Leopardi – Il poeta dell’infinito (2024). Tra filosofia, politica e passioni umane

Recensione, trama e cast della miniserie RAI Leopardi - Il poeta dell'infinito (2024), un ritratto del poeta italiano dell'800, il 7 e l'8 gennaio 2025 su Rai 1

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Trailer di “Leopardi – Il poeta dell’infinito”

Informazioni sulla stagione e dove vederla in streaming

Presentata in anteprima mondiale all’81ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nel 2024, Leopardi – Il poeta dell’infinito è l’attesissima miniserie evento targata RAI, in onda su RAI 1 in prima serata martedì 7 e mercoledì 8 gennaio 2025.

Diretta da Sergio Rubini, alla sua prima regia televisiva, e scritta dallo stesso Rubini insieme a Carla Cavalluzzi e Angelo Pasquini, la serie propone un ritratto inedito del Conte Giacomo Leopardi. Considerato uno dei più grandi poeti, filosofi e pensatori della cultura italiana, Leopardi nacque il 29 giugno 1798 a Recanati e morì a soli trentotto anni a Napoli, il 14 giugno 1837, pochi giorni prima del suo trentanovesimo compleanno. La miniserie esplora la complessità del pensiero leopardiano, soffermandosi non solo sui suoi celebri scritti filosofici e poetici, ma anche sui suoi ideali politici e sulle profonde riflessioni che Leopardi ha effettuato sul rapporto tra l’uomo e la grandezza della natura.

A vestire i panni del poeta di Recanati è Leonardo Maltese, già acclamato per le sue intense interpretazioni in Rapito di Marco Bellocchio e Il Signore delle Formiche di Gianni Amelio, ruoli che gli sono valsi il Premio Guglielmo Biraghi ai Nastri d’Argento 2023. Il cast annovera anche Alessio Boni nel ruolo del rigido padre Monaldo Leopardi, Valentina Cervi nei panni della madre Adelaide Antici e Giusy Buscemi, che interpreta Fanny Targioni Tozzetti, musa e amore impossibile del poeta. Arricchiscono ulteriormente il cast Cristiano Caccamo nel ruolo dell’amico Antonio Ranieri, Alessandro Preziosi nei panni di Don Carmine e Fausto Russo Alesi in quelli di Pietro Giordani, mentore e sostenitore di Leopardi.

Prodotta da Rai Fiction, IBC Movie, Rai Com e Oplon Film, la serie è realizzata sotto la produzione di Beppe Caschetto per IBC Movie, con la collaborazione dei produttori delegati Anastasia Michelagnoli per IBC Movie e Valeria Lugaro e Alessandra Ottaviani per Rai. L’imponente produzione in costume si sviluppa tra scenografie suggestive e location evocative, con riprese effettuate a Recanati, terra natale del poeta, e in altre località delle Marche, oltre che in Bari, Puglia, Mantova, Torino, Roma, Napoli e Bologna. Il progetto ha potuto contare sul supporto della Marche Film Commission e della Apulia Film Commission, valorizzando al massimo il patrimonio culturale e naturale italiano.

Trama di “Leopardi – Il poeta dell’infinito”

Nel 1837, il corpo senza vita di Giacomo Leopardi giace a Napoli, mentre la città è devastata dall’epidemia di colera. Per garantirgli una degna sepoltura ed evitargli le fosse comuni, il suo amico Antonio Ranieri si batte con determinazione per convincere Don Carmine a offrire al poeta un luogo di riposo nelle cripte della chiesa. Un’impresa ardua, data la reputazione controversa di Leopardi, malvisto sia dalla Chiesa che dalla politica a causa delle sue affermazioni rivoluzionarie e delle sue aspre critiche al pensiero cristiano. Per persuadere Don Carmine, Ranieri intraprende un racconto appassionato della vita del poeta e filosofo, iniziando dall’infanzia trascorsa tra le mura opprimenti della casa paterna a Recanati. In quel contesto, segnato dalla rigida autorità del padre Monaldo Leopardi, il giovane Giacomo manifesta una prodigiosa intelligenza e un’insaziabile sete di conoscenza. Trova nei libri, nella scrittura e nei romanzi un rifugio dalla prigionia emotiva e fisica condivisa con i due fratelli minori.

