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Harbin
Titolo originale: 하얼빈
Anno: 2024
Nazione: Corea del Sud
Genere: Drammatico
Casa di produzione: Hive Media Corp.
Distribuzione italiana: CJ Entertainment
Durata: 113 minuti
Regia: Woo Min-ho
Sceneggiatura: Kim Kyoung-chan, Woo Min-ho
Fotografia: Hong Kyeong-pyo
Montaggio: –
Attori: Hyun Bin, Jeon Yeo-been, Lee Dong-wook, Jo Woo-jin, Park Jeong-min
Trailer di “Harbin”
Informazioni sul film e dove vederlo in streaming
Presentato in esclusiva europea al Florence Korea film fest, domenica 23 Marzo 2025 alle ore 18:00 presso il Cinema La Compagnia, “Harbin” si presenta come un dramma storico preciso, dal grande impatto visivo e da interpretazioni forti: una pagina storica delicata in un film di pregio, che attende di essere acclamato dal pubblico internazionale.
Harbin, indubbiamente, è stata una delle grandi promesse cinematografiche dell’anno, venendo prodotto con un budget di 300 miliardi di won (un equivalente di quasi 200mila euro) ed è sicuramente stato uno dei film di punta dell’edizione 2024 del festival internazionale del cinema di Toronto. Inoltre è stato anche uno dei film più attesi dell’ultima edizione del Korea Florence film festival, nel quale si è aggiudicato il premio del Pubblico.
Trama di “Harbin”
Ambientato nella Corea dei primi del 900′, territorio ai tempi privo di qualsiasi forma di indipendenza e sottomesso militarmente e politicamente all’impero giapponese, il film racconta, attraverso gli occhi dei suoi protagonisti diretti, la storia vera di un gruppo di indipendentisti coreani, guidati dall’attivista Ahn Jung-geun(Hyun Bin), incaricati della pianificazione e della messa in atto del primo ministro giapponese Ito Hirobumi(Lily Franky), in viaggio dal Giappone verso la Russia passando proprio dalla cittadina, allora in territorio russo, di Harbin.

Recensione di “Harbin”
Per quanto si tratti di un dramma storico, basato dunque su un fatto realmente avvenuto, e quindi non si possa giudicare la trama, “Harbin” rappresenta ugualmente all’interno del nuovo panorama cinematografico coreano, un elemento di studio interessante, su cui vale la pena portare avanti un approfondimento.
Innanzitutto, la storia che Woo Min Ho ha scelto di rappresentare, non è un fatto storico qualunque, ma un simbolo di una pagina all’interno della storia della Corea, molto cara alla popolazione: figli di una Nazione giovane, poiché (ri)nata effettivamente nel 1946 dopo decenni di dominazione giapponese, i coreani infatti sono ad oggi ancora molto sensibili al sentir parlare di indipendenza, ancor di più di fronte alle ferite inferte dall’impero giapponese nei tanti e lunghi anni di umiliante sottomissione, una dominazione non solo politica e militare, ma anche culturale e religiosa, che ha impedito a lungo al popolo coreano di esprimere un’identità dapprima molto ricca e radicata.
Fatta questa premessa, occorre dunque dire che “Harbin” raccoglie con grande ambizione il desiderio, l’esigenza di raccontare una pagina di Storia, dolorosa, ma anche emotivamente potente, che ha permesso alla Corea di diventare il Paese che è oggi. I punti di forza del film dunque, tralasciando le tematiche, legate alla lotta per l’indipendenza, la libertà dall’oppressore, dove il Giappone gioca sempre un ruolo fondamentale, sono proprio di carattere tecnico, visivo ed emotivo.
“Harbin” non punta su un intreccio complicato, su temi elaborati, bensì prende la Storia e la eleva a dramma, quasi teatrale. Il protagonista è infatti ritratto come un vero eroe tragico e persino le sue scelte lo contraddistinguono per essere non soltanto un partigiano, ma un vero e proprio eroe titanico, spesso ingenuo, ma capace di sovvertire con le sue azioni l’ordine delle cose.
Le inquadrature si alternano perfettamente proprio allo stesso modo delle luci: i campi lunghi e lunghissimi che mostrano i territori impervi e sconfinati tra la Cina e la Russia nei quali si svolge l’atto eroico dei protagonisti, caratterizzati dai colori freddi dell’inverno , si alternano ai piani medi con i quali vengono ritratti i personaggi nei tanti momenti in cui segretamente pianificano l’attentato, momenti molto più intimi, illuminati dalle luci calde e soffuse delle lampade a olio, momenti che, nei loro chiaro scuri caravaggeschi, simboleggiano una resistenza clandestina ma viva.
Altro punto di gran pregio sono le interpretazioni. “Harbin” conta del cast alcuni dei nomi più celebri del cinema asiatico: se da un lato infatti Hyun Bin si riscatta in quanto a espressività e pathos, rispetto ai lavori precedentemente osservati, dall’altro attori come Lee Dong Wook, che interpreta Lee Chang-seop, il comandante a capo della resistenza e della pianificazione dell’attentato e Jeon Yeo-been, che interpreta Ms Gong, membro fondamentale nella riuscita del piano, sono una conferma in quanto a talento, nonchè un simbolo della qualità attoriale di cui ad oggi vanta il panorama cinematografico ma anche seriale coreano, al di là dei soliti grandi nomi conosciuti al livello internazionale. Che dire poi di Lily Franky? L’attore feticcio del cinema carezzevole di Koreeda, si presenta in “Harbin” come il nemico da battere: Ito Hirobumi e lo fa mostrando il grande talento anche mimico che lo caratterizza.
Il ritmo della storia è invece un vero punto di rottura con la tradizione cinematografica coreana: al contrario di molti altri film presentati al Korea Florence film festival, “Harbin” sembra quasi costruito con l’intento di piacere(o forse compiacere) a un pubblico totalmente internazionale. Il suo ritmo è infatti sostenuto, fluido: non ci sono vuoti, momenti di silenzio, di pioggia battente nei quali si sprofonda nell’io dei personaggi, anzi, ogni momento è attivamente importante. Questa apertura segna sicuramente un passaggio importante per il cinema coreano, specialmente relativamente al genere storico, tuttavia, a lungo andare potrebbe rivelarsi una potenziale grande perdita identitaria.
In conclusione
“Harbin” si distingue come un dramma storico capace di combinare con successo la narrazione emotiva con un’estetica visiva accurata. È un film che celebra la determinazione e il sacrificio di un eroe tragico, offrendo al pubblico una visione unica della Storia della Corea. Grazie alla sua ambizione di raccontare una pagina importante, questo lavoro cinematografico solleva riflessioni profonde, non solo sulla resistenza e la lotta per l’indipendenza, ma anche sul ruolo del cinema nella reinterpretazione del passato.
Note positive
- Interpretazioni eccellenti: il cast di grande talento offre performance emozionanti e autentiche.
- L’aspetto visivo: fotografia e gioco di luci che enfatizzano i temi e l’atmosfera del film.
- Ritmo sostenuto: un approccio fluido che rende la visione coinvolgente per un pubblico internazionale.
- Tematica storica: racconta un episodio emblematico e caro alla sensibilità coreana.
Note negative
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