The Bikeriders (2023). Il film che parla di una cultura, e anche di moto.

Recensione, trama e cast del film The Bikeriders (2025). Un racconto di identità, appartenenza e fine di un’epoca attraverso la cultura motociclistica americana.

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The Bikeriders (2025) - Immagine ricevuta da Universal Pictures per uso editoriale
The Bikeriders (2025) – Immagine ricevuta da Universal Pictures per uso editoriale

Trailer di “The Bikeriders”

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

The Bikeriders è un film del 2023 scritto e diretto da Jeff Nichols, ispirato all’omonimo fotolibro pubblicato nel 1968 dal fotografo e scrittore americano Danny Lyon. L’opera originale, considerata una pietra miliare del New Journalism visivo, documenta dall’interno la vita del moto club Outlaws MC, uno dei più antichi e noti club motociclistici americani, fondato negli anni Quaranta in un bar lungo la storica Route 66, in Illinois. Gli Outlaws MC sono parte dei cosiddetti “Big Four”, i quattro club motociclistici più diffusi e influenti al mondo, noti per la loro struttura gerarchica, il codice d’onore interno e la reputazione controversa.

Il film è stato presentato in anteprima al Telluride Film Festival il 31 agosto 2023 e ha subito un rinvio nella distribuzione statunitense: inizialmente previsto per il 1º dicembre 2023, è stato posticipato al 21 giugno 2024 a seguito del passaggio di distribuzione da 20th Century Studios a Focus Features. In Italia è arrivato nelle sale il 19 giugno 2024, distribuito da Universal Pictures. Negli Stati Uniti, The Bikeriders ha ricevuto una classificazione R (vietato ai minori di 17 anni non accompagnati da un adulto) per la presenza di linguaggio esplicito, contenuti sessuali, violenza e uso di sostanze stupefacent

Trama di “The Bikeriders”

Il film si concentra sui Vandals (Outlaws MC) nel periodo compreso tra il 1965 e il 1973, adottando una struttura narrativa che alterna flashback e presente. Il tempo attuale è ambientato nella casa di Kathy, moglie di Benny, dove Danny Lyon — giovane fotografo che ha documentato la vita del club negli anni precedenti — la intervista nuovamente. Attraverso il suo racconto, emergono gli eventi vissuti da quando è entrata nel mondo dei Vandals fino al momento in cui ne è uscita, offrendo uno sguardo personale e disincantato su un universo dominato da lealtà, violenza e trasformazioni profonde.

I ricordi di Kathy prendono forma a partire da una sera del 1965, quando incontra Benny nel covo dei Vandals, grazie all’invito della sua migliore amica. Cinque settimane dopo, i due si sposano e iniziano una vita insieme, segnata da passione, instabilità e tensioni crescenti. Benny, spirito libero e imprevedibile, si muove tra Kathy e Johnny — fondatore e leader del club — lasciando entrambi soli più volte, in un equilibrio instabile che riflette il caos emotivo e sociale del gruppo.

Nel frattempo, il volto dei Vandals cambia radicalmente. L’aggressività di Benny, inizialmente problematica, viene presto superata dall’arrivo di nuove reclute, reduci dal Vietnam, più interessate al denaro che alla fratellanza motociclistica. Il club, un tempo fondato su codici non scritti e lealtà, si trasforma in un’arena di potere, dove le regole vengono riscritte e la vecchia guardia viene spazzata via. I valori originari cedono il passo a una nuova generazione più brutale, più spietata, meno legata alla strada e più attratta dal dominio.

Kathy osserva questo mondo che si sgretola e si ricompone, cercando di dare senso a ciò che ha vissuto. Se il gioco delle moto è una corsa senza regole, dove si vince o si muore, forse il fatto che lei sia ancora qui a raccontarlo lascia aperta la possibilità che Benny abbia trovato — o cercato — una via d’uscita.