Nonostante una salute fragile, il cuore di Leopardi è animato da sogni di gloria e amore. Questi desideri lo spingono, in giovanissima età, a confrontarsi con un’Italia frammentata e scossa da tensioni politiche. Nasce così All’Italia, una lirica composta nel settembre 1818 a Recanati, pochi anni dopo il Congresso di Vienna, che aveva sancito la sottomissione dell’Italia a potenze straniere come l’Impero Austriaco. Il componimento, intriso di patriottismo, diventa ben presto un inno carbonaro, ispirando i patrioti che lottavano per l’unificazione dello Stato italiano.

Pur relegato nella sua stanzetta di Recanati, Leopardi trova un primo contatto con il mondo esterno grazie a una fitta corrispondenza epistolare, in particolare con lo scrittore rivoluzionario Pietro Giordani. Tra i due nasce un profondo legame intellettuale e d’amicizia. Sarà proprio Giordani a incoraggiarlo a liberarsi dalle catene familiari e a sfidare le convenzioni della sua epoca con un pensiero critico e visionario.

Un’altra figura fondamentale nella vita di Leopardi è Antonio Ranieri, un nobile che diventa suo compagno e confidente durante gli anni trascorsi a Firenze. Qui, grazie a Ranieri, Leopardi conosce l’aristocratica Fanny Targioni Tozzetti, della quale si innamora perdutamente. Tuttavia, il sentimento non è ricambiato e si trasforma in un amore idealizzato e irraggiungibile, che porta il poeta a sperimentare alternanze di fugace gioia e profonda depressione, aggravando le sue già precarie condizioni di salute. Nel tentativo di aiutarlo a superare il dolore per Fanny, Ranieri porta Leopardi a Napoli. È proprio qui che, a causa dell’aggravarsi delle sue condizioni fisiche, il poeta trova la morte, lasciando un’eredità culturale e filosofica di immensa portata.

Leonardo Maltese in Leopardi - Il poeta dell'infinito
Leonardo Maltese in Leopardi – Il poeta dell’infinito

Recensione di “Leopardi – Il poeta dell’infinito”

Un lungometraggio di ben 245 minuti, suddiviso in due puntate da 2 ore ciascuna, che si propone di offrire un ritratto attento e dettagliato della figura del poeta e pensatore pessimista Giacomo Leopardi. La narrazione intesse una drammaturgia maggiormente focalizzata sulla descrizione dei rapporti umani e politici che Leopardi intreccia durante i suoi spostamenti attraverso varie città italiane, da Bologna a Torino, passando per Firenze e Napoli, piuttosto che sul mero approfondimento della sua arte poetica. I versi delle sue celebri poesie, tra cui la celeberrima L’infinito e A Silvia, vengono infatti utilizzati all’interno del racconto audiovisivo, ma senza rappresentare il fulcro narrativo e tematico. Il focus si concentra, invece, sulla trattazione dell’essenza intima e spirituale del conte Leopardi, dove i versi delle sue poesie, specialmente quelli citati, fungono da veicolo per approfondire la psiche e le emozioni dell’uomo, rivelandone la complessità interiore e la profondati della sua umanità.

In questo senso, la miniserie Rai si propone di ritrarre Giacomo Leopardi, distaccandosi dai tradizionali schemi scolastici per immergere il poeta in una rappresentazione profondamente umana. L’approccio adottato da Sergio Rubini pone l’accento su Leopardi non solo come genio letterario, ma anche come uomo vulnerabile, capace di vivere intensamente i legami affettivi e le sfide del suo tempo. I temi dell’amicizia, dell’amore e del suo rapporto complesso con il contesto storico e sociale emergono con forza, arricchendo la percezione della sua personalità variegata, non solo ancorata a dinamiche pessimistiche, soprattutto nella sua prima fase poetica e filosofica. All’interno di questo approccio i suoi lavori non vengono solo citati, come già accennato, ma divengono strumenti narrativi per scandagliare le sue riflessioni filosofiche e per donarci l’essenza del suo pensiero, rendendo il racconto visivamente e intellettualmente coinvolgente.

