It comes at night (2017): L’oscurità come mezzo espressivo

Locandina It comes at night

It comes at night

Titolo originale: It comes at night

Anno: 2017

Paese: Stati Uniti d’America

Genere: Horror

Produzione: Animal Kingdom, A24

Distribuzione: A24

Durata: 1hr e 37 min (97 min)

Regia: Trey Edward Shults

Sceneggiatura: Trey Edward Shults

Fotografia: Drew Daniels

Montaggio: Matthew HannamTrey Edward Shults

Musiche: Brian McOmber

Attori: Joel Edgerton, Cristopher AbbottRiley KeoughCarmen EjogoKelvin Harrison Jr. , Griffin Robert FaulknerDavid Pendleton

Trailer ufficiale di “It comes at night”

Trama di It comes at night

In un tempo non ben definito, un misterioso ed estremamente contagioso morbo ha costretto una famiglia a vivere autonomamente nella propria casa nel bosco, in una località sperduta e imprecisata. Vediamo immediatamente come questa strana e inquietante malattia abbia intaccato il nucleo familiare, obbligando Paul (il padre di famiglia) a uccidere il padre di Sarah, Bud, davanti agli occhi del loro figlio Travis. La vita della famiglia cambierà radicalmente quando Paul incontrerà un uomo, Will, anch’egli padre di famiglia e anch’egli in condizioni piuttosto critiche.

Recensione di It comes at night

Il titolo mi è venuto in mente all’inizio del processo di scrittura, prima che i personaggi e la trama fossero completamente sviluppati, e mi è rimasto molto impresso, al punto che ho deciso di utilizzarlo.

Trey Edward Shults

Non si poteva scegliere titolo migliore per questo film: “It comes at night”, di fatto, è un film estremamente crepuscolare, in tutti i sensi. La fotografia, cupa e spesso inondata di zone d’ombra, rispecchia in pieno le intenzioni di quest’opera, in cui si risvegliano tutte le paure più ataviche dell’essere umano; prima fra tutte, quella dell’ignoto. La fotografia è un comparto tecnico che gioca spesso un ruolo determinante ai fini della riuscita di una pellicola d’orrore e nel secondo lungometraggio del cineasta Trey Edward Shults, il lavoro del direttore della fotografia Drew Daniels risulta ottimamente modulato con dei tagli di luce che irradiano l’ecosistema della casa (luogo in cui avviene la quasi totalità degli accadimenti mostrati) in maniera spaventosa, rendendo inutile qualsiasi altro artificio tecnico. La regia del resto fa uso, in maniera ponderata e unicamente in un paio di momenti di vari jumpscares, che sono costruiti in maniera ottimale e inoltre si amalgamano perfettamente alla narrazione, denotando una sapiente mano del regista nell’utilizzare espedienti che di solito oggi vengono mal sfruttati. Le atmosfere visive come quella del crepuscolo risultano un espediente narrativo atto a mostrare il terrore dello sconosciuto, dell’oscuro e traducendo il tutto in chiave post – apocalittica, elemento non del tutto approfondito, facendo leva sulla diffidenza e sul pregiudizio di una famiglia che si ritrova a fronteggiare un misterioso male.

Il tutto va a influenzare anche i dialoghi, e dunque anche i rapporti interpersonali fra i nostri protagonisti, ridotti quasi all’osso: le conversazioni a cui assistiamo sono scarne, e raramente lasciano spazio al sentimentalismo, sebbene questo vada un po’ a intaccare le caratterizzazioni dei personaggi, che magari potevano essere approfondite maggiormente. Inoltre, non si scade mai nel didascalico: tutto viene lasciato alle inquadrature, che raramente vengono sprecate, e allo spettatore viene lasciata l’ultima parola sull’interpretazione dell’opera e, soprattutto, su alcune sue sfaccettature (cosa molto importante).

Insomma, non lasciatevi sfuggire questo film, un horror ben  riuscito che riesce a distinguersi dalla massa, pur affrontando tematiche già viste tante volte (il che non è affatto poco!).

Note positive

  • Fotografia immersiva e ben calibrata
  • Momenti di tensione davvero degni di nota
  • Ottima performance recitativa da parte di tutto il cast

Note negative

  • Personaggi alquanto “bidimensionali”, meritevoli di maggiore spessore
  • Un po’sbrigativo in alcuni punti

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