La voce di Hind Rajab (2025). Un capolavoro cinematografico che tocca l’anima

Questa opera non è semplicemente un film: è un atto di resistenza, un grido di umanità, una testimonianza indelebile che trasforma il dolore in arte senza mai tradire la sacralità del suo soggetto.

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La voce di Hind Rajab - Motaz Malhees
La voce di Hind Rajab – Motaz Malhees

La voce di Hind Rajab

Titolo originale: صوت هند رجب — Ṣawt al-Hind Rajab

Anno: 2025

Nazione: Tunisia, Francia, Regno Unito, Stati Uniti d’America

Genere: drammatico

Casa di produzione: Film4 Productions, Tanit Films

Distribuzione italiana: I Wonder Pictures

Durata: 89 minuti

Regia: Kaouther Ben Hania

Sceneggiatura: Kaouther Ben Hania

Fotografia: Qutaiba Barhamji, Juan Sarmiento G.

Montaggio: Maxime Mathis

Musiche: Amin Bouhafa

Attori: Saja Kilani, Motaz Malhees, Clara Khoury, Amer Hlehel

Trailer di “La voce di Hind Rajab”

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Inizialmente ho sentito un breve audio in cui Hind Rajab chiedeva aiuto. La sua vocina si faceva strada nel caos, chiedendo semplicemente di non essere lasciata sola. Nel momento in cui l’ho sentita, qualcosa dentro di me è cambiato. Ho provato un’ondata travolgente di impotenza e tristezza: non intellettuale, ma fisica. Come se il mondo avesse perso leggermente il suo equilibrio. La voce di Hind, in quel momento, è diventata qualcosa di più della supplica disperata di una bambina. Sembrava la voce stessa di Gaza, che chiedeva aiuto nel vuoto, accolta dall’indifferenza, accolta dal silenzio. Era una metafora dolorosamente reale: un grido di soccorso che il mondo poteva sentire, ma al quale nessuno sembrava disposto o in grado di rispondere. Ho contattato la Società della Mezzaluna Rossa Palestinese per ascoltare la registrazione completa. Durava più di settanta minuti, settanta minuti di attesa, di paura, di tentativi di resistere. È stata una delle cose più difficili che abbia mai ascoltato. Ho poi iniziato a parlare con la madre di Hind e con le persone che erano dall’altra parte del telefono, quelle che hanno cercato, contro tutte le difficoltà, di salvarla. Abbiamo parlato per ore. Dalle loro parole e dalla presenza inquietante della voce stessa di Hind, ho iniziato a costruire una storia. Una storia radicata nella verità, sostenuta dalla memoria e plasmata dalle voci di coloro che erano lì.

Dichiarazione della regista

“La voce di Hind Rajab” è un film scritto e diretto da Kawthar ibn Haniyya. Il lungometraggio è stato presentato in anteprima mondiale all’82ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia il 3 settembre 2025, vincendo il Leone d’argento. Al termine della proiezione ha ricevuto un’ovazione di 23 minuti e 50 secondi, battendo così il precedente primato, non scientifico, dell’applauso più lungo ricevuto a un festival di cinema detenuto da Il labirinto del fauno, che al Festival di Cannes 2006 ricevette 22 minuti di applausi. Nel cast sono presenti Saja Kilani, Motaz Malhees, Clara Khoury e Amer Hlehel. L’opera è stata scelta come candidato tunisino all’Oscar al miglior film straniero ai premi Oscar 2026. La pellicola sarà distribuita a partire dal 25 settembre 2025 nelle sale cinematografiche italiane da I Wonder Pictures.

Trama di “La voce di Hind Rajab”

Il film racconta dell’omicidio di Hind Rajab, una bambina palestinese di cinque anni uccisa nel gennaio 2024 dall’esercito israeliano assieme a sei familiari e due paramedici della Mezzaluna rossa nel corso dell’invasione israeliana della striscia di Gaza, incorporando la vera registrazione della sua telefonata fatta agli operatori della Mezzaluna rossa che rese famoso il suo caso.

Recensione di “La voce di Hind Rajab”

Raramente il cinema raggiunge vette di purezza emotiva così profonde come quelle toccate da Kawthar ibn Haniyya nel suo straordinario lavoro “La voce di Hind Rajab” (Ṣawt al-Hind Rajab). Questa opera non è semplicemente un film: è un atto di resistenza, un grido di umanità, una testimonianza indelebile che trasforma il dolore in arte senza mai tradire la sacralità del suo soggetto.

