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Dreams
Titolo originale: Dreams
Anno: 2025
Nazione: Norvegia
Genere: Drammatico
Casa di produzione: Motlys, Viaplay Group, in coproduzione con Oslo Filmfond
Distribuzione italiana: Wanted Cinema
Durata: 110 minuti
Regia: Dag Johan Haugerud
Sceneggiatura: Dag Johan Haugerud
Fotografia: Cecilie Semec
Montaggio: Jens Christian Fodstad
Musiche: Anna Berg
Attori: Ella Øverbye, Selome Emnetu, Ane Dahl Torp, Anne Marit Jacobsen
Trailer di “Dreams”
Informazioni sul film e dove vederlo in streaming
Dopo la première mondiale al Vega Scene di Oslo il 23 settembre 2024 e l’uscita nelle sale norvegesi il 4 ottobre 2024, il film norvegese Dreams (Drømmer) ha partecipato in concorso alla 75ª edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino, il 19 febbraio 2025, dove si è aggiudicato l’Orso d’Oro per il Miglior Film.
Alla regia troviamo Dag Johan Haugerud, che ha esordito con il lungometraggio I Belong (2012), vincendo numerosi riconoscimenti, tra cui l’Amanda Award e il Film Critics Award, oltre a ottenere una candidatura al Nordic Council Film Award. Nel 2019, con Beware of Children, presentato alle Giornate degli Autori a Venezia, si è aggiudicato il Dragon Award per il miglior film al Gothenburg Film Festival, oltre a nove Amanda Awards.
Nel 2024 dà il via alla Trilogia delle Relazioni, portando sul grande schermo tre pellicole, tutte uscite nello stesso anno, incentrate su temi come sogni, amore e sessualità. La trilogia è composta da Sex, presentato alla Berlinale il 17 febbraio 2024, Kjærlighet, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia il 6 settembre 2024, e infine Dreams.
Dopo aver conquistato critica e pubblico a Berlino, Dreams arriva nelle sale italiane dal 13 marzo 2025, distribuito da Wanted Cinema, che si occuperà anche della distribuzione italiana di Sex e Kjærlighet. Questi ultimi approderanno nei cinema italiani rispettivamente ad aprile e giugno 2025, offrendo così al pubblico l’opportunità di immergersi completamente in questa trilogia sulla sessualità e l’amore.
Trama di “Dreams”
A diciassette anni, Johanne scopre l’amore per la prima volta, innamorandosi perdutamente della sua nuova insegnante. È un colpo di fulmine improvviso, un amore a prima vista che invade il cuore, il corpo e i pensieri della giovane, sconvolgendo per sempre la sua vita. Da quel momento, Johanne ha un unico pensiero fisso: Johanna. Le pene dell’amore giovanile, con i suoi mille dubbi, la spingono ad agire, cercando un contatto intimo con la docente. Una sera, in lacrime, si presenta a casa sua, un gesto che le permette di entrare nella quotidianità di Johanna. Durante nove pomeriggi, le due stringono un legame profondo, sospeso tra amicizia, sorellanza e amore. Quando però questa magia si spezza bruscamente e Johanna si allontana, Johanne, nel tentativo di catturare e dare forma al suo primo amore, trascrive le sue esperienze e i suoi pensieri su carta con brutale sincerità. Vuole preservare ogni istante di quei giorni e ogni emozione che arde ancora nel suo cuore.
Quando sua madre e sua nonna scoprono il manoscritto, il loro iniziale sgomento per la natura intima del racconto, con le sue descrizioni erotiche, lascia presto spazio all’ammirazione. Riconoscono il valore letterario di questa storia dal sapore universale. Leggendo quelle pagine, entrambe riflettono sui propri rapporti sentimentali, sui piaceri vissuti, sulle occasioni mancate e sulla potenza travolgente del primo amore, accompagnata dalla perenne nostalgia di qualcosa di più. La nonna di Johanne, affermata poetessa, prova un misto di orgoglio e inquietudine di fronte al talento naturale della nipote, quasi soffrendo per non essere riuscita, nella sua carriera, a scrivere un’opera di tale portata emotiva. Tuttavia, nonostante l’ammirazione, alcune domande restano sospese per la madre e la nonna della giovane: cosa è realmente accaduto tra Johanne e la sua insegnante? Dove finisce la realtà e dove inizia la finzione? Cosa è stato omesso e cosa inventato? E, soprattutto, questi scritti così personali dovrebbero mai essere pubblicati?

