Fear Street: Prom Queen (2025). Uno slasher adolescenziale con evidenti limiti

Recensione, trama e cast del film Prom Queen (2025), un capitolo di Fear Street tra slasher adolescenziale e atmosfere anni ’80.

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Fear Street Prom Queen. (L-R) Suzanna Son as Megan Rogers and India Fowler as Lori Granger in Fear Street Prom Queen. Cr. Alan MarkfieldNetflix © 2025.
Fear Street Prom Queen. (L-R) Suzanna Son as Megan Rogers and India Fowler as Lori Granger in Fear Street Prom Queen. Cr. Alan MarkfieldNetflix © 2025.

Trailer di “Fear Street: Prom Queen”

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Nel 2021, la 20th Century Studios e Chernin Entertainment, in collaborazione con Netflix, hanno dato vita alla trilogia cinematografica “Fear Street”, composta da tre film slasher adolescenziali“Fear Street Parte Prima: 1994, Fear Street Part Two: 1978 e Fear Street Part Three: 1666. Liberamente basati sull’omonima saga horror per ragazzi di R.L. Stine (autore di “Piccoli Brividi”), i film traggono ispirazione da una serie composta da 36 titoli (solo 12 pubblicati in Italia), scritti tra il 1989 e il 2017.

Grazie al buon successo di pubblico ottenuto sulla piattaforma di streaming, Netflix, in comune accordo con Chernin Entertainment (che nel 2020 ha concluso la sua partnership con la 20th Century Studios), ha deciso di espandere la saga cinematografica con un ulteriore film basato sui romanzi di Stine. La scelta è ricaduta sul quindicesimo romanzo della serie Fear Street, ovvero “L’ultimo ballo” (“The Prom Queen”, 1992).

Il quarto lungometraggio della saga debutta su Netflix il 23 maggio 2025, con la regia di Matt Palmer, che ha esordito dietro la macchina da presa nel 2018 con il thriller “Calibre”. Nel cast figurano:

  • India Fowler (“The Strangers: Chapter 1”, 2024; “The Trial”, 2025),
  • Suzanna Son (“Red Rocket”, 2021; “The Idol”, 2023),
  • Fina Strazza (“A Christmas Melody”, 2015; “Paper Girls”, 2022),
  • David Iacono (“Joker”, 2014; “Jurassic World Rebirth”, 2025).

Trama di “Fear Street: Prom Queen”

Nell’estate del 1988, i giovani liceali della cittadina di Shadyside si preparano per la serata più attesa dell’anno: il ballo di fine anno. Lustrini, abiti sgargianti e acconciature impeccabili fanno da cornice alla competizione per il titolo di reginetta del ballo, mentre tensioni e rivalità si accendono tra i candidati.

A sfidarsi ci sono le ragazze più popolari del liceo, guidate dalla temibile e viziata alpha girl Tiffany Falconer con il suo gruppo di spietate amiche—Melissa, Debbie e Linda—che lei comanda a bacchetta, o quasi. Contro di loro si schierano le due outsider: la ribelle spacciatrice Christy e la timida Lori Granger, una ragazza solitaria, conosciuta unicamente per il suo passato sanguinolento—dove tutti, o quasi, credono che sua madre abbia ucciso suo padre prima della sua nascita.

Quella che inizia come una notte scintillante si trasforma ben presto in un incubo. Mentre i partecipanti ballano, bevono e si scontrano e si bullizzano a vicenda, alcuni iniziano a scomparire—in particolare, le candidate alla reginetta del ballo. Difatti, un killer mascherato si aggira tra i corridoi della scuola, sfruttando le luci colorate e la musica assordante per passare inosservato, trasformando la celebrazione in una lotta per la sopravvivenza, dove nessuno è al sicuro (o quasi).

Recensione di “Fear Street: Prom Queen”

Niente di nuovo sotto il sole. “Prom Queen” si discosta da ciò che aveva funzionato nei primi tre film della saga cinematografica di “Fear Street”. I film del 2021, pur nella loro aura adolescenziale e nel citazionismo di pellicole iconiche del panorama slasher americano, possedevano una narrazione originale e intrigante, accompagnata da una regia capace di creare sequenze emotivamente intense riferite al cinema horror. Alcune scene riuscivano a scuotere, almeno in minima parte, anche gli spettatori più avvezzi al genere, grazie a momenti visivamente raccapriccianti. Ovviamente, questi tre film, pur non potendo essere definiti capolavori dello slasher, conservano, al di là dei loro limiti di sceneggiatura, una narrazione articolata, complessa e persino originale, capace di catturare l’attenzione del pubblico spingendolo alla visione della trilogia cinematografica.

“Prom Queen”, inversamente, non possiede alcuna originalità, rivelandosi un tipico slasher adolescenziale, lineare e banale, sia nella costruzione dei personaggi che nella progressione narrativa. L’unica nota positiva effettiva è il colpo di scena inserito nel terzo atto, legato alla scoperta dell’assassino—una trovata tutto sommato originale, che riesce a rendere l’ultima parte del racconto un pizzico più interessante. Tuttavia, il movente del killer (senza svelare troppo) appare irrealistico e assurdo, lasciando la sensazione che il killer—o i killer—sia più folle che altro, con una motivazione dietro gli omicidi che risulta ridicola e priva di senso, se guardata con uno sguardo oggettivo.

