Il “Pinocchio” di Garrone (2019): un sollievo morale e artistico

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pinocchio locandina

Pinocchio 

Titolo originale:  Pinocchio

Anno2019

Paese di produzioneItalia – Francia

Genereavventurafantastico

Case di Produzione: Archimede, Rai Cinema, Le Pacte, Recorded Picture Company

Distribuzione01 Distribution

Durata: 2h 5m

Regia: Matteo Garrone

Sceneggiatura: Matteo Garrone, Massimo Ceccherini

Produttori: Matteo Garrone, Jean Labadie, Anne-Laure Labadie, Jeremy Thomas, Paolo Del Brocco

MontaggioMarco Spoletini

Dop: Nicolaj Brüel

Musica: Dario Marianelli

Attori: Roberto Benigni, Federico Ielapi, Gigi Proietti, Rocco Papaleo, Massimo Ceccherini, Marine Vacth, Alida Baldari Calabria, Alessio Di Domenicantonio, Maria Pia Timo, Davide Marotta, Paolo Graziosi, Gianfranco Gallo, Massimiliano Gallo, Marcello Fonte, Teco Celio, Enzo Vetrano, Nino Scardina

Trailer italiano di Pinocchio

Pinocchio di Matteo Garrone ha due nominazioni agli Oscar 2021 per i costumi di Massimo Cantini Parrini, il trucco di Mark CoulierDalia Colli e il parrucco di Francesco Pegoretti

Trama di Pinocchio

Geppetto (Roberto Benigni), un povero falegname italiano di età avanzata, decide di creare un burattino di legno con lo scopo di guadagnarsi la vita nei circhi di tutto il mondo. A sua sorpresa e rispondendo anche a un suo bisogno interiore di avere compagnia, la marionetta prende vita e Geppetto inizia a considerarlo suo figlio dandogli il nome di Pinocchio (Federico Ielapi).

Pinocchio, disobbediente e ignorante del mondo a cui appartiene, intraprende una serie di avventure pericolose e sbagliate che oltre ad avvicinarlo al suo babbo, lo fanno diventare un bambino vero.

Pinocchio è un progetto che inseguivo da anni. È stato un mio sogno fin da bambino; addirittura, il primo storyboard lo ho disegnato a 6 anni.” 

Matteo Garrone, regista, produttore e sceneggiatore di Pinocchio

Il sogno di Garrone

La storia del burattino di legno di Carlo Collodi è ben conosciuta non solo in Italia ma anche fuori i confini del paese, sia per il romanzo sia per il famoso adattamento d’animazione della Disney del 1940. Nonostante ciò il regista Matteo Garrone (GomorraRealityDogman) ha voluto scommettere di nuovo su Pinocchio, riportando la classica favola nelle sale cinematografiche lo scorso Natale 2019. 

La versione di Garrone, fedele a Collodi quanto ben lavorata, nasce da un suo progetto e desiderio personale. Non per caso ritorna al genere fantasy dopo aver portato sul grande schermoIl racconto dei racconti (2015)

Riproporre una favola così moralmente carica come questa oltre a essere una sfida, risulta un bisogno nel mondo di oggi in cui pare regnare l’ignoranza, la bugia e la voglia di una vita senza sacrifici. Giustamente questo Pinocchio non risulta essere un semplice film d’intrattenimento per bambini, ma una lezione per di vita per tutti. 

“Ho sempre sentito in quella storia qualcosa di familiare, come se il mondo di Pinocchio fosse penetrato nel mio immaginario, tanto che in molti hanno ritrovato nei miei film tracce delle sue avventure.”

Matteo Garrone, regista, produttore e sceneggiatore di Pinocchio

Recensione di Pinocchio (2019)

Sono tanti gli adattamenti audiovisivi che esistono sul capolavoro letterario di Collodi, la sua marionetta senza fili che prende vita e che ci fa sommergere in un mondo favoloso ma allo stesso tempo dandoci una dose potente di realtà. La versione di Garrone (co – prodotta con la Francia) è una di quelle, ma ciò non vuol dire che bisogna paragonarla alle altre per fare una sua valutazione.

