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La testimone – Shahed
Titolo originale: Šāhed
Anno: 2024
Nazione: Iran, Turchia, Austria
Genere: Thriller, drammatico
Casa di produzione: ArtHood Films, Golden Girls Film
Distribuzione italiana: Nomad Entertainment
Durata: 100 minuti
Regia: Nader Saeivar
Sceneggiatura: Nader Saeivar, Jafar Panahi
Fotografia: Rouzbeh Raiga
Montaggio: Jafar Panahi
Musiche: Karwan Marouf
Attori: Maryam Bobani, Nader Naderpour, Abbas Imani, Ghazal Shojaei, Hana Kamkar
Trailer di “La testimone – Shahed”
Informazioni sul film e dove vederlo in streaming
Nader Saeivar, nato a Tabriz, in Iran, nel 1974, ha intrapreso la carriera cinematografica realizzando cortometraggi subito dopo aver conseguito un Master presso l’Università di Teheran nel 1992. La sua carriera come sceneggiatore e regista prende slancio nel 2018, quando collabora con Jafar Panahi alla sceneggiatura di 3 volti, vincendo il premio per la Miglior Sceneggiatura al Festival di Cannes. Esordisce nella regia di lungometraggi nel 2020 con Namo, selezionato alla Berlinale per il Miglior Primo Film, seguito nel 2022 da No End, presentato al Busan International Film Festival.
Il 2024 rappresenta per Saeivar un nuovo traguardo con La Testimone – Shahed, un’opera creata in collaborazione con Panahi (Taxi Teheran, 2015; Gli orsi non esistono, 2022), noto regista iraniano arrestato per i suoi film di denuncia e critici verso la situazione iraniana. Panahi è rimasto in carcere dall’11 luglio 2022 al 1° febbraio 2023, venendo liberato grazie a uno sciopero della fame da lui intrapreso. La Testimone – Shahed è stato presentato alla Biennale di Venezia 2024 nella sezione Orizzonti Extra, ricevendo il Premio del Pubblico. Il film, una profonda riflessione sull’oppressione femminile in Iran, vede come protagonista Maryam Bobani nei panni di una donna anziana e coraggiosa, determinata a sfidare il regime denunciando la morte della figlia adottiva, uccisa dal marito violento. Oltre alla Bobani, il cast include Nader Naderpour, Hana Kamkar e Abbas Imani, mentre la produzione è stata curata da ArtHood Films, Golden Girls Films e Sky Films.
Il film è uscito nelle sale italiane il 31 ottobre 2024 grazie alla distribuzione di No.Mad Entertainment, con un’anteprima al cinema Astra di Lucca nell’ambito degli incontri del Cinema D’Essai organizzati dalla FICE. La distribuzione italiana del film è sostenuta anche dalle organizzazioni Nessuno Centomila e Amnesty International.
Secondo Amnesty International, La Testimone “presenta una società in cui la discriminazione di genere condiziona ogni aspetto della vita e delle relazioni umane. Eppure, nonostante quasi mezzo secolo di vita come cittadine di serie B, le donne iraniane sono pronte, nonostante la paura e le minacce, a lottare con decisione contro discriminazione, patriarcato e repressione. Questo film racconta una realtà spezzata dalla violenza, con persone pronte a battersi per la giustizia“.
La Fondazione Una Nessuna Centomila aggiunge che La Testimone – Shahed “racconta la condizione strutturale di ingiustizia e violenza istituzionale in cui vivono, ancora oggi, le donne iraniane. Questa motivazione, da sola, basterebbe per concedere il patrocinio al film. Tuttavia, La Testimone va oltre, mostrandoci le miserie maschili e l’incapacità di accettare la libertà delle donne. Dal marito innamorato di una ballerina, che le chiede di smettere di danzare per il timore del giudizio altrui, al figlio fannullone e bugiardo, incapace di comprendere l’onestà della madre; dal proprietario di casa che, pur di garantirsi una badante, rinuncia all’affitto ma non risolve il problema dei topi nell’edificio, all’ex alunno che non ha il coraggio di rivelarsi alla sua anziana insegnante. In questo quadro desolante, le donne parlano, fanno politica e si sostengono di fronte alla brutalità del potere. Molte muoiono, come nella dolorosa carrellata finale, ma altre continuano a ballare, per se stesse e per tutte noi.”
