Alla 16°edizione della Festa del cinema di Roma, nella giornata di martedì 19 Ottobre, Quentin Tarantino ha ricevuto dal regista romano Dario Argento il premio alla carriera. Un riconoscimento molto apprezzato dal cineasta, che da sempre si è dimostrato sia attraverso i suoi film che nelle varie interviste fatte un’amante del cinema italiano e dell’Italia, nutrendo un profondo amore per il nostro paese. La giornata romana del regista californiano si è suddivisa quindi in un incontro con la stampa nel primo pomeriggio e in una masterclass serale, condotta dal direttore della Festa Antonio Monda. Eccovi dunque degli estratti dalla press e dall’incontro ravvicinato:

Conferenza stampa
Pensa che in un periodo repressivo come quello contemporaneo, si possa ancora fare del cinema politicamente scorretto?
Non è impossibile ma nemmeno così facile, però tutto sommato direi che si possa ancora fare. All’uscita di Pulp Fiction (1994) pensavo di aver fatto semplicemente un film divertente su dei gangster e non capivo quale fosse stato il problema. Ora mi sono messo a rileggere alcuni articoli del tempo che non mi hanno tuttavia consolato, quindi per risponderti posso dire che non faccia mai bene essere troppo sensibili alle critiche. Se il film esprime lo spirito del tempo e lascia il segno penso sia inevitabile che non piaccia. Basta che uno non la prenda mai come un attacco personale e alla fine devo ammettere che è stato interessante constatare come Pulp Fiction sia diventato oggetto di grande dibattito. Anche gli anni 80’-90’ erano “tempi repressivi” però forse vi era una maggior personalità. Se il mio film (Pulp fiction) fosse però uscito quattro anni dopo sono convinto che ci sarebbe stata una risposta totalmente diversa.
Nell’era dello streaming e del cinema su piccolo schermo, teme che la sala sia morta e con essa anche il vero senso della settima arte? Poi, ha intenzione di girare un Kill Bill vol.3?
Per la sala staremo a vedere, è una questione difficile. Personalmente posseggo un cinema che fa revival: il New Beverly ed ho avuto un’affluenza incredibile dopo il Covid tanto da permettermi di acquistarne un altro. Però sto parlando da una dimensione privilegiata, perciò si vedrà, ma già il fatto che un film come Once Upon a Time in Hollywood (2019) sia stato prodotto e abbia avuto tanto successo mi lascia ben sperare. Su Kill Bill vol.3 sinceramente non lo so, magari sarà il prossimo. Chissà
Per lei esiste un film che possa essere considerato il più importante di sempre?
Allora, io cerco di non pensare mai a questioni di questo tipo, come “i film che segnano generazioni etc..” Semplicemente non ragiono così, anche se capisco cosa sta cercando di dirmi.
Come dimostra la sua filmografia, più volte è ricorso alla riscrittura della storia. Questo poi alla fine le è risultato consolatorio?
Sono escamotage che emergono in fase di sceneggiatura. Mentre scrivevo Inglourious Basterds (2009) mi sono messo in trappola da solo con l’intreccio….e dunque ho pensato di uccidere Hitler. Mi sembra una buona cosa alla fine. Sia in Once Upon a Time in Hollywood (2019) che in Inglourious Basterds (2009) ciò accade e alla fine penso che siano entrambe idee e opere personali, perciò non mi ci faccio troppe questioni etiche e morali.
Dai suoi film emerge sempre una grande qualità estetica e narrativa. Che rapporto hanno per lei queste due dimensioni?
Bella domanda, sinceramente credo di non averci mai fatto caso, però quando elaboro le mie sceneggiature non penso mai a come andrò a realizzare il film, perché sono troppo concentrato sulla pagina su cui sto scrivendo. In quel momento ciò che conta è scoprire chi sono (i personaggi) per arrivare al punto in cui questi prendano poi le fila della narrazione. Potrei metterci dentro inseguimenti, split screen ma la verità è che in questa fase (sceneggiatura) tali questioni non m’interessano.
