Why Don’t You Play in Hell? (2013): un film di cinema

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Why don’t you play in hell locandina film

Why Don’t You Play in Hell?

Titolo originale: Jigoku de naze warui

Anno: 2013

Paese: Giappone

Genere: Azione

Produzione: Bitters End, Gansis, King Record Co.

Durata: 126 min

Regia: Shion Sono

Sceneggiatura: Shion Sono

Fotografia: Hideo Yamamoto

Montaggio: Jun’ichi Itô

Musiche: Sion Sono

Attori: Jun Kunimura, Shinichi Tsutsumi, Hiroki Hasegawa, Gen Hoshino, Fumi Nikaidô

Trailer di Why Don’t You Play in Hell?

Trama di Why Don’t You Play in Hell?

Tre giovani appassionati di cinema capeggiati dalla cineasta Hirata si imbattono in Sasaki, un giovane teppista, che diviene il personaggio centrale del loro film che si rivuole rifare a un Bruce Lee giapponese. Questi così costituiscono il gruppo “Fuck Bombers”.

Parallelamente divampa una vera e propria guerra tra varie Yakuza giapponese. Il boss mafioso Muto deve fronteggiare dei sicari che hanno invaso la sua abitazione attaccando sua moglie. Nella ardua difesa dell’amata l’uomo li uccide finendo così in prigione.

Why don’t you play in hell scena film
Why don’t you play in hell scena film

Recensione di Why Don’t You Play in Hell?

Ennesimo film del prolifico regista giapponese Sion Sono (Guilty of Romance, Cold Fish, Love Exposure, Tokio Tribe, realizzato ben quindici anni dopo la scrittura, consacra il cineasta come uno dei registi più interessanti degli ultimi anni.

Apprezzato a livello internazionale tanto che è già diventato un regista di culto, ma ancora quasi sconosciuto al grande pubblico, è stato spesso censurato in patria soprattutto a causa della forte critica riguardante la società giapponese e del concetto di famiglia tradizionale che è alla base della cultura nipponica. In questo film del 2013 il tema della famiglia ritorna, ma è solo uno degli elementi della trama che ruota intorno a una famiglia della Yakuza, la mafia giapponese, in lotta con un altro clan mafioso che incrocia il suo destino con un gruppo di ragazzi appassionati di cinema (i f*ck bombers) che sognano di realizzare il film della vita.

Sion Sono realizza un film all’apparenza sgangherato e leggero, il cui finale (notevole) ne rivela, però tutta la complessità e contiene tutti i temi trattati nella già vasta filmografia del regista asiatico. La trama è demenziale e a tratti surreale, immaginate ad esempio un gruppo di feroci mafiosi giapponesi che s’improvvisano tecnici cinematografici con lo stesso entusiasmo e dedizione con i quali andrebbero ad attaccare e sterminare un clan rivale oppure che trovano il tempo e lo spirito di sorridere a trentadue denti alla telecamera che li riprende mentre sgozzano i rivali, oppure una bambina, per nulla impressionata che balla e canta in un lago di sangue.

Una menzione speciale la merita Shin’ichi Tsutsumi che interpreta Ikegami, il capo del clan rivale, che con la sua mimica facciale incarna alla perfezione lo stile del film.
Non mancano le citazioni, dalla più evidente: il cinema di Bruce Lee a quelle più nascoste come l’adattamento dell’OP.100 di Schubert (Barry Lyndon) in una delle scene più impressionanti del film.

Parecchie le scene memorabili dalla bambina che entra nel salone coperto di sangue (l’inquadratura dall’alto è bellissima) allo scontro finale eccessivo e lunghissimo con uomini che non muoiono mai nonostante mutilazioni orrende. Che cos’è quindi WDYPIH? Un film sulla Yakuza? Sulla famiglia? E’ un gore movie? E’ un film demenziale? In realtà è tutto questo, ma soprattutto è un film sul cinema e sul fare cinema!!

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