Soldato blu: Un simbolo del tempo che lega western e attualità

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Trailer originale di Soldato Blu

Con Soldato Blu, Ralph Nelson adatta per il cinema il romanzo di Theodore Victor Olsen Arrow in the Sun, pubblicato nel 1970 e ispirato ai tragici eventi accorsi nel massacro di Sand Creek del 1864. Reso celebre dalla colonna sonora dell’esordiente Roy Budd, il lungometraggio è riconosciuto come un manifesto degli anni Settanta, grazie al nuovo spirito con cui descrive i nativi americani, da molti associati ai Viet Cong che dal 1954 al 1976 combatterono la guerra del Vietnam. John Gay (Tavole separate, 1958; Mare caldo, 1958) cura l’originale script, mentre la scena viene divisa da Peter Strauss e Candice Bergen.

Trama di Soldato blu

1877. Quando i Cheyenne attaccano un convoglio americano diretto a Fort Reunion, i soldati, colti di sorpresa, cercano di rispondere all’imboscata, ma l’esito della battaglia conta soltanto due sopravvissuti: il giovane Honus Gant (Peter Strauss) e la scaltra Kathy “Cresta” Maribel Lee (Candice Bergen), in passato moglie di Lupo Pezzato (Jorge Rivero), capo proprio dei Cheyenne. I due iniziano così un difficoltoso viaggio verso il forte, incontrando un gruppo di bellicosi Kiowa e un losco mercante che conducono Honus a riflettere su ciò che sta avvenendo, giungendo a dubitare persino delle sue più solide convinzioni.

Recensione di Soldato blu

Soldato Blu è di certo un film legato a un’epoca, simbolo (e anticipazione) di quel periodo dai toni conflittuali, progressisti e contradditori che combacia con gli anni Settanta. Attraverso la storia del soldato Honus Gant e Kathy “Cresta” Maribel Lee, il regista Ralph Nelson si disallinea dalle classiche sceneggiature western, intraprendendo, al contrario, un cambiamento di prospettiva capace di ribaltare la rappresentazione di due figure emblematiche del west: il cowboy e il nativo americano. Qui, anticipando i temi di Balla coi lupi (K. Costner, 1990), Nelson “interagisce” con il popolo aborigeno descrivendolo in un modo sostanzialmente nuovo, certamente non privo di violenza, ma al contempo, necessariamente reazionario nei confronti dell’aggressività perpetrata dai conquistatori. Il massacro iniziale in cui Honus perde tutti i suoi commilitoni, viene infatti spiegato da Kathy come “una risposta a ciò che i bianchi compiono”. Un’affermazione poco compresa dall’ingenuo soldato Gant, fedele sostenitore della patria che persevera nella sua convinzione di star trattando con dei selvaggi a cui vengono offerte diverse possibilità e da cui si ricevono soltanto atti di guerriglia. In tal senso, il paragone con l’attività geopolitica in essere nel 1970, e in particolare con la Guerra in Vietnam, è più che mai tangibile.

Del resto, Honus, sebbene sia un soldato, rappresenta quella parte di popolazione che, instaurando un legame con la contemporaneità, assiste ad un conflitto esclusivamente tramite giornali, tv e Internet, totalmente ignara della realtà che invece contraddistingue ogni singolo giorno di guerra. Si scopre così che i “selvaggi” (tra l’altro armati da un mercante “civilizzato”), associabili ai Viet Cong, non sono altro che persone che rispondo agli orrori con altri orrori. Un pensiero confermato proprio dai due massacri presenti nel film, che non differenziano cowboys e nativi americani, entrambi protagonisti (e prodotti) di un conflitto in cui le “ragioni” ben presto vengono soppiantate da quella continua vendetta che sembra non concludersi mai. I valori per cui crede Honus vengono così calpestati dalla cruda realtà della guerra, che non definisce né vinti né vincitori, bensì soltanto la più amara sofferenza. La stessa che conduce Honus sull’orlo della follia; la stessa che indurisce il carattere già coriaceo di Kathy, donna intraprendente e simbolo del femminismo in grado di condurre il soldato blu verso quella verità da lui (e non solo) sempre ignorata. 

Note positive

  • La particolare prospettiva della storia, capace di rinnovare il cinema western
  • L’interpretazione di Peter Strauss e Candice Bergen
  • Il montaggio
  • La fotografia
  • La colonna sonora

Note negative

  • Nessuna da segnalare
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