Black Mirror: Bandersnatch (2018), il futuro e la Libertà

Condividi su
Black Mirror Bandersnatch (2018) locandina film

Black Mirror: Bandersnatch

Anno:  2018

Paese di produzioneUsa, Gran Bretagna

Genere:  Fantascienza, Thriller

Produzione: House Of Tomorrow, Netflix

Distribuzione: Netflix

Durata: 1h 30m

Regia: David Slade

Sceneggiatore: Charlie Brooker

Montaggio: Tony Kearns

Dop: Aaron Morton, Jake Polonsky

Musica: Brian Reitzell

Attori: Fionn Whitehead, Craig Parkinson, Alice Lowe, Asim Chaudhry, Will Poulter, Tallulah Haddon, Paul Bradley, Jonathan Aris, Jeff Minter

Trailer italiano di Black Mirror: Bandersnatch

Trama di Black Mirror: Bandersnatch

Siamo nel 1984, Stefan Butler è un giovane programmatore che sogna di lavorare nella famosa Tuckersoft, società di videogiochi, proponendogli una sua demo di un arcade interattivo basato sul librogame di Jerome Davies, Bandersnatch.

Recensione di Black Mirror: Bandersnatch

Bandersnatch è il primo film interattivo, di produzione Netflix per la serie tv Black Mirror, pubblicato sulla piattaforma nel dicembre 2018.

Black Mirror si presenta, dalla prima stagione, come una serie antologica che prevede, quindi, la cesura narrativa a ogni puntata. Ciò che rimane, però, come fil rouge è una base distopica ambientata in un prossimo futuro, in cui lo svolgimento di ciascun episodio segue sempre uno stesso movimento: viene inizialmente presentato il panorama solitamente contraddistinto da una particolare tecnologia innovativa che si rivela, nel finale, un triste svelamento degli effetti collaterali a essa legati.

Bandersnatch arriva tra la quarta e la quinta stagione, facendo subito parlare di sé per diversi motivi. È, innanzitutto, un film indipendente, tanto che la piattaforma di streaming non lo mostra più come episodio della serie tv e, inoltre, diventa sicuramente “alternativa” la scelta di un film interattivo che, nella sua ludicità, ha attirato a sé anche nuovi ascoltatori, non certo abituati alle dinamiche o tematiche solite a Black Mirror.

Black Mirror Bandersnatch (2018)
Black Mirror Bandersnatch (2018)

Dentro l’episodio speciale di Black Mirror

Sin dai primi istanti il protagonista, in realtà, è lo spettatore, che si sente subito attivamente parte del film, come mano divina sulle azioni di Stefan. Dal decidere che cereali fargli mangiare a colazione alla musica da ascoltare e così via, lo spettatore percepisce da subito il divertimento della dimensione ludica nella quale a giocare è proprio lui.

Il primo problema lo si incontra quando la libertà di scelta viene frenata dalla prima necessaria risposta: accettare o meno l’offerta di lavoro da parte della Tuckersoft. Qui si capisce la presenza di risposte giuste e risposte sbagliate che, devo ammettere, in un primo momento potrebbe risultare fastidioso, quasi un intralcio nel gioco, come se fosse una scelta dettata dalla facilità di costruzione dell’interattività della puntata in sé.

Non viene percepita subito, infatti, con la giusta attenzione, la negazione di possibilità circa il continuum narrativo, da parte dello spettatore che deve ancora entrare nel vivo della storia per comprenderne al meglio le dinamiche. Il film viene spesso presentato, ed è stata anche la mia scelta poche righe più sopra, come un libero gioco in cui a comandare è chi impugna il telecomando.

Non serve troppa attenzione, però, per arrivare a notare come in realtà si tratti di un nuovo espediente da parte di Black Mirror per mostrare la bella illusione tecnologica, arrivando, a fine puntata, a disilludere, quasi alienando, il protagonista Stefan e, con lui, lo spettatore. Per la prima volta infatti Black Mirror viene ambientato nel passato e il futuro siamo proprio noi. Siamo noi i veri protagonisti della puntata e siamo noi a fungere da esempio del disincanto tecnologico del nostro secolo. Non serve più correre in un futuro, remoto o prossimo che sia, perché noi abbiamo raggiunto quella distopia di cui la serie tv sembrava avvertirci nelle stagioni precedenti.

