Zhit (2012): Elaborare il lutto

Condividi su
Zhit locandina film

I contenuti dell'articolo:

Zhit

Titolo originale: Жить

Anno: 2012

Paese: Russia

Genere: drammatico

Produzione: Koktebel Film Company

Distribuzione: Utopia Pictures

Durata: 119 minuti

Regia: Vasilij Sigarev

Sceneggiatura: Vasilij Sigarev

Fotografia: Roman Borisevič

Montaggio: Pavel Dodonov

Attori: Irma Arendt, Aleksey Filimonov, Konstantin Gatsalov, Marina Gavrilova, Sasha Gavrilova, Dmitriy Kulichkov, Yana Sekste

Zhit – Trailer del film

Trama di Zhit

Living è un ritratto esistenziale di alcuni personaggi in una provincia russa invernale. Una madre vuole ricongiungersi alle sue figlie gemelle. Una giovane coppia si sposa in chiesa, ma subito dopo la cerimonia, Dio – o forse il diavolo, o forse il destino – mette alla prova spietatamente il loro amore. Un ragazzo vuole incontrare il padre da cui è separato, nonostante le feroci proteste di sua madre. Tutti i personaggi sopportano il proprio calvario.

Zhit
Zhit

Recensione di Zhit

Il secondo lungometraggio di Vasilij Sigarev, dal nome Zhit, mette in scena una lucida e spietata rappresentazione del meccanismo di elaborazione del lutto. Contrariamente al titolo (Vivere) il tema principale è la morte, o meglio, il processo della sua assimilazione da parte di tre personaggi: una madre le cui due figlie muoiono in un incidente ferroviario, un bambino che ha perso il padre e una giovane donna il cui compagno viene ucciso durante una rapina. L’ambientazione è quella della fredda provincia russa dove i problemi sociali e la povertà sono l’innesco di eventi tragici e beffardi. 

Nella primissima parte del film le tre vicende si sfiorano casualmente per poi prendere strade che viaggiano parallele fino alla fine. Il regista, attraverso lo sguardo dei protagonisti, rivela lo smarrimento, il rifiuto della realtà, il tentativo, a volte la necessità, di costruire rappresentazioni fittizie che possano rendere accettabili avvenimenti tragici e inaccettabili. Cosa c’è di più inaccettabile che perdere le proprie figlie nel momento in cui ricominciare una nuova vita insieme è possibile, oppure rimanere vedova il giorno stesso delle nozze, o ancora dover rinunciare all’amore paterno in favore di una famiglia dispotica e anaffettiva? Ecco allora che neanche la spiritualità serve più: il prete che ha sposato la coppia diventa colpevole della candela scadente che si spegne durante il rito gettando un presagio nefasto sulla coppia, neanche è in grado di rispondere agli interrogativi pressanti della donna: A che serve l’amore? Perché amare? Poi te lo portano via comunque. 

Scena del film Zhit
Scena del film Zhit

Un film che nella sua crudezza affronta un tema difficile senza abbandonarsi a facili, possibili sentimentalismi evidenziando una linea di continuità nell’affrontare tematiche forti e attuali tipiche del nuovo cinema russo, con le opere di un altro grande regista come Andrei Zvyagintsev di cui si intuisce l’influenza nel giovane, quasi esordiente, cineasta. Sigarev è bravo nel creare un intreccio che sovrappone le tre storie confondendo i piani temporali e i piani di realtà con un ritmo narrativo che segue gli avvenimenti contrapponendo il montaggio serrato della parte centrale ad un ritmo più riflessivo e intimista nel segmento successivo. Fondamentale per lo sviluppo della narrazione è anche la musica di matrice post rock di Pavel Dodonov che contribuisce alla definizione dell’atmosfera del film. Le tre vicende assumono un peso diverso nell’economia del racconto: mentre quella del bambino, che apre il film, appare incompiuta e meno riuscita, le altre due storie propongono alternative differenti e mai risolutive anche se forse, nella quotidianità di piccoli gesti, si riuscirà finalmente a dare un senso alla parola vivere.

Note positive

  • Sceneggiatura
  • Musica
  • Montaggio

Note negative

Condividi su

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.