David Wark Griffith: Il primo regista della storia del cinema

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David Wark Griffith

David Wark Griffith

Nazione: Stati Uniti d’America

Epoca: 1875 – 1948

Lungometraggi:

Giuditta di Bethulia (Judith of Bethulia, 1913)

La battaglia dei sessi (The Battle of the Sexes, 1914) -disperso-

La fuga (The Escape, 1914) -disperso-

Casa, dolce casa (Home, Sweet Home, 1914) 

La vendetta della coscienza (The Avenging Conscience, 1914)  

La nascita di una nazione (The Birth of a Nation, 1915)  

Intolerance (1916)  

Cuori del mondo (Hearts of the World, 1918)  

Il grande amore (The Great Love, 1918) -disperso-

Romanzo della Valle Felice (A Romance of Happy Valley, 1919)

La fanciulla che cerca amore (The Greatest Thing in Life, 1918) -disperso-

Giglio infranto (Broken Blossoms, 1919) 

La caduta di Babilonia (The Fall of Babylon, 1919)

La madre e la legge (The Mother and the Law, 1919)

Le vestali dell’amore (The Girl Who Stayed at Home, 1919)

Amore sulle labbra (True Heart Susie, 1919)

Il grande problema (The Greatest Question, 1919)

Per la figlia (Scarlet Days, 1919)

Il fiore dell’isola (The Love Flower, 1919)

L’idolo danzante (The Idol Dancer, 1920)

Agonia sui ghiacci (Way Down East, 1920)  

Amore d’altri tempi (Dream Street, 1921)

Le due orfanelle (Orphans of the Storms, 1921)  

Una notte agitata (One Exciting Night, 1922)  

La rosa bianca (The White Rose, 1923)

America (1924)  

Bella la vita (Isn’t Life Wonderful, 1924)

Zingaresca (Sally of the Sawdust, 1925)

Uragano (The Royle Girl, 1925) -disperso-

L’angoscia di Satana (The Sorrows of Satan, 1926)

I tamburi dell’amore (The Drums of Love, 1927)

La canzone del cuore (Lady of Pavements, 1929)

Il cavaliere della libertà (Abraham Lincoln, 1930)

La lotta (The Struggle, 1931)

David Wark Griffith è un innovatore?

Quando parliamo del cinema delle origini e l’evoluzione del cinema narrativo non possiamo fare a meno di nominare cineasti come Georges Méliès, Smith e Griffith, autori che hanno saputo condurre il mezzo cinematografico in una prospettiva inedita e nuova rispetto a quella ideata e pensata originariamente dai Fratelli Lumière. In special modo David Wark Griffith è considerato il padre del cinema americano, colui che ha inventato le forme più importanti e autorevoli della sintassi cinematografica classica, fondando inoltre lo stile futuro del cinema Hollywoodiano, ma ciò non è del tutto vero poiché contemporaneamente a lui anche altri registi come Giovanni Pastrone oppure i cineasti della scuola di Brighton avevano fatto dei notevoli passi avanti nella tecnica e nel linguaggio cinematografico scoprendo la soggettiva, il primo piano e la stessa linearità narrativa. In quest’ottica è giusto asserire che l’importanza vera e propria di Griffith risulta quella di aver combinato insieme le tecniche usate e scoperte da vari cineasti, dunque non possiamo parlare di uno sperimentatore isolato ma bensì di un catalizzatore dei cambiamenti strutturali del cinema americano dando inizio all’epoca dei grandi film americani che faranno la storia del nuovo cinema mondiale.

Infanzia di Griffith

Nasce nel 1875 a La Grange da un reduce della guerra di successione americana, Jacob “Roaring Jake” Griffith, e da madre profondamente e rigorosamente protestante. Il suo primo approccio artistico deriva dal mondo canora dedicandosi al canto ma questa fu per il futuro cineasta un esperienza piuttosto insoddisfacente. Alla morte del padre intraprende la carriera di cronista e critico teatrale in un quotidiano di Louisville, questa possibilità gli permise di entrare in contatto con una nuova realtà artistica, facendolo appassionare al teatro tanto che inizia a recitare lui stesso all’interno di alcuni gruppi teatrali amatoriali, debuttando a teatro nel 1895 con una compagnia teatrale itinerante, in seguito conobbe un importante regista teatrale come David Belasco, iniziando a scrivere alcune drammaturgie teatrali.

