Elephant (2003). Un problema che nessuno vuole risolvere

Recensione, trama e cast di Elephant (2003), il film di Gus Van Sant che vinse la Palma d'oro a Cannes nel 2003

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Elephant (2003) - Drammatico - Grafica de L'occhio del cineasta
Elephant (2003) – Drammatico – Grafica de L’occhio del cineasta

Elephant

Titolo originale: Elephant

Anno: 2003

Nazione: Stati Uniti d’America

Genere: drammatico

Casa di produzione: HBO Films, Blue Relief Productions, Meno Film Company

Distribuzione italiana: BIM Distribuzione

Durata: 81 minuti

Regia: Gus Van Sant

Sceneggiatura: Gus Van Sant

Fotografia: Harris Savides

Montaggio: Gus Van Sant

Musiche: Felix Andrew, Leslie Shatz

Attori: Alex Frost, Eric Deulen, John Robinson, Elias McConnell, Jordan Taylor

Trailer di “Elephant”

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Elephant è un film di Gus Van Sant presentato in anteprima al cinquantaseiesimo Festival di Cannes, nel quale ha vinto la Palma d’oro e il premio alla miglior regia conquistando un ampio successo di critica. Il film tratta di un evento brutale, quello del massacro alla Columbine High School, ma senza riportare i fatti per come sono andati realmente. Ne prende ispirazione per trattare il tema delle armi negli Stati Uniti e quanto sia semplice ottenerle, anche per i minorenni.

Dopo Cannes, il film è stato presentato al Karlovy Vary International Film Festival, al Telluride Film Festival e al Toronto International Film Festival. In Italia è stato distribuito grazie a BIM Distribuzione nell’ottobre del 2003.

Con Elephant Gus Van Sant indaga ancora il disagio giovanile e le difficoltà nel relazionarsi tra i giovani. Guardando a Belli e dannati o a Will Hunting – Genio ribelle, troviamo tematiche similari sull’alienazione e lo sconforto.

Il cast è composto da giovani attori, alcuni alle prime esperienze sul set, tra cui Alex Frost, Elias McConnell, Eric Deulen.

Trama di “Elephant”

Una semplice giornata di scuola si rivela essere un incubo ad occhi aperti. La trama segue le vicende di diversi ragazzi e dipendenti scolastici che trascorrono la propria quotidianità normalmente, finché due ragazzi entrano nella scuola armati scatenando morte e violenza.

Recensione di “Elephant”

La questione delle armi negli Stati Uniti d’America è un tema molto delicato e dibattuto che non trova una soluzione. In Elephant, Gus Van Sant racconta una storia, o meglio, più storie nell’arco di una semplice giornata di scuola. I personaggi sono molteplici tra insegnanti, dirigenti e studenti di una scuola superiore. Tutti così diversi, ma accomunati da un unico crudele destino: trovarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato.

Il regista ci tiene a non farci conoscere nel dettaglio i personaggi. Infatti, a malapena ci ricordiamo i loro nomi o le loro caratteristiche, questo perché non sono essenziali per la visione del film. Lo spettatore non deve affezionarsi ai personaggi, seppur troviamo degli elementi di distinzione (la ragazza socialmente non accettata, le tre ragazze frivole, il ragazzo con il padre alcolizzato). Lo spettatore si trova immerso in una serie di storie all’apparenza futili, ma che si rivelano importanti per l’avanzamento del racconto. Alcune vanno ad intersecarsi, ripetendosi da punti di vista differenti.

La regia è senz’altro l’elemento più peculiare di Elephant. Gus Van Sant, che si occupa anche del montaggio e della sceneggiatura del film, utilizza molto le carrellate a precedere o a seguire, costringendo lo spettatore a prestare attenzione costantemente sui movimenti degli studenti. I lunghi corridoi della Columbine High School sono il perfetto ambiente per questo tipo di regia. Inoltre, sembra quasi di essere all’interno di un videogioco, con la camera che riprende spesso i personaggi di spalle in terza persona come accade in molti sparatutto. Questo può essere visto come un espediente per evidenziare una critica all’educazione dei giovani e a quanto siano abituati alla violenza sin da piccoli, senza un adeguato controllo dei genitori. Fa impressione anche come sia semplice ottenere un’arma per un cittadino americano. In Elephant i due attentatori ordinano un’arma su internet e in breve tempo viene consegnata all’abitazione di uno dei due. Il corriere non si preoccupa minimamente di chi sono i destinatari del pacco, anzi scherza sul fatto che hanno marinato la scuola e si godono la vita. Come si vede nella scena successiva, i due ragazzi sono pratici nel maneggiare il fucile appena ricevuto. Generalmente una persona comune che non ha a che fare con le armi non ha dimestichezza con certi oggetti, mentre i due attentatori si dimostrano abili e precisi.

Elephant non vuole essere una semplice critica ai videogiochi violenti o alle conseguenze del bullismo, ma una riflessione generale su quanto sia pericolosa negli Stati Uniti la vendita delle armi, soprattutto quanto sia semplice per dei ragazzi ottenerle e non maneggiarle con cura. Non essere in grado di comprendere che certe azioni hanno delle conseguenze. Per Eric e Alex, i due attentatori, morire e uccidere delle persone non sembra un fatto tanto grave. Quando insieme fanno la doccia, in un ultimo momento di intimità, uno dei due dice: «Allora ci siamo. Si muore oggi» con una naturalezza che sembra irreale.

Elephant non è un film che vuole creare clamore o sensazionalismo, rispetto ad altri film dello stesso genere. Infatti, non c’è esagerazione nel racconto o voglia di colpire con sparatorie eccessive. È un racconto che mette in piazza tutte le criticità di un sistema da rivedere e che potrebbe salvaguardare i più giovani. Nel film vediamo inoltre come gli incontri didattici si focalizzano spesso su argomenti futili e fuori luogo, come il discorso in aula sul riconoscere un gay che non porta a nessuno scopo utile. Piuttosto, un’educazione alle armi e al rispetto del prossimo potrebbero essere degli argomenti più sensibili e da trattare con cura, potendo quindi risolvere in parte le problematiche che il film mette in evidenza. Elephant è un film importante, il quale non va sottovalutato perché semplice nella composizione. È un lavoro potente e incisivo in grado di aprire gli occhi sullo stato attuale delle cose, cercando di far riflettere sulla soluzione a un problema che nessuno ha la volontà di risolvere. Il classico caso di un elefante nella stanza, una stanza dove dovrebbe esserci tranquillità invece è riempita da paure.

In conclusione

Elephant è un lavoro potente che fa riflettere sulla situazione delle armi negli Stati Uniti, soprattutto assistendo alle sparatorie nelle scuole, luoghi che dovrebbero dare sicurezza agli studenti, ma che spesso incutono ansie. La regia è il punto forte del film, con delle scelte tecniche appropriate che ci immettono nella quotidianità di studenti e impiegati scolastici.

Note positive

  • Regia
  • Analisi di un tema ostico ben strutturata
  • Assenza di sensazionalismo
  • Montaggio

Note negative

  • /

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Review Overview
Regia
Fotografia
Sceneggiatura
Colonna sonora e sonoro
Interpretazioni
Emozione
SUMMARY
4.1
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Tommaso Lesti
Tommaso Lesti

Laureato in Cinema, Televisione e Produzione Multimediale. Appassionato della settima arte e di serie TV, non disdegno qualsiasi genere esistente. Quindi, se avete raccomandazioni, fatevi pure avanti.