Recensione di “The Bikeriders”

Il film ricostruisce in forma romanzata, ma con coerenza storica, gli ultimi anni di vita di Johnny Davis, fondatore e leader dei Vandals. Il racconto si concentra su un arco temporale ristretto, in cui emergono le figure centrali che hanno segnato la sua traiettoria: oltre a Johnny stesso e ai membri del club, spiccano Benny e Kathy, attorno ai quali si sviluppa gran parte della narrazione. La loro relazione, intensa e tormentata, offre una dimensione emotiva che si intreccia con le dinamiche interne del gruppo, dando corpo a un racconto che alterna tensione sentimentale e conflitto identitario. Accanto alla storia d’amore, si delinea il percorso di un capo che sceglie il proprio successore, consapevole della fine imminente — non solo personale, ma anche simbolica. Il senso di appartenenza che permea il film è profondo e tangibile, reso ancora più efficace dalla struttura narrativa basata sull’intervista: un dispositivo che avvicina lo spettatore ai protagonisti, trasformando i personaggi in figure familiari, quasi fraterne, tanto che nel momento della tragica morte di Johnny, non possiamo certo dire di esserne sorpresi, ma possiamo certamente dire di esserne affranti.  La morte di Johnny difatti lascia un vuoto che non è solo affettivo, ma anche strutturale. Con lui scompare un sistema di regole, di codici e di valori che avevano definito l’identità dei Vandals. Nel mondo che resta, quelle leggi non trovano più spazio, e il club — come famiglia — perde il suo centro. Il film non celebra solo un uomo, ma segna la fine di un’epoca. Analogamente alla nostra società, la modernità e lo sviluppo tecnologico (e non solo) hanno sotterrato violentemente e repentinamente una parte di valori e di bagagli morali che il passato aveva custodito in attesa di tempi migliori.

Ho sempre provato a tirar fuori un tema universale dai miei film. Se c’è un pensiero profondo alla base della tua storia, diventa possibile poter raccontare una storia dal gusto personale, anche in una zona del mondo molto specifica, a dir poco unica, e riuscire comunque a toccare corde di pubblici diversi per provenienza ed età. The Bikeriders parla della nostra continua ricerca di un’identità. Molto è legato a una cultura americana e maschile, ma presentarlo in questo modo non aiuta a comprendere l’idea più grande che lo sorregge. Siamo tutti impegnati nella ricerca e nella costruzione di una nostra personalità. Sono convinto che si tratti di una delle forze trainanti della società contemporanea. Sono passati i tempi in cui per definirsi bastava il proprio lavoro o la scuola di provenienza. Oggi ci affermiamo con l’identificazione di genere, con l’etnia di provenienza, la nostra cultura e il nostro passato, arrivando a trovare una caratterizzazione più profonda e appagante. Quello che trovo interessante ed è quanto cerco di esprimere in TheBikeriders, coincide con la convinzione che, la nostra ricerca per un’identità unica, ci porti spesso a confluire in un gruppo. Risiede nella natura umana la necessità di voler appartenere, ma quella sensazione è amplificata quando il gruppo che scegliamo sembra essere ancora più unico e distintivo. Più è specifico il gruppo, più chiara è l’identità che assumiamo. In alcuni momenti può essere una dinamica meravigliosa per le nostre vite. In altri rischia di essere terribilmente distruttivo. The Bikeriders racconta entrambi i momenti.

Quando riesci a combinare l’idea universale, o la verità che punti ad affermare, con una subcultura tanto complicata, vibrante, pericolosa e attraente come le bande dei motociclisti americani, credo che tu abbia trovato la ricetta per un film che parlerà a molte persone. Ho trovato un libro di Danny Lion più di 20 anni fa e da allora è diventato praticamente una mia ossessione. Oltre ad avermi aperto gli occhi sui concetti alla base di questa pellicola, è sempre stato semplicemente uno dei libri più belli in cui mi sia mai imbattuto. La mia speranza era di riuscire a fare un film che catturasse queste emozioni, e ancora più importante era di trasferirle a una platea di spettatori ancora più ampia. Questo è il mio desiderio per The Bikeriders

Note di regia

In conclusione

Il film regala al pubblico un giro gratis sulla moto di Johnny e su quella di tutti i ragazzi del club dei Vandals, uno sguardo completo sulla cultura motociclistica, se pur in modo convenzionale, e una storia d’amore che ci insegna come coltivare del bene anche in mezzo al male.

Note positive

  • Regia originale
  • Cast carismatico
  • Performance attoriali
  • Semplicità della trama
  • Tratto direttamente dal libro fotografico

Note negative


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Review Overview
Regia
Fotografia
Sceneggiatura
Colonna sonora e sonoror
Interpretazione
Emozione
SUMMARY
4.0
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Sofia Buiatti
Sofia Buiatti

Amo il cinema e tutto ciò che lo riguarda in maniera viscerale. Amo leggere, scrivere e mi diletto a farlo sui film o le serie che guardo. Punto a lavorare in quest'ambito, a fare dell'arte il mio mestiere e a condividere le mie parole con più persone possibili!
Buon cinema a tutti.