Il mio posto è qui (2004). Alla ricerca dei propri diritti e della propria libertà 

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Trailer di Il mio posto è qui

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Nata a Roma nel 1979, Daniela Porto si è laureata nel 2003 in Discipline Arti Musica e Spettacolo presso l’Università di Roma Tre, con una tesi incentrata sui primi lungometraggi spagnoli del cineasta Marco Ferreri. Dopo gli studi, ha avviato la sua carriera nel settore della fotografia, frequentando la scuola professionale di fotografia “Ettore Rolli” e completando un tirocinio presso l’agenzia fotografica “Contrasto”, dove ha acquisito preziose competenze nella creazione di narrazioni visive attraverso le immagini. Nel 2005 ha iniziato a lavorare presso la casa di produzione cinematografica Orisa Produzioni, inizialmente gestendo la linea editoriale per il mercato home video e successivamente occupandosi delle produzioni televisive, sia come coordinatrice che come responsabile editoriale e di produzione.

Il 12 marzo 2024, Daniela Porto ha pubblicato il suo primo romanzo, intitolato “Il mio posto è qui”, grazie alla casa editrice Sperling & Kupfer. Da questo romanzo ha tratto la sceneggiatura del suo primo film, anche intitolato “Il mio posto è qui”, che ha diretto insieme a Cristiano Bartone, regista e sceneggiatore noto per pellicole quali “Rosso come il cielo”, vincitore del David Giovani nel 2007, e “Caffè” (2016). Prodotto da Orisa Produzioni, società attiva dal 1998 nel campo della produzione cinematografica e televisiva, il film è distribuito nei cinema italiani da Adler Entertainment dal 25 aprile 2024, dopo essere stato presentato al BIFEST – Bari International Film Festival. In occasione di tale festival, il film è stato premiato come miglior regia e Ludovica Martino, protagonista del film, ha ricevuto il premio come miglior attrice protagonista. Ludovica Martino ha già recitato in diversi film e serie, tra cui “Sotto il sole di Riccione” di Younuts! (2020), “Security” di Peter Chelsom, “Skam Italian 6” di Tiziano Russo (2023) e “Guglielmo Marconi – L’uomo che ha connesso il mondo” di Lucio Pellegrini (2024).

Trama de Il mio posto è qui

Nel 1940, in un piccolo paese della Calabria, Marta e Michele vivono un intenso amore. La notte prima che Michele parta per la guerra, i due si uniscono in un momento di passione. Tuttavia, il ritorno di Michele non avviene mai e Marta, rimasta incinta, dà alla luce il figlio Michelangelo. Durante il conflitto, la situazione di una ragazza madre passa quasi inosservata, ma con il ritorno della pace, Marta si trova ad affrontare il giudizio e la condanna della comunità paesana che la etichetta come “puttana”, un marchio che coinvolge tutta la sua famiglia, compromettendo sia il suo futuro che quello della sorella minore. Nessuno vuole sposare una donna che “si concede facilmente”. Un giorno però, il signor Gino, un contadino vedovo con due figlie, si offre di sposarla. La famiglia di Marta accoglie la proposta con entusiasmo e lei accetta, consapevole di non avere alternative a quel matrimonio privo d’amore. Durante i preparativi del matrimonio, Marta entra in contatto con Lorenzo, l’assistente del parroco, noto come l’organizzatore dei matrimoni per la sua raffinatezza e sensibilità, vittima anche lui delle malelingue del paese che lo etichettano come “finocchio”, vista la sua tendenza sentimentale verso il proprio sesso.

Inizialmente, Marta, permeata dai pregiudizi della società, fatica ad accettare la presenza di Lorenzo. Tuttavia, gli eventi la conducono a scoprire che Lorenzo è una persona straordinaria, capace di comprenderla come nessun altro. Tra di loro nasce un’amicizia e, grazie a Lorenzo, Marta viene introdotta in un mondo segreto e alternativo, popolato da individui emarginati ma autentici. Tutto ciò avviene in un’epoca di cambiamento, in cui le donne ottengono il diritto di voto e la società si apre a nuove idee e diritti. In questo contesto sociale, Marta inizia a prendere consapevolezza della sua aspirazione a essere più di una semplice moglie e madre, desiderando un’autonomia e una padronanza della propria vita. Con l’aiuto di Lorenzo, frequenta segretamente un corso di dattilografia in un paese vicino, coltivando sogni di un futuro diverso. Tuttavia, in un contesto ancora dominato dalla mentalità patriarcale, i due saranno costretti a lottare contro l’ipocrisia della comunità, fino a un gesto finale che metterà in discussione il loro passato e le loro scelte.

