Il mostro del pianeta perduto (1956): La bomba e la mutazione

Il mostro del pianeta perduto locandina del film

Il mostro del pianeta perduto

Titolo originale: Day the World Ended

Anno: 1956

Paese: Stati Uniti d’America

Genere: Fantascienza

Produzione: Goldon State

Distribuzione: Videogram

Durata: 80 min

Regia: Roger Corman

Sceneggiatura: Lou Rusoff

Fotografia: Jock Feindel

Montaggio: Ronald Sinclair

Musiche: Ronald Stein

Attori: Richard Denning, Lori Nelson, Adele Jergens, Mike Connors, Paul Birch, Raymond Hatton, Paul Dubov, Jonathan Haze, Roger Corman, Paul Blaisdell

Trailer del film Il mostro del pianeta perduto

Trama de Il mostro del pianeta perduto

In un epoca successiva a una guerra atomica che ha annientato buona gran parte dell’umanità e provocato la nascita di uomini animali mutanti, un gruppo di persone tra cui un geologo, un criminale e l’ex spogliarellista Ruby cercano di sopravvivere tra le montagne al riparo dalle radiazioni e dalla morte, all’interno di un rifugio nucleare costruito da Jim, un ex militare. Gli individui dovranno convivere insieme nell’armonia ma fuori un mostro sembra essere in agguato.

Il mostro del pianeta perduto scena del film
Scena classica del lungometraggio Il mostro pianeta perduto

Recensione de Il mostro del pianeta perduto

Realizzato nel 1995 dalla casa di produzione indipendente Golden State Productions con un budget piuttosto limitato, il film di Roger William Corman è stato girato in appena dieci giorni nei dintorni di Los Angeles, prevalentemente nella zona desertica e brulla del Bronson Canyon e nelle proprietà dello Sportsmen’s Lodge, ove è situato un hotel ristorante vicino a un lago, presente all’interno della pellicola e avente un ruolo di primo piano all’interno de Il Mostro del pianeta perduto.

L’intera pellicola del 1956 mostra una dispersione del genere classico, come era intesso fino ad allora, per ampliarsi a una maggior contaminazione e dispersione dei codici di genere; difatti troviamo una venatura fantascientifica, quando la profezia dell’apocalisse si avvera e tutto il mondo viene distrutto, ciò fa da contrapposizione all’ambientazione che riconduce lo spettatore alla strategia narrativa dell’età dell’oro di Hollywood, richiamando ad esempio il classico Ombre Rosse di John Ford, come nella scelta narrativa di mettere i sei personaggi del film all’interno di una stanza e di scoprire e di vedere le loro azioni all’evento catastrofico. Il Mostro del pianeta perduto (Day the World Ended) mostra due modelli antitetici: centrifugo ed esplosivo della fantascienza e quello claustrofobico di tanto cinema Hollywoodiano.

Nellla pellicola troviamo l’ex militare Jim (Paul Birch), colui che ha costruito il riparo insieme alla figlia Louise Maddison (Lori Nelson), un criminale, che immette all’interno della narrazione il filone gangster e western, marcato anche dal suo essere un personaggio visivamente losco con la pistola nei pantaloni che giunge in scena insieme alla sua ragazza bionda ed ex spogliarellista. Inoltre è presente il filone di genere sentimentale presentato tra i due feriti, Luisi e Rick, il bello e la bella del film. Tale connotazione amorosa viene dichiarata fin dalle prime inquadrature cinematografiche. All’interno di questo connubio di generi cinematografici è ben presente anche la commistione tecnica tra fiction e realismo (Foun Footage) dove abbiamo le immagini del fungo atomico e di città devastante direttamente giunte dalle riprese effettuate durante la seconda guerra mondiale tra l’Europa e il Giappone, simbolo della devastazione dell’uomo e della civiltà distrutta. Queste immagini all’interno del film donano quel senso di distopia fantascientifico che donano forza alla narrazione stessa. L’incipit stesso de Il Mostro del pianeta perduto presenta una voce americana, di un noto reporter della NBC fuori campo, nel mentre lo spettatore si ritrova davanti immagini realistiche udendo dei versetti riguardante l’apocalisse. Questa presenza di documentari stona però con i costumi e la scenografica che partendo proprio dagli abiti di scena e dall’ambiente in cui si svolge la storia si ha la sensazione di essere all’interno di un set aumentando quel senso di finzione.

Il mostro e la rottura cinematografica

Se per la prima parte il film mantiene una piega che viaggia tra il drammatico, sentimentale e futuristico, ecco che a un certo punto la storia cambia piega e appare un mostro. Il primo problema fino ad allora erano le radiazioni che non stavano diminuendo con il pericolo incombente di contaminazione e di non riuscire a sopravvivere a causa di un inquinamento del cibo e dell’aria. Con la comparsa del mostro l’intero film assume una nuova prospettiva e orizzonte di riferimento.

La musica fantascientifica che era presente nei titoli di testa riappare con maggiore forza dopo la comparsa dell’elemento mostruoso. Questo essere sembra possedere un legame telepatico con la protagonista Louise, plagiandola e costringendola a fare tutto ciò che vuole; il tutto viene narrato sfruttando il climax horror con inquadrature che mostrano l’importanza del fuori campo dove vediamo prima gli artigli, ora l’ombra e solo infine il mostro, tale svolta horror e di suspense pian piano va ad avvolgere tutta la narrazione, perfino la tematica della radiazione.

Le tematiche de Il mostro del pianeta perduto

Il mostro del pianeta perduto possiede una sapiente costruzione narrativa dal forte moralismo tutta la fantascienza viene detto che sia moralistica, facendo leva su un sistema di valori) e dalla serietà, parlando della devastazione della civiltà che porta l’uomo allo stato ferino, dove lui stesso si è auto – distrutto.

Questa è una pellicola che parla della fine del mondo riflettendo sull’idea dell’ultimo giorno del mondo e sul doppio aspetto simbolico e non della bomba, dal fungo atomico alle radiazioni, non a caso dietro ai titoli di testa vediamo l’esplosione atomica che assume un peso fondamentale all’interno della fantascienza di genere, come lo stesso Asimov ha sottolineato che il 1945 sono le esplosioni della bomba atomica a far nascere la fantascienza, a renderla credibile. Il mostro è spesso la metafora in cui viene introdotta la bomba, e come essa, distrugge tutto. Corman le mette in campo tutte e due, anche in termini di potere, la bomba contamina, il mostro priva l’identità e disumanizza, anticipando il filone degli anni 60 dello zombie, poi automa.

Note positive

  • La commistione di genere, innovativa per l’epoca
  • L’elemento fantascientifico

Note negative

  • Scenografia e costumi troppo irrealistici
  • Make-up del mostro

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