Forse, inevitabilmente, ci viene in mente la versione del 2002 del premio Oscar Roberto Benigni (La vita è bellaCoffee and CigarettesTo Rome with love), essendo la precedente rappresentazione in carne e ossa della favola di Pinocchio. Certo è che gli occhi di Garrone sono dei più fedeli al classico, avendo una cura incredibile nei dettagli narrativi e visivi; così tanto amore che il suo film sembra essere proprio fatto dallo stesso Collodi. Indubbiamente, come qualsiasi adattamento cinematografico, sono rintracciabili delle variazioni rispetto al testo originale, ma nonostante questo, gli snodi narrativi e i personaggi che caratterizzano la fiaba di Pinocchio vengono completamente rispettati.

Per la realizzazione del film, Garrone si è affidato a notevoli professionisti del settore. Da una parte, a un cast di grande bravura: nei panni di Geppetto troviamo Benigni, una scelta forse più che scontata dopo che lui ha interpretato il suo Pinocchio diciassette anni fa, Ma non solo per quello: Benigni è un attore che riesce ad arrivare sia ai grandi che ai piccoli in maniera commovente e comica, e in questo film non fa eccezione.

Il Pinocchio di Garrone è un bambino, Federico Ielapi (Quo vado?Don MatteoBrave Ragazze), la cui interpretazione del burattino è più che stupenda. Un’altra recitazione da far notare è quella di Gigi Proietti (Un’estate al mareIndovina chi viene a Natale?Il premio) come il Mangiafoco: una versione del personaggio più sensibile ed empatica per come interagisce con Pinocchio. Ci troviamo anche tanti altri personaggi dell’immaginario di Collodi tra cui la Fata Turchina da bambina – sorella (Alida Baldari Calabria) e da adulta-mamma (Marine Vatch), il Grillo Parlante (Davide Marotta), il Gatto e la Volpe (Rocco Papaleo e Massimo Ceccherini) fino a Lucignolo (Alessio Di Domenicantonio) e all’Omino di burro (Nino Scardina).

In questa versione non solo la scelta degli attori è avvincente, ma anche la creazione di un’atmosfera di fantasia contestualizzata visivamente nel periodo storico della Toscana dell’Ottocento, dove la vita di contadini e pescatori era dura, nell’attesa proprio di un miracolo. La continua morte e rinascita di Pinocchio (in questa versione ben identificabile tra uno snodo narrativo e l’altro) potrebbe interpretarsi giustamente come la morte e rinascita delle speranze di quel popolo di Geppetto, ma anche come quella a cui l’uomo stesso deve affrontarsi ogni volta che vive una nuova esperienza che lo fa crescere mentalmente.

Questa atmosfera tra fantasia e realtà viene conseguita grazie a una bellissima e curata fotografia, tra gioco di luci-ombre e colori saturi che danno un’aria gotica accattivante. A questo si unisce la gran varietà d’inquadrature e la scelta di certi commoventi piani e di dettagli che fanno capire tanto sui personaggi, specialmente su Geppetto: un esempio è  la sequenza narrativa in cui lo vediamo  “scolpire” il guscio di un formaggio come se fosse un altro burattino, cercando di prendere fino alle ultime briciole di formaggio, mostrando la povertà dell’uomo evidente anche in altre scene classiche, come la scena in cui l’uomo va a strapparsi le uniche e vecchie lenzuola dal proprio letto per fare un vestito a Pinocchio, fatto che dimostra quanto sia importante per lui il suo nuovo “figlio”, tanto che è capace di dargli quel poco che ha. Impossibile non nominare quella scena in cui lui per comprare l’abbecedario a Pinocchio da in cambio praticamente tutti i suoi vestiti. Ci sono varie scene come questa che stringono il cuore e, a quelli più sentimentali, ci viene proprio da piangere.

