Le città di pianura (2025). Tra le strade di un Veneto dimenticato – Cannes78

Recensione, trama e cast del film Le città di pianura (2025), pellicola presentata nella selezione di Un Certain Regard del Festival di Cannes 2025.

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Le città di pianura (2025) – Regia di Francesco Sossai – Presentato nella sezione Un Certain Regard al 78° Festival di Cannes – Immagine concessa per uso editoriale.
Le città di pianura (2025) – Regia di Francesco Sossai – Presentato nella sezione Un Certain Regard al 78° Festival di Cannes – Immagine concessa per uso editoriale.

Trailer di “Le città di pianura”

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Le città di pianura è un film italiano del 2025 diretto da Francesco Sossai. È stato presentato nella selezione di Un Certain Regard del Festival di Cannes 2025.

Trama di “Le città di pianura”

Carlobianchi, detto Carlo, e Doriano, chiamato Dori, sono due beoni che devono raggiungere il loro amico Genio in aeroporto, in ritorno dall’Argentina. Ma prima di partire per Treviso, i due vogliono concedersi un’ultima bevuta come atto simbolico. Finiranno per caso a Venezia e incontreranno lo studente di architettura Giulio con il quale vivranno un viaggio nell’immensa e dimenticata pianura del Veneto.

Recensione di “Le città di pianura”

Poche le presenze del Belpaese nella selezione del festival di Cannes. Il 20 maggio è stato il turno di Mario Martone con Fuori (ora nelle sale italiane), ma il giorno dopo è toccato a Le città di pianura del veneto Francesco Sossai, con i volti di Filippo Scotti e Sergio Romano, all’interno del concorso Un Certain Regard. Una storia che assapora la vita di due uomini di mezza età a caccia della loro ultima bevuta, finché non si unirà a loro il giovane Giulio, timido studente di architettura.

L’opera seconda di Sossai è un flusso di eventi generato dal caso, un viaggio esistenziale che porterà Carlobianchi (giuro che è così, ndr) e Doriano (per gli amici Dori) in una lunga attesa per quell’ultima bevuta. Quando sembra che tutto debba finire, prendono la Jaguar e passano da bar in bar pur di non concludere la loro nottata. Ma questo viaggio in balia del tempo e dell’alcol li trascinerà attraverso una regione in continuo cambiamento. Aspettando Godot con una bottiglia di birra in mano, un confronto tra due generazioni sulla vita e sull’amore tramite la presenza di Giulio, la cui curiosità per l’architettura e volontà di raggiungere determinate mete costituiscono dei cardini per il loro cammino.

Una traversata nella vasta pianura veneta alla ricerca di qualcosa di effimero e ormai perduto, distrutto dal tempo e da un futuro in cui il progresso intende unire tutti. Ma questo è solo un fantasma, una chimera che non si cura dei piccoli centri della pianura. Tramite un andamento episodico che può ricordare Il sorpasso di Dino Risi (anche qui c’è un beone, una macchina e uno studente), si osserva la vita delle persone comuni di un vasto territorio martoriato e poco considerato, dove tra case diroccate e ville in vendita, ormai non c’è più nessuna terra, ma solo un territorio da smembrare con le infrastrutture del domani — semmai verranno costruite.

Vagare per vivere un’avventura in queste città di pianura, dimenticate così come lo sono le persone, la cui vita non ha mai sorriso loro in faccia, neanche dopo tanto duro lavoro. Un sentimento che si riflette bene nell’incipit, in cui Primo Sossai riceve un orologio per il suo pensionamento, e che nel corso del film si ritrova solo davanti a una slot machine, incapace di godersi il tempo che gli rimane.Le città di pianura è un film che parla piano, ma pesa molto. Con un’ironia sottile e una malinconia tangibile, Sossai firma un’opera che non cerca eroi, ma umanità — quella dispersa tra le strade deserte e i sogni rimasti chiusi nei bar di provincia. Un cinema che osserva, attende e, forse, consola. Ma è anche un tipo di cinema che utilizza l’autorialità per raccontare una terra quasi dimenticata dalle stesse cartine geografiche, in cui due generazioni differenti attraverso le strade in cerca di un segnale di vita.

In conclusione

Le città di pianura è un viaggio attraverso un Veneto dimenticato, dove il tempo si dilata in un’esistenza scandita da incontri fortuiti, sogni spezzati e un continuo vagare senza meta. Sossai racconta una terra smembrata e poco considerata, in cui l’incontro tra due generazioni diventa occasione per riflettere sulle illusioni del passato e le incertezze del futuro. Il film, con la sua narrazione episodica e il richiamo ai grandi road movie italiani, si fa portavoce di una malinconia palpabile, che emerge nei dettagli di un paesaggio trascurato e nella vita di uomini che, forse, cercano più una direzione che una destinazione. Attraverso la sua sottile ironia e la sua profondità emotiva, Le città di pianura si impone come un’opera che non cerca risposte, ma sa osservare e restituire frammenti di umanità senza artifici.

Note positive

  • Narrazione episodica che restituisce il senso di smarrimento e ricerca
  • Atmosfera malinconica e autentica, ben radicata nel contesto sociale
  • Interpretazioni intense di Filippo Scotti e Sergio Romano

Note negative

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Gianluca Zanni
Gianluca Zanni