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L’isola di Andrea
Titolo originale: L’isola di Andrea
Anno: 2025
Genere: drammatico
Casa di produzione: Mosaicon Film, Eskimo, Indigo Film, Filmo 2, Europictures, Rai Cinema
Distribuzione italiana: Europictures
Durata: 105 minuti
Regia: Antonio Capuano
Sceneggiatura: Antonio Capuano
Fotografia: Matteo Cocco
Montaggio: Diego Liguori
Musiche: –
Attori: Teresa Saponangelo, Vinicio Marchioni, Andrea Migliucci
Trailer di “L’isola di Andrea”
Informazioni sul film e dove vederlo in streaming
“L’Isola di Andrea” è il nuovo film scritto e diretto da Antonio Capuano, con Teresa Saponangelo, Vinicio Marchioni e Andrea Migliucci. L’opera è prodotta da Mosaicon Film, Eskimo, Indigo Film, Filmo 2, Europictures e Rai Cinema. Presentato Fuori Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2025, il lungometraggio è in uscita nei cinema italiani il 02 ottobre 2025, distribuito da Europictures.
Trama di “L’isola di Andrea”
Marta e Guido non stanno più insieme. Andrea, otto anni e figlio unico, rende più problematica la loro separazione. I due adulti richiedono dunque al tribunale per i minorenni una sentenza giudiziale che disciplini, in via definitiva, quanti giorni Andrea debba stare con la madre e quanti con il padre. Il magistrato dispone colloqui e perizie, che costringono tanto i genitori quanto il bambino ad approfondire, laddove possibile, le ragioni dei rispettivi disagi e desideri. E così facendo a rivelarsi progressivamente.
Il piccolo Andrea, in particolare, soffre il tempo che gli viene sottratto, così come il sentirsi conteso tra due genitori cui vuole bene alla stessa maniera. Marta e Guido mettono in campo tutte le proprie energie – istrioniche, nevrotiche, omissive – e lottano strenuamente, aspettando che l’uno o l’altra ceda. Tutti alla ricerca di un equilibrio, che dovrà essere – al netto di imprevisti o colpi di testa – l’equilibrio delle loro nuove vite.
Recensione di “L’isola di Andrea”
Antonio Capuano torna dietro la macchina da presa con “L’isola di Andrea”, un presunto legal drama che dovrebbe esplorare le complessità della separazione coniugale attraverso gli occhi di un bambino. Purtroppo, quello che emerge è un’opera confusa, pretestuosa e fondamentalmente fallimentare che tradisce ogni premessa narrativa e spreca il potenziale di un cast comunque valido come Teresa Saponangelo e Vinicio Marchioni.
Una Regia Senza Direzione
Il primo e più grave problema del film è la totale mancanza di coerenza stilistica e narrativa di Capuano. Il regista sembra non aver mai deciso quale storia volesse davvero raccontare: nonostante il titolo prometta la prospettiva del piccolo Andrea, il bambino risulta marginale nella propria storia, ridotto a comparsa in una vicenda che dovrebbe essere sua. Questa fondamentale contraddizione strutturale inficia tutto il film, creando un’opera che non sa se essere un dramma legale, un ritratto psicologico degli adulti o una riflessione sull’infanzia.
La regia di Capuano è pesante e priva di quella sensibilità necessaria per trattare tematiche così delicate. Ogni scena sembra costruita per martellare concetti già chiari, senza mai raggiungere quella profondità emotiva che il soggetto richiederebbe. I tempi sono dilatati oltre ogni necessità, con lunghi piani sequenza che non aggiungono nulla alla narrazione se non una pretestuosa ricerca di “cinema d’autore” che suona vuota e autocompiaciuta.
Una Sceneggiatura Che Non Funziona
Il copione rappresenta forse l’aspetto più deludente dell’intera operazione. Capuano costruisce dialoghi artificiali, spesso inverosimili, che suonano più come dichiarazioni di intenti che come conversazioni autentiche tra persone reali. I personaggi di Marta e Guido sono scritti come archetipi unidimensionali: lei nevrotica e stramba, lui possessivo e immaturo. Manca completamente quella complessità psicologica che renderebbe questi genitori figure umane e comprensibili, piuttosto che caricature di una separazione tipo.
Il vero tradimento arriva però nel trattamento del personaggio di Andrea. Per un film che porta il suo nome e che dovrebbe raccontare la sua esperienza, il bambino rimane una presenza fantasmatica, spesso relegato ai margini della narrazione. Le sue emozioni, i suoi pensieri, le sue reazioni alla guerra dei genitori vengono accennate superficialmente, senza mai essere davvero esplorate. È un’occasione persa imperdonabile, soprattutto considerando quanto il cinema contemporaneo abbia dimostrato di saper raccontare l’infanzia con autenticità e profondità.