Il mio posto è qui - Martino Leonardi - ©Angrisano
Il mio posto è qui – Martino Leonardi – ©Angrisano

Recensione di Il mio posto è qui

Fa uno strano effetto osservare come la settima arte italiana, senza volerlo e senza intenzione, abbia dato vita a due pellicole non così dissimili a livello tematico: “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi, distribuito nei cinema il 26 ottobre 2023, e “Il mio posto è qui”, uscito come romanzo nel marzo 2024 e in uscita nei cinema ad aprile 2024. Questo potrebbe essere segno di un periodo di fermento culturale e di puro cambiamento. Entrambi i film, pur adottando uno stile registico e narrativo completamente diverso, affrontano la situazione delle donne nella società del 1946, in quell’Italia post-seconda guerra mondiale, dove il mondo femminile inizia a demolire e a sfidare la cultura del potere patriarcale che ha costretto molte donne a sottomettersi agli uomini, ai padri, ai mariti e ai figli, senza avere una reale possibilità di fuga e di decisione all’interno di questa società dominata dagli uomini. Questa situazione ha influenzato il destino delle famiglie e delle donne, sia in Italia che all’interno del loro nucleo familiare.

Se in “C’è ancora domani” siamo a Roma insieme a Delia, che nonostante i soprusi e le botte ricevute dal marito, decide di lottare per la sua libertà, recandosi il 2 giugno del 1946 al seggio per votare al referendum istituzionale che chiedeva ai cittadini di scegliere tra la Monarchia e la Repubblica, in “Il mio posto è qui” ci troviamo in un piccolo paesino della Calabria insieme alla giovanissima Marta. Quest’ultima si trova a scoprire e cambiare il mondo nel sud Italia del 1946, nel bel mezzo del fermento delle prime elezioni politiche italiane del dopoguerra, le prime dopo la dittatura, che vedono le donne partecipare attivamente alla scelta dello stato italiano. Si fronteggiavano Alcide De Gasperi, Pietro Nenni, Palmiro Togliatti, Luigi Einaudi con i loro partiti, tra cui spiccava lo scontro tra DC, il PSIUP, il PCI e l’Unione Democratica Nazionale. Sfruttando questo periodo storico impregnato di cambiamento sociale, entrambe le pellicole eleggono al centro della narrazione due donne che devono trovare la forza di lottare per la propria libertà, i propri diritti e i propri sogni, in una lotta per migliorare la loro vita (come nel caso di Marta) e quella delle donne e delle loro figlie degli anni ’50 (come nel caso di Delia, colei che vota più per la figlia che per se stessa, diventando un simbolo di lotta contro il mondo patriarcale e la sua cultura del possesso).

In “C’è ancora domani” l’epicentro della narrazione è concentrato, quasi esclusivamente, sul personaggio di Delia all’interno di una pellicola che si rifà al linguaggio neorealista italiano. In “Il mio posto è qui”, invece, l’epicentro narrativo non si concentra solo su un singolo personaggio, ovvero Marta, ma la storia cerca di andare oltre alla dinamica femminista e di lotta per i diritti delle donne, intessendo una storia maggiormente incentrata su personaggi emarginati dalla società, i cosiddetti “diversi”. Questi individui, per ragioni di orientamento sessuale, di genere o per circostanze della vita, si ritrovano a subire soprusi e critiche da parte di una società che non li accetta e non li vuole.

La prima protagonista della vicenda è Marta, una ragazza madre non sposata rimasta incinta dopo un atto d’amore con il fidanzato prima che partisse per la guerra, dove ha trovato la prematura morte. Marta è una ragazza semplice, che non ha avuto modo di conoscere il mondo e di farsi un’idea propria sulla vita. Si conforma passivamente a quello che gli altri ritengono giusto o sbagliato, anche a scapito della propria felicità. Grazie a Lorenzo, però, comincia a rendersi conto del proprio potenziale e decide di prendere in mano il suo destino, anche in contrasto con quanto ci si aspetterebbe da una donna nella Calabria degli anni Quaranta.

Il secondo protagonista della pellicola è proprio Lorenzo, un uomo di quarantacinque anni, omosessuale, aiutante del parroco. Lorenzo è generoso e altruista, intelligente e progressista, ma ben consapevole dei limiti dell’epoca in cui è nato. Preferisce rinunciare alla sua ribellione, limitando la sua libertà di espressione a circoli ristretti dove può esprimere più liberamente la sua identità omosessuale e le sue idee radicali.

