
Cent’anni di solitudine – Parte 1
Titolo originale: Cien Años de Soledad
Anno: 2024
Paese: Colombia
Genere: Drammatico, Fantastico
Casa di Produzione: Dynamo
Distribuzione italiana: Netflix
Ideatore: Gabriel García Márquez
Stagione: Parte 1
Puntate: 8 episodi
Regia: Alex García López (Episodi 1, 2, 3, 7, 8), Laura Mora (Episodi 4, 5, 6)
Sceneggiatura: José Rivera, Natalia Santa, Camila Brugés, Albatros González
Fotografia: Paulo Pérez, María Sarasvati
Montaggio: Irene Blecua, Miguel Schverdfinger
Musica: Camilo Sanabria, Juancho Valencia
Attori principali: Claudio Cataño, Jerónimo Barón, Marco González, Leonardo Soto, Mariana Jiménez, Carlos Mariño, Vicky Rueda
Trailer di “Cent’anni di solitudine – Parte 1”
Informazioni sulla stagione e dove vederla in streaming
Nel 1967, a Buenos Aires, la casa editrice Editorial Sudamericana pubblicò la prima edizione del romanzo colombiano Cien años de soledad di Gabriel García Márquez, futuro vincitore del Premio Nobel per la Letteratura nel 1982. L’opera ottenne un immediato successo di pubblico e di critica: la prima tiratura, composta da 8.000 copie, andò esaurita subito dopo l’uscita, superando ogni aspettativa. Da allora, la fama del romanzo non ha mai conosciuto declino. Al contrario, Cent’anni di solitudine ha continuato a conquistare nuovi lettori, sia nel mondo accademico sia nella cultura di massa globale. Tradotto in più di 46 lingue, il libro ha venduto oltre 30 milioni di copie in tutto il mondo. È universalmente riconosciuto come uno dei testi più importanti della letteratura in lingua spagnola e incluso nella lista dei “100 migliori romanzi in spagnolo del XX secolo” dal quotidiano El Mundo.
La prima trasposizione dell’opera avvenne in ambito teatrale grazie a Shūji Terayama, che in seguito, nel 1984, ne realizzò una versione filmica non autorizzata intitolata Saraba hakobune. Il film fu presentato nel 1985 al Festival di Cannes, ma Márquez si era sempre opposto a concedere i diritti per adattamenti filmici o produzioni in lingue diverse dallo spagnolo. Per decenni, quindi, fu impossibile realizzare una trasposizione ufficiale dell’opera.
Questa situazione è cambiata il 6 marzo 2019, quando Rodrigo García Barcha, figlio dello scrittore, annunciò che Netflix avrebbe prodotto la prima trasposizione autorizzata del romanzo. La serie, intitolata come l’opera originale, sarà suddivisa in due parti e composta da otto episodi. Si tratta di una delle produzioni più ambiziose mai realizzate in America Latina, girata interamente in Colombia e supervisionata dalla famiglia di García Márquez, che ha partecipato attivamente alla sceneggiatura e alla supervisione del progetto.
La regia è affidata ad Alex García López (The Witcher, Star Wars: Acolyte) e Laura Mora (The Kings of the World, Green Frontier). Marco González interpreterà José Arcadio Buendía, mentre Susana Morales sarà Úrsula Iguarán, due figure centrali nel complesso intreccio narrativo che caratterizza questo capolavoro del realismo magico.
Trama di “Cent’anni di solitudine – Parte 1”
Sposati contro il volere delle loro famiglie, i cugini José Arcadio Buendía e Úrsula Iguarán abbandonano il loro villaggio e intraprendono un lungo viaggio alla ricerca di una nuova casa. Accompagnati da amici e avventurieri, il loro cammino culmina con la fondazione di una città utopica sulle rive di un fiume di pietre preistoriche, che battezzano Macondo. Diverse generazioni della famiglia Buendía segneranno il destino di questa cittadina mitica, tormentata dalla follia, da amori impossibili, da una guerra sanguinosa e assurda, e dal timore di una terribile maledizione che li condanna, senza via di scampo, a cento anni di solitudine.