Approfondendo la biografia di Giacomo Leopardi, gigantesco poeta, scrittore e pensatore tra i massimi della cultura italiana di tutti i tempi, oltre all’immagine canonica di un uomo immerso in una malinconica solitudine a tinte gotiche sclerotizzata da una perenne sofferenza fisica, se ne può scorgere un’altra, sottotraccia, completamente diversa, caratterizzata da una vitalità dirompente. Dotato di un corpo troppo fragile per soddisfare il suo bisogno primario di amore, Giacomo Leopardi, infatti, tutt’altro che arreso, è in continuo conflitto con la natura matrigna, avendo come obiettivo il superamento del proprio limite e lo spasmodico desiderio di un orizzonte di felicità e di bellezza. 

È l’incontenibile amore per la vita il motore che muove Leopardi e la sua poetica; e il suo pessimismo è il risultato di una costante ricerca di felicità negata da un universo incomprensibile e sordo ai desideri degli uomini. La continua tensione del poeta verso la vita si manifesta attraverso una voglia di libertà, di amore e di bellezza, a costo di mettere in discussione ogni ordine costituito, dalla famiglia al conformismo dei suoi contemporanei. 

Piuttosto che lo studioso curvo perennemente sui libri, il nostro Leopardi quindi avrà il piglio di un esuberante enfant prodige che desidera divorare il mondo e viverne appieno ogni sfaccettatura. Al posto di una figura grigia, rischiosamente polverosa e respingente, preferiamo tratteggiarne un’altra più brillante, variopinta, trasgressiva e soprattutto piena di fascino. Sarà la ricerca di amore a spingere Leopardi oltre il recinto dorato della casa paterna, e sarà l’amore per una donna, l’ammaliante aristocratica Fanny Targioni Tozzetti, a diventare la sua ragione di vita, nonché a occupare uno spazio importante nella sua produzione letteraria; così come ancora una volta sarà nell’amore per il suo fedele e apollineo amico Ranieri che il nostro poeta riuscirà a colmare i limiti della propria fisicità. 

Genio visionario dietro cui palpita il cuore di un eterno ragazzo, incompreso dai suoi contemporanei, Leopardi è più interessato a rivolgersi alle generazioni del futuro mettendo in ballo spunti di riflessione più che mai attuali in una società come quella di oggi spesso afflitta dalla mancanza di maestri e di saldi punti di riferimento.

Cit. Sergio Rubini

L’elemento storico – politico

La drammaturgia della miniserie si concentra in modo attento e dettagliato sulla situazione dell’Italia ottocentesca, mettendola in parallelo con l’evoluzione del pensiero leopardiano. Durante l’epoca in cui Giacomo Leopardi visse, il popolo italiano era attraversato da forti venti rivoluzionari contro il dominio austriaco e francese. Numerosi intellettuali si riunivano in circoli culturali per gettare le basi del movimento nazionalistico, con l’obiettivo di rovesciare il sistema politico e promuovere un governo nazionale democratico. Questo nuovo assetto, nel pensiero rivoluzionario, avrebbe unito, sotto un’unica bandiera, i diversi regni in cui l’Italia dell’epoca era frammentata, molti dei quali erano sotto il controllo di potenze straniere. L’interesse per il nazionalismo e la politica era presente anche in Leopardi, che fin dalla giovanissima età entrò, quasi involontariamente, nei circoli esclusivi di intellettuali e nobili rivoluzionari. Questo avvenne soprattutto grazie alla sua lirica All’Italia, la sua prima pubblicazione ufficiale: un testo poetico dal carattere profondamente rivoluzionario, che criticava aspramente i governi dell’epoca, infiammando gli animi del popolo e incitandolo ad agire in nome del nazionalismo e del rovesciamento del potere costituito.

La miniserie si concentra in modo significativo sul rapporto di Leopardi con i circoli rivoluzionari, in particolare quello fiorentino. Inizialmente entusiasta, il poeta col tempo assunse un atteggiamento sempre più distaccato, allontanandosi dalle credenze politiche e dall’idea che un governo virtuoso potesse realmente portare alla felicità collettiva. Questa disillusione rifletteva la sua convinzione sull’inevitabilità dell’infelicità individuale e, al contempo, sull’incapacità di un popolo infelice di eleggere un governo virtuoso. Parallelamente alla descrizione delle frequentazioni di Leopardi con i circoli e i loro membri, la miniserie non solo illustra l’evoluzione del suo pensiero e della sua filosofia, ma getta anche luce sui numerosi ostacoli che lo scrittore incontrò nella pubblicazione delle sue opere durante la sua vita.