Il suo ingresso nel mondo del cinema avvenne quasi casualmente iniziando a vendere i suoi scenari teatrali ad alcuni giovani case di produzione di corti e ad Edwin S. Porter; quest’ultimo gli dette la possibilità di recitare all’interno di un suo film, Rescued from an eagle’s nest (1907), e inseguito recitò anche in altre pellicole della  Biograph che decise di assumerlo anche come regista. Il suo primo film risale al 1908, intitolato The adventures of Dollie, che narra la vicenda di una bambina che viene rapita da degli zingari. Griffith nel periodo della Biograph (1908-13) segui il modello narrativo e di tecniche sfruttate da Pastrone, realizzando ben 450 film insieme al suo storico collaboratore Billy Bitzer e Arthur Marvin. Nei suoi primi lavori notiamo un uso innovativo delle tecniche cinematografiche e una ricerca di una recitazione più cinematografica e meno vicina a quella teatrale rendendola meno enfatica. A lui si deve la scoperta di numerosi attori e attrici che ottennero un importante fama in quegli anni come Blanche Sweet, Mary Pickford, Lillian e Dorothy Gish oppure Linda Arvidson, che divenne sua moglie dal 1906 al 1936.

Nel 1910 la Biograph decide di spostare la propria attività da New York alla California, nel luogo in cui non piove mai e c’è una maggior luce diurna per poter effettuare le riprese. Il corto In Old California (1910) risulta essere la più antica pellicola esistente realizzate in quel luogo che un giorno sarebbe divenuto Hollywood, a quel tempo un semplice pezzo di deserto al di fuori di Los Angeles.

La svolta cinematografica

Conoscitore delle opere di Pastrone, Griffith assiste alla proiezione del Kolossal italiano Cabiria rimanendone entusiasto e comprendendo il potenziale vero e proprio del cinema, che non era in brevi filmati ma in un’ampio racconto di largo respiro in grado di emozionare e impressionare il pubblico attraverso lo sfarzo scenico e tecniche di montaggio e d’effetti speciali. Da questa visione prende vita il suo primo lungometraggio del 1913: Judith of Bethulia (Giuditta di Betulia), una storia a tema biblico che risulta il primo lungo della stessa Biograph realizzato con un budget di circa 40.000 dollari e con un lunghezza di 61 minuti che per l’epoca era un vero sforzo di lavorazione considerando che i film erano di breve durata, ma il vero successo avvenne con Nascita di una nazione del 1915, qui il Griffith si distacca dallo stile di Pastrone andando a raccontare la storia con una visione pienamente autoriale, rivoluzionando il modo stesso di narrare una storia cinematografica.

Nascita di una nazione è pienamente un opera narrativa e non visionaria alla Cabiria. Per la prima volta troviamo una sorprendente velocità nello svolgimento di un’azione, il dinamismo dei personaggi, la furia delle passioni e la violenza dei conflitti che segnano un passaggio, un cambiamento nel mondo del cinema che era caratterizzato in precedenza da scene lente e statiche.

La grande invenzione di Griffith risulta l’elaborazione di un sistema retorico narrativo, il quale comprende le tecniche conosciute fino ad allora come il primo piano, il raccordo sull’asse, la soggettiva o la dissolvenza, questi strumenti vengono utilizzati per la prima volta in un ottica registica servendo per andare a narrare una storia sotto vari aspetti tematici ed emozionali, se osserviamo Nascita di una nazione notiamo come i primi piani vengono utilizzati per creare la costruzione psicologica dei personaggi andando a descrivere attentamente i volti e lo stato d’animo. Griffith partendo dai corti girati fino ad allora e dall’opera di Pastrone comprende l’importanza stessa del ritmo narrativo, sfruttandolo per creare quel pathos necessario per raccontare una storia complessa per immagini. Con lui si sviluppa l’idea stessa di regia dove non sono le immagini a essere importanti ma tutto deve essere al supporto di un racconto. Con quest’opera si fondano gli elementi base del montaggio stesso.

Griffith dà alla vita al linguaggio del cinema, nasce con lui una macchina che racconta storie da sola. Con lui nasce la figura del NARRATORE INVISIBILE, capace di spostarsi sempre nel tempo e nello spazio. Con questo film nasce la figura del Regista, prima l’autore del film era il cinematographer, l’operatore che teneva la cinepresa. Contemporaneamente la figura dell’imbonitore scompare e al suo posto entrano nel film le didascalie che servivano per presentare ogni scena. Tutti però no sapevano leggere così una persona doveva leggere ad alta voce per tutti.