Tra i suoi personaggi con chi andrebbe più d’accordo e con chi invece litigherebbe maggiormente?
Togliamo subito Jackie Brown perché non sono miei personaggi. Mi troverei molto bene con Cliff Booth (Once Upon a time in Hollywood), detesterei Calvin Candie (Django unchained) mentre discuterei tantissimo con Rick Dalton (Once upon a time in Hollywood) perché sembra che non apprezzi ciò che possieda. Detto questo anche se mi piacessero non ci passerei del tempo assieme, dato che non ho mai avuto l’interesse a creare un mondo in cui abitare.
Se potesse invece cancellare una persona e un film dalla storia, quali sarebbero?
Che domanda terribile!!! (tono sorpreso ma divertito) Allora, lei immagino stia un po’ scherzando perciò anch’io sarò giocoso nel risponderle. Come per molte altre persone il film Birth of a Nation (1915) mi crea diversi problemi, non tanto per il razzismo esplicito seppur anch’esso disgustoso, bensì perché è stata la pellicola che ha contribuito a far rinascere il K.K.K. Se portassimo David Wark Griffith al tribunale di Norimberga per rispondere dei propri atti lo condannerebbero immediatamente. Ma io non voglio uccidere nessuno comunque (tono scherzoso)
Masterclass e riconoscimento alla carriera

Benvenuto Quentin, questa sera oltre a farti delle domande abbiamo deciso di ripercorrere un po’ della tua storia, attraverso sequenze iconiche dei tuoi film. Prima di tutto, sembrerà banale ma vorrei chiederti qual è stato il primo film che hai visto?
Si trattava di un film di agenti segreti del 64’-65’ con Richard Johnson, di cui ho in mente ancora una scena. Il film sinceramente no, avendo avuto appena cinque anni. Nella scena comunque c’era del sadomaso con una persona rapita e tenuta prigioniera. Rimasi intrigato anche sé come possiate immaginare non compresi nulla della dimensione politico – sessuale.
Le Iene (1992)
Tu hai vinto due oscar ma sempre come sceneggiatore. Per questo motivo ti senti più uno scrittore che dirige o un regista che scrive film?
Non saprei esattamente come descrivermi, forse entrambe le cose. Ho sempre avuto una grande autostima soprattutto come dialoghista. All’inizio mi sentivo più un narratore di storie, ora invece mi vedo come un regista che cattura ciò che scrive il “me sceneggiatore”.
Senti, invece che cos’è il Big Kahuna Burger? E perché assume tutta quest’importanza?
Il burger in realtà sarebbe uno dei tanti prodotti – istituzione che ho deciso d’inventarmi, come le sigarette Red Apple o come la birra che beve Brad Pitt in Once Upon a Time..(2019). Mi piace avere prodotti che esistano, ma anche crearmi altre realtà. Lo faccio anche con i film…basti pensare ai manifesti dietro a Rick Dalton (once upon a time..). Potrei definirlo un modo per fare uno universe
Jackie Brown (1997)
Due giorni fa Zadie Smith elogiava questa sceneggiatura come una delle migliori mai realizzate. Quando hai scritto il film pensavi già a Robert De Niro e a Bridget Fonda?
La risposta è no. De Niro mi si è palesato, avvolte capita altre no. È un rapporto tra me e il foglio di carta, preferisco dire che sia meglio non pensare all’attore che funzioni in quel momento: Il personaggio di Hans Landa (Christoph Waltz) ne è la dimostrazione. Landa doveva essere un genio linguistico, un aspetto che si è rivelato mentre scrivevo e dunque mi serviva un interprete con le medesime caratteristiche. Così trovai Christoph Waltz che lo sapeva fare. Se avessi pensato subito a qualcuno le potenzialità del mio personaggio sarebbero state limitate. L’esempio del Dr.Schulz (Django Unchained) tuttavia dimostra anche il contrario ovvero che conoscendo oramai Waltz potevo affidarmi direttamente a lui Il segreto sta nel trovare il giusto equilibrio: facendo emergere i punti di forza di un carattere senza però limitarne l’impatto.
