
I contenuti dell'articolo:
Ritrovarsi a Tokyo
Titolo originale: Une part manquante
Anno: 2024
Genere: commedia, drammatico
Casa di produzione: Les Films Pelleas, Versus Production
Distribuzione italiana: Teodora Film
Durata: 98 minuti
Regia: Guillaume Senez
Sceneggiatura: Guillaume Senez, Jean Denizot
Fotografia: Elin Kirschfink
Montaggio: Julie Brenta
Musiche: Olivier Marguerit
Attori: Romain Duris, Judith Chemla, Mei Cirne-Masuki, Tsuyu, Shungicu Uchida, Yumi Narita, Patrick Descamps, Shinnosuke Abe
Trailer di “Ritrovarsi a Tokyo”
Informazioni sul film e dove vederlo in streaming
Ritrovarsi a Tokyo (Une part manquante) è un film franco-belga del 2024 diretto da Guillaume Senez, che ha firmato la sceneggiatura insieme a Jean Denizot. L’opera prende spunto da diverse storie reali – tra cui quella di Vincent Fichot – e affronta il tema dell’affido e del diritto di visita in Giappone. Il film è stato presentato in anteprima mondiale al Toronto International Film Festival il 9 settembre 2024, distribuito in Francia il 13 novembre dello stesso anno, ha chiuso il 40° Santa Barbara International Film Festival il 15 febbraio 2025 ed è arrivato nelle sale italiane il 30 aprile 2025.
Il cineasta Guillaume Senez nasce a Bruxelles nel 1978 e si forma presso l’Institut national de radioélectricité et de cinématographie, dove si diploma nel 2001. Dopo gli studi, si dedica alla regia di cortometraggi: La quadrature du cercle (2006), Dans nos veines (2009), candidato al premio Unifrance al Festival di Cannes, e U.H.T. (2012). Il suo esordio nel lungometraggio avviene con Keeper (2015), che ottiene oltre venti riconoscimenti internazionali, tra cui il premio della giuria al Torino Film Festival. La consacrazione arriva con Le nostre battaglie (2018), presentato alla Semaine de la Critique di Cannes e vincitore di numerosi premi Magritte, i principali riconoscimenti del cinema belga. Oltre a Ritrovarsi a Tokyo, Senez ha diretto anche diversi episodi della serie televisiva Dans l’ombre, con interpreti di rilievo come Swann Arlaud, Melvil Poupaud e Karin Viard. La sua carriera si caratterizza per un percorso costante e riconosciuto a livello internazionale, che lo ha portato a essere considerato uno dei registi belgi più interessanti della sua generazione.
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Trama di “Ritrovarsi a Tokyo”
Ogni giorno Jay attraversa Tokyo guidando il suo taxi, con la speranza di ritrovare la figlia Lily. Il suo matrimonio con una donna giapponese è finito anni prima e, poiché in Giappone non esiste l’affido condiviso, l’unico modo per rivedere la bambina è incrociarla per caso nella vastità della metropoli. Quando ormai sembra aver perso ogni speranza ed è pronto a tornare in Francia, il destino gli offre un’occasione inattesa.
Recensione di “Ritrovarsi a Tokyo”
Il titolo originale è Une part manquante, ovvero la parte mancante, mentre nella versione Italiana il film diretto da Guillaume Senez si presenta con un titolo che fa riferimento principalmente alla città dove è ambientata la storia: Tokyo, in Giappone. Ritrovarsi a Tokyo (2024) racconta la storia di Jerome/Jay, interpretato da un bravissimo ed emozionante Romaine Duris, che ogni giorno perlustra la grande metropoli alla ricerca di sua figlia Lily. Sono passati nove anni dalla sua separazione dalla moglie giapponese e lui non ha potuto avere in custodia sua figlia, persa la speranza Jay decide di tornare in Francia ma un giorno la sua Lily compare come passeggera nel suo taxi, non riconoscendo suo padre e allora tutto cambia, perché averla ritrovata non basta, Lily deve ricordarsi di lui.
Attenzione ad eventuali spoiler.
Ritrovarsi a Tokyo parla di un padre in cerca di sua figlia, Lily, nome che evoca un fiore in particolare il giglio bianco e infatti nel film Lily diviene un qualcosa di indelebile per Jerome/Jay (Romaine Duris), lei è la figlia scomparsa ma lui non ha mai smesso di cercarla, di sperare un giorno di ritrovarla. Lily è nella casa dove Jay vive a Tokyo insieme al suo lemure da compagnia, la stanza quasi segreta che cela ricordi importanti è segnata da un fiore sulla porta, il giglio bianco e una scritta in giapponese, il nome di Lily. Lily è con Jerome in ogni momento, quando dopo una giornata di lavoro Jerome si rilassa alle terme giapponese, gli onsen, deve coprire il suo tatuaggio perché in Giappone non è qualcosa di ben visto, quel tatuaggio è ancora una volta un giglio bianco, la sua Lily. Tatuata perfino sulla pelle, indelebile, sua figlia è l’anima e la parte mancante di Jay che per tutto il film cerca di riavvicinarsi a sua figlia una volta ritrovata.
