L’arte di essere felici (2024): ritrovarsi con l’arte

Recensione, trama e cast del film L’arte di essere felici, diretto da Stefan Liberski e presentato in anteprima mondiale alla Festa del Cinema di Roma.

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L'arte di essere felici locandina film

L’arte di essere felici

Titolo originale: L’art d’être heureux

Anno: 2024

Nazione: Belgio, Francia

Genere: Commedia

Casa di produzione: Artémis Productions, Le Bureau, RTBF, Proximus, BeTV

Distribuzione italiana:

Durata: 110 minuti

Regia: Stefan Liberski

Sceneggiatura: Stefan Liberski

Fotografia: Hichame Alaouié

Montaggio:

Musiche:

Attori: Benoît Poelvoorde, Gustave Kervern, Camille Cottin, François Damiens, Laurence Bibot, Lorella Cravotta, Frédéric Clou, Chloé Larrère

Trailer di “L’arte di essere felici”

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

L’arte di esse felici è un film del 2024 diretto e scritto da Stefan Liberski, presentato in concorso alla Festa del Cinema di Roma 2024 nella sezione Progressive Cinema.

Trama di “titolo”

Yves Machond è un’artista concettuale in crisi che decide di ripartire da zero da Étretat, la località della Normandia nota per le falesie immortalate da Claude Monet. L’incontro con un’artista figurativa lo introdurrà nella comunità di artisti locali, tra cui una gallerista annoiata e una ragazza con uno spiccato talento per la pittura.

Immagine del film L’arte di essere felici (2024)
Immagine del film L’arte di essere felici (2024)

Recensione di “titolo”

A quanti è capitato di voler ricominciare da zero? Quanti sono arrivati alla conclusione che il miglior modo di riprendere in mano la propria vita è buttare tutto e ripartire senza una meta precisa, in balia delle onde del destino? L’arte di essere felici parla proprio di questo: un insegnante e artista concettuale entra in una crisi senza precedenti, decide di vendere tutto e si trasferisce in un piccolo paese della Normandia alla ricerca dell’ispirazione artistica e di se stesso. Come sostiene Yves Machond stesso: fare tabula rasa, cancellare tutto. Fare questo per rilanciarsi nel mondo dell’arte in cui ha vissuto e tenta di sopravvivere. In L’arte di essere felici il bisogno del protagonista è quello di rilanciarsi in quel mondo che ha lasciato varie volte e la conoscenza di un pittore en plein air gli permetterà di entrare a contatto con un piccolo universo di artisti bizzarri e persi nel proprio stile. In questo senso l’arte diventa l’argomento centrale della pellicola: da rifugio per ripartire verso il successo ad attività collettiva e terapeutica, ma anche un modo per venire a patti con la realtà.

E così in questa commedia il mondo elitario artistico viene deriso attraverso la figura manipolatrice della gallerista Cécile e le varie gag del personaggio interpretato da Benoît Poelvoorde: veste i panni di un uomo che cerca di essere quello che non è, si rende istrionico e ridicolo, volendo attirare attorno a sé una gloria che ormai non esiste più. Lo si può osservare quando dipinge: non lo fa per se stesso, è un atto dovuto ad un atteggiamento non suo. La forza di L’arte di essere felici sta nel suo protagonista esplosivo, un concentrato di battute e vicissitudini che lo porteranno ad affrontare l’amara realtà. Amara come questa commedia, che non si pone il solo obiettivo di far ridere lo spettatore, quanto di raccontare una storia di vita basata sulle proprie illusioni personali, in cui la realtà cede il posto a fantasie mentali effimere e fragili nel momento cui la farsa costruita da Yves fa cadere la maschera e le possibilità di ricostruire tutto scivola dal precipizio.

Fotogramma di L’arte di essere felici (2024)
Fotogramma di L’arte di essere felici (2024)

In conclusione

L’arte di essere felici è una commedia che unisce introspezione e umorismo in una riflessione sull’arte e sulle illusioni personali. Il film, con il suo tono amaro e leggero, cattura l’essenza di un uomo alla ricerca di un nuovo inizio, offrendo una satira pungente del mondo artistico. Un racconto che diverte, ma che lascia anche spazio a una riflessione più profonda sulla vita e i suoi fallimenti.

Note positive

  • Interpretazione brillante di Benoît Poelvoorde
  • Approfondimento interessante del tema dell’arte come rifugio
  • Ottimo equilibrio tra commedia e introspezione

Note negative

  • Alcuni personaggi secondari poco sviluppati
  • Ritmo non sempre costante
  • Alcune gag potrebbero risultare ripetitive
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Gianluca Zanni
Gianluca Zanni

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