Nella colonia penale (2025). Una realtà ancora attuale – Locarno 78

Recensione, trama e cast del film Nella colonia penale (2025), documentario presentato alla settantottesima edizione del Locarno Film Festival

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Nella colonia penale (2025) - Locarno 78 - Immagini ricevute da Ufficio stampa Chiara Zanini
Nella colonia penale (2025) – Locarno 78 – Immagini ricevute da Ufficio stampa Chiara Zanini

Nella colonia penale

Titolo originale: Nella colonia penale

Anno: 2025

Nazione: Italia

Genere: documentario

Casa di produzione: Mommotty

Distribuzione italiana:

Durata: 85 minuti

Regia: Gaetano Crivaro, Silvia Perra, Federico Gioia, Alberto Diana

Sceneggiatura: Gaetano Crivaro, Silvia Perra, Federico Gioia, Alberto Diana

Fotografia: Federica Ortu

Montaggio: Emanuele Malloci, Gaetano Crivaro, Felice D’Agostino

Musiche: Andrea Oppo, Emanuele Pusceddu, Roberto Cois

Attori:

Trailer di “Nella colonia penale”

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Nella colonia penale è un documentario a quattro voci su una realtà poco conosciuta ma ancora attuale. Tre delle ultime colonie penali attualmente attive in Italia sono situate in Sardegna nelle località di Isili, Mamone e Is Arenas. Nel documentario c’è spazio visivo anche per l’ex colonia penale di Asinara dove i detenuti svolgono lavori utili all’ambiente e alla società.

Dopo Un pioniere nel sottosuolo, la casa di produzione Mommotty prosegue con un focus sull’ambiente sardo lavorando su realtà attuali che sono spesso ignorate o poco conosciute. In questo caso, le colonie penali sono un lascito dell’imperialismo coloniale, utilizzate soprattutto durante il periodo fascista per rinchiudere dissidenti, omosessuali e renitenti della leva, oggi sono quasi sparite ma ancora attive in queste zone.

Nella colonia penale è un lavoro corale composto da quattro episodi per altrettanti registi. Ogni regista racconta un luogo della Sardegna e le caratteristiche in comune.

Il film è stato presentato in anteprima al settantottesimo Festival di Locarno per la Semaine de la critique e verrà distribuito successivamente per la fine del 2025.

Trama di “Nella colonia penale”

In Sardegna, nascoste in luoghi quasi inaccessibili, esistono ancora oggi tre delle ultime colonie penali attive in Europa. In queste case di lavoro all’aperto, i detenuti scontano la pena dividendo il loro tempo tra le mura della cella e il lavoro: coltivano la terra, allevano animali da pascolo, svolgono compiti di manutenzione della stessa struttura in cui sono rinchiusi.

A Isili, Mamone, e Is Arenas i detenuti sono perlopiù persone migranti. Ignoriamo la loro provenienza, il reato per cui sono stati rinchiusi, per quanto tempo ancora dovranno stare lontani dal mondo. Il lavoro scandisce il tempo fermo e dilatato della prigionia, in cui l’uomo e animale vivono a stretto contatto. Il dispositivo di sorveglianza e repressione sembra ripetersi immutato di fronte alla macchina da presa, di colonia in colonia. Cambiano i volti, le guardie e i condannati, ma il sistema di controllo rimane il medesimo.

Recensione di “Nella colonia penale”

