Silence di Martin Scorsese: Dolore e fede in un Dio assente

Condividi su

Trama di Silence

Dall’istante in cui metterete piede in quel paese, sarete in pericolo.

CIT. PADRE ALESSANDRO VALIGNANO (CIARAN HINDS)

Due gesuiti, padre Rodriguez (Andrew Garfield) e padre Garupe (Adam Driver), dopo aver letto l’ultima lettera del loro mentore, padre Ferreira (Liam Neeson), si offrono volontari per una spedizione in Giappone alla sua ricerca. La missione prima li metterà in contatto con i sopravvissuti di un villaggio evangelizzato, per poi doversi scontrare con le autorità ostili alla cristianità. Sarà l’inizio di un percorso di sofferenza e di dure prove per il loro messaggio evangelico.

Recensione di Silence

Il peso del Tuo silenzio è terribile.

CIT. PADRE RODRIGUEZ (ANDREW GARFIELD)

Vapore caldo si alza dalle pozze bollenti da cui i giapponesi estraggono l’acqua da versare lentamente addosso ai cristiani, ustionandone la carne per mettere alla prova la loro fede; il Padre Ferreira di Liam Neeson osserva i loro corpi, impotente di fronte a tanta brutalità, e cade in ginocchio. Questo è il crudo incipit dell’ennesimo capolavoro di Martin Scorsese (negli ultimi anni impegnato nella ricostruzione di controverse pagine storiche) ambientato nel Giappone del XVII secolo; una pellicola che porta a un punto di svolta l’ossessione per i temi religiosi ampiamente abbracciati dal regista italo-americano nel corso della sua lunga carriera.

Silence è tratto dal romanzo dell’autore nipponico Shusaku Endo, e prende il titolo dal silenzio di Dio dinanzi alla persecuzione ai danni dei preti cristiani in Giappone per parlare della complessità del dialogo tra l’uomo e la divinità, caratterizzato dal silenzio di quest’ultima; ma anche del dialogo tra gli uomini e del dialogo (o scontro) tra culture: ciò che per i protagonisti è un messaggio di misericordia e redenzione, per le autorità giapponesi è un pericoloso strumento di oppressione culturale delle potenze europee in Asia.

Scorsese porta avanti la riflessione sull’incompatibilità tra la mentalità dei protagonisti e quella orientale in un momento storico in cui i giapponesi avevano difficoltà a credere in qualcosa di trascendentale, associando la natura del Dio cristiano al Sole. L’operato dei protagonisti è di conseguenza paragonata a un albero in una palude, in uno dei passaggi più illuminanti del film.

Io prego ma sono sperduto. Alla mia preghiera risponde il silenzio.

CIT. PADRE RODRIGUEZ (ANDREW GARFIELD) – SILENCE

Scorsese mette in scena un film la cui forma è perfetta e quasi pittorica, con campi lunghissimi ed evocativi, primi piani drammatici, e rapidi zoom che rendono la regia il vero punto di forza della gestione di una narrazione dilatata (le due ore e mezza di proiezione permettono allo spettatore di riflettere su ciò che vede) che però non trascura la ferocia della persecuzione, elevando l’incisività del film, nonostante ci si trovi davanti sostanzialmente a un dramma commerciale hollywoodiano.

Direttore d’orchestra d’attori di primissimo piano, Scorsese valorizza le belle interpretazioni del cast all’altezza (ottimi Garfield, Driver, Shyn’ya Tsukamoto e il solito Neeson), alle quali si accompagnano l’imponente ricostruzione scenografica del grande Dante Ferretti, collaboratore assiduo di Scorsese già a partire da Casinò, e la sontuosa fotografia di Rodrigo Prieto.

Silence è un film che fa grande spettacolo cinematografico spingendo lo spettatore a un’indagine interiore che tocca molte corde sensibili e porta a mettere in dubbio molte certezze con le quali si convive spesso con disinteresse o con viva partecipazione, a seconda dei background fideistici di ognuno. La grandezza di Scorsese sta nell’inserirsi con imparzialità nel dualismo cristianesimo/buddismo giapponese col solo intento di parlare al cuore.

La bellezza del film è tutta lì, in una narrazione straordinariamente neutrale, la cui sublimazione filosofica forse è individuabile in una delle frasi lapidarie rivolte al padre Rodriguez: è giusto influenzare gli altri, a prescindere dalla corrente religiosa o politica di riferimento? Ce ne fossero di più di film così.

NOTE POSITIVE

  • Regia
  • Recitazione
  • Tematica del dualismo culturale/religioso
  • Fotografia e scenografia
  • Ritmo dilatato ma mai pesante e, anzi, stimolante

NOTE NEGATIVE

  • Nessuno di rilevante
Condividi su

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.