Recensione di “Cent’anni di solitudine – Parte 1”
Scrivere una recensione di un prodotto filmico o seriale con evidenti pecche e imperfezioni è sempre più semplice rispetto al trattare di un’opera audiovisiva che sfiora la perfezione. È proprio il caso di questa trasposizione Netflix di Cent’anni di solitudine, una serie impeccabile sotto ogni punto di vista. Non c’è realmente nulla da obiettare: tutto funziona in maniera armoniosa, senza cadute di stile né dal punto di vista sceneggiativo, né da quello registico, visivo o attoriale.
Durante gli otto episodi che compongono la prima parte della serie, lo spettatore viene completamente avvolto e coinvolto nella storia familiare dei Buendía, indissolubilmente legata alla fondazione della cittadina di Macondo. Questa è opera di José Arcadio Buendía, che la immagina come un luogo basato su valori e modelli sociali utopici e liberali. La narrazione non si limita però all’ambito familiare e corale, ma affronta anche temi di grande rilevanza sociale, politica, religiosa e perfino spirituale.
La trattazione tematica è complessa e stratificata: attraverso le vicende e la trasformazione di Macondo e dei suoi abitanti, la serie esplora argomenti come l’alchimia, la scienza, la spiritualità, la magia e la ricerca di Dio. A ciò si intreccia un’analisi della politica, in particolare del conflitto ideologico tra conservatori e liberali, due visioni del mondo diametralmente opposte. Questo scontro non solo rappresenta uno dei fulcri narrativi della serie, ma mette in evidenza come il pensiero conservatore rischi di minare l’utopia rappresentata da Macondo, un villaggio nato come simbolo di libertà e speranza, ma destinato a soccombere sotto il giogo delle leggi di un Corregidor, figura autoritaria emblema dello Stato e della giurisprudenza.
Effettuando un’attenta analisi dei mutamenti culturali e sociali di Macondo, la prima parte di Cent’anni di solitudine riesce a cullare lo spettatore lungo tutti i suoi otto episodi. La serie invita ad amare profondamente la storia e i suoi personaggi, immergendoci in una narrazione ricca di umanità e con una spiccata dimensione familiare, concentrandoci attentamente sia sui personaggi della prima generazione, nei primi episodi, e successivamente sulle generazioni che hanno visto la luce dall’unione di José Arcadio Buendía e Úrsula Iguarán, ovvero la seconda e terza generazione. La serie pone un attenzione particolare alla descrizione dei due capofamiglia, delineati con grande tridimensionalità, e in seguito si concentra sullo sviluppo introspettivo dei loro figli. Tra questi spiccano figure come il colonnello Aureliano Buendía, destinato a diventare uno dei personaggi centrali, e Arcadio, figlio di Pilar e loro nipote, il cui ruolo emerge con forza nelle ultime puntate.
La sceneggiatura si muove abilmente tra momenti di serena felicità familiare e intensi episodi di dolore e fragilità, riuscendo a emozionare profondamente lo spettatore. Questo equilibrio consente di immergersi completamente in una storia che mantiene un forte legame con la versione letteraria del romanzo. Proprio come Gabriel García Márquez utilizza nel libro frequenti anticipazioni sui destini dei suoi personaggi, anche la serie adotta questa tecnica narrativa, svelando già dalle prime puntate il destino di alcuni di loro.
La narrazione, pur essendo ancorata alla ricerca della verità e del razionale, si sviluppa intorno al concetto del fato, rappresentato attraverso visioni sul futuro, a volte macabre, e predizioni basate sulla lettura delle carte, capaci di rivelare il destino di un individuo, se sappiamo leggerlo, comprenderlo e accettarlo. In questo senso il racconto intreccia con maestria elementi sacri e profani, creando una trama che si radica profondamente nella concezione utopica del termine liberale. Dunque la serie rappresenta un’ambiziosa trasposizione del celebre romanzo di Gabriel García Márquez, riuscendo a catturare l’essenza epica e magica della storia della famiglia Buendía. Tra i suoi maggiori punti di forza vi è la caratterizzazione dei personaggi principali, in particolare delle prime generazioni, che incarnano i temi centrali dell’opera: il destino, l’isolamento, l’amore e la lotta contro le forze invisibili del passato.
