Soul Surfer: La straordinaria impresa di Bethany Hamilton

Condividi su

Soul Surfer

Titolo originale: Soul Surfer

Anno: 2011

Paese: Stati Uniti d’America

Genere: drammatico, sportivo

Produzione: Brookwell-McNamara Entertainment, Enticing Entertainment, Island Film Group

Distribuzione: Sony Pictures Releasing

Durata: 106 min.

Regia: Sean McNamara

Sceneggiatura: Michael Berk, Sean McNamara, Deborah Schwartz, Douglas Schwartz

Fotografia: John R. Leonetti

Montaggio: Jeff Canavan, David Hagar

Musiche: Marco Beltrami

Attori: AnnaSophia Robb, Helen Hunt, Dennis Quaid, Jeremy Sumpter, Carrie Underwood, Craig T. Nelson, Kevin Sorbo, Lorraine Nicholson, Ross Thomas, David Chokachi

Trailer originale di Soul Surfer

Sean McNamara, regista di Soul Surfer, riunisce un cast che vanta Helen Hunt (Oscar come migliore attrice protagonista nel 1998 con Qualcosa è cambiato – As Good as It Gets di James L. Brooks) e Dennis Quaid (candidato nel 2003 e nel 2011 al Golden Globe). La sceneggiatura, realizzata dallo stesso regista con la collaborazione di Michael Berk, Deborah Schwartz e Douglas Schwartz, è ispirata alla storia vera descritta nell’autobiografia Soul Surfer: A True Story of Faith, Family, and Fighting to Get Back on the Board (2004), scritta da Bethany Hamilton insieme a Sheryl Berk e Rick Bundschuh.

Trama di Soul Surfer

2003. Bethany Hamilton (AnnaSophia Robb) viene attaccata da uno squalo mentre surfa in uno spot dell’isola di Kauai. Nonostante i soccorsi apprestati dalla sua migliore amica Alana Blanchard (Lorraine Nicholson), e da Holt (Kevin Sorbo) e Byron (Jeremy Sumpter), la giovane surfista perde il braccio sinistro: una tragedia che sconvolge l’intera comunità, richiamando anche l’attenzione dei media. La nuova condizione di Bethany prova duramente la sua volontà di continuare a surfare, ma il costante aiuto della famiglia –  Cheri (Helen Hunt) e Tom Hamilton (Dennis Quaid) su tutti – apre una possibilità che, seppur difficilissima, può essere percorsa, regalandole una speranza capace di ispirare milioni di persone.

Recensione di Soul Surfer

Nei confronti della surfista Bethany Hamilton, la protagonista interpretata da AnnaSophia Robb (C’era una volta un’estate, Nat Faxon e Jim Rash, 2013) in Soul Surfer, il cinema doveva regalare qualcosa di speciale. Non soltanto per la drammaticità della storia vera a cui si è ispirato il film, ma anche – e soprattutto – per la tenacia insita in Bethany che le ha permesso, pur non senza difficoltà, di tornare a surfare e raggiungere risultati insperati. Perché uno dei tanti pregi del cinema è eludere la realtà, indurre gli spettatori a sognare, e nella storia di Bethany Hamilton troviamo anche questo, ma alla fine comprendiamo che Soul Surfer racconta vicende realmente accadute, e così la Hamilton diventa un simbolo di straordinaria forza d’animo capace di rappresentare un esempio per tutti.

L’evento drammatico con cui si apre il film diretto da Sean McNamara (Nata per vincere, 2004; Una stagione da ricordare, 2018, con la Hunt) risale al 2003, quando una giovane Bethany viene attaccata da uno squalo al largo dell’isola di Kauai, nelle Hawaii, provocandole la perdita del braccio sinistro. La tragedia comporta un drastico cambiamento per l’intera famiglia. Se Bethany intraprende un difficile percorso di riabilitazione, i genitori scelgono di assumere comportamenti diversi: la madre, interpretata da Helen Hunt, diventa particolarmente protettiva nei confronti della figlia; al contrario del padre, un calato Dennis Quaid (futuro interprete di Ronald Reagan in un prossimo film di McNamara), che la spinge a riprovare con il surf. E ci sono sequenze, all’interno del film, che esprimono abilmente questa delicata situazione, come le difficoltà quotidiane di Bethany, o gli sguardi curiosi rivolti a lei nel parcheggio di un supermercato, oppure la solitudine, ma anche lo sconfinato amore, che la ragazza esprime nel guardare il surf alla tv, unico contatto con la sua passata vita. Ma poi entra in scena il carattere della Hamilton, rinfrancata da un’esperienza di volontariato nella Thailandia devastata dallo tsunami, e capace, grazie soprattutto all’aiuto di suo padre, di tornare a competere in una gara di surf.

Soul Surfer tenta, con un impianto classico, di integrare il cinema sportivo, adatto a tutta la famiglia, a una traccia drammatica e profondamente ricca di spunti. E in fondo ci riesce, inserendo spettacolari scene di gara ma anche intimi momenti di sconforto, in grado di rendere reale un personaggio che, proprio da quelle situazioni, ha tratto la forza per risalire su una tavola da surf. Non è mai facile realizzare un film, ma Soul Surfer costituisce certamente una delle prove più ardue per un regista, non soltanto per il rischio di riprodurre sequenze già viste in altre pellicole sportive, ma anche per la responsabilità di rappresentare un personaggio così complesso. AnnaSophia Robb, scelta dalla stessa Bethany, è ben ispirata nella sua interpretazione, e questo sia nelle scene più introspettive che in quelle d’azione. Che poi, in realtà, convergono nella stessa direzione, ovvero in quello stato mentale, il “Soul Surfer” coniato da Jhonny Fortune nel 1963, che ha condotto Bethany a riabbracciare l’oceano e, nel 2016, a raggiungere le semifinali del Fiji Women’s Pro gareggiando contro le migliori surfiste del mondo. Come a voler dire, è proprio tutto vero.

Note positive

  • Il racconto della storia di Bethany Hamilton
  • L’equilibrio tra sequenze tipiche del genere sportivo e scene più intime
  • La sinergia del cast, specialmente tra AnnaSophia Robb, Helen Hunt e Dennis Quaid

Note negative

  • La durata del lungometraggio (106 min.) condensa alcuni momenti che potevano essere maggiormente approfonditi
Condividi su

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.