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The Fisherman
Titolo originale: The Fisherman
Anno: 2023
Nazione: Ghana
Genere: Commedia, Fantastico
Casa di produzione: LUU Vision Media
Distribuzione italiana: –
Durata: 105′
Regia: Zoey Martinson
Sceneggiatura: Zoey Martinson
Fotografia: Adam Carboni
Montaggio: Jasmin Way
Musiche: Avi Amon
Attori: Ricky Adelayitar, Endurance Dedzo, William O. Lamptey, Kiki-Romi, Dulo Harris, Fred Amugi, Roselyn Ngissah, Adjeezay, Adwoa Akoto, Principessa Fathia Nkrumah
Trailer di “The Fisherman “
Informazioni sul film e dove vederlo in streaming
La cineasta Zoey Martinson aveva realizzato nel 2018 il mediometraggio “The Fisherman”, della durata di quindici minuti, ambientato in un piccolo villaggio di pescatori in Ghana, Africa Occidentale. Il film raccontava la storia di un anziano pescatore che, un giorno, esce in mare per pescare e ritorna a casa con un pesce parlante. Nel 2024, grazie ai fondi della Biennale College Cinema, che ha stanziato 200.000 euro per quattro film a micro-budget, la Martinson ha potuto realizzare una versione estesa di questa commedia dai toni fantasy, presentata durante l’81esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia il 30 agosto 2024, alle ore 17:00 presso la Sala Giardino. Il film è stato reso disponibile contemporaneamente anche sul canale della Biennale sulla piattaforma di streaming MyMoviesOne, dove sarà visibile fino alle 21:00 del 4 settembre.
Trama di “The Fisherman “
Atta Oko è un pescatore tradizionale di un piccolo villaggio costiero del Ghana, che ha sempre avuto un’ambizione: diventare capo imbarcazione. Quando Atta crede di essere finalmente sul punto di realizzare il sogno tanto ambito e atteso per tutta la vita, subisce una crudele beffa. Contravvenendo a ogni tradizione, il capo imbarcazione dimissionario designa come suo successore il figlio, un uomo che non ha mai navigato in mare ma che intende utilizzare la tecnologia GPS per rintracciare i branchi di pesci. Atta si sente tradito. Il nuovo capo lo nomina lavoratore del mese, gli regala un pesce appena pescato, raro e prelibato, e gli fa intuire che è giunto il momento di andare in pensione e unirsi agli altri anziani. Ma Atta Oko non è disposto a ritirarsi senza aver realizzato il suo sogno.
Nel tragitto verso casa, accade l’impensabile: il pesce che gli è stato regalato, e che dovrebbe essere morto, inizia a parlargli con un atteggiamento moderno, antitradizionalista e radical chic. In compagnia di questo impertinente compagno acquatico, Atta Oko si ritrova coinvolto in un viaggio inaspettato verso la vivace capitale di Accra, spinto ad agire da tre eccentrici giovani del villaggio: Sasha, che sogna di pescare in una cultura patriarcale che impedisce alle donne di lavorare in mare; l’eccentrico Kobina, desideroso di fare soldi; ed Emmanuel, un giovane che vuole diventare predicatore. Questo strano quartetto si imbarca in un’avventura complessa per inseguire il sogno collettivo di possedere un peschereccio tutto loro. Alle prese con le sfide del mondo moderno, Atta Oko deve imparare a bilanciare la tradizione con l’innovazione, scontrandosi con la figlia e affrontando al contempo l’ilarità e il caos provocati dal suo insolito nuovo amico, che trasforma Atta in un vecchio pazzo, un uomo che parla a un pesce morto.

Recensione di “The Fisherman “
Opera prima nel lungometraggio cinematografico per Zoey Martinson, “The Fisherman” è indubbiamente una pellicola gradevole, capace di riscaldare il cuore dello spettatore attraverso una narrazione marcatamente didascalica e ricca di buoni sentimenti. È impossibile non simpatizzare con Atta, Sasha, Kobina ed Emmanuel, quattro individui che escono dal loro piccolo villaggio di pescatori per giungere nella capitale Accra, dove sperano di poter realizzare il loro sogno: trovare i soldi per acquistare un’imbarcazione e pescare, imbarcandosi in un’avventura più complessa e difficile di quanto avessero mai immaginato. Il gruppo, in particolare l’anziano Atta, si addentra in un mondo molto diverso da quello che ha sempre conosciuto. Accra non è come il loro villaggio, ma un luogo molto diverso da quello a cui sono abituati; spesso e volentieri, i quattro si trovano spaesati all’interno di questo nuovo ecosistema sociale, apparendo talvolta come dei primitivi che scoprono un nuovo modo di fare e intendere le cose. Esemplificativa è la scena ambientata in barca, che mostra tutta l’incapacità dei quattro di adattarsi e comprendere le logiche burocratiche e sociali di questo “nuovo mondo”. Accra non è più un luogo dove vivono le tradizioni del Ghana, ma una città aperta al mondo, alla tecnologia, alla burocrazia, all’Occidente e alla cultura americana. È una città che, in parte, rinnega la tradizione popolare del Ghana, guardando più al futuro che al passato.
L’abbandono del passato a favore di una dinamica anti-tradizionalista e di rinnegamento delle proprie radici è raccontato, seppur in maniera superficiale, attraverso lo scontro – incontro tra Atta e la figlia, una giovane donna che sembra quasi vergognarsi delle proprie origini, del proprio passato e del lavoro del padre, preferendo la menzogna alla verità, indossando maschere per nascondere la sua vera identità, nel tentativo di adattarsi a quel mondo occidentale, più luminoso e glamour, a cui aspira, dimenticando, per raggiungere, il proprio passato, quello di una bambina che proviene da una famiglia povera di pescatori e non da una famiglia benestante e ricca come vuole fare creare al mondo stesso.