A proposito di recitazione, è vero che hai mentito scrivendo sul tuo c.v di aver recitato per George A. Romero e Jean-Luc Godard, accreditandoti come attore?
Sì, d’altronde se vuoi fare l’attore qualcosa dovrai pur scrivere sul tuo c.v (ride). Così ho scelto il film Zombie, dawn of the dead (1978) perché a un certo punto vi è una gang di motociclisti, tra cui uno che effettivamente mi somigliava. E perciò ho detto “ecco, quello sono io”
Ed invece Godard?
Godard realizzò un film davvero brutto (King Lear,1987) in cui recitava anche Woody Allen. Questa mia falsificazione si diffuse così tanto che fui citato in vari libri di critica cinematografica
Kill Bill (2003)
In questa sequenza vi è un primissimo piano (p.p.p) degli occhi di Uma Thurman. È vero che all’operatore per indicarglielo chiedesti un Leone? (in riferimento a Sergio Leone)
Io lo chiamo direttamente un Sergio. Però questo per me non lo è, un Sergio è più ravvicinato. Tutto il mio cast ormai lo sa che mentre giriamo parlo sempre di lui
In varie enciclopedie quando si riportano i tuoi 10 film preferiti cambi sempre risposta. L’unico che resta è Il buono, il brutto e il cattivo proprio di Sergio Leone. Perché?
Perché l’idea di base è ridicola, perciò spesso mi diverto lasciandomi trascinare dal momento. Non posso prendere sul serio richieste simili, eccezion fatta per il film di Leone
E perché lo consideri un’eccezione?
Perché è il mio film preferito
E perché lo è? Che cos’è che ti colpisce?
Il tempo è poco per dirtelo. Dovrei cominciare a disquisire per 20 minuti e non mi sembra questa l’occasione adatta
Allora ti faccio un’altra domanda : Quando hai deciso di diventare regista?
C’è voluto un po’ in effetti , ci misi otto anni per capire quale sarebbe stata la mia strada. Fin da bambino però vedevo gli attori ed ero legatissimo all’ambiente, anche sé per me gli eroi non erano loro bensì i cineasti. A me interessava il cinema, mentre a molti degli studenti che trovavo al corso di recitazione interessavano soltanto loro stessi. In poche parole: “Il film doveva essere mio”
Bastardi senza gloria (2009)
C’era una volta a… Hollywood (2019)
Due film magistrali dove in entrambi i casi decidi di capovolgere la storia. Cosa rispondi in merito a chi si pone dei problemi etici in tal senso?
Di film in giro ce ne sono tanti, non devono mica vederne per forza uno dei miei
Once upon a time in Hollywood poi in fondo è una fiaba
Si, però non volevo che lo spettatore se ne rendesse conto, ci dovevano arrivare solo sul finale ricordandosi il titolo del film. La cosa fighissima è che come regista puoi riuscire a sorprendere il pubblico anche con elementi che ha davanti agli occhi sin dal primo minuto. Tutti conoscevano il titolo eppure alla fine l’effetto sorpresa va comunque a segno
DJANGO UNCHAINED (2012)
Ogni volta che vedo questa sequenza mi ricordo della caduta di Leo (Leonardo DiCaprio) che per poco non ha toccato quel mobiletto. Più la guardo e più mi sembra vicino allo spigolo. Ha rischiato davvero grosso
Nel film però in un’occasione si ferì veramente
Oh sì, gli si ruppe un bicchiere di vetro tra le mani. Tutta la troupe (compreso me) rimase esterrefatta dalla sua reazione. Tutti ci immaginavamo che urlasse dal dolore e invece mentre sgorgava il sangue ci giocherellava. Penso che questo episodio lo abbia portato a raggiungere un livello di recitazione straordinario.
Ti è mai capitato di scrivere un ruolo che poi l’interprete ha cambiato improvvisando?
