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Fino alla fine
Titolo originale: Fino alla fine
Anno: 2024
Nazione: Italia
Genere: Thriller, Sentimentale
Casa di produzione: Lotus Production, Leone Film Group, Rai Cinema
Distribuzione italiana: 01 Distribution
Durata: 118 minuti
Regia: Gabriele Muccino
Sceneggiatura: Gabriele Muccino, Paolo Costella
Fotografia: Fabio Zamarion
Montaggio: Claudio Di Mauro
Musiche: Paolo Buonvino
Attori: Elena Kampouris, Saul Nanni, Lorenzo Richelmy, Enrico Inserra, Francesco Garilli, Ruby Kammer, Syama Rayner
Informazioni sul film e dove vederlo in streaming
“Fino alla fine” è il 13esimo lungometraggio di Gabriele Muccino: arriva nelle sale a 4 anni di distanza da quel “Gli anni più belli” che fu l’ultimo successo commerciale italiano pre-pandemico (il film uscì circa una settimana prima della chiusura improvvisa delle sale).
Con “Fino alla fine” (presentato alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public) Muccino spinge un pò più in là il centro nevralgico del suo cinema, avventurandosi nel thriller, anche se il cuore pulsante ovviamente restano sempre le relazioni umane e i sali-scendi emotivi che da sempre caratterizzano le sue storie.
Trama Fino alla Fine
La storia del film si svolge lungo 24 ore durante le quali accade di tutto, inclusa una rapina. Una giovane turista Californiana, Sophie (Elena Kampouris) incontra tre giovani sulla spiaggia che le promettono di mostrale Palermo, ma in realtà hanno un debito da pagare e coinvolgono la ragazza. I tre giovani sono interpretati da Lorenzo Richelmy, Enrico Inserra e Saul Nanni

Recensione Fino alla Fine
Con “Fino alla Fine” Gabriele Muccino dichiara le sue intenzioni fin dal titolo: prendere un concetto (che poi è il concetto prototipico del suo cinema: il melodramma) ed esasperarlo, gonfiarlo, costruirci sopra tensioni emotive fino all’inverosimile, “fino alla fine”, appunto.
Per farlo si rifà liberamente a “Victoria” (citato nei titoli di coda) , film tedesco del 2015 di Sebastian Shipper che narrava una storia simile però contestualizzata nella sotto-cultura dei club della capitale tedesca e sviluppata in un unico piano sequenza (anche in “Fino alla Fine” Muccino costruisce diversi piani sequenza, in una sequenza facendo anche ruotare la macchina di 360 gradi. Va anche detto che l’uso centellinato di questo stratagemma, non nuovo al cinema di Muccino, permette alla storia di avere più “respiro” rispetto al film tedesco che restava un pò “strozzato” nel virtuosismo tecnico).
Nonostante la storia segua in linea generale gli stessi sviluppi appare totalmente diversa la sostanza emozionale fra le due opere: Muccino ricama un tessuto emotivo totalmente assente nel film tedesco, il film assume quasi la forma di un’ “educazione sentimentale” per la giovane Americana che riesce a passare dalla noia di un turismo “didattico” a cui la sorella la sottopone a tutta l’ebrezza che la vita può dare, dalla sfrenata movida della notte di Palermo sino al brivido di superare una barriera che pareva socialmente insuperabile (snodo da vedere in senso simbolico e ovviamente non moralista).

Ed in effetti pare proprio “la ricerca della libertà” (parafrasando un titolo Mucciniano) il senso ultimo di questo racconto: fin dall’inizio Sophie (splendidamente interpretata da Elena Kampouris) sembra guardare il mare, costantemente l’inquadratura pare non contenerla, non poterla frenare. Guarda lo scoglio, il mare in cui tuffarsi, la città che la notte prende vita, sempre proiettata ad un altrove. È molto bravo Muccino a rendere registicamente questa speranza di Sophie verso un’alterità (di luoghi, di amori, di condizione emotiva).
È essenziale, per cogliere a pieno l’essenza di questo racconto, abbandonare una visione troppo “oggettiva” e realistica della situazione: il linguaggio che il film sta parlando è prettamente simbolico, tutta la vicenda notturna va vista in chiave allegorica (interessante in questo senso il parallelismo con Finalmente l’Alba, altro film su cui ogni vicenda va a finire sotto un filtro che la sottrae dalla sua pura valenza reale in sè e per sè).
Interessante il lavoro fotografico su Palermo, città su cui Muccino sembra provare molto amore: in effetti il film oltre che esplorazione sentimentale è anche esplorazione geografica di umori e luoghi del capoluogo siciliano (si consiglia un approfondimento sui vari luoghi del film, che vanno a catturare le anime più diverse di una città in continuo mutamento da quartiere a quartiere e su cui lo sguardo “straniero” di Sophie si poggia con continua sorpresa, forse poco abituata, lei americana, ad una tale variazione antropologica riscontrabile nella stessa città).
Altro elemento di forza è il cast: le interpretazioni son decisamente cariche e come sempre Muccino riesce a tirare fuori il meglio dai suoi attori. Interessante il suo riferimento inoltre, in conferenza stampa, al fatto che lui abbia “sempre fatto cinema d’azione” e pensando al suo modo di intendere il melodramma pare in effetti vero.
La tensione è sempre ben costruita ed il tutto andrà a sfumare in un’ultima inquadratura (bellissima) in cui si cristallizza il senso finale di questo viaggio.

In conclusione
“Fino alla fine” è una deviazione decisamente interessante nella filmografia mucciniana, d’altronde i toni thriller danno una carica nuova a quello che è sempre stato un cinema in qualche modo “d’azione” e di elementi (sonori ed interpretativi) che si sovrappongono. Sembrava quasi un matrimonio destinato a compiersi “fin dall’inizio”. Resta dunque alta la curiosità per i prossimi due progetti del regista, che seguiranno sempre il solco di questa venatura thriller (ed a cui l’autore sta già attivamente lavorando).
Al di là dell’action (che è il contorno) però la vera forza del film sta, come sempre, nel suo apparato emotivo, e l’americana Sophie già si è ritagliata un posto fra i personaggi “Mucciniani” da ricordare. Ed ecco che quell’inquadratura finale si staglierà nella memoria dei molti che negli anni hanno trovato una profonda connessione col cinema del regista.
N.B: Da notare che il film è stato girato in due versioni, distinte, una in Italiano e una in Inglese, sforzo tecnico e artistico decisamente notevole (fra le due versioni notiamo anche flessioni interpretative diverse, che danno un ulteriore tocco di interesse a questo tipo di operazione)
Note positive
- L’esperimento thriller appare riuscito nell’ottica della filmografia Mucciniana
- Interpretazioni come sempre cariche e sentite
- Una storia che si ancora fortemente all’emotività