Lo stesso Montaggio assume una nuova connotazione, tanto che si fonda il concetto base del cinema narrativo in cui una sequenza non deve possedere un unica inquadratura lunga e autonoma ( solitamente) ma una sequenza va scomposta da tante piccole inquadrature che devono andare a mostrare lo spazio e l’azione stessa. L’inquadratura diviene il punto di vista autoriale e non più una composizione teatrale. Per fare ciò nasce il Montaggio analitico: lo scomporre una scena in varie inquadrature, per fare ciò vennero ideati alcuni raccordi funzionali al racconto filmico e necessario per non incappare in confusione generale del pubblico.

  • SULL’ASSE: si passa da un punto di vista lontano ad uno vicino o viceversa ( due inquadrature sullo stesso asse visivo)
  • DI POSIZIONE: la cinepresa cambia posizione per vedere la stessa scena da un punto leggermente diverso.
  • DI SGUARDO:  soggetto e oggetto vengono collegati nella mente dello spettatore
  • DI MOVIMENTO: cinepresa cambia luogo seguendo il movimento di un personaggio, se un personaggio esce da un lato, nell’inquadratura successiva deve entrare dal lato opposto, se ciò non accade abbiamo uno scavalcamento di campo.

Lo stesso Montaggio viene diviso in due componenti narrative divergenti tra loro:

  • ALTERNATO: storia che si dirama in due parti, passando da una all’altra alternativamente (inseguito inseguitore, usato per far appassionare il pubblico
  • PARALLELO: propone una serie di eventi, storie che hanno un’idea in comune. Viene usato per critica sociale, per far riflettere lo spettatore

Intollerance: un’altro passo in avanti

Nonostante l’importanza tecnica di Nascita di una nazione, questo film causò all’epoca forti violenze razziali mostrando in maniera negativa le persone di colore. Per fermare l’ondata razzista da lui stesso causato, il cineasta realizza un film narrativo di riflessione pacifista, così nacque il suo film più importante Intollerance (1916) che divenne ancora più rivoluzionare difronte al suo lavoro precedente, per questi motivi:

  • Non vuole solo raccontare una storia ma intende trasmettere un concetto, quindi un tema narrativo simbolico che sappi parlare al cuore del pubblico.
  • Abbiamo un continuo cambiamento di scena e di epoca che vanno a spezzare la continuità del racconto visivo
  • Non è presente un unica storia ma ben quattro fili narrativi che si intrecciano continuamente tra loro
  • Una presenza di lunghi e descrittivi primi piani con mascherini che vanno a sottolineare le azioni e i volti dei personaggi.
  • Immagini simboliche, che si ripetono da un episodio all’altro; immagine di una madre che dondola una culla è simbolo della vita che continua e sullo sfondo abbiamo tre donne che simboleggiano le tre parche che tessono il filo
  • Profondità di campo chiusa da un iride si mostra il primo piano di un sacerdote, in basso a sinistra e un primo piano della ragazza di campagna, isolato da un iride
  • Didascalie sarcastiche e amare
  • Primo piano ha un uso poetico

Il decadimento di Griffith

Come accade anche a Georges Méliès il successo non durò molto neppure per l’inventore della figura del regista tanto che fu proprio il suo capolavoro cinematografico Intollerance ha buttarlo in bancarotta nel 1917 a causa di un mancato successo al botteghino del film che venno stroncato dal pubblico e critica. In seguito girò vari lungometraggi che non raggiungessero mai il potenziale che aveva sfiorato precedentemente.

Insieme a Chaplin fondò una casa di produzione cinematografica indipendente, la United Artists, e realizzo nuove pellicole interessanti come il  Giglio infranto del 1919 con l’attrice Lillian Gish, in cui sperimentò un campo-controcampo a 180º che va a mostrare i due soggettive lo sguardo di un padre e di una figlia con un espressione violenta come non si era mai vista nel cinema. Nonostante questa pellicola voleva parlare dei deboli, il cineasta continuo a essere accusato di razzismo e trovò sempre meno spazio di manovra per poter realizzare i suoi lungometraggi tanto che si ritirò dal set cinematografico nel 1931 nonostante ciò ottenne un oscar alla carriera nel 1936.

Dopo due matrimonio finiti in un divorzio, Griffith si dette all’alcool sperperando tutti i soldi che aveva guadagnato e finendo in povertà. Morì da solo nel 1948 per un emorragia celebrale.

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