Trama di “La testimone – Shahed”
In Iran, Tarlan è un’ex insegnante con una lunga storia di impegno nella lotta contro l’oppressione e le discriminazioni di genere. Sua figlia adottiva, Zara, insegnante di danza, ha recentemente deciso di non indossare più il velo, una scelta che suo marito, Solat, uomo d’affari con legami col governo, disapprova profondamente, temendo che possa danneggiare la sua carriera e i suoi affari. Solat non solo pretende che Zara rispetti le leggi iraniane sul comportamento femminile e indossi l’hijab, ma le impone anche di smettere di ballare e di lavorare come insegnante di danza, una professione che lo mette a disagio davanti ai suoi colleghi. A causa di queste continue dispute, Zara subisce spesso maltrattamenti e violenze da parte del marito, trovando rifugio nella casa di Tarlan, l’unica persona di cui si possa fidare.
Un giorno, Tarlan si reca a casa di Solat, dove si trova di fronte a una scena agghiacciante: un corpo senza vita nella camera da letto di Zara, con Solat nei pressi e la canottiera macchiata di sangue. Scioccata, Tarlan abbandona il luogo e cerca disperatamente di contattare Zara, ma senza successo. Giorni dopo, viene informata della morte della figlia, classificata come suicidio. La donna, tuttavia, sospetta che sia Solat il responsabile e chiede alla polizia di aprire un’indagine. Le autorità, però, non danno seguito alle sue richieste, complici le leggi iraniane e la posizione di potere di Solat.
Di fronte a questa tragedia, Tarlan si trova a un bivio: cedere alle pressioni e minacce di figure losche vicine a Solat, pronte a tutto per ottenere il suo silenzio, oppure rischiare ogni cosa — inclusa la propria vita e quella del figlio — per cercare giustizia, come ha sempre fatto.

Recensione di “La testimone – Shahed”
Miguel de Cervantes, con il suo romanzo in due volumi L’Ingegnoso Gentiluomo Don Chisciotte della Mancia, scritto dal 1605 al 1615, offre una potente metafora della condizione umana e della lotta incessante dell’individuo contro i poteri forti che governano il mondo. Quest’opera si può leggere come una rappresentazione emblematica dell’ideale e dell’illusione: un uomo ordinario si trasforma in cavaliere errante, convinto che il mondo abbia bisogno di essere salvato. Don Chisciotte simboleggia così l’individuo che sfida i limiti della realtà per inseguire ideali in un mondo prosaico. Cervantes esplora il tema della follia come ricerca di un ideale, del credere in qualcosa di più grande, anche se irrealizzabile. Nonostante la follia, la fusione tra realtà e fantasia, Don Chisciotte della Mancia diventa una forte metafora della lotta del desiderio di cambiare il mondo e la dura realtà della sua indifferenza e della sua resistenza al cambiamento, veicolando un messaggio di speranza, resilienza e amore per qualunque forma idealistica positiva, capace di migliorare la società.
In tal senso, Tarlan de La Testimone – Shahed rappresenta, a livello prettamente tematico, una versione cinematografica affine alla figura del visionario Alonso Quijano, l’uomo che diventò Don Chisciotte della Mancia. Come il personaggio nato dalla penna di Cervantes, anche Tarlan combatte contro i suoi mulini a vento, all’interno di una società iraniana radicata in un forte tradizionalismo religioso e maschilista, in cui la donna è privata dei medesimi diritti dell’uomo, costretta alla sottomissione e a seguire esclusivamente ciò che viene imposto dal genere maschile. In un contesto in cui le donne sono obbligate a indossare l’hijab, a nascondere i propri abiti e a rimanere in silenzio, sottomesse al padre, al figlio, o al marito, Tarlan — insieme alle sue colleghe insegnanti, alla figlia adottiva Zara e alla giovane figlia di quest’ultima — sfida l’oppressione patriarcale cercando di affermare la propria identità e autonomia in una società che rifiuta l’uguaglianza di genere e si oppone a qualsiasi cambiamento dei propri paradigmi culturali e sociali.
In questo contesto drammatico e dai toni tragici, nonostante il finale infonda una nota di speranza, Tarlan si ritrova a lottare da sola contro una società patriarcale, dominata dai poteri forti e da una sorta di mafia locale, pronta a unire o distruggere chiunque tenti di opporsi all’ordine costituito, sia con minacce crude, sia con la violenza (fino all’omicidio), nel tentativo di far tacere chi si ribella. Durante il film, assistiamo alla protagonista che si scontra duramente contro il potere iraniano, deciso a farle comprendere il suo “posto” e il bisogno che smetta di interferire in questioni ritenute di competenza esclusiva dello Stato e della legge.
