Hey Joe (2024): il ritorno al cinema di James Franco

Recensione, trama e cast del lungometraggio italiano Hey Joe, presentato alla Festa del cinema di Roma 2024

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Trailer di “Hey Joe”

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Hey Joe, una produzione Palomar con Rai Cinema in collaborazione con Vision Distribuito, Sky e Netflix, è un film del 2024 diretto da Claudio Giovannesi (Fiore, La Paranza dei Bambini) con James Franco e Francesco Di Napoli, distribuito nei cinema italiani il 28 novembre 2024, dopo essere stato presentato alla Festa del cinema di Roma, sezione Grand Public il 25 ottobre.

Trama di “Hey Joe”

Dean Barry, un veterano americano che ha avuto una relazione con una ragazza napoletana durante la seconda guerra mondiale, ritorna in Italia, a Napoli, all’inizio degli anni ‘70, per conoscere suo figlio. Dean vorrebbe recuperare venticinque anni di assenza, ma suo figlio ormai è un uomo, è cresciuto nella malavita, è stato adottato da un boss del contrabbando e non ha nessun interesse per il padre americano.

James Franco e Francesco Di Napoli in una scena di Hey Joe
James Franco e Francesco Di Napoli in una scena di Hey Joe

Recensione di “Hey Joe”

1944, una porzione d’Italia distrutta, un quartiere di Napoli in macerie sul finire della seconda guerra mondiale che ospita i soldati americani, le donne del paese che urlano ai ragazzi stranieri “Hei Giovane… Hei Gio…Hey Joe“. Nella sequenza iniziale, in mezzo al gruppo di militari, c’è un ragazzo di 19 anni, fa parte della marina, che sta portando del “cibo americano” a casa di una ragazza, Lucia. L’amore giovanile forse è quello che non si dimentica mai, che si ricorda per sempre, perché è reale, fantastico, quasi fiabesco. Così i due ragazzi superano la barriera dell’incomunicabilità grazie alla gestualità e agli sguardi di un amore fulmineo, che rimarrà in quei Quartieri Spagnoli del secondo dopoguerra, che non salperà mai con il giovane della marina per approdare nella terra dove i sogni si avverano. Poi c’è un salto temporale e geografico: 1977, New Jersey. Incontriamo lo stesso ragazzo che abbiamo conosciuto nei primi quindici minuti di film, è adulto ora, ha i capelli brizzolati, la barba, è un veterano di tre guerre (Seconda Guerra Mondiale, Corea e Vietnam) e spende la sua pensione da militare in pub e birra, ha un matrimonio fallito sulle spalle e nessun soldo per poter pagare gli alimenti all’ex-moglie, ritroviamo Dean Barry (James Franco) in uno stato catatonico, ormai si è lasciato andare. Un personaggio stanco, senza una quotidianità, senza saper cosa fare perché l’unica cosa che sapeva fare era andare in guerra, invece adesso si ritrova a essere un alcolizzato senza una via di scampo o un obiettivo. L’arrivo di un telegramma, cambia la vita del protagonista, come se fosse l’inizio del viaggio dell’eroe insicuro se accettare o no la sfida, ma in questo caso è la scoperta di Dean che Lucia, il suo amore giovanile è morta e di avere un figlio che a 12 anni voleva conoscere il padre. Così una nuova scintilla accende un piccolo fuocherello nella sua misera vita e Dean parte per Napoli per conoscere suo figlio, orfano di madre e cresciuto da Don Vittore, Boss della Camorra, ormai 25enne che forse non ha più bisogno di un padre americano, che aveva promesso di ritornare dalla giovane Lucia.

Il film parla di conseguenze, della ricerca alla redenzione, di non voler più sbagliare e del peso che le proprie azioni hanno sulla vita degli altri, per quanto possano essere nobili alcuni possono prenderle come una minaccia o una sfida. Dean prova a riconnettersi con il figlio ritrovato, prova a salvarlo in tutti i modi, cercando di toglierlo dalla vita criminale in cui è cresciuto. Il suo è un modo di pensare da salvatore, da soldato, l’eroe americano pronto a salvare la situazione del giorno, ma Dean non è un eroe, è una persona normale, debole, alcolizzata, sbagliata, piena di errori. E’ un essere grigio con un’ ambiguità morale che vive sopra una linea sottile del giusto e sbagliato. Il suo è un modo di vedere dall’alto verso il basso, è un veterano di guerra, è americano, ma poi torna nei Quartieri Spagnoli, torna alla realtà dei fatti, conosce e impara una nuova vita, nuovi problemi, nuove verità, persone che non possono essere salvate o che non vogliono essere salvate. La sua è una redenzione atipica. L’intento di riappacificarsi con il figlio c’è, è forte, ma l’esecuzione è sbagliata, come un treno che deraglia.

Le premesse di questo film sono interessanti, nuove e diverse dove seguiamo le vicende italiane dal punto di vista di un veterano di guerra americano, interpretato da James Franco, che da divo dei primi anni 2000, nel corso dell’ultimo decennio si è ritrovato immischiato in scandali che hanno fermato la sua carriera cinematografica, fino a quando Claudio Giovannesi non lo ha scelto per il ruolo da protagonista in “Hey Joe”. Franco è perfetto nella parte, ma non viene sfruttato appieno, addirittura è migliore degli stessi attori italiani che recitano in questo film. La sua presenza eclissa l’intero cast. Purtroppo sono le scelte narrative, di dialogo, di sceneggiatura che rendono questo film piatto, senza decollare, ma rimane fermo senza mai ingranare, ma piuttosto allunga situazioni che potevano benissimo essere chiuse in fretta per dare maggiore spazio ad altre, forse più interessanti. Alcune cose, vengono lasciate per scontate, altre invece vengono gestite con troppa lentezza. C’è la volontà di soffermarsi sui silenzi, sulla distruzione della barriera dell’incomunicabilità tra un padre e figlio ritrovati, purtroppo però non porta a evoluzione, ma rimane fermo, anzi, raggiunge conseguenze inaspettate ed esagerate, forse mal gestite, forse sulla sceneggiatura funzionavano, ma nella messa in scena Giovannesi fallisce nel farci affezionare ai personaggi.

Frame del film HEY JOE
Frame del film HEY JOE

In Conclusione

Purtroppo, come il personaggio di James Franco, il film aveva buone intenzioni, ma è stata nell’esecuzione a rendere la pellicola, atipica, impersonale, insipida. Con personaggi che fino all’ultimo non cambiano, rimangono in superficie, senza essere approfonditi, senza diventare un minimo interessanti, perché tutta la forza viene puntata su James Franco. Fra tutti, è il migliore. Anche Dean ci mette un po’ a ingranare, a muoversi nei Quartieri Spagnoli, a parlare e agire. Infatti, sembra quasi come se tutto il film fosse stato scritto per diventare interessante nell’ultima mezz’ora. Con un finale suggestivo e sospeso tra sogno e realtà, che ci fa domandare “è davvero tornato in America? Oppure questa volta è rimasto, per amore?”.

Note Positive

  • James Franco
  • Fotografia
  • Scenografia

Note Negative

  • Regia
  • Personaggi immutabili
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Il Cinemazzo - Angelo Guarino
Il Cinemazzo - Angelo Guarino

Il cinema è l'unica cosa di cui parlo e che so fare. Sono un regista e sceneggiatore indipendente (senza budget) e nel corso degli anni ho realizzato una decina di cortometraggi, alcuni dei quali proiettati in cineforum e selezionati in festival locali o nazionali.
Quando parlo di cinema, non riesco a fermarmi, quindi scrivo recensioni!