I Personaggi Principali e la Prima Generazione
La storia della famiglia Buendía si apre con José Arcadio Buendía e Úrsula Iguarán, i fondatori di Macondo. José Arcadio è il sognatore, un uomo spinto da un’inesauribile sete di conoscenza e innovazione, che lo porta a fondare il villaggio come un’utopia sulle rive di un fiume. Tuttavia, il suo desiderio di progresso si trasforma in ossessione, spingendolo verso la follia. La sua reclusione sotto un albero, dove trascorre gli ultimi anni parlando con gli spiriti, diventa un simbolo della fragilità dei suoi sogni e del destino ineluttabile della famiglia. Al contrario, Úrsula Iguarán rappresenta il cuore pragmatico e resiliente del clan Buendía. È lei che tiene insieme la famiglia, affrontando con coraggio le avversità e fungendo da ancoraggio morale in un mondo pieno di caos e contraddizioni. Úrsula è la figura materna per eccellenza, capace di vedere con chiarezza i difetti e le virtù di ogni membro della famiglia, lottando costantemente per preservarli dall’autodistruzione.
La Seconda Generazione
La seconda generazione dei Buendía introduce una complessità ancora maggiore nella trama, con personaggi, tra loro molto sfaccettati e che incarnano diversi aspetti dell’eredità della famiglia. Ogni personaggio possiede un proprio fascino all’interno della serie sia grazie alla scrittura che alle intepretazioni degli attori che danno peso alle loro controparti cartacee.
José Arcadio è il primogenito di José Arcadio Buendía e Úrsula, José Arcadio è un uomo impulsivo e passionale. Fuggito da Macondo, per scappare dalle proprie responsabilità di uomo adulto, abbracciando una vita avventurosa e sregolata, fa ritorno anni dopo a casa come un uomo trasformato, fisicamente imponente e con una personalità carismatica ma violenta. Un persoanggio nettamente in contrapposizione con il fratello, con un fisico e una parvenza più sensibile, ovvero Colonnello Aureliano Buendía, che risulta essere l’anima della saga letteraria oltre che di questa prima parte. Lo spettatore riesce a entrare in contatto con l’anima di questo uomo solitario che diviene un leader rivoluzionario carismatico, più per esigenza che per volontà propria.
Amaranta è un personaggio che appare poco tratteggiato tridimensionalmente all’interno di questa prima parte, venendo raccontata nel suo rapporto con Rebeca, figlia adottiva dei Buendia, segnato da gelosia. Il personaggio di Amaranta è il più rotto a livello psicologico della famiglia, a causa di una amore che non vedrà mai la luce a causa delle sue scelte folli. Indubbiamente Amaranta possiede una spirito autodistruttivo. Altro personaggio trattato dalla serie è Rebeca, raccontataci in questa serie con uno spirito selvaggio e una natura enigmatica e affascinante. Il suo arrivo a Macondo, portando con sé un’urna di ossa e l’abitudine di mangiare terra, segna un punto di svolta nella storia della famiglia. Un personaggio che anche a livello visivo appare forte, anche se manca, come Amaranta di un dovuto approfondimento, in una storia basata più sulla prima generazione e sul Colonnello Aureliano Buendía, che sulle figure femminili, narrate nella loro storia d’amore con Pietro Crespi.
La Terza Generazione: Arcadio
Unico personaggio trattato in questa parte riguardo la terza generazione è Arcadio, figlio illegittimo di José Arcadio e Pilar Ternera, un personaggio complesso che incarna il lato più oscuro, ma non privo d’innocenza e di bontà, della discendenza Buendía. Dopo essere stato allevato da Úrsula, Arcadio cresce con un profondo senso di insicurezza e una sete di potere che lo spinge a diventare il dittatore di Macondo, pur senza volerlo effettivamente, ritrovandosi a svolgere un ruolo non adatto alla sua personalità. La sua gestione autoritaria e spietata del villaggio dimostra come il potere assoluto possa corrompere anche i più vulnerabili. Nonostante i suoi difetti, Arcadio è un personaggio tragico, segnato dalla mancanza di una guida paterna e dal desiderio di dimostrare il proprio valore. La sua esecuzione finale, lasciando una giovane famiglia alle spalle, rappresenta una delle molte tragedie che segnano la stirpe dei Buendía.
Queste generazioni successive mostrano l’inevitabilità del destino e il peso dell’eredità familiare. Ognuno di questi personaggi vive una lotta personale contro le forze che lo definiscono, siano esse l’amore, il potere, la guerra o la solitudine. Attraverso le loro vite, Cent’anni di solitudine esplora le complessità dell’esistenza umana, intrecciando il realismo magico con riflessioni profonde sul destino, l’identità e l’inevitabilità del tempo. La serie riesce a dare vita a queste storie con una sensibilità unica, permettendo a ogni generazione di emergere con il proprio bagaglio di emozioni, desideri e fallimenti, in un affresco epico che celebra e interroga l’eredità del romanzo di Gabriel García Márquez.
