirl Halina Rajn si rinnova, spezza questa tradizione per prendere le redini del suo terzo lungometraggio, dirigendo e scrivendo quello che viene definito un thriller erotico che di thriller ha ben poco. Chiariamo una cosa: la base del soggetto appare interessante: Romy è una CEO di un’azienda di robotica che intraprende una relazione clandestina con lo stagista Samuel, mettendo a rischio carriera e famiglia. La particolarità di questo rapporto sta nel fatto che nonostante l’età e la gerarchia nell’azienda, Romy si lasci coinvolgere dal maschio dominante più giovane e sotto contratto come stagista. Come si vedrà in corso d’opera, non c’è nulla di romantico in tutto ciò, e uno scontro di genere che va contro le convenzione della società, la quale vedrebbe la relazione di Romy e Samuel come uno scandalo legato soprattutto all’età e all’ambito lavorativo. Si passa dunque alla visione di scene di sesso BDSM volte a scoprire il lato piu erotico della protagonista e alla sua soddisfazione, i poteri che si ribaltano completamente nel sistema capitalistico americano nella quale una donna al potere è l’esempio, ma i suoi scheletri nell’armadio mostrano un altro lato, uno più perverso e con desideri sessuali che il marito amorevole non può soddisfare. 

Se dal punto di vista dei temi e del contesto Babygirl permette di dare uno sguardo totalmente differente sulla sessualità e il rapporto uomo-donna, la sua realizzazione non si presenta nel migliore dei modi. Come scritto qualche riga più sopra, Babygirl non ha nulla di thriller: non si percepisce la minaccia, non c’è tensione, si completa con un finale molto anticlimatico e scevro di quel pericolo che possa rovinare la situazione e inventarne una nuova. Si procede in maniera forzata, toccando per alcuni attimi la commedia, non tanto per le scene erotiche in se che si dimostrano funzionali per la storia, ma per i suoi dialoghi. L’ultima sequenza del film chiude il cerchio di una scrittura poco chiara in alcuni aspetti, maneggiando frettolosamente il destino di alcuni personaggi. Si puo spezzare una lancia a favore di Nicole Kidman, centro gravitazionale della storia, che si mostra col suo corpo nudo come in Eyes Wide Shut (1999) e si prende scena nel mostrare una donna che vuole togliersi di dosso la quotidianità per scoprire qualcosa di lei, un lato che ha sempre tenuto nascosto e intrappolato per via della sua posizione e del suo ruolo di madre. Dall’altra parte la prestazione di Harry Dickinson non e da meno, senza contare la presenza di Antonio Banderas nel ruolo di marito amorevole, ma poco gratificante.

Fotogramma di Babygirl
Fotogramma di Babygirl

In conclusione

L’avventura erotica di Babygirl, seppur l’originalità nel raccontare quella fame di sesso e potere ribaltato in una società capitalistica e ancora patriarcale, risulta incompleto, caratterizzato da una sceneggiatura che poteva osare di più ed è rimasta bloccato nel suo compito di dare quell’alta carica erotica che si sovrasta per esaudire i desideri proibiti di una donna repressa dalla società, dal lavoro e dalla famiglia.

Note positive

  • Performance di Nicole Kidman: La sua interpretazione intensa e il coraggio di mostrarsi nuda sono notevoli e aggiungono profondità al personaggio.
  • Il film affronta argomenti come il potere, la sessualità e la ribellione contro le convenzioni sociali in modo audace.

Note negative

  • Il film non riesce a creare tensione o suspense, e il finale è anticlimatico.
  • La trama si sviluppa in modo forzato e frettoloso, con dialoghi che talvolta sfociano nella commedia involontaria.
  • Alcuni personaggi, inclusi il marito amorevole interpretato da Antonio Banderas, risultano poco approfonditi e poco gratificanti.
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Gianluca Zanni
Gianluca Zanni