Un coraggio artistico senza precedenti

La regista tunisina, già candidata all’Oscar per “L’uomo che vendette la sua pelle“, dimostra una maturità artistica eccezionale nell’affrontare uno dei casi più strazianti della cronaca recente. Ibn Haniyya non ha scelto la strada facile della spettacolarizzazione, ma ha optato per un approccio di rara sensibilità, costruendo un docudramma che è al contempo intimo e universale, specifico nei suoi dettagli eppure profondamente umano nella sua risonanza.

Il film si apre con quella che potrebbe sembrare una routine chiamata di emergenza, ma ibn Haniyya ci fa capire immediatamente che stiamo per assistere a qualcosa di straordinario. La scelta di utilizzare le registrazioni originali delle telefonate alla Mezzaluna Rossa non è solo un espediente narrativo, ma diventa il cuore pulsante di un’opera che trova nella verità la sua forza più devastante.

Un’architettura sonora magnifica

Il vero genio di “La voce di Hind Rajab” risiede nella sua struttura narrativa, costruita quasi interamente intorno al suono. Ibn Haniyya comprende che in questo caso specifico, l’immagine non può e non deve competere con la potenza emotiva della voce di Hind. Il film diventa così un’esperienza sensoriale unica, dove ogni respiro, ogni pausa, ogni sussurro acquisisce un peso drammaturgico immenso.

La regista orchestra magnificamente i diversi livelli sonori: dalla voce tremula ma coraggiosa della bambina, alle comunicazioni concitate tra gli operatori della Mezzaluna Rossa, fino ai rumori di fondo che ci ricordano costantemente il contesto bellico. Questo intreccio sonoro crea una tensione crescente che tiene lo spettatore incollato allo schermo, anche quando – paradossalmente – le immagini sono ridotte all’essenziale.

Recitazione e autenticità: un equilibrio perfetto

Una delle sfide più delicate del progetto era quella di bilanciare le registrazioni autentiche con le parti recitate necessarie per completare la narrazione. Ibn Haniyya risolve questo dilemma con una sensibilità straordinaria, dirigendo gli attori – in particolare quelli che interpretano gli operatori della Mezzaluna Rossa – con una naturalezza che rende praticamente indistinguibile il confine tra realtà e ricostruzione.

Gli interpreti non cadono mai nella trappola della sovra-drammatizzazione, mantenendo sempre un registro umano, professionale, che rispetta sia la verità dei fatti che la dignità delle persone coinvolte. È particolarmente notevole come la regista sia riuscita a catturare l’umanità degli operatori di soccorso, mostrando la loro professionalità ma anche la loro crescente disperazione di fronte all’impossibilità di raggiungere Hind in tempo.

Un cinema che non guarda altrove

“La voce di Hind Rajab” appartiene a quella categoria di film che il critico cinematografico definirebbe “necessari”. Ibn Haniyya ha creato un’opera che “si rifiuta di guardare altrove”, come sottolineato in una delle recensioni internazionali, affrontando frontalmente una tragedia che ha sconvolto il mondo intero nel gennaio 2024.

Il merito principale del film è quello di non cedere mai al sensazionalismo o alla propaganda, pur trattando eventi di enorme rilevanza politica e sociale. La regista mantiene sempre il focus sull’elemento umano, trasformando quello che avrebbe potuto essere un documentario di denuncia in un’opera d’arte che parla direttamente al cuore dello spettatore.

La forza della semplicità narrativa

La struttura del film è di una semplicità disarmante, eppure incredibilmente efficace. Ibn Haniyya segue il tempo reale della tragedia, accompagnando lo spettatore minuto per minuto attraverso quei momenti terribili. Questa scelta registica, lungi dall’essere limitante, diventa la vera forza del film, creando un’esperienza cinematografica immersiva e emotivamente devastante.

La regista dimostra una fiducia totale nella potenza intrinseca della storia, non sentendo il bisogno di aggiungere orpelli narrativi o espedienti drammaturgici superflui. Il risultato è un film di rara purezza, dove ogni elemento – dal montaggio alla fotografia, dal sound design alla direzione degli attori – è al servizio dell’unico obiettivo: rendere giustizia alla memoria di Hind Rajab.

Un riconoscimento meritato

Non sorprende che il film abbia ottenuto il Gran Premio della Giuria al Festival di Venezia 2025, ricevendo una standing ovation record di quasi 24 minuti. Questo riconoscimento non è solo un tributo alla qualità artistica dell’opera, ma anche un riconoscimento del coraggio di ibn Haniyya nel portare sullo schermo una storia così dolorosa e controversa.