La puntata è un’incessante ricerca di risposte ”giuste”. Non siamo noi a decidere ma è Black Mirror a farlo. Si crea, così, molto facilmente quell’illusione di libertà a cui noi tutti siamo quotidianamente soggetti, ma che pochi riescono a percepire. Stefan vive più vite, come in un videogioco, alcune vengono stroncate da una fine brusca che riporta la narrazione alla scena precedente, mezzo stilistico grazie al quale possiamo comprendere l’errore nella scelta. Altre invece ci trascinano verso nuove possibilità.

La dinamica di svolgimento segue un movimento binario definito da un glifo rappresentante un bivio, simbolo che diventa una vera ossessione per Stefan. Il ragazzo inizia a pensare alla sua vita solo in maniera binaria e diadica, tanto che anche la nostra possibilità di scelta sarà sempre tra due opzioni.  Questa è un’importante definizione di ciò che non solo rappresenta la libertà nella nostra società ma anche di ciò che è il tempo per noi.

Nonostante si è soliti dare la struttura del tempo come scontata, in realtà è fondamentale acquisire un paradigma temporale prima ancora di pensare al concetto di libertà e, dunque, di responsabilità. Qui ci troviamo di fronte ad un’ontologia temporale caratterizzata da una struttura ad albero ramificata, in cui, tuttavia, il futuro non è indeterminato, bensì già ben determinato a priori. Il concetto di libertà rimane però complesso da sviscerare. Si prenda in esempio il famoso esperimento mentale di Harry FrankfurtMike dovrà votare per due candidati, Jack e Fred. La notte prima delle elezioni uno scienziato impianta in Mike un dispositivo che, nel caso lui decidesse di votare Jack, si accenderebbe portandolo a dirottare la sua scelta in favore di Fred. Il giorno seguente Mike si reca a votare e decide di segnare la x per Fred. Il dispositivo non si è acceso, Mike ha voluto votare Fred e non Jack. È anche vero, però, che Mike non avrebbe avuto altre possibilità, non avrebbe potuto agire altrimenti.

Craig Parkinson and Fionn Whitehead in Black Mirror Bandersnatch (2018)
Craig Parkinson e Fionn Whitehead in Black Mirror Bandersnatch (2018)

Possiamo definirla una scelta libera?

Il nostro Stefan si sente inizialmente libero, nonostante poi arrivi a percepire di essere guidato da ”qualcosa”, ma noi sappiamo sin dall’inizio che lui libero non è.

Noi in prima persona siamo, però, come Mike. Possiamo scegliere: se facciamo la scelta corretta andremo avanti, ma se la scelta si rivela sbagliata allora verremo comunque dirottati necessariamente su quella giusta. Ovviamente l’alternarsi di risposte corrette e non e, dunque, il continuo indietreggiare nella storia tornando alla scelta precedente dà allo spettatore la stessa sensazione di quando, durante un videogioco, si perde un livello, il tutto con l’inconsapevolezza dell’errore che sta per arrivare. Questo può sicuramente essere frustrante considerando che partendo da una durata minima di 90 minuti, la durata complessiva della puntata, se si tentano tutte le linee narrative possibili, è di 312 minuti.

Il film ha, sicuramente, attirato a sé le attenzioni di un pubblico più o meno già affezionato e ciò ha fatto sì che le critiche non tardassero ad arrivare. Trovo la serie tv decisamente ben fatta, molto attenta alla produzione e ideazione di contenuti sempre stimolanti.

È stata recensita negativamente la poca coerenza di questo singolo episodio rispetto alla totalità delle puntate, critica che, tuttavia, credo di dover dissentire, essendo questa volutamente una parentesi tra le diverse stagioni, più tradizionali, della serie tv. Mi sento di dire che personalmente, in quanto grande ammiratrice e seguace dalla prima stagione, ho trovato, inoltre, a pieno lo spirito di Black Mirror e ho sentito con mano ciò che i protagonisti delle puntate precedenti erano soliti avvertire sulla loro pelle.

Vorrei consigliare, per comprendere al meglio Bandersnatch, una visione d’insieme della serie stessa, cercando quell’uniformità e armonia che trovo essere esplicita, arrivando così a immergersi completamente in quel futuro disilluso di cui, ormai, facciamo tutti parte.

Note positive

  • La capacità di alienare lo spettatore, rendendolo protagonista non solo della puntata ma dell’intera serie, da lì in avanti (le puntate della quinta stagione saranno, infatti, ambientate nei nostri anni);
  • La fotografia e la sceneggiatura.

Note negative

  • La necessità di tornare indietro a ogni risposta sbagliata per poter proseguire, quindi la durata della puntata che continua ad aumentare
Condividi su

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.