La testimone – Shahed è un film al femminile, che esplora l’universo delle donne iraniane, tratteggiando un ritratto intenso e potente delle figure femminili del ventunesimo secolo in Iran. Il film ci racconta la lotta di queste donne per il progresso, per un cambiamento sociale che sfugga al tradizionalismo religioso e guardi verso un futuro più aperto, più simile a quello occidentale e meno legato al mondo arabo. Tuttavia, non tutte le figure femminili vengono rappresentate in modo positivo: la pellicola offre anche ritratti di donne che si scagliano contro altre donne, cercando di costringerle a mantenere comportamenti e costumi “moralistici” secondo una concezione patriarcale, che vuole la donna sottomessa e velata. È una mentalità che tratta il corpo femminile come proprietà esclusiva del marito, del padre o del figlio, privando la donna della libertà di decidere per se stessa.
Ciò che colpisce maggiormente in La testimone – Shahed è la sua essenza di cinema del reale. Nonostante sia una pellicola fiction e non documentaristica, possiede un realismo profondo, dove l’elemento onirico – se così si può definire – fa la sua comparsa solo nella scena finale, intrisa di una sorta di speranza verso una generazione futura ribelle e che non intende più piegarsi al volere patriarcale. Per il resto del film, prevale un realismo autentico: la regia si affida a movimenti di macchina quasi invisibili e a una fotografia che sembra ricorrere esclusivamente alla luce naturale, offrendo una dimensione visiva quasi documentaristica. Questa scelta, unita alle sorprendenti interpretazioni del cast, conferisce al film un’atmosfera di non-fiction. Gli attori si calano completamente nei personaggi, primo fra tutti Maryam Bobani, che dona a Tarlan una presenza scenica toccante e credibile. La sua interpretazione asciutta e priva di artifici trasmette una profonda umanità e ci permette di empatizzare con il suo percorso, fino al suo viaggio nell’abisso della disillusione, dove comprende quanto sia arduo sradicare le fondamenta di una cultura e di una politica ancora ancorate a un passato patriarcale e oppressivo.
Riflessioni sul film da parte di Nader Saeivar: La testimone – Shahed è il riflesso delle attuali condizioni della società iraniana. Il film mostra il modo in cui il governo agisce e come le persone debbano obbedire anche a scapito della loro dignità. Questa storia ci mostra che di fronte a un regime repressivo, le persone che fanno di tutto per mantenere la loro dignità e umanità vengono cancellate e la verità distrutta. L’antagonista di questa storia è un cittadino che tratta con dei governi stranieri per conto del regime iraniano, il cui scopo è aggirare le sanzioni economiche. Qualsiasi crimine commesso sarà ignorato o addirittura nascosto da questa politica di immunità del governo. E finché queste persone continueranno ad agire da intermediari, la loro esistenza rimarrà fondamentali per il regime. La testimone – Shahed esamina questa situazione attraverso una storia personale. L’omicidio commesso da uno di questi intermediari deve essere insabbiato. Ma c’è una testimone e questa testimone non vuole svendere la sua dignità di fronte alla pressione politica e alla paura.

In conclusione
La testimone – Shahed si impone come un’opera intensa e visivamente realistica, un atto d’accusa contro la violenza istituzionalizzata e il patriarcato che soffocano la società iraniana. Attraverso la protagonista Tarlan, il film esplora il coraggio e la resistenza delle donne iraniane, offrendo una narrazione che, pur nella sua tragicità, lascia spazio a una speranza di cambiamento incarnata nelle giovani generazioni. La regia di Nader Saeivar e le potenti interpretazioni del cast, soprattutto di Maryam Bobani, rendono questo film un’importante testimonianza del presente e un monito per il futuro.
Note positive
- Rappresentazione accurata e potente della condizione femminile in Iran
- Regia realistica e intensamente coinvolgente di Nader Saeivar
- Interpretazione autentica e commovente di Maryam Bobani
- Fotografia suggestiva e naturale che amplifica il senso di realtà
- Finale aperto alla speranza per le generazioni future
Note negative
- In alcuni momenti il ritmo scende leggermente
- La figura del marito poteva essere approfondita
Regia |
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Fotografia |
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Sceneggiatura |
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Colonna sonora e sonoro: |
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Interpretazione |
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SUMMARY
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4.3
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