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Absolution – Storia criminale
Titolo originale: Absolution
Anno: 2024
Nazione: Stati Uniti d’America
Casa di produzione: Samuel Goldwyn Films, Sculptor Media, Electromagnetic Productions, North Five Six, Arts District Entertainment, Thug Movie Productions
Distribuzione italiana: Non specificata
Durata: 112 minuti
Regia: Hans Petter Moland
Soggetto e Sceneggiatura: Tony Grayson
Fotografia: Philip Øgaard
Montaggio: Dino Jonsäter
Musiche: Kaspar Kaae
Attori principali: Liam Neeson, Frankie Shaw, Daniel Diemer, Javier Molina, Ron Perlman, William Xifaras
Trailer di “Absolution – Storia criminale”
Informazioni sul film e dove vederlo in streaming
Dal cineasta norvegese Hans Petter Moland, conosciuto per aver realizzato pellicole del calibro del documentario Når boblene brister (2012) e dei film di finzione come “Conspiracy of Faith – Il messaggio nella bottiglia” (2016) e “Out Stealing Horses – Il passato ritorna” (2019), nel 2024 prende vita il thriller drammatico “Absolution – Storia criminale”, basato su una sceneggiatura dello sceneggiatore americano Tony Gayton, conosciuto per aver scritto la serie Hell on Wheels (2011-16). Per il ruolo del protagonista, Hans Petter Moland si affida nuovamente a Liam Neeson, attore classe ‘52, con cui aveva già lavorato sul set di “Un uomo tranquillo” (2019), dove svolgeva il ruolo del protagonista. Accanto a Neeson troviamo attori del calibro di Frankie Shaw (Volano coltelli, 2012; Stronger – Io sono più forte, 2017) e Ron Perlman (Sons of Anarchy, 2008-13; Pacific Rim, 2013; L’ultimo dei Templari, 2011).
Il lungometraggio, le cui riprese si sono tenute a Winthrop, Massachusetts nell’ottobre del 2022, è stato distribuito nei cinema americani dal 1° novembre 2024, classificandosi, nella prima settimana di uscita, al dodicesimo posto al botteghino con un incasso di 1,4 milioni. In Italia, invece, il film non ha avuto una distribuzione nazionale cinematografica, venendo direttamente distribuito dalla CAA Media Finance, casa di distribuzione alquanto sconosciuta, su Prime Video dal 1° gennaio 2024, riscuotendo un buon riscontro di pubblico, tanto da classificarsi al secondo posto dei film più visti in Italia sulla piattaforma di streaming, sette giorni dopo la sua distribuzione.
Trama di “Absolution – Storia criminale”
Thug non è esattamente una persona per bene, avendo commesso in passato numerosi errori, vivendo una vita nel peccato, stringendo in pugno una bottiglia di alcool e una pistola, e non esitando a prendere a pugni un uomo o a ucciderlo su commissione o in nome di un boss mafioso. In passato, l’uomo è stato anche un pugile, riscontrando un discreto successo sul ring. Ora, però, è un uomo solo e anziano, devastato dai rimorsi del passato—un passato con cui non ha mai chiuso i conti del tutto, tanto da continuare a lavorare come sicario per un boss mafioso, Charlie Conner, per cui lavora da ben trent’anni.
Nonostante Thug finga che tutto vada bene, la situazione è ben diversa. L’uomo ha incominciato a dimenticarsi i nomi delle persone, i nomi delle vie e perfino, talvolta, il luogo stesso in cui abita. Una visita medica lo informa che, per via del pugilato e dei pugni presi alla testa, è affetto da encefalopatia traumatica cronica (CTE), nota anche come sindrome da demenza pugilistica, una malattia da cui non c’è scampo e non c’è cura, una malattia che, rapidamente, andrà a distruggere la mente dell’uomo. Dopo essere stato informato di questa diagnosi, Thug decide di riallacciare i rapporti con i propri due figli, scoprendo però che sua figlia Daisy, una ballerina di lap dance, non vuole vederlo e che il suo figlio maschio è deceduto due anni prima a causa della droga. L’uomo, nonostante i rifiuti di Daisy di instaurare un rapporto con lui, farà di tutto per entrare nuovamente nella sua vita e in quella dei suoi due figli, in particolare con il giovanissimo nipote, che possiede quel senso di rabbia che ha caratterizzato la vita di Thug.

