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Autumn Beat
Titolo originale: Autumn Beat
Anno: 2022
Nazione: Italia
Genere: drammatico, musicale
Casa di produzione: Indiana Production, Amazon Studios
Distribuzione italiana: Prime Video
Durata: 1h e 42 min
Regia: Antonio Dikele Distefano
Sceneggiatura: Antonio Dikele Distefano, Massimo Vavassori
Fotografia: Luigi Martinucci
Montaggio: Giogiò Franchini
Musiche: Federico Albanese
Attori: Hamed Seydou, Abby 6ix, Geneme, Juliet Joseph, Dylan Magon, Mohamed Diallo, Marco Renna, Mamy Seny Gueye, Francesco Danquah, Mafoku Michelle Cloe Kengne, Guè Pequeno
Autumn Beat è un film del 2022, disponibile per la piattaforma streaming Prime Video a partire dal 10 Novembre. Segna l’esordio alla regia di Antonio Dikele Distefano, noto sia per essere autore di diversi libri tra cui “Non ho mai avuto la mia età“, vincitore del Premio Fiesole nel 2018 e da cui nel 2021 è stata tratta la serie “Zero” di cui aveva curato l’adattamento e sia per essere il fondatore di Esse Magazine, celebre testata che si occupa di musica Urban. Preannunciato con un grande evento a Milano il 5 Novembre 2022 e comprendente nel cast Guè e diversi cammei di artisti come Ernia e Sfera Ebbasta, il film si pone come obbiettivo di raccontare 20 anni di una famiglia d’immigrati appartenenti alla seconda generazione, usando come colonna portante la musica Urban, crollando però sotto il peso delle proprie ambizioni.
Trama Autumn Beat
Tito e Paco sono due fratelli di Milano, accomunati dalla passione per la musica rap: il primo, timido e riflessivo è molto dotato nello scrivere testi, mentre il secondo ha un’attitudine maggiore nel rappare e nell’improvvisare freestyle. Il film racconta le loro vite a partire dal 1999 fino ai giorni nostri e come indicano i capitoli in cui è diviso, i due ragazzi impareranno cosa vuol dire essere fratelli, figli e infine genitori.

Recensione Autumn Beat
Dikele prova nuovamente a raccontare le difficoltà di essere figli d’immigrati utilizzando come mezzo l’Urban, ma ripete gli stessi gli errori di “Zero“: tanti e troppi spunti che non vengono approfonditi in maniera soddisfacente. Inizialmente il film vuole essere una di quelle opere alla “Eight Mile”, in cui la musica è sia un modo per sfuggire da una situazione disagiata sia fonte di discordia e inimicizie, a causa di uno showbuisness senza scrupoli. Successivamente cerca di narrare le difficoltà dell’immigrazione e poi sfocia nel dramma familiare. Senza dimenticare di accennare alla disabilità fisica e mentale. Strano che non abbiano introdotto anche la tematica LGBTQ+ a forza, ma giusto, non siamo su Netflix. Se presi singolarmente sono tutti temi interessanti e lodevoli di essere narrati ma venendo trattati in questo modo risultano molto banalizzati. Non aiuta la regia semplice e scolastica, non in grado di dare enfasi alla vicenda narrata, unica nota interessante è il fatto di ambientare molte scene nel quartiere Martesana, spesso ingiustamente snobbato in film e serie ambientate a Milano, pur ricco di scorci suggestivi.
La recitazione estremamente amatoriale in questo caso non danneggia l’opera, anzi serve a dargli quel minimo di realismo eccetto Guè, inspiegabilmente poco convincente persino nella parte di sé stesso. Tutto questo susseguirsi di scelte infelici va a colpire anche la colonna sonora, che dovrebbe essere il fiore all’occhiello di una produzione simile. Sono presenti diversi pezzi “classici” del genere e su questo nulla da dire, mentre i cammei dei vari artisti sono piazzati qua e là senza un vero e proprio contesto, risultando inutili all’economia del film. Stendiamo un velo pietoso sui brani inediti che dovrebbero essere il cuore della vicenda: a parte di beat del titolo che risulta essere accattivante tutto il resto è molto amatoriale e imbarazzante. A proposito d’imbarazzo: sinceramente non so cosa avevano in mente quando hanno deciso di proporre “Gioventù Bruciata” di Mahmood in versione Gospel per la scena del funerale, risulta essere totalmente fuori contesto, se volevano commuovere o emozionare hanno fallito miseramente.

In conclusione
Un film che non riesce a coinvolgere nonostante la molta carne al fuoco a causa dell’incapacità di gestire le ambizioni dell’autore, il risultato finale pur non annoiando particolarmente, lascia nel complesso indifferenti, non accontentando sia gli appassionati di Urban e né chi era alla ricerca di una storia emozionante e con spunti di riflessione.
Note positive
- Molti spunti interessanti e non comuni nel panorama cinematografico italiano
- Scorci di una Milano piuttosto inedita
- Recitazione amatoriale ma efficace
Note negative
- Regia molto basilare e poco ispirata
- Trama poco approfondita
- Brani inediti poco incisivi