Il Mondo dei Robot: Il cult-movie che ha dato vita a Westworld

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Il mondo dei robot

Titolo originale: Westworld

Anno: 1973

Paese: Stati Uniti d’America

Genere: Fantascienza / Western / Thriller

Produzione: Metro-Goldwyn-Mayer

Prodotto da: Paul N. Lazarus III

Durata: 1 hr 28 min (88 min)

Regia: Michael Crichton

Sceneggiatura: Michael Crichton

Fotografia: Gene Polito

Montaggio: David Bretherton

Musiche: Fred Karlin

Attori: Yul Brynner, Richard Benjamin, James Brolin, Alan Oppenheimer

Trailer de Il Mondo dei robot

Trama de Il Mondo dei robot

Agli inizi degli anni Duemila, la produzione di androidi capaci d’interagire con gli umani e di provare emozioni è ormai industriale, e l’impiego dei lavori biomeccanici copre ogni campo, persino quello dell’intrattenimento popolare. La nuova frontiera tecnologica è Delos, un parco divertimenti per miliardari dove i turisti, per la cifra di 1000 dollari al giorno, hanno la possibilità di passare una settimana in tre “epoche storiche” differenti (antica Roma, Medioevo, Far West), popolate da figuranti artificiali programmati per dare sapore all’esperienza, senza però nuocere all’uomo.

I due amici John Blane (James Brolin) e Peter Martin (Richard Benjamin), decidono di aspirare l’odore della frontiera, e si immergono in un’atmosfera polverosa piena di omaggi ai film di John Ford da loro amati, rivivendo un clima di rapine, assalti alla diligenza, risse nei saloon e incontri a porte chiuse con prostitute robotiche. A seguito di un inquietante duello con un pistolero con le sembianze del Yul Brynner di I magnifici sette, i due turisti si renderanno presto conto che c’è una falla nel sistema e che i robot sono prossimi alla ribellione.

James Brolin e Richard Benjamin in Il Mondo dei Robot

RECENSIONE DI IL MONDO DEI ROBOT

Prolifico autore di romanzi best-seller spesso a sfondo fantascientifico, Michael Crichton ha deciso di esordire alla regia con un originalissimo soggetto che, volendo, ha anticipato la sua creatura di maggior successo: Jurassic Park. Riscoperto in anni recenti per essere la matrice da cui Jonathan Nolan è partito per lo sviluppo della serie tv Westworld, Il Mondo dei Robot ha un’importanza ben maggiore nella storia del cinema fantascientifico americano, fungendo da anello di congiunzione tra 2001: Odissea nello spazio di Kubrick e Blade Runner di Scott per quanto riguarda il tema etico della dialettica uomo-macchina, strettamente intrecciato al progresso tecnologico di fine Anni Sessanta che al tempo scatenò più di una polemica.

Con bene a mente la lezione asimoviana delle leggi robotiche, Crichton ha diramato il tutto in una più vasta allegoria metacomunicativa di tutte quelle che saranno temi ricorrenti nella sua carriera letteraria, dalla violenza perpretrata come forma di divertimento per le classi sociali abbienti alla critica verso la società dei consumi, dall’ossessione tracotante per il controllo verso le invenzioni alla fluidità dickiana di finzione e realtà (uno dei turisti, fin troppo calato nella parte affidatagli dal “sistema”, arriverà ad autoproclamarsi sceriffo di Westworld). Malgrado la visione di un futuro prossimo parecchio datata in numerosi dettagli scenici (non c’è alcuna differenza tra gli Anni Settanta in cui il film è uscito e gli anni Duemila che ne fanno da sfondo), Il Mondo dei Robot resta un essenziale gioiello a basso costo con l’urgenza di mettere in guardia il pubblico sia su eventuali pericoli di una tecnologia ribelle sia sull’abuso di potere (tipicamente umano) instillato dalla stessa in chi la detiene, il quale dispensa vita e morte a suo piacere sebbene “sia tutto un gioco”.

Yul Brynner in Il Mondo dei Robot

Analisi de Il Mondo dei robot

Alla sua prima prova dietro la macchina da presa, Michael Crichton dirige con mano sicura e attenzione nella commistione di generi. L’atmosfera ludica e goliardica del primo tempo gioca con l’ironia, il sense of wonder e il cliché del western sulla scia della parodia, conferendo al film un ritmo spigliato e divertente. Con l’entrata in scena dell’elemento thriller della ribellione robotica, violenza e tensione vengono accentate in un crescendo filmico culminante in un incalzante duello finale, al cardiopalma e non privo di un paio di colpi di scena ben assestati. Pur venendo dal mondo della letteratura, Crichton si trova a suo agio anche con la grammatica più rigorosa della scrittura filmica, e delinea una sceneggiatura dai tempi perfetti. In poco meno di un’ora e mezza, il regista-sceneggiatore mette sul piatto sottigliezze filosofiche e dilemmi morali, costruisce personaggi solidi e fa quadrare il tutto senza lasciare conti in sospeso. Il finale, pur sospeso, è quadrato e risolutivo.

Il Mondo dei Robot si avvale di un cast stellare, ciliegina sulla torta per un film intelligentissimo e innovativo, pregno di meraviglia e persino inquietante. Oltre all’iconica star dei kolossal Anni Cinquanta Yul Brynner, splendido come androide-pistolero dallo sguardo impenetrabile e dalla camminata intimidatoria, i bravi Richard Benjamin e James Brolin (padre di Josh) catalizzano con gusto tutte le emozioni di meraviglia e paura che storia e personaggi richiedono alla loro recitazione. Grazie a essi, da buon film si passa senza forzature al titolo di gran film.

NOTE POSITIVE

  • Regia di polso.
  • Scrittura dai tempi perfetti.
  • Profondità delle tematiche.
  • Atmosfera.
  • Recitazione.

NOTE NEGATIVE

  • La visione futuribile del film è un po’ datata stona un po’ ma non toglie fascino.
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