Il film è ambientato a Tokyo, la grande metropoli giapponese, le atmosfere evocano i romantici film alla Wong Kar-wai ma nell’insieme il film è un racconto poetico e difficile di una realtà quasi sconosciuta: cosa succede ai figli quando dopo un matrimonio i genitori si separano? Jerome è solo uno dei tanti casi che si ripetono, in molti perdono l’affidamento o la possibilità di rivedere il proprio figlio o la propria figlia in Giappone, si tratta di matrimoni misti, tra due persone di diversa nazionalità: una giapponese e l’altra di un’altro continente e stato, nel caso di Jerome la Francia.
Come lui, anche la sua amica Jessica sta affrontando lo stesso problema, suo marito (un giapponese) non le permette di vedere più suo figlio Lucas, la reazione della donna all’inizio è isterica, Jessica prova rabbia e non riesce a comprendere come tutto questo sia possibile, lei è la madre del bambino eppure non può vederlo. Jerome cerca di aiutarla nel corso del film, le consiglia di avere pazienza, perché in Giappone per questo tipo di situazioni ci vuole molto tempo. Lui ha perso Lily da nove anni, non ha mai smesso di cercarla. L’amore di un padre per sua figlia non ha limiti, Jerome ha fatto di tutto, ha scelto di restare in Giappone, lavorare, fare il cuoco, il tassista, sperando un giorno di ritrovare quella parte mancante, Lily.
Il film evoca Perfect Days (2023) di Wim Wenders, un film sul quotidiano, la giornata di un uomo semplice che però si meraviglia delle piccole cose e sa aspettare. Jerome è un po’ come il personaggio di Hirayama, con il passare degli anni Jerome sembra essere diventato più giapponese di quanto non sembri, non solo perché dimostra di conoscere bene la loro lingua, ma perché rispetta la loro cultura e il loro modo di vivere. Ritrovarsi a Tokyo è il racconto di una storia ma anche di tante storie, Jerome e Lily sono solo una trama di altre trame nascoste all’interno del film. Infatti il film è costruito su più livelli, da un lato c’è la storia principale quella di Jerome, più intricata, misteriosa, che si scopre lentamente, dall’altra ci sono le storie degli altri, ad esempio la sua amica francese Jessica o i tanti altri genitori che vivono come loro la stessa situazione, infatti esiste perfino una sorta di gruppo di ascolto, un gruppo dove poter trovare conforto e un’aiuto concreto.
L’incontro tra Jerome e Lily è fortuito, dettato dal caso, dal destino, lei sale in taxi mentre lui sta sostituendo il turno di un collega malato, perfino Jerome fatica a comprendere, stava per lasciare il Giappone, vendere la casa, tornare da suo padre in Francia ma poi l’aver ritrovato Lily cambia tutto. Jerome decide di restare, il suo nuovo obiettivo è fare in modo che sua figlia si ricordi di lui. Non può vederla, ma può essere l’uomo che guida il taxi, l’autista che l’accompagna da casa a scuola, può parlare con lei in quel lasso di tempo, sentirle ripetere le lezioni, chiederle come va, scoprire qualche aspetto della sua vita, vederla in qualche modo crescere seppure per lei, Jay sia solo uno sconosciuto. Jay mette nel taxi un peluche a forma di polipo, forse un gioco che le aveva regalato quando Lily era piccola, il polipo se ne sta lì dove di solito si appendono gli Arbre Magique e aspetta, aspetta come Jay che Lily si ricordi di lui. Una scena in taxi è significativa, forse qualcosa sta cambiando tra Lily e Jay. Lei gli parla in francese, gli confessa che suo padre era francese ma che non può più vederlo a causa della separazione con la madre. in quel momento Jay è fermo al semaforo, guarda in alto e vede il cartello dell’aeroporto di Narita, nella sua mente balena un pensiero fugace: scappare via con Lily e portarla in Francia, avrebbe dovuto farlo anni fa, ora è troppo tardi.
Da occhi esterni il comportamento di Jerome nei confronti di Lily, non conoscendo la sua storia personale, appare ossessivo, Jerome in qualche modo ne è ossessionato, Lily è diventata per lui una malattia, la vuole ad ogni costo, la segue, la osserva, quasi come un maniaco o un malintenzionato. Eppure Jay non è altro che un padre affettuoso e preoccupato per sua figlia, vorrebbe starle vicino, farle sapere che lui è lì per lei.
Il film racconta un Giappone vero, silenzioso, ma reale, poco conosciuto dai molti, nel film è presente una scena in una Raga room, ovvero la stanza della rabbia, una stanza dove è possibile sfogarsi, rompere tutto con violenza, liberarsi da ogni pena con grinta, urlando e lasciandosi andare come non è possibile fare nella società, per le strade, a lavoro, in città, perfino a casa forse.
In conclusione
Verso il finale del film la storia avvicina sempre di più i due, un padre e una figlia che non possono stare lontani. Il film mette in luce l’amore di un genitore per il proprio figlio e l’affetto del figlio nonostante gli anni di lontananza e i pochi ricordi. Anche in un mondo come il Giappone, dove la vita dei figli meticci è difficile, perché rischiano di non sentirsi del tutto parte di qualcosa, la verità è che il legame con i genitori è saldo come non mai, nonostante tutto e forse questo è il messaggio profondo che vuole trasmettere il film. E infine, anche se lontani, distanti, persi, si ci può sempre ritrovare da qualche parte. Jerome e Lily riescono a completarsi anche nella distanza.
Note positive
- Una storia profonda, vera e avvincente
- Romaine Duris è perfetto nella parte ed offre una grande interpretazione
- Il film mostra uno spaccato di un Giappone poco conosciuto
Note negative
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