Garrone ha saputo inoltre scegliere bene come creare fisicamente gli animali, le creature e anche lo stesso burattino: utilizzando un realistico e meraviglioso trucco prostetico, incaricato a Mark Coulier, due volte vincitore dell’Oscar per The Grand Budapest Hotel e The Iron Lady e make-up designer di altri film famosi tra cui The Mummy Returns (2001), Suspiria (2018) e quasi tutta la saga di Harry Potter. Questi effetti speciali tradizionali vengono combinati con dei begli effetti visivi digitali, ad esempio quando un banco di pesci trasformano Pinocchio da asino a burattino, e anche nelle scene dove appare il pescecane.

Pinocchio nel contesto cinematografico italiano

Artistica e tecnicamente, questo nuovo Pinocchio viene a essere uno dei respiri del cinema italiano degli ultimi anni, un periodo in cui purtroppo sembra che si fa troppa fatica a fare film di livello non solo internazionale, ma addirittura meritevoli di entrare nella lunga storia cinematografica del paese. Sono una di quelli che crede che non è soltanto una questione di budget grandi o ridotti, di mancanze tecniche, ma forse sì di storie più elaborate, innovative, che dalla loro località possano trasmettere un messaggio universale che arrivi sia a tutti gli italiani sia altrove. E per non dilungarmi di più perché su questo tema si può proprio fare un dibattito di ore, aggiungo per ultimo il chiaro bisogno di nuovi talenti più che altro recitativi.

Riportare storie di riscontrato successo è, sicuramente, andare un po’ sul sicuro. In questo caso il film di Pinocchio, oltre a essere prodotto naturalmente per fare profitto, arriva come promemoria di certi principi indiscutibili che dovrebbero regolare un mondo così stravolto dall’ingenuità, dall’ignoranza, dalla voglia sfrenata di avere tutto a costo zero e dove chi è onesto sembra di essere un alieno. Il Pinocchio di Garrone, di Benigni o di qualsiasi altro regista, hanno giustamente questo in comune: un’essenza che non perde vigenza, un protagonista che dimostra che l’essere umano cresce non per quanti anni ne abbia ma per quanto possa coltivare la sua sapienza e i suoi valori.

Pinocchio è un film che fa bene alla salute; più lo si vede, meglio si sta. È una storia meravigliosa, un tributo alla bellezza e alla felicità. Garrone, come i più grandi registi di tutti i tempi, non guarda dove guardano tutti ma in un’altra direzione, ed è lì che bisogna mirare.”

Roberto Benigni (Geppetto in Pinocchio)

NOTE POSITIVE

  • Regia: ottima scelta del cast; selezione di piani che aiutano al buon ritmo del racconto e alla bella estetica del film.
  • Fotografia: gioco di luci e uso di una palette di colori satura che oltre a dare un’aria gotica al film, fanno di ogni scena una sorta di opera pittorica dell’Ottocento (insieme anche ai costumi).
  • Location: scelta perfetta dei paesi, luoghi e paesaggi in ToscanaLazio e Puglia che indubbiamente contribuiscono a creare il contesto storico e fiabesco del film.
  • Effetti speciali e visivi: risultato meraviglioso ed equilibrato tra le vecchie e le nuove forme di creare effetti: da una parte l’uso di trucco prostetico per ricreare nel modo più reale possibile sia a Pinocchio sia agli animali dell’immaginario di Collodi; da un’altra l’uso di VFX digitali ad esempio per trasformare Pinocchio da asino a burattino, ed anche durante le scene della ballena.
  • Sceneggiatura: l’adattamento è molto fedele alla favola di Collodi; uso di tanti dettagli che raccontano da soli pezzi della storia e dei suoi personaggi; dialoghi stupendi.
  • Musica: la colonna sonora evoca emozioni a seconda del ritmo narrativo e apporta il necessario all’atmosfera fantasy del film.

NOTE NEGATIVE

Nessuna.

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