Nella colonia penale ci porta in un ambiente che sembra ormai desueto: le colonie penali italiane. Nel film ci troviamo in Sardegna, precisamente nelle località di Isili, Mamone e Is Arenas. Non solo, l’ultimo capitolo è dedicato alla colonia penale ormai dismessa nella zona dell’Asinara, dove tuttavia continuano a esserci attività educative e che aiutano l’ambiente. Nella colonia penale ci dà modo di riflettere ulteriormente sul valore che bisogna dare ai detenuti e alle condizioni di vita che essi devono sopportare. Inoltre, questi centri di detenzione sono solitamente lontani dai grandi centri, costringendo i detenuti a un isolamento stretto, trovando gli unici contatti negli altri detenuti o nelle guardie carcerarie che comunque cercano di non legarsi troppo a loro. È emblematica una scena del film dove, un detenuto ormai libero poiché ha scontato la sua pena, è recalcitrante nel lasciare il centro. Prima di tutto perché non sa dove andare e non sa come spostarsi trovandosi sprovvisto di mezzi per muoversi; seconda cosa perché ha instaurato un legame con altri detenuti, i quali lo guardano da lontano e lo incitano a lasciare quel posto inneggiando alla libertà. Qui occorre quindi una riflessione sulla libertà e se essa sia stata effettivamente raggiunta. Il detenuto in questione è di origine straniera, ma con un accento inusuale, quello campano. Uscito dal centro di detenzione non viene visto come un uomo pulito e che ha scontato la pena, ma generalmente l’idea che si ha di lui è che è marchiato a vita da un crimine che ha ormai scontato. Inoltre, ha origini straniere e in Italia vige ancora un binomio straniero/delinquente che fa fatica a estinguersi. È quindi una vera libertà se non c’è possibilità di integrarsi nella società? Se non si ha la possibilità di vivere una vita degna lontano da quegli errori che hanno compromesso la persona?

Nel documentario, tuttavia, non vediamo solo lati negativi di questi centri di detenzione, poiché i carcerati svolgono lavori socialmente utili, oltre a salvaguardare l’ambiente. Li vediamo alle prese con i pascoli di pecore, il latte delle mucche, aiutano tartarughe spiaggiate. L’uomo si riconnette con la natura, anche se in questo caso è l’uomo a sentirsi in gabbia piuttosto che l’animale.

Nella colonia penale è un lavoro interessante, tuttavia forse manca di una presa di posizione ferma, lasciando che siano le immagini a parlare. Infatti, non vediamo molti interventi diretti dei protagonisti sullo schermo. Non ci sono molte dichiarazioni, se non una voce fuori campo che esprime un’idea sulle colonie penali e sulle difficoltà di arrivare in Sardegna. Sarebbe stato ancora più interessante vedere scene genuine di interazione tra carcerati e guardie, oppure semplicemente sentire pareri personali di chi vive queste realtà.

La fotografia comunque è molto appropriata, permettendo di immergerci in sale oscure e paesaggi isolati e poco illuminati. In questo caso è calzante parlare di rumore del silenzio: molte scene sono silenziose, dove nulla accade, all’infuori di rumori circostanti legati alle attività dei carcerati o ai suoni naturali. I registi del film preferiscono che siano le immagini a parlare, a farci capire lo stato in cui si trovano coloro che vivono queste situazioni, piuttosto che dare voce diretta ai protagonisti.

Nella colonia penale è un film che mira a riflettere sulle condizioni dei carcerati e come esse possono essere migliorate. Nonostante gli errori commessi, essi sono pur sempre persone e come tali meritano un trattamento adeguato. Il film dà modo di pensare a una realtà poco conosciuta, ma anche di guardare allo stato delle carceri italiane in generale.

In conclusione

Nella colonia penale è un lavoro corale fatto di diversi racconti, tutti però con elementi in comune che creano una sensazione omogenea. Il film mostra una fotografia eccellente con riprese mirate, oltre che a descrivere la realtà delle colonie penali sarde. Mancano più interventi diretti sul tema.

Note positive

  • Fotografia
  • Ambientazione ben delineata
  • Regia
  • Tema originale

Note negative

  • Interventi diretti sul tema assenti

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Review Overview
Regia
Fotografia
Sceneggiatura
Colonna sonora e sonoro
Interpretazioni
Emozione
SUMMARY
3.3
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Tommaso Lesti
Tommaso Lesti

Laureato in Cinema, Televisione e Produzione Multimediale. Appassionato della settima arte e di serie TV, non disdegno qualsiasi genere esistente. Quindi, se avete raccomandazioni, fatevi pure avanti.