Non esattamente. In realtà non avrebbe molto senso, mentre invece trovo più logico arricchire il personaggio via via che si sta girando, grazie alla qualità degli attori. Ma non ho mai esclamato “Oh mio Dio è totalmente diverso”. Per esempio una cosa simile accadde con David Carradine in Kill Bill, il quale è stato scelto solo dopo che Warren Beatty ha deciso di non partecipare. Per Warren ovviamente avevo immaginato un cattivo totalmente diverso rispetto al Bill che conoscete tutti. Doveva essere un villain alla James Bond, che possedesse tutte le caratteristiche peggiori mie e di Warren. Quando lui mi comunicò che non riusciva a far parte del cast, allora mi sono rivolto a David Carradine e leggendo la sua autobiografia ho detto “Questo deve essere un Bill totalmente diverso” e così ho aggiunto delle modifiche “cucendogli” il personaggio addosso. Oggi sarebbe bizzarro vedere Warren Beatty in quella parte.
The Hateful Eight (2015)
È incredibile che Ennio Morricone sia riuscito a vincere il suo unico Oscar proprio grazie a te. Ci parli un po’ della vostra collaborazione
È stato un sogno realizzato, dato che rimane tutt’ora il mio compositore cinematografico preferito. È da tempo che usavo la sua musica, ma sentivo che in Hateful Eight avrei avuto bisogno di una colonna sonora originale. Allora mandaì la sceneggiatura tradotta a Ennio. Ci incontrammo a casa sua, lui pensava che dovessi ancora iniziare a girare, mentre in realtà ero già in post-produzione. Questa fu la ragione per cui inizialmente rifiutò, ma poi mi disse che aveva un tema. Così la sera dei David di Donatello mi venne vicino sussurrandomi all’orecchio: “Lo sai che penso di potercela fare, arrivo a 25 minuti poi a 40 e infine ci posso inserire dei brani inutilizzati dal film di John Carpenter”. Era un vero gigante
Tu ami il cinema italiano, in particolare ami quei cineasti che sono sempre stati sottovalutati, al tempo reputati “minori” dalla critica. Per nominarne alcuni : Antonio Margheriti, Enzo Castellari, Lucio Fulci etc….Cosa ti attirava di quelle pellicole?
Allora io sono stato fortunato perché sono cresciuto durante gli anni 70’ dove nei cinema si vedevano vari film in cui i cineasti italiani sfruttavano un filone di genere statunitense, riproponendone delle loro versioni. Per quanto mi riguarda le ho sempre percepite migliori rispetto alle nostre, perché più prorompenti e coraggiose nelle musiche, nel sangue, nel sesso etc…Formavano una sinfonia operistica
I tuoi primi due film sono figli del sottobosco di L.A, poi però hai dimostrato di saper cambiare anche location nel corso del tempo. Ti è mai venuta in mente l’idea di girare un film a Cinecittà?
Dovrei trovare la storia giusta, piacerebbe molto sia a me che a mia moglie. Girare a Cinecittà sarebbe pazzesco. Ho un’idea proprio ora in mente: potremo immaginare uno spaghetti western secondo lo stile italiano, in cui ciascun personaggio parla la propria lingua. Un mix di nazioni e culture diverse
Ci hai regalato tantissime scene nel corso degli anni con il tuo cinema, ma se dovessi sintetizzare Quentin Tarantino in una sequenza sceglierei questa :
Pulp Fiction (1994)
Un’ultima domanda : Fu John Travolta ad occuparsi della coreografia?
Diciamo di sì per quanto riguarda i suoi passi, mentre quelli di Uma sono idee mie. John mi disse che a 12 anni vinse un importante premio come ballerino di twist e che il twist appunto fosse un ballo abbastanza noioso da guardare come spettatori. Perciò pensammo a un modo per renderlo più intrattenente e così mentre i due danzavano gli facevo cambiare registro battendo le mani, inserendo così dei movimenti inusuali
Dario Argento consegna il premio alla carriera a Quentin Tarantino:
“Tu sei l’orgoglio del cinema americano e anche (per una parte) del nostro. Sono onorato di premiare un regista, che è uno dei più grandi talenti al mondo. Viva Quentin Tarantino!“
