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L’innocenza
Titolo originale: Kaibutsu
Anno: 2023
Nazione: Giappone
Genere: Drammatico, Thriller
Casa di produzione: Toho, Gaga Films, Fuji Television, AOI Pro, Bun-Buku
Distribuzione italiana: Lucky Red, BIM Distribuzione
Durata: 2h 7m
Regia: Hirokazu Kore’eda
Sceneggiatura: Yùji Sakamoto
Fotografia: Ryùto Kondò
Montaggio: Hirokazu Kore’eda
Musiche: Ryùichi Sakamoto
Attori: Sakura Andō, Eita Nagayama, Soya Kurokawa, Yota Hiiragi, Mitsuki Takahata, Akihiro Tsunoda, Shidō Nakamura, Yūko Tanaka
Trailer de L’innocenza
Informazioni sul film e dove vederlo in streaming
L’innocente (2023), pellicola del regista giapponese Kore’eda, presentata al 76o Festival di Cannes dove ha vinto il Prix du scénario e la Queer Palm, risulta il secondo film del cineasta con una sceneggiatura non scritta di suo pugno, ma da una collaborazione con Yūji Sakamoto. Il lungometraggio viene distribuito nei cinema itlaiani grazie a Bim Distribuzione dal 24 giugno 2024.
Trama di L’innocenza
L’innocenza è forse la traduzione italiana che più si avvicina a uno dei temi principali del rapporto tra Minato e Yori, due ragazzi, che oltre a condividere i banchi di scuola, iniziano a intessere una forte rapporto di amicizia che col tempo si tramuta in affetto. Quest’ultimo ha paura di crescere ed essere ammesso da loro stessi. La storia si ripercorre con tre punti di vista: quello della madre di Minato, quello del professore dei due ragazzi e quello di Minato stesso. Nel mentre che la storia viene ripetuta si scoprono nuovi dettagli importanti, che dipingono una società incapace di accettare il diverso, anche se si tratta di bambini.
Recensione di L’innocenza
La pellicola si articola in tre diversi punti di vista che ci permettono di capire con lo scorrere dei minuti chi sono Minato, Yori e le loro famiglie. La loro è un’amicizia forte ma al contempo molto fragile, si trovano entrambi di fronte a un sentimento che non comprendono appieno, in fin dei conti nessun bambino sa effettivamente cos’è l’amore. La prima reazione è quella di respingere tutto ciò che sembra piacerci, e non è un comportamento del tutto sbagliato. Tutti noi abbiamo affrontato alle elementari o medie un rapporto difficile con il sesso che ci interessava, tutti noi abbiamo sentito la classica frase “se ti tira le trecce vuol dire che gli piaci”. Kore’eda è proprio di questo affetto che ci parla, dell’incapacità di un ragazzo di capire come affrontare i suoi sentimenti, non avendo né un supporto emotivo né una società che lo può aiutare a scoprirlo. Minato di fronte a una carezza tra i capelli si blocca, respinge questo gesto, non capisce perché in lui possano esistere sentimenti così “sbagliati”.
Sentirsi sbagliati è un’altra sfaccettatura che Kore’eda descrive, introducendo il contesto familiare di entrambi e soffermandosi su quello abusivo di Yori. La violenza ricevuta non si limita alle quattro mura di casa ma lo perseguita anche a scuola dov’è preso di mira per come si comporta. L’unico spiraglio di luce è Minari e il loro vagone abbandonato all’interno della foresta.
La loro storia sarà tutt’altro che felice, più dettagli verranno svelati più il mostro della società uscirà allo scoperto. Una piccola redenzione arriverà da parte del professore che capirà il loro rapporto e cercherà di raggiungerli per far loro capire che non sono sbagliati. La corsa di questi due giovani ragazzi sarà risolta con una conclusione cinematografica commuovente che allude a un nuovo posto in cui possono essere loro stessi, liberi di avere una voce, liberi di correre insieme. Il passo nel canale che prima risultava bloccato è ora libero, come a indicare che se in quel mondo erano bloccati a doversi nascondere in questo nuovo hanno la piena libertà di essere chi sono realmente, senza violenza e senza nessuno che li possa giudicare.
Un tratto fondamentale che accompagnerà la storia di questi due ragazzi sarà una colonna sonora delicata e innocente quanto loro. In un’intervista lo stesso regista affermerà come l’uso della musica di Sakamoto sia utilizzata per comunicare con lo spettatore laddove le parole non arrivano.
In conclusione
Monster è un film che riesce a essere contemporaneamente delicato ma forte, una carezza e uno schiaffo. Grazie alla recitazione dei personaggi principali si ha la possibilità di entrare in contatto con un’amicizia che diventa affetto, ma non fa in tempo a diventare altro per colpa del contesto sociale. Kore’eda ci mostra attraverso la vita di Minato e Yori la realtà e come essa è percepita da degli occhi ingenui, come quelli di un bambino. Sicuramente è un ottimo spunto di riflessione per lo spettatore, il quale finisce per ritrovarsi e riconoscersi all’interno di uno dei tre punti di vista, la madre ignara, il professore che ha frainteso tutto o Minato che ha semplicemente paura di mostrarsi per come è realmente.
Note positive
- Delicato
- Riflessivo
- Psicologico
Note negative
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