Recensione di “Dreams”
Due colleghi e amici di lunga data, entrambi sposati, si confidano esperienze e fantasie di natura omosessuale che mettono in discussione la loro percezione di sé e minacciano l’equilibrio delle loro vite. Una dottoressa, Marianne, in cerca di una relazione amorosa, e un infermiere suo collega, Tor, che spesso ha incontri fortuiti con altri uomini, si confrontano sulle rispettive vite intime, dando vita a un inatteso scambio di prospettive e ruoli. Una giovane studentessa si innamora perdutamente della sua professoressa, trascinando madre e nonna in un confronto generazionale che mette a nudo desideri e contraddizioni.
Queste sono le tre sinossi dei film che compongono la Trilogia della Relazione, ideata e realizzata dallo sceneggiatore e regista norvegese Dag Johan Haugerud. Attraverso questi tre lungometraggi, il cineasta esplora le sfumature più intime dell’amore, dell’innamoramento e della sessualità, adottando uno sguardo che varia di film in film, ma mantenendo alcune costanti: la presenza di protagonisti queer e l’ambientazione nella stessa città, Oslo, i cui paesaggi urbani e naturalistici fanno da sfondo alle tre vicende drammaturgiche.
In Sex, Haugerud mette in discussione la concezione tradizionale della mascolinità attraverso lo scontro-incontro tra due spazzacamini. In Kjærlighet (noto anche con il titolo Love), invece, si concentra sul significato della relazione sessuale e della sessualità, esplorando il contrasto tra il desiderio e le convenzioni sociali cristiane attraverso i personaggi di Tor, un uomo omosessuale che vive incontri casuali, e Marianne, un’infermiera alla ricerca di un legame più profondo. Dreams, invece, compie un ulteriore passo avanti, affrontando un cambio di rotta tematico all’interno di una narrazione che pone al centro il punto di vista di una diciassettenne che si innamora per la prima volta. Questo innamoramento le consente di scoprire e comprendere una parte di sé fino ad allora sconosciuta, legata a emozioni profonde che non aveva mai provato né immaginato di poter sentire.
Accanto a questa tematica, incentrata sul primo amore e sulla scoperta di sentimenti legati alla sfera sessuale—sia erotica che romantica— e alla scoperta della propria identitò, Dreams mette in scena un confronto generazionale attraverso i personaggi di Johanne, la liceale protagonista, Kristin, la madre, e Karin, la nonna poetessa. Questo scontro generazionale si manifesta quando Kristin e Karin leggono il manoscritto biografico di Johanne, in cui la ragazza racconta la sua esperienza d’amore nei confronti della sua insegnante.
Nonostante i tre personaggi siano caratterizzati, fin dalla loro introduzione, con personalità molto diverse, il conflitto generazionale, pur interessante a livello concettuale, rimane più teorico che realmente sviluppato nella narrazione filmica. Appare solo sporadicamente e non raggiunge mai un apice drammaturgico capace di mettere davvero in crisi i personaggi. Se da un lato assistiamo a una scena che evidenzia i punti di vista divergenti tra Kristin e Karin, dall’altro manca un confronto attivo con Johanne. La protagonista, infatti, non partecipa mai in modo significativo alle discussioni familiari, apparendo apatica e scialba durante i dialoghi tra le tre donne. In queste conversazioni, emerge chiaramente l’opposizione di pensiero tra Kristin e Karin, ma il punto di vista di Johanne resta assente: la sua voce rimane muta e inespressiva, nonostante una voce fuori campo onnipresente della ragazza, in molte parti della pellicola. L’unico confronto diretto tra Johanne e le altre due donne, dunque, si realizza attraverso la lettura del suo manoscritto biografico. Quelle pagine, ricche di contenuti espliciti e sessuali, offrono a Kristin e Karin una nuova prospettiva sulla figlia e nipote, rivelando una dimensione di Johanne che non avevano mai immaginato.