Recensione di “Absolution – Storia criminale”
Tony Gayton non realizza una sceneggiatura particolarmente originale; al contrario, propone un racconto che abbiamo già visto e rivisto nel panorama seriale e cinematografico più volte, entro il genere della redenzione. Al centro della drammaturgia troviamo un uomo non per bene, immerso nel mondo mafioso, che cerca, negli ultimi anni della sua vita, di redimersi dai propri peccati e dalle azioni sbagliate del passato, con l’obiettivo di riappacificarsi con sé stesso e con la famiglia rimastagli, sperando di lasciare qualcosa di buono nel mondo dopo anni di violenza e spargimenti di sangue. In questo senso, il Thug di “Absolution – Storia criminale” non può essere definito un personaggio molto originale o rivoluzionario nel panorama filmico, presentando elementi tipici degli archetipi di scrittura cinematografica.
Questo tipo di caratterizzazione è stato utilizzato numerose volte sia in ambito letterario che cinematografico, in particolare legato al mondo mafioso. Ne sono esempi William “Will” Munny nel film “Gli spietati” (1992), Carlito Brigante in “Carlito’s Way” (1993) e perfino Michael Corleone ne “Il padrino – Parte III” (1990). Thug, indubbiamente, non possiede la forza di questi personaggi iconici, ma condivide con loro una costruzione narrativa simile. Nonostante ciò, Gayton realizza una sceneggiatura solida, che funziona grazie a un’attenta e approfondita descrizione dell’esistenza e dell’ambiente circostante in cui vive il protagonista. Senza ricadere in eccessi di didascalismo, pur presente in minima parte, lo spettatore viene immerso, per impostazione di scrittura e regia, in un climax profondamente drammatico. Il focus è più sull’umanità e l’interiorità di Thug che sulle dinamiche tipiche del genere gangster e thriller, che emergono essenzialmente nell’ultima parte della vicenda. Qui il protagonista si confronta con il proprio passato mafioso. Per il resto, “Absolution – Storia criminale” si concentra sull’esplorazione della tristezza interiore di un uomo alcolizzato, che viene svelata progressivamente attraverso il rapporto con il giovane nipote—un personaggio che avrebbe meritato maggiore spazio drammaturgico e un approfondimento più accurato—e una donna incontrata in un bar, interpretata abilmente da Yolonda Ross. Quest’ultima interpreta un personaggio disfunzionale che arricchisce la narrazione e approfondisce la natura interiore di Thug. Tuttavia, agli occhi dello spettatore, Thug non appare mai come un personaggio positivo con cui empatizzare pienamente, ma piuttosto come una figura ambigua, divisa tra una componente oscura e una grigia.
La sceneggiatura, pur non essendo perfetta, riesce discretamente a mantenere l’attenzione dello spettatore, grazie anche alla notevole interpretazione di Liam Neeson. L’attore si conferma una garanzia quando si tratta di ruoli legati a personaggi dal carattere oscuro e mafioso. Tuttavia, questa non è la classica performance adrenalinica a cui Neeson ci ha abituati: in questa pellicola offre un’interpretazione più intimistica, basata sulla sottrazione piuttosto che sull’eccesso.