La trama principale della pellicola si incentra sul percorso di formazione, riscoperta del mondo circostante e ribellione interna ed esterna di Marta, che deve lottare con tutte le forze per riuscire a fuggire da una vita fatta di obblighi, ingiustizia e percosse. Nel suo cammino, si imbatte in Lorenzo, colui che rappresenterà per lei la figura del mentore, conducendola al di fuori del mondo paesano da lei conosciuto e presentandole una realtà liberale e progressista, fatta di lavoro, amore e libertà di pensiero ed espressione. Questa esperienza la cambierà radicalmente, facendole nascere nuovi desideri di indipendenza e libertà che prima non possedeva, imprigionata in un ruolo sociale da cui non era in grado di fuggire all’inizio della pellicola. Allo stesso tempo, anche Lorenzo ha un suo arco narrativo piuttosto interessante, risultando un personaggio profondo e sfumato. Nella prima parte della narrazione, Lorenzo funge da mentore per Marta, ma le cose cambiano radicalmente nella seconda parte del film, dove i ruoli si invertono e la giovane ragazza dà il via all’arco di trasformazione di Lorenzo, seppur più minimale. Grazie all’incontro con Marta, Lorenzo riottiene, più o meno, la forza di lottare per la sua identità e la sua libertà come uomo omosessuale.

Foto di scena con Ludovica Martino (Marta) nel film Il mio posto è qui
Foto di scena con Ludovica Martino (Marta) nel film Il mio posto è qui

A livello tecnico

La pellicola presenta una sceneggiatura alquanto lineare, capace di delineare bene le varie componenti del mondo narrativo nei primi quindici minuti. Tuttavia, non sempre le emozioni riescono a trasparire dallo schermo. Il film risente di una regia che, sebbene priva di errori tecnici evidenti, non sempre riesce a esaltare pienamente la narrazione. Mancano talvolta dei primi piani che avrebbero potuto enfatizzare meglio le emozioni dei personaggi e ci sarebbe stata l’opportunità di concentrarsi maggiormente sull’ambiente circostante e sugli altri personaggi. Ad esempio, nella scena in cui vediamo Lorenzo e Marta camminare per una stradina con una macchina da presa a mano, il movimento risulta troppo frenetico per il contesto della scena. Alcune scelte di posizionamento della macchina da presa, a mio parere, compromettono leggermente l’impatto emotivo del film. Pur essendo tecnicamente ben realizzato, con una fotografia di qualità e ottime performance attoriali, le emozioni emergono solo sporadicamente. Proviamo empatia per i protagonisti, ma non siamo mai travolti da grandi emozioni, il che alla lunga si riflette sul film.

In conclusione

“C’è ancora domani” e “Il mio posto è qui” rappresentano due diverse angolazioni narrative sulla condizione delle donne nella società italiana del dopoguerra. Mentre entrambi i film affrontano temi simili, come la lotta per la libertà e i diritti delle donne, lo fanno attraverso approcci registici e narrative contrastanti. “C’è ancora domani” si concentra sul personaggio di Delia, offrendo uno sguardo neorealista sulla sua battaglia per l’indipendenza e il voto. D’altra parte, “Il mio posto è qui” esplora una varietà di personaggi marginalizzati, tra cui Marta e Lorenzo, per creare un quadro più ampio del cambiamento sociale e della lotta per l’identità. Sebbene entrambi i film abbiano punti di forza nella caratterizzazione dei personaggi e nella trama, la regia di “Il mio posto è qui” talvolta manca di intensità emotiva, compromettendo l’impatto complessivo della storia. Tuttavia, entrambi i film contribuiscono alla narrazione del cambiamento culturale e sociale che ha caratterizzato l’Italia del dopoguerra, offrendo spunti preziosi per la riflessione e la discussione.

Note positive:

  • Trattamento di tematiche sociali importanti e attuali, come il ruolo delle donne nella società patriarcale del dopoguerra.
  • Contestualizzazione storica accurata e interessante, che fornisce uno sfondo significativo alla trama.
  • Caratterizzazione profonda e complessa dei protagonisti, che li rende realistici e coinvolgenti.
  • Buona struttura della sceneggiatura, che presenta una narrazione lineare e ben delineata.

Note negative:

  • Manca a tratti l’emozionalità nel film, a causa di scelte registiche che non valorizzano pienamente le situazioni emotive.
  • La regia potrebbe essere più incisiva e dinamica per accentuare il coinvolgimento dello spettatore.
  • Nonostante la profondità dei personaggi principali, i personaggi secondari sono poco approfonditi
  • A tratti un pizzico di banalità nella sceneggiatura
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