Se le descrizioni dei tre personaggi funzionano molto bene, permettendoci di empatizzare con Karin e Kristin—due donne che, pur non ammettendolo apertamente, ricercano l’amore e ripensano ai loro primi amori e alle relazioni passate dopo la lettura del manoscritto di Johanne, sentendo di aver sprecato parte della loro vita—ciò che manca effettivamente nella narrazione è uno scontro generazionale attivo. È apprezzabile che la drammaturgia scelga di non concentrarsi sui problemi legati all’orientamento sessuale di Johanne o alla sua identità di genere (siamo nel 2025, e l’accettazione dell’altro, sia esso eterosessuale, omosessuale o queer, dovrebbe ormai essere una norma condivisa e consolidata). Tuttavia, il film avrebbe potuto sviluppare un dibattito più incisivo e stimolante attorno alle tematiche proposte nel corso della pellicola. Ciò che manca è, appunto, un confronto diretto tra Johanne e la sua famiglia. Kristin e Karin, presentate come donne forti e indipendenti, non instaurano mai un vero dialogo con Johanne sull’amore, sulla sessualità e sulla veridicità del testo scritto dalla figlia e nipote. Questa assenza di confronto rappresenta una lacuna nella pellicola, che, seppur ben scritta, avrebbe potuto raggiungere vette narrative ed emotive più alte se avesse approfondito questo lato narrativo.
Il primo amore e le emozioni dell’innamorarsi
Ciò che funziona splendidamente all’interno di Dreams è il racconto dell’innamoramento di Johanne, un’esperienza dai toni universali in cui l’orientamento dell’amore passa in secondo piano. Ciò che davvero conta, e su cui il cineasta e lo sceneggiatore scelgono di focalizzarsi, sono i sentimenti che nascono durante l’amore. Non importa se si tratti del primo innamoramento o del secondo: quelle emozioni rimangono invariate, sentimenti universali che tutti viviamo ogni volta che ci innamoriamo di un altro essere umano.
Tutti noi, o almeno chi ha provato l’amore, conosciamo la paura del rifiuto e quel folle trasporto che invade ogni pensiero. Come Johanne, molti di noi hanno affrontato un amore che ha travolto le loro vite, trasformandole profondamente. E, alla fine, che questo amore sia ricambiato oppure no, importa relativamente: l’amore è amore. Le gioie e le sofferenze dell’amore restano autentiche, indipendentemente dal fatto che sia accolto o rifiutato. I sentimenti che nascono rimangono sempre validi e unici.
Lo spettatore viene trascinato dentro le emozioni e i sentimenti di questa diciassettenne che si innamora per la sua insegnante, attraverso l’espediente registico e narrativo del flashback e della voice-over. Quest’ultima è un elemento stilistico invasivo e onnipresente per gran parte della pellicola, sbiadendo in parte solo nella seconda metà, dove la narrazione generazionale acquista maggior rilievo. La voice-over, che si tratti dei pensieri della giovane protagonista o delle parole tratte dal suo romanzo, permette di esplorare in modo attento e dettagliato le emozioni che Johanne vive sulla propria pelle e nel profondo del suo cuore. Grazie a questo espediente, lo spettatore riesce, a tratti anche in maniera didascalica, a comprendere a fondo la protagonista: la sua scoperta dell’amore, i suoi pensieri erotici e le sue pene sentimentali. Il tutto, volutamente, senza enfatizzare lo stupore per il fatto che Johanne si sia innamorata di una donna. Questo aspetto non viene mai tematizzato direttamente nel film, nemmeno dalla stessa protagonista, che sembra accettare il suo amore senza interrogarsi sulla sfera “biologica.”