Difatti, I governi regionali dell’epoca considerarono Giacomo Leopardi un rivoluzionario, principalmente a causa dei suoi legami con i circoli letterari e della sua stretta amicizia con il rivoluzionario Pietro Giordani. Questo rapporto, insieme alla scrittura di All’Italia e al suo costante distacco dalle credenze cristiane e dall’autorità pontificia, contribuì a etichettarlo come un eretico. Di conseguenza, Leopardi si trovò spesso ostracizzato dal mondo editoriale, bloccato dalla paura degli editori di incorrere nella censura, onnipresente nei confronti di testi considerati controversi. In questo contesto, la miniserie Leopardi – Il poeta dell’infinito narra i numerosi tentativi del poeta di pubblicare le sue Operette morali. Questo obiettivo, purtroppo mai raggiunto completamente, costrinse Leopardi a spostarsi da Bologna a Firenze, nella speranza di trovare nuove opportunità editoriali, ma senza esiti pienamente positivi, ottenendo solo una pubblicazione parziale e di pochissime copie.

Amore e amicizia

Al di là dell’elemento politico legato al ritratto del pensiero di Leopardi, connesso al nazionalismo e alla lotta armata, la miniserie trova il suo punto di forza nell’esplorazione dei rapporti umani che il poeta intrecciò nel corso della sua breve vita, segnata da due grandi amicizie: prima quella con Pietro Giordani, poi con Ranieri. La serie ci racconta l’importanza che questi due uomini, talvolta dimenticati dalla grande Storia, ebbero nella vita di Leopardi, uomini che contribuirono a fare di lui quello che oggi, nel 2025, conosciamo e apprezziamo come uno dei più acuti pensatori dell’800 italiano, e non solo.

Se con Pietro Giordani la sceneggiatura ci offre un ritratto non completamente approfondito, lasciando la figura nell’ombra della bidimensionalità, lo stesso non accade con Ranieri, che, al contrario, ruba la scena a Leopardi, soprattutto nella seconda puntata, quando la cornice drammaturgica cambia. Nel primo episodio, Ranieri racconta la storia dell’amico a Don Carmine, per convincerlo a seppellire il poeta, in una narrazione che erge Leopardi a protagonista, mentre nella seconda puntata vediamo Ranieri narrare gli ultimi anni della vita di Giacomo all’amata Fanny Targioni Tozzetti, figura centrale per comprendere i suoi ultimi anni, dove il filosofo di Recanati si era follemente innamorato di lei. Questo seconda parte, per alcuni tratti, però vede Ranieri, svolgere un lavoro quasi da protagonista e non da co-protagonista della vicenda.

La drammaturgia, riferita al rapporto Ranieri – Fanny – Giacomo, sviluppa una sorta di ménage à trois dai connotati tragici, che funziona molto bene, mescolando una narrazione ancorata alla realtà storica con elementi romanzati, per rendere la vicenda decisamente più appassionante di quanto fu in realtà il suo amore non corrisposto. Questo arco narrativo funziona grazie a una scrittura attenta nel caratterizzare i tre personaggi, partendo dalla frivola e bellissima Fanny Targioni Tozzetti, cui tutti gli uomini cedono ai suoi piedi, passando per Ranieri, un uomo ambiguo, che si divide tra momenti di leggerezza e attimi di estrema bontà e sottomissione all’amico Leopardi, con cui intrattiene un rapporto talvolta malsano e autodistruttivo. Infine, c’è Leopardi, ben tratteggiato, dove il tema della sua malattia non risulta invadente, ma lascia spazio al suo pensiero e al suo bisogno di vivere e di avventura. In questo senso, il racconto della vita di Leopardi si struttura attraverso la narrazione dei suoi amori e delle sue amicizie, passando da Giordani e Marianna Brighenti, fino a Ranieri e alla sorella di quest’ultimo, Paolina.

