L’anno nuovo che non venne mai (2024). Come essere catapultati nella fremente Romania durante la caduta di Ceaușescu. Venezia 81 Orizzonti

Recensione, trama, cast del film L’anno nuovo che non venne mai (2024) di Bogdan Muresanu. Vincitore del Premio Orizzonti per il miglior film.

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Anul nou care n-a fost - Immagine ufficiale del film rumeno

L’anno nuovo che non venne mai

Titolo originale: Anul nou care n-a fost

Anno: 2024

Nazione: Romania, Serbia

Genere: Drammatico

Casa di produzione: Kinotopia, All Inclusive Films

Distribuzione internazionale: Cercamon

Durata: 138’

Regia: Bogdan Muresanu

Sceneggiatura: Bogdan Muresanu

Fotografia: Boroka Biro, Tudor Platon

Montaggio: Vanja Kovacevic, Mircea Lacatus

Scenografia: Iulia Fulicea, Victor Fulicea

Costumi: Dana Anghel

Attori: Adrian Vancica, Iulian Postelnicu, Emilia Dobrin, Nicoleta Hancu, Andrei Miercure, Mihai Calin

Trailer di “L’anno nuovo che non venne mai

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

L’anno nuovo che non venne mai è il primo lungometraggio del regista rumeno Bogdan Muresanu. La pellicola riprende i personaggi del cortometraggio Il regalo di Natale (2018) ampliandoli e facendoli incrociare con altre storie di quotidianità. Il tutto riportato al dicembre 1989, poco prima della caduta del dittatore Ceaușescu.

Ero interessato all’umanità delle piccole vite esposte a grandi eventi storici e al modo in cui affrontano la sensazione di un mondo che scompare. (Bogdan Muresanu)

La pellicola è stata presentata il 31 agosto 2024 alla 81^ Mostra Internazionale del Cinema di Venezia sezione Orizzonti, aggiudicandosi il Premio Orizzonti per il miglior film.

Trama di “L’anno nuovo che non venne mai

20 dicembre 1989. La Romania si trova sull’orlo della rivoluzione. A seguito degli avvenimenti accaduti a Timișoara, le strade sono animate dalle manifestazioni. Gli studenti sfidano il regime mentre la classe dirigente rumena è impegnata con i preparativi per i festeggiamenti di Capodanno, momento in cui il leader Ceaușescu vede la massima esaltazione.

Tuttavia, nelle case fredde e prive di riscaldamento, le famiglie affrontano conflitti personali e la costante minaccia della polizia segreta. Sei esistenze apparentemente indipendenti si intrecciano in modi imprevisti. Con l’aumento della tensione, queste vite convergono in un momento esplosivo che porta alla drammatica caduta di Ceaușescu e del regime comunista.

Recensione di “L’anno nuovo che non venne mai

Il regista rumeno Bogdan Muresanu decide di debuttare nel mondo dei lungometraggi in maniera semplice ma andando ad affrontare una tematica complessa. L’anno nuovo che non venne mai è un insieme di storie che si incrociano, di vissuti più disparati, durante gli ultimi giorni della dittatura di Ceaușescu.

Troviamo l’operaio che teme di essere arrestato perché il figlio ha scritto a Babbo Natale che il genitore odia zio Nicu (il nome con cui veniva chiamato, gergalmente, il despota). Invece, l’anziana donna è costretta dal figlio, appartenente alle forze di polizia, a traslocare in un appartamento perché la sua abitazione deve essere distrutta.

Un’artista protagonista dello show televisivo di Capodanno, già registrato, scappa e deve essere sostituita da un’attrice teatrale somigliante, che si rifiuta di cantare l’inno in onore di Ceaușescu. E poi c’è il giovane borghese che tenta la fuga, insieme a un amico, che tradirà quando saranno poi presi dalle milizie rumene.

Un film a trama intrecciata intriso di storia e umanità

Tutti questi personaggi, e le loro vicissitudini, viaggiano parallele alle trasmissioni televisive che riportano le manifestazioni di protesta contro la dittatura comunista. Una situazione che va sempre più aggravandosi, come le vite dei protagonisti, inconsapevoli di cosa li aspetta oltre quel presente che pare così distante e allo stesso tempo così insormontabile.

Volevo … affrontare quest’argomento dalla prospettiva microscopica delle persone comuni … ricreare quel momento in cui il cambiamento si è verificato senza che lo si notasse, un cambiamento che ha completamente cancellato una dittatura, aprendo la strada a dignità e libertà. (Bogdan Muresanu)

L’obiettivo dichiarato di Muresanu è proporre quegli avvenimenti da una angolazione completamente diversa, ovvero di chi ci si è trovato coinvolto senza accorgersene pienamente. Una consapevolezza attutita dalla quotidianità, dalle problematiche della vita che occorre affrontare giorno per giorno.

I due personaggi che si trovano più coinvolti sono l’operaio, il quale avrà una epifania nel mezzo della manifestazione, e l’attrice sostituta, che non riesce ad accettare il compromesso – né politico, cantando una canzone per soldi, né sessuale, accondiscendendo al suo regista-amante.

Quando non tutto è sempre necessario

Il regista rumeno è avvezzo alle scritture brevi ma in questo caso dimostra anche che riesce a ben intrecciarle. Non vuole creare chissà quale effetto se non quello di tornare indietro nel tempo. Le canzoni pop usate piuttosto che scene e costumi ci riportano, senza troppa fatica, a quel fine Novecento, contraddistinto dalla caduta del Muro di Berlino e dagli accadimenti inevitabili successivi.

La voglia di esplorare percorsi diversi ha accompagnato Muresanu verso la stesura di storie che, però, non sono ben equilibrate, rendendo il film oltremodo lungo in maniera non necessaria. Se il racconto dell’anziana donna poteva essere addirittura eliminato – poco aggiunge alla narrazione dell’epoca – quello dello studente poteva essere meglio sviluppato, in ottica prettamente politica.

Nonostante la durata, però, l’autore riesce non annoiare usando espedienti da commedia, a volte giungendo al grottesco ma ottenendo un sano e indispensabile alleggerimento. Gli espedienti per eliminare la lettera a Babbo Natale piuttosto che per evitare di cantare l’inno al dittatore sono esilaranti nella loro tragicità.

In conclusione

L’anno nuovo che non venne mai è un lavoro ben fatto, originale il suo punto di vista anche se fa di tutto per non schierarsi apertamente. Alcune storie sono più riuscite di altre ma Muresanu è più interessato al risultato globale. Non ha una forma stilistica autoriale marcata e forse proprio per questo ha raggiunto il premio più ambito senza troppa fatica.

Note positive

  • Memoria storica da una visuale insolita
  • Caratteri dei personaggi ben curati
  • Rappresentazione ben definita

Note negative

  • Troppo lungo
  • Molto politically correct
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Renato Soriano
Renato Soriano

Mi occupo di spettacolo ed eventi culturali dal lontano 1991. Nasco come attore per diventare poi regista e autore teatrale. I miei studi mi hanno portato a specializzarmi verso la rappresentazione omonormativa nel cinema, italiano e non. Inoltre, sono ideatore del progetto TeatRealtà, legato alla consapevolezza delle nuove tecnologie usando il teatro come realtà.

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