Norimberga (2025). Un procedurale che lavora di sottrazione.

Recensione, trama e cast del film Norimberga (2025), lungometraggio diretto da James Vanderbilt con Rami Malek e Russell Crowe

Condividi su

Trailer di “Norimberga”

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Norimberga è un film storico-drammatico del 2025 diretto da James Vanderbilt, e l’adattamento cinematografico del libro The Nazi and the Psychiatrist di Jack El-Hai. La trama si concentra sui processi di Norimberga, che seguirono la Seconda guerra mondiale per giudicare i principali gerarchi nazisti. Al centro della vicenda c’è Douglas Kelley, interpretato da Rami Malek, psichiatra dell’esercito americano incaricato di valutare la sanità mentale degli imputati, tra cui Hermann Göring, interpretato da Russell Crowe. Il cast include inoltre anche Michael ShannonRichard E. GrantLeo WoodallJohn SlatteryColin Hanks.

Il film ha debuttato in anteprima internazionale al Toronto International Film Festival 2025 e In Italia uscirà nelle sale il 18 dicembre 2025 e sarà distribuito da Eagle Pictures.

Vuoi aggiunger il titolo alla tua collezione Home video?

Trama di “Norimberga”

All’indomani della Seconda guerra mondiale, mentre il mondo è ancora sconvolto dagli orrori dell’Olocausto, al tenente colonnello Douglas Kelley (Rami Malek), psichiatra dell’esercito americano, viene affidato un incarico senza precedenti: valutare la sanità mentale di Hermann Göring (Russell Crowe) e di altri alti gerarchi nazisti. Contemporaneamente gli Alleati, guidati dal giudice Robert H. Jackson (Michael Shannon), affrontano l’impresa titanica di istituire un tribunale internazionale affinché il regime nazista risponda dei propri crimini davanti alla storia.

Nel silenzio delle celle Kelley ingaggia un intenso duello psicologico con Göring, uomo carismatico e manipolatore. Da quello scontro emerge una domanda che ancora oggi tormenta la coscienza collettiva: stavano eseguendo ordini, erano pazzi… o semplicemente malvagi? Sul palcoscenico della storia si apre così il processo di Norimberga, un evento destinato a cambiare per sempre il corso della giustizia internazionale.

Recensione di “Norimberga”

Il film Norimberga porta sullo schermo uno dei processi più difficili della storia post seconda guerra mondiale. Il regista James Vanderbilt non si limita  a fornire  una ricostruzione storica,  ma utilizza il passato per interrogare il presente. Difatti la sceneggiatura si inserisce nel filone del cinema processuale, ma ne sfrutta la struttura come strumento di riflessione, non come semplice espediente narrativo. Il tribunale diventa non solo sede del giudizio legale, ma anche spazio metaforico per esplorare la complessa struttura tra responsabilità individuale e collettiva.

Attraverso  la narrazione della pellicola, James Vanderbilt affronta uno dei nodi più delicati della memoria storica del secolo scorso, scegliendo di proporre una sceneggiatura che lavora di sottrazione, lontana dal concetto di spettacolarizzazione. Il film si confronta con il processo che ha ridefinito la giustizia internazionale non per celebrarne l’importanza storica, ma per evidenziarne l’ambiguità e le sue zone d’ombra.

Il film supera la semplice ricostruzione storica, spostando la narrazione su un altro punto di vista, quello del personaggio di Rami Malek, cercando di affrontare  un tema complesso come la semplificazione del male; infatti il regista sottolinea come la giustizia, pur ridotta a spettacolo, rappresenti una sorta di ammonimento per le generazioni future.

Le scelte registiche sono funzionali alla narrazione, sviluppano un cinema sulle parole e sull’assenza di queste, dove anche le attese hanno lo stesso peso specifico. Inoltre costruisce progressivamente la stratificazione del  conflitto,  anziché  farlo esplodere. L’aula del tribunale diventa il centro della storia, uno spazio chiuso, opprimente dove il tempo sembra sospeso e ogni dichiarazione pesa come un macigno. In questo contesto, il film trova il suo ritmo, misurato, volutamente scandito, che  richiede allo spettatore un’attenzione e una partecipazione attiva.