Questo approccio sottolinea chiaramente l’intento del regista di rappresentare l’amore, in tutte le sue forme, come qualcosa di naturale e universale. Il cuore della pellicola è dunque una storia d’Innamoramento con la “I” maiuscola, dove ciò che conta realmente sono l’amore e le emozioni ad esso connesse. Le parole della voice-over sono costantemente accompagnate da immagini coerenti e potenti, che amplificano il coinvolgimento emotivo e arricchiscono ciò che lo spettatore sta vivendo visivamente.
L’elemento queer
Uno degli elementi più interessanti di Dreams (2024) è, come già evidenziato nell’articolo, la scelta narrativa e tematica di non trattare la natura queer della protagonista Johanne come un punto focale o un elemento problematico all’interno della pellicola. Moltissimi film a tematica LGBTQ+ tendono a rendere l’omosessualità una caratteristica identitaria centrale del protagonista, facendo sì che il suo orientamento sessuale diventi una componente fondamentale e imprescindibile della sua personalità. In Dreams, fortunatamente, questo non accade.
Johanne non è semplicemente una giovane queer, ma viene rappresentata innanzitutto come una ragazza che vive la sua prima esperienza d’amore, imparando a comprenderne il linguaggio, sia attraverso il proprio corpo sia a livello più intimo e interiore. Il film, infatti, non si sofferma sull’orientamento sessuale come tema centrale, ma lo inserisce come un aspetto della caratterizzazione del personaggio, senza renderlo preponderante. Basti pensare che, se nel lungometraggio Johanne si fosse innamorata di un professore anziché di una professoressa, nella sostanza poco o nulla sarebbe cambiato.
Questo approccio riflette una notevole maturità culturale da parte del cineasta, che dimostra come l’identità sessuale non debba necessariamente essere il fulcro del discorso, ma possa esistere come una dimensione normale del personaggio. Così come un protagonista eterosessuale non viene definito unicamente dal proprio orientamento, allo stesso modo un personaggio queer può essere raccontato senza che la sua sessualità diventi il perno della narrazione.
Di conseguenza, la relazione queer di Johanne è trattata con estrema naturalezza, senza retorica né enfasi drammatica. Questo permette al film di esplorare l’innamoramento come un’esperienza universale, mettendo in luce emozioni e dinamiche che trascendono le etichette dell’identità sessuale. L’amore, in questa prospettiva, non è definito dalle categorie, ma dall’intensità dei sentimenti, dalle contraddizioni che porta con sé e dai cambiamenti che genera nei personaggi.
La decisione di non tematizzare esplicitamente l’identità queer della protagonista appare dunque come una scelta deliberata del regista per evidenziare una narrazione in cui il fulcro è l’amore, piuttosto che la sessualità, pur presente a livello narrativo nel film. Questa scelta rappresenta un passo avanti nella rappresentazione cinematografica, permettendo alle storie queer di emergere come parte integrante della trama, anziché essere isolate come eccezioni o trattate unicamente in chiave problematica.

In conclusione
Dreams conclude la Trilogia della Relazione con una riflessione intima sull’amore adolescenziale e sulle dinamiche generazionali. Sebbene il conflitto tra i personaggi avrebbe potuto essere più incisivo, la narrazione riesce a coinvolgere emotivamente grazie alla delicatezza con cui esplora il primo amore e le emozioni universali ad esso legate. Un’opera toccante e sincera, anche se non priva di imperfezioni.
Note positive
- Le emozioni universali connesse al primo amore
- Non aver creato un film dove il fulcro tematico fosse riferito alla natura queer della protagonista, un evento trattato con estrema naturalezza.
Note negative
- La mancanza di un vero confronto tra Johanne e la sua famiglia
- L’eccessiva didascalia in alcune parti della narrazione, causata da un onnipresenza della voce fuori campo
- Intepretazioni non così riuscite, soprattutto quella di Ella Øverbye
Regia |
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Fotografia |
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Sceneggiatura |
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Colonna sonora e sonoro |
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Interpretazione |
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Emozioni |
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SUMMARY
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3.7
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