Performance Soffocate da una Direzione Attoriale Sbagliata
Teresa Saponangelo e Vinicio Marchioni sono attori di indubbia qualità, ma in “L’isola di Andrea” sembrano intrappolati in una direzione attoriale che non lascia spazio alla naturalezza. Saponangelo si trova a dover interpretare una madre che oscilla continuamente tra vittimismo e aggressività, senza mai trovare una dimensione autentica. Il suo personaggio è scritto in modo così schematico che nemmeno il suo talento riesce a renderlo credibile.
Marchioni soffre degli stessi problemi: Guido è un padre-tipo che non riesce mai a diventare una persona vera. L’attore fatica visibilmente a dare spessore a un personaggio che sulla carta è solo una serie di cliché sul “maschio italiano immaturo”. La chimica tra i due protagonisti è completamente assente, rendendo difficile credere che questi due personaggi abbiano mai formato una coppia, figuriamoci una famiglia. Ma è il piccolo Andrea Migliucci a pagare il prezzo più alto di questa regia confusa. Il giovane attore, che dovrebbe essere il cuore pulsante del film, viene utilizzato come semplice presenza scenica, privato di quelle scene che potrebbero davvero mostrare il suo mondo interiore e la sua elaborazione del trauma familiare.
Un Legal Drama Senza Tensione Legale
Uno degli aspetti più frustranti del film è il suo fallimento come legal drama. Le scene negli studi sono statiche, prive di quella tensione che dovrebbe caratterizzare una battaglia legale per la custodia di un figlio. Capuano sembra a volte disinteressato e in altre interessato agli aspetti procedurali e legali della vicenda, utilizzando gli studi più come sfondo che come elemento narrativo attivo.
La giudice, gli avvocati e la psicologa – tutte figure che in una storia simile dovrebbero avere peso specifico – vengono ridotti a comparse funzionali. Manca completamente l’esplorazione di come il sistema giudiziario si approcci a questi casi, di quali siano i criteri di valutazione, di come si cerchi di tutelare l’interesse superiore del minore. Il film si limita a mostrare superficialmente questi incontri senza mai entrare nel merito delle dinamiche che dovrebbero essere centrali.
Tecnica Cinematografica Inadeguata
Dal punto di vista tecnico, “L’isola di Andrea” presenta numerose criticità. La fotografia è opaca, priva di personalità, con una palette cromatica spenta che non contribuisce all’atmosfera emotiva del film. Le scelte di inquadratura sono spesso casuali, senza una logica visiva che supporti la narrazione. Il montaggio è probabilmente l’elemento più problematico: i tempi sono sbagliati, con scene che si trascinano oltre il necessario e altre che vengono tagliate troppo bruscamente. Questa incapacità di trovare il ritmo giusto rende la visione faticosa e frammentata, impedendo qualsiasi coinvolgimento emotivo.
Mancanza di Autenticità Emotiva
Il problema più grave di “L’isola di Andrea” è la sua fondamentale mancanza di autenticità emotiva. Capuano sembra interessato più a fare dichiarazioni sui temi della famiglia e della separazione che a raccontare una storia vera, vissuta, sentita. Ogni situazione risulta costruita a tavolino per veicolare un messaggio, ma il risultato è artificioso e distante.
Il film non riesce mai a farci entrare davvero nel dolore di questa famiglia in crisi. Le emozioni vengono dichiarate piuttosto che mostrate, i conflitti sono schematici e prevedibili, le risoluzioni (quando arrivano) sono meccaniche. Manca quella verità umana che dovrebbe essere il cuore di ogni storia che tratta temi così universali e dolorosi.
Un Finale Senza Sorprese
Senza entrare nei dettagli per evitare spoiler, il finale di “L’isola di Andrea” è emblematico di tutti i problemi del film. Capuano sembra aver deciso di concludere questa storia nel modo più tristemente scontato e, purtroppo, contemporaneo. Non c’è catarsi, non c’è crescita dei personaggi, non c’è quella comprensione più profonda della condizione umana che dovrebbe essere il risultato di un’opera d’arte riuscita.
In Conclusione
“L’isola di Andrea” rappresenta tutto quello che non dovrebbe essere un film che tratta temi così delicati e universali come la separazione dei genitori e l’impatto sui figli. È un’opera pretestuosa che confonde la seriosità del tema con la profondità artistica, risultando invece superficiale e inautentica.
Antonio Capuano, nonostante la sua grande esperienza, per questo film, sembra non possedere gli strumenti narrativi e registici necessari per affrontare questa storia. Il risultato è un’opera che non onora né i personaggi che pretende di raccontare, né il pubblico che si avvicina sperando di trovare verità e comprensione. Un’occasione sprecata che poteva essere molto di più nelle mani di un regista più attento e sensibile alle dinamiche umane che pretendeva di esplorare.
Note Positive
- Lo sforzo recitativo
Note Negative
- Scrittura
- Regia
- Recitazione
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Regia |
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Fotografia |
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Sceneggiatura |
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Colonna sonora e sonoro |
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Interpretazione |
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Emozione |
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SUMMARY
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2.0
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