Il Realismo Magico in Cent’anni di solitudine
Le tematiche sociali sono un pilastro fondamentale di Cent’anni di solitudine, e nella serie del 2024 vengono trattate con grande cura e sensibilità. Attraverso la narrazione delle vicende della famiglia Buendía e del villaggio di Macondo, emergono questioni universali che riflettono le dinamiche politiche, economiche e culturali dell’America Latina e del mondo, ma nonostante ciò, nonostante una riesamina politica trattata all’interno di Macondo, la serie possiede il suo fascino maggiore nel modo in cui riesce a riprendere il realismo magico onnipresente nel romanzo, creando una stile visivo e narrativo che fonde elementi fantastici con la realtà quotidiana. La serie riesce a tradurre visivamente questa caratteristica letteraria, immergendo lo spettatore in un mondo che è al contempo familiare e straordinario, effettuando una normalizzazione dell’impossibile. Nel mondo di Macondo, gli eventi soprannaturali sono accettati come parte della vita quotidiana, come i fantasmi che si mescolano ai vivi o la levitazione della culla o i terremoti provocati da Rebeca. La serie riproduce questi momenti con una messa in scena suggestiva, facendo sì che il fantastico diventi uno specchio della realtà emotiva e sociale dei personaggi. Inoltre abbiamo una profonda connessione tra natura e destino Gli elementi naturali, come il fiume su cui viene fondato il villaggio, hanno un ruolo simbolico centrale. La natura non è solo uno sfondo, ma un personaggio che interagisce con gli esseri umani, influenzando e riflettendo i loro destini. Questo connubio tra umano e naturale rafforza il senso di interconnessione tipico del realismo magico. La memoria collettiva Il realismo magico nella serie diventa anche uno strumento per esplorare la memoria collettiva di una comunità. I ricordi di Macondo, popolati da apparizioni e visioni, non appartengono solo ai Buendía ma all’intero villaggio. La serie rende visivamente questa memoria condivisa, intrecciando passato e presente in un continuum narrativo.
Voce narrarrante e qualità visiva
La prima parte della serie si distingue per la sua narrazione avvincente e la qualità complessiva del prodotto, che la consacra come una delle migliori proposte Netflix dell’anno. La trama, fedele al capolavoro letterario di Gabriel García Márquez, riesce a catturare l’essenza dell’opera originale, trasponendola con cura per il medium televisivo. Un elemento caratterizzante è la voce narrante, che funge da guida onnipresente per lo spettatore, soprattutto nelle prime puntate. Sebbene questo espediente narrativo possa talvolta risultare invadente e didascalico, aiutando eccessivamente a sviluppare i passaggi della trama, contribuisce anche a rafforzare la drammatizzazione, legando gli eventi e sottolineandone i significati simbolici. La voce narrante si integra con il ritmo della narrazione, permettendo una fruizione più accessibile di una storia intrinsecamente complessa.
Dal punto di vista tecnico e visivo, la serie si colloca ai vertici della produzione seriale del 2024, sebbene non raggiunga i livelli cinematografici di alcune produzioni di alto profilo come Disclaimer – La vita perfetta. La fotografia, concepita principalmente per una visione domestica, resta comunque uno dei punti di forza, con una cura per i dettagli che si riflette nelle ambientazioni di Macondo, intrise di un fascino magico e decadente. L’animazione dei volti e l’attenzione agli elementi simbolici arricchiscono l’esperienza visiva, contribuendo a creare un mondo che trasuda autenticità e magia.

In conclusione
Cent’anni di solitudine si impone non solo per la fedeltà al testo di Márquez ma anche per la capacità di emozionare e coinvolgere, offrendo una narrazione ricca e stratificata che dialoga con il passato e il presente, senza mai perdere di vista l’intensità emotiva dei personaggi e delle loro storie. È un’opera di alta qualità, che dimostra come Netflix sia ancora in grado di proporre prodotti capaci di unire intrattenimento e profondità narrativa.
Note positive
- Recitazione attoriale
- Trattazione delle tematiche
Note negative
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