Come le foglie al vento (1956): l’estetica dell’eccesso

Condividi su

Trailer di Come le Foglie Al Vento

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Film dal sapore melodrammatico che fonde, in una miscela perfetta, elementi scabrosi ed eccitanti propri dell’Adult film, a ingredienti appartenenti al dramma psicologico. Il tutto è condito da un alone di decadenza, che caratterizza la middle class che si sta via via affermando negli anni 50. Realizzato nel 1956 in technicolor, Come le foglie al vento è ispirato all’omonimo romanzo scritto da Robert Wilder; inoltre, grazie a esso, l’attrice Dorothy Malone, interprete di Marylee Hadley, vinse il Premio Oscar nel 1956 come miglior attrice non protagonista. In Italia la pellicola è stata distribuita il 9 gennaio 1957.

Trama di Come Le Foglie Al Vento

Kyle Hadley, il suo amico Mitch e Lucy… È con questo triangolo amoroso che il regista decide di presentare il film, attirando lo spettatore all’interno di un universo allo stesso tempo sensazionalistico e drammatico.. Figlio di un ricco industriale, Kyle è troppo debole, impotente e sopraffatto dal suo mondo edonistico per spalleggiare il padre nella sua attività. Al contrario Mitch, amato dal padre, nonché il suo migliore amico, sembra rappresentare il suo alter ego, poiché incarna alla perfezione tutti quei valori per diventare un imprenditore ideale: serietà, generosità e determinazione. I due amici si innamorano della stessa donna, Lucy Moore, la quale costretta in questo bivio, deciderà di sposare Kyle e le sue fragilità. Questo sottile filo di stabilità rappresenta un equilibrio solo apparente, che di fatto non tarda ed essere drasticamente spezzato non appena il dottore confessa a Kyle l’esistenza di una possibile sterilità, notizia che gli procurerà un enorme turbamento e lo farà affogare nuovamente nel doloroso limbo dell’alcolismo. Un destino che è segnato a peggiorare sempre di più quando la moglie Lucy rimarrà inaspettatamente incinta…

 Kyle Hadley, Mitch Wayne e Lucy Moore di Come le foglie al vento
Kyle Hadley, Mitch Wayne e Lucy Moore di Come le foglie al vento

Recensione di Come le foglie al vento

Stare “come le foglie al vento”, libere, che volano leggere, lasciandosi trasportare e ondeggiando nell’aria… tutto il contrario dei personaggi del nostro film diretto da Douglas Sirk. Come se una forza superiore impedisse loro di agire, il protagonista Kyle e la sorella Marylee, più di tutti, appaiono bloccati, imbrigliati dagli oggetti che popolano lo spazio intorno a loro. Psicologicamente squilibrati, con ambizioni totalmente dissocianti con ciò che dovrebbero desiderare, così isterici da non possedere le facoltà mentali per portare ordire nelle proprie vite, i due fratelli incarnano perfettamente le caratteristiche proprie del Family Melodrama: un metodo di rappresentazione antitetico a quello classico, il quale affronta principalmente tematiche legate alle dinamiche familiari.

La famiglia non è più un universo rassicurante come quello trasmesso dalla televisione e si dissocia da quell’idea di “nido di protezione” di cui parla Pascoli; esso è un luogo malsano, regno delle incomprensioni e fonte di patologie psichiche, fisiche e talvolta sessuali.

D’altronde l’incipit è da subito indicativo del rapporto conflittuale che vige tra padre e figlio. Il protagonista è presentato per la prima volta, in un campo lungo, alla guida della sua macchina sportiva, mentre irresponsabilmente beve dalla bottiglia. Contemporaneamente svariate inquadrature di pozzi petroliferi compaiono nell’inquadratura, alludendo sia alla fortuna e alla ricchezza della famiglia, ottenute grazie al lavoro del padre, che quelli che dovrebbero essere i suoi obblighi, verso i quali mostra un atteggiamento totalmente noncurante gettandosi nei piaceri frivoli della vita (quali l’alcol). L’isteria di Kyle si somatizza nel corpo: la postura, le abitudini, le dipendenze, i costumi diventano sintomatici e sono indicatori di un particolare status emotivo oltre che sociale. Non a caso il melodramma è considerato un body genres, in quanto il corpo diviene il luogo in cui si iscrive l’identità di una persona e al contempo si pone come soggetto e oggetto del desiderio, il quale necessita di essere espresso liberamente: d’altronde, proprio i momenti in cui il corpo viene assuefatto dalla pulsione sono considerati i più melodrammatici.

La realtà di cui il film è portavoce è totalmente problematica, ed espressione di questa sono le nuove strategie estetico-comunicative che si concentrano sulla capacità altamente espressiva del cinema. Facendo leva sugli elementi visivi e sonori, a discapito di quelli narrativi, si dà infatti maggiore risalto alle componenti emotive e simboliche delle immagini. Ecco il perché dei colori accesi, della musica enfatica, di elementi come griglie, specchi e filtri e dell’uso inconsueto della macchina da presa, meno logico e motivato, ma molto più espressivo, con un impiego di angolazioni sghembe, inquadrature fuori fuoco e grandangolo: tutto è incentrato a trasmettere sensazioni di eccitazione, sensazionalismo e di impotenza da parte del personaggio, che è totalmente inglobato dallo spazio, come ad esempio accade nella sequenza in cui Marylee, dopo essere stata riaccompagnata a casa dai carabinieri, risale nella sua stanza, stracolma di oggetti, ed inizia a ballare sulle note di una canzone jazz. Una sensazione di claustrofobia e oppressione domina la scena, lasciando intendere che, al contrario di come dovrebbe essere, sia lo spazio a controllare e manipolare la protagonista che lo abita.

Fotogramma di Come Le foglie al vento
Fotogramma di Come Le foglie al vento

In Conclusione

Proprio come per gli autori del decadentismo, i paradisi artificiali, come droga o alcool, sono i mezzi prediletti per tentare una fuga dalla realtà quotidiana. Ma mentre per molti autori l’assenza di qualsiasi preoccupazione morale e sociale era funzionale all’aspirazione di vivere la vita come un’opera d’arte, lo scopo dei protagonisti del nostro film non è affatto affine a quest’ultimo, in quanto per loro il valore supremo non è rappresentato dalla bellezza, quanto piuttosto dall’eccesso.

Note Positive

  • grande coinvolgimento visivo
  • ricco di spunti riflessivi da analizzare
  • massimo rappresentante del Family Melodrama

Note Negative

  • /
Condividi su

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.