Nonostante la banalità della storia e la superficialità dei personaggi—dove le figure narrative risultano fortemente stereotipate (Megan Rogers, Lori Granger, Tiffany Falconer)—bisogna riconoscere che “Prom Queen” non presenta buchi di trama evidenti, seppur il movente dell’assassino resti a tratti grottesco. Difatti, la narrazione, pur essendo leggera e basata su una tematica poco approfondita, legata alla fiducia in sé stessi e alla paura di essere insignificanti, evita quei fastidiosi errori di scrittura che avevano penalizzato la trilogia iniziale di “Fear Street”.

Se quest’ultima, a livello concettuale, risultava più originale e affascinante rispetto a “Prom Queen”, allo stesso tempo soffriva di evidenti lacune nella sceneggiatura, con alcuni snodi narrativi che, alla resa dei conti, non tornavano del tutto. “Prom Queen”, invece, grazie alla sua linearità e semplicità narrativa, mantiene una struttura solida e coerente, priva di incongruenze evidenti, ma pecca completamente di quella verve sanguinolenta che un vero slasher, anche adolescenziale, dovrebbe possedere.

Il problema principale del film televisivo “Prom Queen” (perché indubbiamente non si tratta di un prodotto cinematografico) non risiede tanto nella sua scrittura superficiale o nella mancanza di originalità—dato che il lungometraggio richiama esplicitamente pellicole iconiche come “Halloween – La notte delle streghe” (1978), la saga di “Scream” e “Carrie – Lo sguardo di Satana” (1976)—quanto piuttosto nella sua incapacità di costruire tensione. Si tratta di un problema essenzialmente registico, non di sceneggiatura, dato che quest’ultima include numerose scene sanguinolente che, tuttavia, per via della regia adottata, risultano prive di adrenalina, inquietudine, paura e suspense. Anzi, le sequenze che avrebbero dovuto scuotere lo spettatore appaiono fredde e sterili, lasciando il pubblico impassibile di fronte agli omicidi. Se da un lato le deturpazioni sui volti e sugli arti dei personaggi vengono mostrate con cura visiva, dall’altro non suscitano alcuna reazione emotiva.

Il tallone d’Achille del film risiede dunque nelle scelte registiche, che rendono questi omicidi eccessivamente freddi. L’unica scena capace di disturbare e coinvolgere il pubblico è quella in cui Megan finge di tagliarsi il braccio con un coltello da macellaio durante una lezione scolastica. Questa sequenza, ben girata, trasmette realismo e orrore, mentre le altre uccisioni risultano artificiali, anche a causa di interpretazioni mediocri, privando il film di qualsiasi tipo di suspense.

Pur rimanendo una pellicola godibile, “Prom Queen” presenta una sceneggiatura semplice e superficiale, accompagnata da una fotografia che richiama, a livello stilistico, “Fear Street Part Two: 1978” e la serie “Stranger Things”, replicando la stessa illuminazione adottata nella serie dei fratelli Duffer. Ciò che invece spicca è la colonna sonora, assolutamente pregevole, che sembra omaggiare i vecchi film horror anni ’80, con alcune sonorità che evocano il cinema di Dario Argento e di Romero

In conclusione

Prom Queen non riesce a ricreare la forza narrativa della trilogia originale di Fear Street, risultando un prodotto piatto e privo di reale tensione, risultando un film per ragazzini che vogliono cimentarsi per la prima volta al cinema horror. Sebbene la storia sia lineare e senza evidenti buchi di trama, il film soffre di una regia poco incisiva, incapace di trasmettere suspense o inquietudine nelle scene più cruente. La mancanza di profondità dei personaggi e l’assenza di una costruzione narrativa solida rendono questa iterazione della saga un’opera dimenticabile, che non riesce a lasciare il segno nel panorama degli slasher adolescenziali.

Note positive

  • Colonna sonora evocativa con riferimenti al cinema horror anni ’80
  • Storia lineare e priva di evidenti buchi di trama
  • Il colpo di scena sul finale

Note negative

  • Regia priva di tensione, che rende le scene più cruente fredde e poco coinvolgenti
  • Scrittura superficiale con personaggi stereotipati e poco approfonditi
  • Movente del killer irrealistico e poco convincente
  • Interpretazioni attoriali

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Review Overview
Regia
Fotografia
Sceneggiatura
Colonna sonora e sonoro
Interpretazione
Emozione
SUMMARY
3.1
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Stefano Del Giudice
Stefano Del Giudice

Laureatosi alla triennale di Scienze umanistiche per la comunicazione e formatosi presso un accademia di Filmmaker a Roma, nel 2014 ha fondato la community di cinema L'occhio del cineasta per poter discutere in uno spazio fertile come il web sull'arte che ha sempre amato: la settima arte.