Rami Malek interpreta lo psichiatra Douglas Kelley, una figura fragile e tormentata, che incarna il conflitto tra rigore scientifico e vulnerabilità umana con un’interpretazione misurata, basata su un’inquietudine sottile piuttosto che su espressioni caricaturali. Il suo personaggio è tormentato dal dubbio e lotta cercando di conciliare legge e morale, giustizia e coscienza. Russell Crowe gli fa da contraltare  con una presenza più solida e disillusa. Offre difatti una performance dominante nei panni di Hermann Göring, restituendo un personaggio magnetico e  al contempo inquietante, che riesce a catturare l’attenzione. Per il loro confronto quasi sempre si evita lo scontro diretto, preferendo sguardi, silenzi e frasi sospese. Completano il cast i personaggi di Michael Shannon, Leo Woodall, John Slattery e Richard E. Grant, con recitazioni solide e convincenti.

Interessante e funzionale l’uso della fotografia, dato che amplifica la claustrofobia  del luogo attraverso efficaci giochi di luce e del chiaroscuro. Gli interni, spesso angusti e caratterizzati da tonalità fredde, evocano un senso di chiusura che è principalmente simbolico piuttosto che spaziale. Difatti Norimberga non è un semplice luogo, ma è un simbolo che rappresenta la fine di una condizione mentale, un territorio in cui ogni certezza crolla e viene messa in discussione.

Anche la colonna sonora di Brian Tyler lavora in sottrazione, evitando qualsiasi enfasi emotiva, lasciando che immagini e parole costruiscano autonomamente il significato delle scene. In  vari  momenti si utilizza il silenzio come veicolo di tensione o si amplifica il peso delle parole.

In conclusione

James Vanderbilt con il suo Norimberga porta al cinema un film  essenziale, di sottrazione, a tratti crudo, che rappresenta una realtà che molti vorrebbero nascondere, ma che rifiuta le semplificazioni e non offre soluzioni rassicuranti. Non è né in cerca di eroi né di condanne facili, ma di individui chiamati a confrontarsi con le conseguenze delle proprie azioni. Vanderbilt firma un’opera che interroga il passato rivolgendosi sia al presente sia al futuro, ricordando come il giudizio sulla “Storia” non sia mai definitivo e come la giustizia, per esistere realmente, debba sempre confrontarsi con la  verità  dell’essere umano.

Note positive

  • Regia
  • Tematiche
  • Fotografia
  • Cast
  • Caratterizzazione dei protagonisti

Note negative

  • /

L’occhio del cineasta è un progetto libero e indipendente: nessuno ci impone cosa scrivere o come farlo, ma sono i singoli recensori a scegliere cosa e come trattarlo. Crediamo in una critica cinematografica sincera, appassionata e approfondita, lontana da logiche commerciali. Se apprezzi il nostro modo di raccontare il Cinema, aiutaci a far crescere questo spazio: con una piccola donazione mensile od occasionale, in questo modo puoi entrare a far parte della nostra comunità di sostenitori e contribuire concretamente alla qualità dei contenuti che trovi sul sito e sui nostri canali. Sostienici e diventa anche tu parte de L’occhio del cineasta!

Review Overview
Regia
Fotografia
Sceneggiatura
Colonna sonora e sonoro
Emozione
Interpretazione
SUMMARY
3.9
Condividi su
Tatiana Coquio
Tatiana Coquio

Amo alla follia la settima arte, la sceneggiatura è ciò che mi interessa di più in un film, tanto da aver fatto degli studi in merito.
Star Wars fan da una vita e serie TV addicted.
Lettrice e scrittrice compulsiva, sempre pronta ad appuntare note e pensieri un po' ovunque, quando posso viaggio per il mondo accompagnata dal mio fido ipod e una colonna sonora a tema.