La presenza di Joaquin Phoenix, Rooney Mara, Brad Pitt, Jonathan Glazer e Alfonso Cuarón come produttori esecutivi testimonia ulteriormente l’importanza e la qualità del progetto, così come l’interesse di artisti di calibro internazionale verso tematiche di rilevanza sociale e umanitaria.

Un cinema che cambia le coscienze

“La voce di Hind Rajab” è il tipo di film che non lascia indifferenti. È impossibile uscire dalla sala cinematografica senza essere stati toccati profondamente da questa esperienza. Ibn Haniyya ha creato un’opera che va oltre l’intrattenimento, diventando uno strumento di consapevolezza e di memoria collettiva.

Il film ci ricorda il potere del cinema quando viene utilizzato con responsabilità e sensibilità artistica. Non si tratta solo di raccontare una storia, ma di preservare la memoria di vite spezzate troppo presto, di dare voce a chi non può più parlare, di trasformare il dolore in arte senza mai banalizzarlo.

Considerazioni tecniche

Dal punto di vista tecnico, il film è impeccabile. Il montaggio è serrato e preciso, mai invasivo, sempre al servizio della narrazione. La fotografia, pur essendo volutamente essenziale, crea atmosfere di grande impatto emotivo attraverso l’uso sapiente di luci e ombre.

Il sound design merita una menzione particolare per la sua precisione e per la capacità di creare tensione senza mai cadere nel melodrammatico. 

Un’eredità cinematografica

“La voce di Hind Rajab” si inserisce nella tradizione del grande cinema d’impegno civile. Dimostrando che il cinema può e deve occuparsi delle questioni più urgenti del nostro tempo, senza perdere mai di vista la qualità artistica.

Il film sarà ricordato non solo come una testimonianza importante di un momento storico tragico, ma anche come un esempio di come il cinema possa affrontare temi difficili mantenendo sempre il rispetto per le vittime e la dignità artistica.

Anche senza poter accedere a Gaza, come accennato, alcune inchieste giornalistiche sono comunque emerse. Ma credo che il cinema offra qualcosa di diverso. Non racconta i fatti, li ricorda. Non argomenta, ti fa sentire. Ciò che mi ha perseguitato non è stata solo la violenza dell’accaduto, ma il silenzio che l’ha seguito. E questo non è qualcosa che un reportage può contenere. È qualcosa che solo il cinema, con la sua calma e intimità, può tentare di accogliere. Così mi sono rivolta all’unico strumento che ho (il cinema) non per spiegare o analizzare, ma per preservare una voce. Per resistere all’amnesia. Per onorare un momento che il mondo non dovrebbe mai dimenticare. Questa storia parla anche della nostra responsabilità condivisa, di come i sistemi abbiano fallito nei confronti dei bambini di Gaza, e di come il silenzio del mondo sia parte integrante della violenza.

Dichiarazione della regista

In Conclusione

“La voce di Hind Rajab” è un capolavoro del cinema contemporaneo. Kawthar ibn Haniyya ha creato un’opera di rara potenza emotiva e artistiche, che riesce nell’impresa quasi impossibile di trasformare una tragedia reale in arte pura, senza mai tradire la memoria di chi non c’è più.

Questo non è solo un film da vedere: è un film necessario, un’esperienza che arricchisce e cambia chi la vive. È il tipo di cinema che ci ricorda perché questa forma d’arte sia così importante e potente, capace di toccare le corde più profonde dell’animo umano e di lasciare un segno indelebile nella coscienza collettiva.

Un film destinato a rimanere nella storia del cinema, non solo per la sua qualità artistica, ma anche per il suo valore testimoniale e per il coraggio della sua regista nel dare voce a chi non può più parlare.

Note Positive

  • Scrittura
  • Regia
  • Recitazione
  • Montaggio
  • Sound design

Note Negative

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Review Overview
Regia
Fotografia
Sceneggiatura
Colonna sonora e sonoro
Interpretazione
Emozione
SUMMARY
4.3
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Renata Candioto
Renata Candioto

Diplomata in sceneggiatura alla Roma Film Academy (ex Nuct) di Cinecittà a Roma, ama il cinema e il teatro.
Le piace definirsi scrittrice, forse perché adora la letteratura e scrive da quando è ragazzina.
È curiosa del mondo che le circonda e si lascia guidare dalle sue emozioni.
La sua filosofia è "La vita è uguale a una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita".