Red Dot: In fuga nel gelido paesaggio svedese

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Red Dot

Titolo originale: Red Dot

Anno: 2021

Paese: Svezia

Genere: drammatico, thriller

Produzione: SF Studios

Distribuzione: Netflix

Durata: 85 min.

Regia: Alain Darborg

Sceneggiatura: Alain Darborg, Per Dickson

Fotografia: Benjam Orre

Montaggio: Magnus Häll

Musiche: Carl-Johan Sevedag 

Attori: Johannes Kuhnke, Nanna Blondell, Anastasios Soulis, Kalled Mustonen, Thomas Hanzon, Anna Azcárate

Trailer originale di Red Dot

Primo film svedese distribuito in esclusiva da Netflix, Red Dot è diretto da Alain Darborg (Jönssonligan – Den perfekta stöten, 2015), anche sceneggiatore del film insieme a Per Dickson. Prodotto da Niklas Larsson e Anna Odenhall (Charter, 2020), il lungometraggio è curato dal direttore della fotografia Benjam Orre (Sakae, 2011) e dal montatore cinematografico Magnus Häll (1971, 2020). Nel cast figurano Anastasios Soulis e Nanna Blondell (Den inre cirkeln, 2019), che nel 2021 apparirà anche in Black Window (C. Shortland) insieme a Scarlett Johansson e Rachel Weisz. Red Dot è stato annunciato il 14 novembre 2019 durante lo Stockholm Film Festival.

Trama di Red Dot

Dopo poco più di un anno dal matrimonio, il rapporto tra David (Anastasios Soulis) e Nadja (Nanna Blondell) sembra ormai prossimo alla conclusione. La spontanea interazione che contraddistingueva il periodo precedente alla laurea di David è ormai scomparsa, con Nadja costretta in un ruolo che non le appartiene e il marito oberato dal suo impiego come ingegnere. L’unica possibilità per rivitalizzare la relazione sembra allontanarsi da Stoccolma per intraprendere un’avventurosa vacanza in una splendida località nel Nord della Svezia. Ma l’incontro con due cacciatori cambierà ogni cosa, tramutando l’escursione in qualcosa di completamente inaspettato.

Recensione di Red Dot

È un promettente debutto quello del cineasta scandinavo Alain Darborg su Netflix. Red Dot, primo lungometraggio svedese distribuito dalla piattaforma, costituisce infatti un’apprezzabile sorpresa, non solo per la capacità di rinnovare il genere, ma anche per quei temi secondari, interessanti e coraggiosi, con cui gli sceneggiatori Darborg e Dickson rendono più profonda la storia. Lo script di Red Dot, caratterizzato da un incipit di notevole impatto, in fondo si intreccia ai contrasti interni della società svedese: dallo storico dualismo tra il Nord rurale e il Sud urbanizzato, all’esterofobia provata nei confronti di Nadja (nonostante questa sia svedese). Del resto, quel paesaggio che molti descrivono come abitato da “persone tranquille” non si rivela certo tale, ma Darborg riesce persino a contraddire se stesso, invertendo continuamente durante il film la convinzione dello spettatore. Il quale, allo stesso modo di David e Nadja, si sente perso, smarrito in un territorio avverso; assediato da quel ghiaccio e quella neve che, con un rimando all’ottimo I segreti di Wind River (T. Sheridan, 2017), rendono così difficile individuare la civiltà.

Che forse nemmeno esiste. Rimpiazzata dalla mancanza di valori morali incessantemente sottolineata da Darborg e Dickson. Perché è la stessa coppia di Stoccolma a non venire risparmiata da tale considerazione, rappresentando allo stesso tempo prede e cacciatori. Una sorta di “gioco” in grado di condurre David a lambire la follia, non solo per le drammatiche condizioni fisiche, ma anche per il logorio psicologico dovuto all’essere braccato, al dover reagire contro la propria volontà. In tal senso, un grande aiuto lo ottiene da Nadja, bene interpretata da Nanna Blondell. Come in Soldato blu (R. Nelson, 1970) è lei a incitare il personaggio maschile, aiutandolo in varie sequenze e rappresentando la grande protagonista di una storia dura, permeata da una suspense resa costante da Darborg quasi per tutta la durata del lungometraggio attraverso una qualità registica di buon livello.

Del resto, il cineasta svedese evita in molti casi i pericoli di una produzione orientata verso la raffigurazione di una “caccia all’uomo”. Il punto rosso (Red Dot) che dà il nome al titolo, per esempio, permane solo per qualche scena, non stabilendo un elemento ridondante più affine ad altri generi. E poi c’è il realismo insito nella sceneggiatura, ben espresso dalle recitazioni di Anastasios Soulis e Nanna Blondell. Perché nel film di Alain Darborg, nonostante una trama rischiosa, si percepisce raramente di essere estranei alla storia. Non solo per la fotografia di Benjam Orre (straordinario il paesaggio svedese) e il ritmo impresso dal montaggio di Magnus Häll, ma anche per quel senso di naturale incertezza che persiste fino alla conclusione del lungometraggio.

Note positive

  • Le interpretazioni di Anastasios Soulis e, soprattutto, Nanna Blondell
  • Il montaggio di Magnus Häll e la fotografia di Benjam Orre
  • Le sfumature della trama centrale sceneggiate da Alain Darborg e Per Dickson

Note negative

  • Sebbene il film sia caratterizzato da un buon realismo, alcune sequenze possono apparire leggermente forzate
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