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Il ballo delle pazze
Titolo originale: Le Bal des Folles
Anno: 2021
Paese: Francia
Genere: drammatico
Produzione: Lègende Film
Distribuzione: Prime Video
Durata: 121 minuti
Regia: Mèlanie Laurent
Sceneggiatura: Mèlanie Laurent, Cristophe Deslandes
Fotografia: Nicolas Karakatsanis
Montaggio: Anny Danché
Musiche: Asaf Avidan
Attori: Mélanie Laurent, Lou de Laâge, Emmanuelle Bercot, Benjamin Voisin, Cédric Khan, Grégoire Bonnet
Il 17 settembre è uscito su Amazon Prime “Il ballo delle pazze”, per la regia di Mélanie Laurent (celebre per il suo ruolo di Shoshanna in Bastardi senza Gloria) che ormai da qualche anno si dedica con successo alla regia. Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Victoria Mas.

Trama Il ballo delle pazze
Francia, XIX secolo. Eugénie (Lou de Laâge) è una giovane donna della borghesia parigina che ha un dono speciale: sente e vede gli spiriti. La famiglia decide di rinchiuderla alla Salpêtrière (manicomio francese dell’epoca, oggi trasformato in clinica neurologica). Il destino di Eugénie si intreccerà ben presto con quello di Genevièuve (Mèlanie Laurent), una delle infermiere dell’istituto.

Recensione Il ballo delle pazze
La prima peculiarità che colpisce è la capacità d’inserire in un contesto reale (la Francia di fine ‘800, gli esperimenti del neurologo Charcot sull’isteria femminile che sfociavano in esibizioni “teatrali” e ipnosi sulla vittima) una vicenda di fantasia. L’aspetto paranormale resta sempre sullo sfondo, quasi a dare un carattere più deciso all’opera. Il fulcro centrale è invece senza dubbio la denuncia di efferate pratiche che avevano luogo in istituti come la Salpétrière.
Mélanie Laurent porta avanti il tutto in maniera estremamente calibrata. La sua regia è sempre sul pezzo, capace di mettere in scena una precisa costruzione dello spazio: la macchina da presa si muove nelle varie aule del manicomio e attraverso carrelli e ampie inquadrature lo spettatore viene immerso nella scena. A dominare è il senso di disagio della protagonista che più volte viene inquadrata sola in mezzo alla gente, sola fra le mura del manicomio, sola con sé stessa.

La regista riesce a creare una pellicola ricca di atmosfera anche attraverso l’uso espressivo di chiaro – scuri e il contrasto bianco – nero esplode sul finale con alcune trovate che trovano pieno sfogo durante il “ballo” in cui si gioca con la ricchezza cromatica concessa dalla situazione, fra costumi, decorazioni e giochi di luce. Nota di merito per l’ottima colonna sonora di Asaf Avidan che per tutta la durata di Le Bal des Folles contribuisce molto all’immersione totale nell’ambiente.
Le intepretazioni del cast secondario seppur buone restano di contorno, a dominare la scena sono Mélanie Laurent (che si ritaglia un ruolo da coprotagonista) e Lou de Laâge (già protagonista di un precedente film della regista: Breathe), non si può non restar colpiti dal rapporto a doppio filo che lega Genevièuve e Eugénie, sempre costruito tramite l’attenta regia che gioca sui primi piani nelle scene in cui le due sono insieme e un montaggio incalzante che tende a legarle idealmente quando son separate. Quello che dapprima era un rapporto infermiera – paziente ben presto diventa vicinanza umana, Genevièuve inizia a empatizzare con Eugénie divenendone complice. Sui loro volti si legge la ricerca di umanità e libertà in un luogo che ne è privo

Va notato che alcune vicende riguardanti gli abitanti dell’istituto che sembrava trovassero compimento restano invece abbozzate, quasi come semplici quadretti autonomi di vita vissuta ma in fondo il materiale narrativo era tanto e ciò che contava erano in fondo le due protagoniste.
In conclusione Mélanie Laurent firma un’opera dura, cruda (non mancano i momenti di forte denuncia che mettono in scena anche violenza fisica) che però non perde mai la dolcezza del tocco femminile. È nel rapporto fra le due donne, sempre mostrato e mai spiegato, che giace l’anima di questo bellissimo “Le Bal des Folles”.
Note positive
- La regia di Mèlanie Laurent restituisce con grande forza l’atmosfera della vicenda
- Le due interpretazioni principali sono sempre sul pezzo
- La sceneggiatura affronta temi interessanti e complessi
Note negative
- Alcuni elementi narrativi non vengono conclusi e sviscerati fino in fondo