Sotto le stelle di Parigi (2020): una strana coppia per le vie della città

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sotto le stelle di parigi locandina

Sotto le stelle di Parigi

Titolo originale: Sous les étoiles de Paris

Anno: 2020

Paese: Francia

Genere: Drammatico

Distribuzione: Officine UBU

Durata: 87 min

Regia: Claus Drexel

Sceneggiatura: Claus Drexel, Olivier Brunhes

Fotografia: Philippe Guilbert

Montaggio: Anne Souriau

Musiche: Valentin Hadjadj (Girl, Lukas Dhont)

Attori: Catherine Frot, Mahamadou Yaffa, Jean-Hemri Compère, Richna Louvet, Raphaël Thiéry, Farida Rahouadj, Dominique Frot

Trailer di Sotto le stelle di Parigi

Sotto le stelle di Parigi, il film del regista franco-tedesco Claus Drexel, disponibile dal 25 novembre solo al cinema. I City Angels sono volontari di strada che dal 1994 aiutano senzatetto e cittadini in difficoltà in 21 città italiane e in tre svizzere. Il fondatore, Mario Furlan, riguardo il legame con il film dichiara: “Siamo orgogliosi di patrocinare questo bellissimo film che ha un forte contenuto sociale e divulga messaggi positivi, di accoglienza e di amore”.

Trama di Sotto le stelle di Parigi

Christine vive da molti anni per le strade di Parigi, isolata dalla famiglia e dagli amici. In una fredda notte d’inverno, un bambino di otto anni si presenta davanti al suo rifugio. Si chiama Suli, non parla la sua lingua, ed è stato separato dalla madre, che deve essere rimpatriata. Uniti dalla loro condizione marginale, i due intraprendono un viaggio emotivo e pieno di tenerezza per ritrovare la madre del bambino. Sotto le stelle di Parigi, queste due anime sole impareranno a conoscersi e Christine riscoprirà il calore di un’umanità che credeva perduta.

Recensione di Sotto le stelle di Parigi

Partendo dal suo precedente lavoro, il documentario sui senzatetto Au bord du monde del 2013, Claus Drexel costruisce una storia di finzione dai toni estremamente realistici che conduce lo spettatore in un mondo tanto abituale ai cittadini delle grandi metropoli, quanto sconosciuto e inaccessibile nelle sue dinamiche più profonde. In tutte le grandi città infatti è la normalità percepire  la coesistenza di mondi diversi: il benessere e l’agiatezza dei quartieri residenziali al fianco di disagio e povertà di quelli popolari e periferici.

Da queste premesse nasce la storia di Christine, interpretata da una magistrale Catherine Frot, una senzatetto con un passato inaccessibile e apparentemente benestante che si ritrova, suo malgrado, ad aiutare Suli, un bambino immigrato in cerca di sua madre colpita da un provvedimento di espulsione. Il loro incontro sconvolgerà la già precaria, ma in qualche modo consolidata routine di Christine e costringerà i due a un confronto fatto principalmente di gesti ed emozioni che porterà in superficie un’umanità fino ad allora soffocata.

E’ proprio l’umanità che intende indagare il regista francese, non solo quella della donna ormai indurita dalla vita di strada e dalla lotta per la sopravvivenza, ma anche quella dei vari personaggi che incrociano il suo cammino. Personaggi contraddittori come l’operaio che offre aiuto alla donna ma allo stesso tempo si scaglia contro gli immigrati invasori oppure personaggi carichi di umanità come il giovane immigrato che tiene improvvisate lezioni di francese per i suoi compagni clandestini o infine l’addetto dell’aeroporto il cui aiuto sarà fondamentale nello sviluppo della narrazione.

L’impronta realistico-documentarista si evidenzia fin dalle prime scene che descrivono la dettagliata routine della clochard, la cinepresa ne segue i movimenti da vicino assecondando i tempi rallentati ma cadenzati del suo trascinare il corpo malandato in una Parigi fredda ma allo stesso tempo, in qualche modo, accogliente. L’incontro con il bambino porterà un cambiamento di prospettiva nella donna che dovrà sostenere nuove condizioni di vita con una motivazione diversa, situazione plasticamente simboleggiata dall’oggetto che Christine regala a Suli investendo una parte dei suoi miseri risparmi: un caleidoscopio attraverso cui guardare la realtà in modo diverso, un artificio che permette una visione stupefacente benché distorta del mondo circostante.

Come accennato il cast è ridotto al minimo, la storia si regge esclusivamente sulle spalle dei protagonisti interpretati ottimamente da Catherine Frot e Mahamadou Yaffa, accanto a loro compaiono persone comuni, spesso veri senzatetto scelti tra coloro che partecipano a circoli teatrali e quindi abituati a seguire piani di lavoro simili a quelli previsti per la realizzazione di un film. L’unica scena in cui compaiono senzatetto che non recitano è quella della colazione di Saint-Leu dove la troupe ha avuto la possibilità di girare durante la distribuzione dei pasti. Altra grande protagonista del film è la città di Parigi, il suo attraversamento da nord a sud segue il percorso emotivo e psicologico della strana coppia. Il contrasto tra sfarzo e povertà delle zone attraversate, che la regia sottolinea abilmente, restituisce la situazione consueta e al tempo stesso insopportabile del mondo in cui viviamo.

Quella dei due protagonisti è così una odissea che permette allo spettatore anche di mappare la città passando dai quartieri centrali e benestanti a luoghi molto più popolari fino alla tendopoli di Canal Saint Martin e ai campi di Porte de la Chapelle dove la miseria diventa sempre più presente. La rappresentazione di tale miseria diffusa non impedisce però a Drexel di evidenziare come, dietro all’immagine stereotipata di un senzatetto o di un immigrato ci siano storie e vissuti differenti tra loro e come spesso i percorsi che hanno portato a una situazione di indigenza siano tra i più variegati e imperscrutabili tanto che non di rado si scoprono livelli d’istruzioni elevati e vite precedenti all’insegna dell’agiatezza. Concludendo il film offre un’interessante e credibile spaccato di ciò che si muove nel sottosuolo di una grande metropoli come Parigi raccontando allo stesso tempo una storia di due umanità che si incontrano e compiono una parte di cammino insieme e, anche se l’originalità della narrazione non è certamente un suo punto di forza, i momenti topici sono ben distribuiti e riescono a coinvolgere e a emozionare.

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