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Duse
Titolo originale: Duse
Anno: 2025
Paese: Italia
Genere: Biografico, Drammatico, Storico
Casa di Produzione: Palomar, Avventurosa, Rai Cinema, PiperFilm, Ad Vitam Films, Berta Film
Distribuzione italiana: PiperFilm
Durata: 125’
Regia: Pietro Marcello
Sceneggiatura: Letizia Russo, Guido Silei, Pietro Marcello
Fotografia: Marco Graziaplena
Montaggio: Fabrizio Federico, Cristiano Travaglioli, Alessio Franco, Luca Carrera
Musica: Marco Messina, Sacha Ricci, Fabrizio Elvetico
Attori: Valeria Bruni Tedeschi, Fanni Wrochna, Noémie Merlant, Fausto Russo Alesi, Edoardo Sorgente, Vincenzo Nemolato, Noémie Lvovsky
Trailer di “Duse”
Informazioni sul film e dove vederlo in streaming
Duse è stato presentato in anteprima mondiale il 3 settembre 2025 alla Sala Darsena, nell’ambito del concorso ufficiale della 82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Il film è una produzione italo-francese firmata da Palomar, Avventurosa, Rai Cinema, PiperFilm e Ad Vitam Films, con la collaborazione di Berta Film e il supporto di Netflix. Ha beneficiato del contributo del Ministero della Cultura e delle Film Commission di Veneto e Lazio.
La distribuzione nelle sale italiane è affidata a PiperFilm, con uscita prevista per il 18 settembre 2025. Il trailer ufficiale è stato pubblicato il 5 agosto 2025, anticipando l’arrivo del film nelle sale. Le riprese si sono svolte tra marzo e maggio 2024, con set blindati a Viterbo e in altri teatri storici del Lazio. Una curiosità riguarda la scelta di non realizzare un biopic tradizionale: Valeria Bruni Tedeschi, interprete della protagonista, ha dichiarato di aver studiato intensamente la figura di Duse per restituirne l’anima più che la cronologia.
Il film è stato concepito anche come omaggio per il centenario della morte di Eleonora Duse, avvenuta nel 1924, e si inserisce nel solco delle celebrazioni che hanno riportato l’attenzione sulla sua eredità teatrale e culturale
Trama di “Duse”
Ambientato tra gli ultimi anni della vita di Eleonora Duse, il film si concentra sul ritorno sulle scene della leggendaria attrice italiana, in un’epoca segnata dalla Grande Guerra e dall’ascesa del fascismo. La narrazione si sviluppa attraverso uno sguardo intimo e laterale, quello della figlia, che osserva la madre affrontare il declino e le sfide di un mondo che cambia.
Duse, ormai lontana dai fasti della sua carriera, è spinta da un’urgenza profonda: riaffermare la propria identità artistica e personale in un contesto che minaccia di cancellare tutto ciò che ha costruito. Tra rovesci finanziari e tensioni politiche, sceglie il teatro come ultimo spazio di verità e resistenza. Il film intreccia la dimensione privata della diva con gli eventi storici, restituendo un ritratto complesso e stratificato, dove ogni gesto diventa atto di sfida e ogni parola un’estrema dichiarazione di libertà.
Recensione di “Duse”
Al netto della visione di Duse di Pietro Marcello, quello che se ne riesce a concludere è che si tratta più di un’operazione politico-commerciale che di un film autoriale. È possibile rendersene conto fin dalle prime scene del film, dove il personaggio interpretato da Valeria Bruni Tedeschi viene fagocitata dal volo di D’Annunzio sopra un campo militare.
Il giovane regista casertano, che si era fatto notare con Martin Eden (2019), pare essere fagocitato dalla breve storia narrata di Eleonora Duse e, ancor di più, dal periodo storico rappresentato. Tutto pare essere delineato verso un’operazione nostalgica, il che potrebbe anche avere un certo senso stilistico, ma in questo caso si è caduti nell’eccesso.
Quando la nostalgia diventa gabbia narrativa
Il film è incentrato sull’ultima parte di vita dell’attrice tanto amata da D’Annunzio e già la scelta di farla interpretare da un’attrice che, per quanto brava, è sempre un po’ se stessa, rappresenta un’operazione coraggiosa. Un coraggio che, in fondo, viene anche premiato: Bruni Tedeschi riesce ad accompagnare l’immaginario della Duse a sé e diventa un amalgama pur funzionale.
L’autore poi non osa oltre e focalizza tutto sulla protagonista. L’uso della macchina da presa, la fotografia e lo stesso montaggio sembrano di un film del secolo scorso. Se ciò fosse stata una scelta consapevole, allora paga lo scotto di aver sottovalutato la sceneggiatura che non risulta allettante.
Personaggi al limite della caricatura
I personaggi che ruotano intorno alla Duse non riescono a reggere le estreme caratterizzazioni definite da Marcello. Lo scrittore abruzzese interpretato da Fausto Russo Alesi, che è apprezzabile nei lavori di Marco Bellocchio, ad esempio, diventa grottesco nella sua eccessiva caricatura. Un difetto che non manca anche agli altri attori. Vincenzo Nemolato è la macchietta stereotipata dell’omosessuale, Edoardo Sorgente svanisce inglobato da un personaggio modesto, Mimmo Borrelli con il suo Zacconi ci riporta alla recitazione ampollosa di fine Ottocento.
Anche le donne che contornano la Duse – la figlia impersonata da Noémie Merlant, così come l’assistente di Fanni Wrochna o Gaja Masciale che porta la sua versione di Cecilia Rinaldi – vengono avviluppate dalla Bruni Tedeschi e invischiate nella sua rete.
Tra memoria storica e anacronismi discutibili
Marcello depotenzia il racconto ma anche la struttura del film, che viene invece infarcito di immagini di repertorio del viaggio in treno del Milite Ignoto, che riportano più a un omaggio ben calibrato politicamente che alla Duse. L’incontro con Mussolini è un altro esempio lampante dove non viene esplicitata la richiesta del Duce all’attrice, velata da un silenzio ricoperto dalla sola intenzione. Del resto, l’incontro è più da romanzo fantasy che legato alla realtà, visto che il Duce, all’epoca della malattia della Divina, non era ancora al potere.
Pietro Marcello rimane invischiato in un’operazione che non gli era propriamente congeniale, ma due cose molto buone del film ci sono. L’incontro-scontro fra la Duse e la giovane attrice Rinaldi vede una Bruni Tedeschi divinizzarsi e rendere una scena da togliere il fiato. Altro incontro-scontro del film che rende la pellicola meno monotona è quello fra Duse e Sarah Bernhardt.
Il teatro non è un museo. (Battuta di Bernhardt a Duse)
In conclusione
È decisamente un’occasione mancata. Il film non lascia nulla di nuovo. È più un’opera di memoria: verso la Divina e verso il secolo scorso, con un amaro gusto di voglia di ritorno al passato. Bruni Tedeschi resta nel suo registro, tanto da riuscire a fagocitare – funzionalmente – la Duse stessa.
Note positive
- Bruni Tedeschi adeguata nel ruolo della Duse
Note negative
- film vecchio
- recitazione ampollosa
- miscuglio di eventi, fra storia e biografia
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