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Steppenwolf
Titolo originale: Дала қасқыры
Anno: 2024
Nazione: Kazakhstan
Casa di produzione: Golden Man Media
Distribuzione italiana: Blue Swan
Durata: 102 minuti
Regia: Adilkhan Yerzhanov
Sceneggiatura: Adilkhan Yerzhanov
Fotografia: Yerkinbek Ptyraliyev
Montaggio: Nurtas Mamytbayev
Musiche: Galymzhan Moldanazar
Attori: Anna Starchenko, Berik Aitzhanov, Azamat Nigmanov, Kuantay Abdimadi, Yerken Gubashev
Trailer di “Steppenwolf”
Informazioni sul film e dove vederlo in streaming
Steppenwolf è un film del 2024 presentato in anteprima mondiale al Festival Internazionale del Cinema di Rotterdam 2024 (International Film Festival Rotterdam), dove è stato selezionato nella sezione “Masters”. Dopo Rotterdam, il film è stato presentato al Brussels International Fantastic Film Festival (BIFFF), dove ha vinto il prestigioso Golden Raven. In Italia ha partecipato al TOHorror Fantastic Film Fest di Torino del 2024 dove è stato premiato con il primo premio come miglior lungometraggio.
Trama di “Steppenwolf”
In un Kazakhstan devastato dalla guerra civile, la società è sprofondata nel caos.
Tamara, una giovane donna con problemi psicologici, vive in un villaggio isolato insieme al figlio piccolo. Un giorno, il bambino viene rapito da una banda di uomini violenti che imperversano nella steppa.
Per salvarlo, Tamara si rivolge a Brajyuk, un ex investigatore alcolizzato e disilluso. L’uomo accetta di aiutarla e insieme intraprendono un viaggio disperato attraverso una terra arida e selvaggia, popolata da criminali, mercenari e figure sinistre.
Recensione di “Steppenwolf”
Steppenwolf è un film di un cinismo unico, capace di far respirare allo spettatore la stessa aria secca e fetida che soffoca i polmoni dei protagonisti. Un revenge movie dai forti toni western, ambientato nella steppa kazaka durante una presunta guerra civile mai davvero spiegata. Un mondo post-apocalittico dominato da violenza estrema, fuorilegge e predoni, con una polizia incapace di mantenere l’ordine e in gran parte annientata.
In questa landa inospitale si muove Brajyuk, protagonista della storia, che intraprende un viaggio di vendetta verso colui che lo ha privato della propria famiglia. Berik Aitzhanov lo interpreta in maniera viscerale, trasformandolo in uno dei punti forti dell’opera. È un cowboy dagli occhi a mandorla, un moderno nomade della steppa: spietato, cinico, incapace di instaurare legami, apparentemente svuotato di tutta la sua umanità. Eppure, inaspettatamente, a tratti sa essere sopra le righe e persino divertente, come nei suoi celebri balletti.
Accanto a lui troviamo Tamara, interpretata da Anna Starchenko, una donna disperata e psicologicamente fragile, che cerca il figlio rapito da una spietata banda di contrabbandieri di organi. Con Brajyuk forma un’improbabile coppia: alleata e al tempo stesso vittima dell’uomo, che non le riserva alcuna empatia e spesso la tratta in modo brutale. Tamara è l’unico personaggio che attraversa una vera evoluzione: da vittima in balia degli eventi diventa gradualmente un’individua capace di cavarsela da sola in quell’inferno, fino a conquistare la forza di saper dire “no”.
Gli altri personaggi, al contrario, restano fermi: involucri cinici e freddi, incapaci di muoversi interiormente verso la salvezza o il riscatto. È come se fossero già morti, gusci vuoti che si limitano a sopravvivere. Questa scelta può risultare frustrante per lo spettatore, che assiste a un costante movimento fisico, tipico dei road movie, ma non a un reale sviluppo psicologico.
Anche il contesto resta volutamente indefinito: la guerra civile rimane sullo sfondo, mai raccontata né spiegata, un rumore lontano che avvolge la vicenda senza offrirle radici. È una scelta narrativa che accentua la sensazione di trovarsi in un non-luogo, dove l’unica legge è quella della sopravvivenza.
La fotografia contribuisce in modo decisivo a creare l’atmosfera del film. I toni polverosi e spenti, dominati da marroni e grigi, restituiscono la durezza della steppa e il senso di morte che la attraversa. Le inquadrature ampie e statiche accentuano la sensazione di isolamento e immobilità, mentre la luce cruda non concede mai tregua, rendendo ogni volto scavato, arido, come se fosse già consumato dal tempo e dalla violenza. Non c’è spazio per la bellezza, se non quella ruvida e disperata di un paesaggio che diventa specchio dell’anima dei personaggi.
In conclusione
Steppenwolf è questo. È la sabbia della steppa che si tinge di rosso dopo una sparatoria. Sono i rumori degli spari, le grida, gli schiaffi, le botte. La cattiveria dell’uomo al suo stato più primordiale in un paesaggio desolato, popolato da personaggi corrosi e incapaci di cambiare.
Tamara rimane l’unica flebile fiamma che trema ma che non si affievolisce mai. Ma la cattiveria del mondo non risparmia neanche lei. Ed è proprio questa cattiveria cinica e intrinseca a rendere l’opera memorabile, dura da sopportare ma impossibile da dimenticare.
Note positive
- Interpretazioni intense dei personaggi
- Fotografia evocativa
- Atmosfera viscerale e immersiva
- fusione tra revenge movie, western, horror e road movie
Note negative
- Scarsa caratterizzazione del contesto
- Personaggi secondari piatti e privi di evoluzione
- Poca catarsi narrativa
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Regia |
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Fotografia |
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Sceneggiatura |
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Colonna sonora e sonoro |
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Interpretazione |
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3.8
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