Aguirre, furore di Dio (1972): l’ambizione distruttiva dell’essere umano

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Aguirre, furore di Dio

Titolo originale: Aguirre, der Zorn Gottes

Anno: 1972

Paese: Germania Ovest

Genere: Storico, drammatico

Produzione: Werner Herzog Filmproduktion

Distribuzione: In Italia il film fu distribuito sul piccolo schermo nel 1979

Durata: 1 hr e 30 (90 min)

Regia: Werner Herzog

Sceneggiatura: Werner Herzog

Fotografia: Thomas Mauch

Montaggio: Beate Mainka-Jellinghaus

MusicaPopol Vuh

Attori: Klaus Kinski, Helena Rojo, Ruy Guerra, Peter Berling

Trailer originale del film

Capolavoro indiscusso del cinema europeo, Aguirre furore di Dio è un film unico, che ha ispirato nei decenni registi come Francis Ford Coppola e Terrence Malick e che tutt’ora continua a influenzare la settima arte come solo pochi film sono riusciti a fare.

Trama del film Aguirre, furore di Dio

Nell’anno 1560 un gruppo di conquistadores, guidati da Gonzalo Pizarro, viaggia faticosamente attraverso la foresta amazzonica alla ricerca del mito di El Dorado. Arrivati sulle rive del fiume, Pizarro decide di mandare 40 dei suoi migliori uomini in una spedizione lungo il fiume per poter racimolare viveri e trovare la città d’oro. Tra questi uomini vi è Lope de Aguirre, un uomo ambiguo e violento che cerca di farsi strada tra le linee per poter arrivare al vertice del comando. Inizierà per i conquistadores un viaggio avverso, dove fame, sete, malattie, Indios ribelli ed un caldo soffocante saranno i loro compagni di viaggio.

Recensione del film Aguirre, furore di Dio

Quest’opera è un lungo viaggio attraverso i meandri delle calde e umide foreste e paludi del continente sudamericano. La grandiosità dell’opera sta nella forma che Werner Herzog le dà. Il regista riesce a creare un unione perfetta tra fiction e real, la narrazione, anche se tratta da fatti realmente accaduti, si svolge seguendo la linea e i canoni cinematografici, mentre la macchina da presa si muove in modo documentaristico, dando al film un aspetto iperrealistico e incredibilmente innovativo.

La realizzazione del film fu molto difficoltosa, la troupe di Herzog era formata da solo otto componenti e le riprese vennero effettuate in alcuni dei luoghi più ostili dell’America del Sud. Inoltre il budget era di soli 370.000 dollari, un terzo dei quali destinanti a Klaus Kinski. Nonostante ciò il risultato è strabiliante, il film è realissimo in tutti i suoi aspetti, la pellicola sembra prendere per mano lo spettatore e accompagnarlo in un avventura devastante, dove l’uomo non è altro che un granello di sabbia difronte a una natura colossale. Klaus Kinski, il quale in futuro collaborerà per altre quattro volte con Herzog, porta sullo schermo tutta la distruttiva ambizione umana, ambizione che porta solo all’ autodistruzione. Aguirre è talmente focalizzato sull’ obbiettivo prefissato da non rendersi conto dell’impossibilità dello stesso. La pazzia del conquistatore è reale e palpabile, interpretata in maniera eccelsa da Kinski il quale sul set fu realmente colto da momenti di pazzia che lo portarono a picchiare ripetutamente la propria moglie. Anche gli altri personaggi, in maniera più contenuta, manifestano tutto ciò. Meravigliosa la fotografia di Thomas Mauch, che da al film un tono ancora più reale e freddo, rispecchiando l’anima dei componenti della spedizione. Grandiosa anche la colonna sonora, realizzata dalla band Popol Vuh, che creano delle armonie non invadenti, che danno un tono maggiormente drammatico all’opera.

In conclusione ci troviamo di fronte ad un vero capolavoro, picco massimo della filmografia di Werner Herzog, che nonostante un fiacco apprezzamento alla sua uscita, grazie all’esaltazione di alcuni registi e critici, primo fra tutti Roger Ebert, che considerava il film come uno dei dieci migliori lungometraggi mai realizzati, ha acquisito con gli anni notorietà ed è stato giustamente elevato a pilastro del cinema moderno.

Note positive

  • La regia iperrealistica
  • Klaus Kinski
  • Colonna sonora
  • Scenografie e costumi

Note negative

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