Neorealismo: il dramma del dopoguerra nel cinema

Condividi su
Renato Guttuso, Fosse Ardeatine, 1950, Collezione Luciano Lenti , Valenza (AL)

Neorealismo

Negli ultimi anni della seconda guerra mondiale, inizia a prendere forma la corrente del neorealismo in discipline come il cinema, la letteratura e l’arte; tutte raccontano delle tragiche conseguenze della guerra. Il 25 aprile 1945 termina la guerra sul suolo italiano. Rossellini, De Sica, Visconti, De Santis: i registi che alimentano questa corrente sono moltissimi, e sono personaggi che segneranno la storia italiana. La guerra ha avuto una forte ripercussione sui cittadini più deboli, ed è impossibile non trasferire questa parte della storia nelle opere che venivano realizzate.

“è impossibile intendere e interpretare l’uomo, se lo si isola dagli elementi nei quali ogni giorno egli vive”

Giuseppe De Santis, Per un paesaggio italiano, in “cinema”, VI, n° 116, 25 aprile 1941

Con il crollo del fascismo, gli autori italiani portano a galla gli effetti che ha portato, con un nuovo cinema caratterizzato da estremo realismo. Viene abbandonata l’illusione della borghesia espressa con comicità dai “telefoni bianchi”. Non vengono più utilizzati veri attori, ma gente del popolo, trasportando fedelmente la realtà così com’è, con un’impronta quasi documentaristica. Raccontano le condizioni dell’Italia, le speranze e le illusioni degli operai e dei contadini, la paura, il desiderio, il tutto condito con quella drammaticità di quel periodo duro del dopoguerra.

4 passi fra le nuvole

Uscito nel 1942, “4 passi fra le nuvole” si piò considerare come il precursore del neorealismo italiano. Alessandro Blasetti (e Cesare Zavattini, lo sceneggiatore) si distacca dalla vita borghese ambientando la vicenda nell’arretratezza della campagna; il protagonista sfugge dalla vita monotona e frustante della città che stava vivendo per andare verso quel mondo rurale che alla fine però, è costretto a lasciare. Racconta appunto di Paolo, sposato e con figli, durante un viaggio di lavoro conosce in treno una ragazza incinta, e gli propone di accompagnarla a casa fingendosi suo marito per evitare l’ira del padre. Tutto questo è incorniciato da uno stile semplice e pulito, affrontando il tema con molta leggerezza. Nonostante ciò, riesce comunque a essere schietto e pur essendo una commedia riesce a rappresentare perfettamente quel desiderio di libertà dalla vita cittadina.

I bambini ci guardano

Vittorio De Sica porta in scena un film tratto dal libro “Pricò” di Cesare Giulio Viola. Realizzato nel 1943, è il precursore del neorealismo italiano, e per la prima volta abbandona i toni frivoli della commedia per tuffarsi nel dramma della gente comune. Anche lui collabora con Cesare Zavattini, che in futuro lo accompagnerà in tutti i suoi film. De Sica racconta con estrema delicatezza la storia di Pricò, un bambino che vede passare davanti ai suoi occhi la tragedia della sua famiglia; dall’abbandono della madre, al suicidio del padre, concludendo la pellicola con lo sguardo in lacrime di Pricò verso la madre, che rifiuta tristemente. De Sica si lascia alle spalle la commedia dei telefoni bianchi per raccontare un vero dramma, che ti porta inevitabilmente a versare qualche lacrima.

Data la presenza del fascismo, De Sica ha avuto diverse difficoltà per quanto riguarda la censura, per questo dovette girare anche un altro finale in cui Pricò perdona la madre. Il film affronta il tema dell’adulterio femminile, del suicidio del padre (poco virile), e di un’infanzia distrutta. Temi che il fascismo di certo non accettava.

Ossessione

“Ossessione” è l’esordio di Luchino Visconti, ed è liberamente ispirato al romanzo “il postino suona sempre due volte” di James M. Cain, anche se prende notevoli distanze da esso. Gino, un vagabondo, si innamora di Giovanna che purtroppo però è già sposata. Insieme progettano una via di fuga e il sogno di una nuova vita. Gino inizialmente chiede a Giovanna di seguirla e fare un genere di vita instabile: lei però rifiuta. Nel frattempo Gino passa un po’ di tempo assieme allo spagnolo. Dopo un po’ incontra nuovamente Giovanna e decidono di sbarazzarsi del marito e insieme gestiscono la fattoria del marito. Gino però è vittima del rimorso e scappa ad Ancona dove conosce la giovane prostituta Anita. Quando incontra Giovanna, viene a sapere che è incinta; i due fuggono ma la macchina va fuori strada portando alla morte Giovanna, mentre Gino viene arrestato.

Il film presenta numerose caratteristiche che ha fatto si che venisse censurato. Il sogno di fuggire da quel modello di vita di piccolo – borghese, non è contemplato dal fascismo, ma il loro è un sogno impossibile che non riesce mai compiersi, ogni loro mossa è infatti un fallimento. Il sogno di Gino è un’ossessione (come suggerisce il titolo del film); lui è sempre in cerca di qualcosa di diverso; Giovanna è ossessionata dalla brama di denaro e dall’amore nei confronti di Gino. Un altro elemento per il quale è stato censurato è l’importanza che viene data al corpo di Gino: Giovanna è sessualmente attratta da lui. Lei lo desidera ed è la prima volta che in un film il corpo di un uomo diventa oggetto di desiderio, e non solo da Giovanna ma anche dallo spagnolo; la scena in cui lo spagnolo osserva sensualmente con la luce del fiammifero il corpo nudo di Gino, è un evidente allusione al tema dell’omosessualità.

Omicidio, adulterio, omosessualità: questo film è decisamente trasgressivo e provocatorio e il fascismo non poteva concepire tutto questo. Visconti però fortunatamente, è riuscito a nascondere una copia originale di un film che ha segnato l’inizio del neorealismo.

Condividi su

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.