“The Fisherman”, con una narrazione dallo stile molto disneyano e fiabesco, all’interno del genere commedia d’avventura, ci parla dell’importanza delle tradizioni, dell’importanza di mantenere vive le radici culturali del passato. Al contempo, attraverso il percorso di formazione di Atta, si evidenzia quanto sia fondamentale cambiare e adattarsi ai nuovi tempi e modi di fare, accogliendo le innovazioni e le nuove tecnologie all’interno delle tradizioni locali, creando un mix tra passato e presente, dove le tradizioni non vengono dimenticate, ma si fondono con il nuovo linguaggio culturale, in costante e rapida evoluzione. Il finale del lungometraggio trasmette proprio questo messaggio, invitandoci ad abbandonare pensieri e atteggiamenti statici e ad aprirci alle nuove correnti del tempo e ai cambiamenti culturali. Atta, inizialmente rigido e avverso a ogni cambiamento, preferendo che tutto rimanesse immutato, cambierà idea grazie all’interazione con i suoi tre compagni di viaggio, con la figlia e, in modo particolare, con il pesce parlante, che ha un messaggio fondamentale per lui, un messaggio che attendiamo con il fiato sospeso per tutta la durata della pellicola.
La mia ispirazione deriva dal periodo trascorso in un villaggio rurale di pescatori in Ghana e dai sogni che avevo per i mondi al di là delle coste dell’oceano. Ogni pomeriggio, quando la città si riuniva per tirare le reti, la mia immaginazione si scatenava pensando agli eccitanti tesori che potevano emergere dal mare. Tuttavia, durante il mio soggiorno a Keta, sono stata testimone dell’erosione della cultura e della perdita di terra causate dal riscaldamento globale. Il rapido sviluppo della zona ha avuto un impatto profondo sui pescatori e sull’intera comunità. Il mio obiettivo è far conoscere al pubblico una storia che non è mai stata raccontata da voci che sono mancate al cinema. Questo da solo è un atto di rivoluzione: catturare la morbidezza e la gioia della vita nera. Le rappresentazioni dell’Africa non devono limitarsi solo alla tragedia delle circostanze, ma devono anche abbracciare il trionfo di come le persone continuino a prosperare, celebrando tutte le sfumature della vita quotidiana. Come scrittore di genere, volevo utilizzare la fantasia per mettere in luce i costi del rapido sviluppo e della globalizzazione sulla vita tradizionale in Ghana. Dal punto di vista del tono, desideravo catturare l’incredibile senso dell’umorismo del Ghana, realizzando una commedia che esplora l’invecchiamento, il cambiamento climatico e la globalizzazione attraverso una narrazione umana e realistica. – Dichiarzione della regista
A livello visivo, con una fotografia vivace e colorata, un montaggio ben curato e una colonna sonora fortemente influenzata dalla cultura africana, il film è realizzato in maniera pregevole. Tuttavia, si percepisce maggiormente come un prodotto adatto alla televisione piuttosto che al grande schermo, soprattutto a causa di una sceneggiatura eccessivamente didascalica e prevedibile nel suo sviluppo. I numerosi temi trattati sono affrontati in modo superficiale e buonista, rendendo il film perfetto per una piattaforma come Disney Plus, dimostrandosi come un film adatto per tutta la famiglia. La sceneggiatura introduce vari elementi di critica sociale, parlando dell’inquinamento dei mari a causa dell’uso eccessivo di plastica e delle problematiche legate al riscaldamento globale, con personaggi che dichiarano come il mare stia erodendo una parte significativa della costa, avvicinandosi sempre più al villaggio. Tuttavia, questi temi non sono sviluppati adeguatamente, così come i vari personaggi, fatta eccezione per Atta, l’unico carattere ben scritto e splendidamente interpretato da Ricky Adelayitar. Gli altri personaggi appaiono molto stereotipati e macchiettistici, in particolare Kobina ed Emmanuel, mentre Sasha soffre di incoerenze nella scrittura. Non ha senso che Sasha, una donna che ha frequentato l’università e ha un diploma in nautica, non conosca il mondo al di fuori del villaggio, né che si comporti in modo così impacciato in banca. Essendo istruita, dovrebbe avere una maggiore comprensione delle dinamiche sociali al di fuori del contesto del villaggio, cosa che invece non sembra avvenire. Lei dovrebbe essere la persona intraprendente del gruppo ma ciò non accade.

In conclusione
“The Fisherman” rappresenta un’interessante opera prima per Zoey Martinson, capace di affascinare con la sua narrazione ricca di buoni sentimenti e un tocco di fiabesco. Sebbene il film trasmetta messaggi importanti riguardo la fusione tra tradizione e modernità, la sua rappresentazione risulta a tratti superficiale e prevedibile.
Note positive
- Narrazione ricca di buoni sentimenti e con un tocco fiabesco
- Fotografia vivace e colorata
- Interpretazione pregevole di Ricky Adelayitar.
Note negative
- Sceneggiatura eccessivamente didascalica e prevedibile, con un trattamento superficiale dei temi sociali e ambientali.
- Personaggi stereotipati e macchiettistici con alcune incoerenze nel personaggio di Shasha
Regia |
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Sceneggiatura |
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Interpretazioni |
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Fotografia |
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Colonna sonora e sonoro |
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Emozioni |
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3.5
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