Tra regia e prove attoriali

A livello tecnico, la miniserie si presenta con uno stampo prettamente televisivo, caratterizzata da una regia discreta che, pur sapendo raccontare efficacemente ciò che accade in scena, non rivela un’alta ricerca di artisticità. Risulta più come una regia impersonale, in cui Rubini sembra aver sottratto la propria anima per creare una tipica opera RAI. Se la regia, con le sue scelte di inquadrature, funziona nel complesso ma talvolta scivola in un didascalismo, la sceneggiatura non segue lo stesso schema. Infatti, pur mantenendo un approccio televisivo, si distacca dalla tipica struttura delle fiction, adottando piuttosto un linguaggio cinematografico che evita la ridondanza delle solite produzioni televisive, riuscendo a descrivere abbastanza bene sia l’elemento politico – culturale di quell’epoca, sia il penisero di Leopardi, sia le sue storie d’amore. Unica pecca della scrittura è quella di aver semplificato, talvolta, in maniera eccessiva la storia di Leopardi, andando a tagliere alcuni personaggi fondamentali della vita del poeta, come ad esempio i suoi numerosi fratelli.

A livello musicale, la serie non si distingue particolarmente, con una colonna sonora che risulta piuttosto dimenticabile. Tuttavia, le prove attoriali sono di tutt’altro livello: tutti gli attori offrono performance convincenti, a cominciare da Alessio Boni, una garanzia per la serialità televisiva, che interpreta il conte Monaldo Leopardi con grande intensità emotiva. Se la performance di Boni è valida, ancora più sorprendente è la prova di Leonardo Maltese, che dimostra il suo enorme talento attoriale, offrendo una performance degna di nota come quelle viste in Il signore delle formiche e Rapito. Maltese dà vita a un Leopardi diverso da quello a cui siamo abituati: non un uomo imbruttito e ingobbito dalla malattia, ma un giovane affetto da numerosi malanni, ma con una dignità e una forza umana che combatte contro le sue sofferenze fisiche. La serie non ci propone un poeta ingobbito, ma punta a descrivere l’animo umano di questo personaggio, evitando di enfatizzare la bruttezza fisica e la malformità, che si manifestano solo nel finale.

Oltre a Maltese, vanno fatti i complimenti anche a Giusy Buscemi, che riesce a donare una profondità interiore a Fanny Targioni Tozzetti, in particolare attraverso il suo rapporto con Ranieri. L’unica pecca riguardo al personaggio di Fanny riguarda la scena finale, che stona con l’intero sviluppo narrativo della serie e che, pur risultando sensata, appare talvolta un po’ ridicola. Se questi attori hanno espresso una buona potenzialità, gli altri, a partire da Cristiano Caccamo, offrono performance solo sufficienti, ancorate a un approccio televisivo e didascalico che non riesce a raggiungere la qualità cinematografica.

Cristiano Caccamo, Giusy Buscemi, Leonardo Maltesein Leopardi - Il poeta dell'infinito
Cristiano Caccamo, Giusy Buscemi, Leonardo Maltesein Leopardi – Il poeta dell’infinito

Leggi anche: Le dichiarazioni di Sergio Rubini e Cristiano Caccamo sulla miniserie Leopardi – Il poeta dell’infinito.

In conclusione

“Leopardi – Il poeta dell’infinito” è una miniserie che si distingue per l’intensità interpretativa e l’approccio intimo alla figura del poeta. Con una scrittura che valorizza gli aspetti umani e filosofici di Leopardi, Rubini propone un’opera che emoziona e offre una nuova prospettiva su una delle figure più significative della cultura italiana. Nonostante alcune scelte stilistiche televisive e momenti narrativi discutibili, la serie riesce a bilanciare la fedeltà storica con una narrazione coinvolgente.

Note positive

  • Interpretazione intensa di Leonardo Maltese
  • Approfondimento sui rapporti umani e politici di Leopardi
  • Scrittura cinematografica e non televisiva

Note negative

  • egia poco audace e piuttosto televisiva
  • Colonna sonora dimenticabile
  • Alcune performance attoriali poco convincenti
Review Overview
Regia
Fotografia
Sceneggiatura
Colonna sonora e sonoro
Interpretazione
Emozioni
SUMMARY
3.5
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Stefano Del Giudice
Stefano Del Giudice

Laureatosi alla triennale di Scienze umanistiche per la comunicazione e formatosi presso un accademia di Filmmaker a Roma, nel 2014 ha fondato la community di cinema L'occhio del cineasta per poter discutere in uno spazio fertile come il web sull'arte che ha sempre amato: la settima arte.