La solidità della sua prova attoriale è fondamentale per sostenere il racconto, portando il personaggio oltre i limiti di una sceneggiatura che, pur offrendo un discreto approfondimento, non si spinge abbastanza lontano nell’analisi della sua complessità. Neeson riesce a dare forza e credibilità al protagonista, attenuando le carenze di scrittura. La sceneggiatura, infatti, tratteggia efficacemente il mondo in cui la storia è ambientata e costruisce con abilità la personalità di Thug, ma fatica a mantenere lo stesso livello di tensione nella seconda metà del film.
A partire dal secondo atto, la pellicola perde slancio, poiché l’elemento della malattia prende troppo spazio, relegando in secondo piano le tematiche mafiose e di redenzione, che riemergono solo nel finale. Sebbene il film si dimostri complessivamente solido a livello narrativo, un maggiore approfondimento dei personaggi mafiosi avrebbe potuto arricchire la drammaturgia, introducendo sottotrame capaci di donare ulteriore spessore al protagonista e rafforzare l’impatto emotivo della storia.
La regia
Hans Petter Moland si distingue per un approccio registico che privilegia la narrazione drammatica e il coinvolgimento emotivo, rinunciando a effetti visivi spettacolari o a una dinamica narrativa eccessivamente frenetica. La sua regia si integra con la storia, valorizzando i personaggi e le loro relazioni senza ricorrere a soluzioni estetiche superflue. Il cineasta, dunque, adotta un ritmo narrativo lento e riflessivo, che permette al pubblico di immergersi nella emotività dei personaggi e nell’atmosfera cupa e contemplativa che accompagna il racconto. Le sue inquadrature, precise e mai eccessive, si soffermano su dettagli significativi, come uno sguardo prolungato o un gesto rivelatore, capaci di trasmettere tensione e introspezione senza ricorrere a tecniche di montaggio frenetiche.
Il regista sceglie di mettere in primo piano la sceneggiatura, approfondendola con le sue immagini e le interpretazioni attoriali, lasciando che i temi centrali emergano con naturalezza. La sua regia non sopraffà il testo, ma lo amplifica, fungendo da ponte per trasmettere i conflitti e le emozioni che animano la storia. Anche in presenza di una trama che può apparire prevedibile, Moland riesce a dare forza ai personaggi, caratterizzandoli con una profondità che permette loro di incarnare emozioni universali come giustizia, rimorso e lotta interiore. Il lavoro di Moland si distingue anche per la sua estetica minimalista. Ambientazioni curate e scelte cromatiche deliberate – dai toni freddi ai paesaggi desolati fino al rumore del mare – riflettono lo stato d’animo dei personaggi e costruiscono una tensione che si sviluppa con gradualità e misura. Pur non puntando su immagini visivamente “mozzafiato,” la regia conferisce al film una solida identità, capace di elevare il materiale di base.
Il cineasta dimostra un’abilità unica nel focalizzarsi sulle emozioni e sulle interazioni umane, trasformando anche i momenti più semplici in episodi memorabili. Il risultato è una narrazione che, pur basandosi su una struttura convenzionale, riesce a coinvolgere profondamente lo spettatore, grazie a una regia che esprime equilibrio, sensibilità e autenticità.

In conclusione
Absolution – Storia criminale offre un viaggio drammatico nell’anima tormentata del suo protagonista, interpretato con intensità da Liam Neeson. Pur basandosi su archetipi narrativi consolidati, il film riesce a catturare l’attenzione grazie a una regia equilibrata e a una narrazione che privilegia l’introspezione e i legami umani. Hans Petter Moland dirige con sobrietà, costruendo un’opera che, sebbene non rivoluzionaria, riesce a lasciare una traccia nello spettatore.
Note positive
- Intensa interpretazione di Liam Neeson
- Regia equilibrata e attenta al lato più umano del protagonista
Note negative
- Trama prevedibile e poco originale
- Mancato sviluppo di alcuni personaggi secondari e dell’elemento mafioso
Regia |
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Fotografia |
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Sceneggiatura |
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Colonna sonora e sonoro |
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Interpretazione |
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Emozioni |
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SUMMARY
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3.5
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