Anja – Real Love Girl (2020): il confine tra realtà, ricordo e desiderio

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Anja – Real Love Girl

Titolo originale: Anja – Real Love Girl

Anno: 2020

Paese: Italia

Genere: thriller, drammatico, psicologico

Distribuzione: Amazon Prime Video, CG Entertainment

Durata: 96 min

Regia: Paolo Martini, Pablo Benedetti

Sceneggiatura: Giuseppe Calandriello, Paolo Martini

Fotografia: Niccolò Francolini

Montaggio: Paolo Martini, Matteo Santi

Musica: Silvia Nair

Attori: Roberto Caccavo, Larthia Galli Nannini, Désirée Giorgietti, Samuele Batistoni, Anna Tereshchenko

Trailer ufficiale ita del film Anja – Real Love Girl

Trama di Anja – Real Love Girl

Andrej è un uomo profondamente solitario, da poco disoccupato dopo essere stato licenziato nella fabbrica di imbottigliamento per cui aveva lavorato fino a poco prima. Per rifugiarsi da una realtà grigia e mortificante, frequenta assiduamente il sexy shop “pink room”, che un giorno, gli offre la possibilità di vivere un’esperienza virtuale tramite un apposito visore. Sarà in questa realtà che vedrà per la prima volta Anja che da quel momento in poi, al confine tra realtà, ricordo e desiderio, stravolgerà completamente la singolare esistenza del protagonista.

Fotogramma di Anja – Real Love Girl

Recensione di Anja – Real Love Girl

Anja – Real Love Girl si potrebbe definire per quella che è l’odissea della mente umana, nel suo funzionamento tanto complesso e perfetto allo stesso tempo, trasportato sullo schermo del panorama italiano e magnificamente incorniciato da note di nero pessimismo e desolazione più intima.

La frammentazione, in qualsiasi modo la si voglia intendere, è al centro dello snodo narrativo dell’intera storia. Dalla frammentazione psicologica quale quella di Andrej, vittima di un passato controverso e incisivo, Benedetti e Martini estendono in modo coerente e consequenziale questo senso di non-continuità agli apparati tecnico-estetici: dalle prime inquadrature decentrate e ruotate sul proprio asse, ancora in seguito alle soggettive di Andrej che “vive” l’incontro intimo con Anja all’interno della realtà virtuale, che esattamente come un filmino amatoriale registrato su videocamere di mediocre qualità, presentando disturbi visivi e difetti ottici.  Diciamo quindi, che l’intenzione di lasciar passare questo costante senso di lacerazione e discontinuità interiore riesce egregiamente grazie a scelte registiche di un taglio profondamente lynchiano che conferiscono all’universo urbano desolato e confusionale la stessa forma estetica e drammatica di un moderno e rivisitato Mulholland drive. Ad abitare in modo costantemente enigmatico tale universo, ci sono una serie di figure che potremmo chiamare “di scena”: non sono i personaggi a farne la storia in modo consapevole, bensì sono i loro copri a prestarsi a una narrazione che va da sé, in maniera autonoma e indipendente dalle logiche personali che muovono gli individui, accrescendo ulteriormente quel senso di confusione proprio del protagonista, che viene a questo punto inevitabilmente trasferito sulla percezione dello spettatore, incastrandosi in maniera sempre più crescente, ad una tipica suspense hitchcockiana che non rivela mai del tutto, nemmeno fino alla fine, la trasparenza nel susseguirsi delle vicende e della caccia all’uomo (anzi, alla donna) che muove irrefrenabilmente Andrej in questo purgatorio di perversione e infinita desolazione, nel disperato tentativo di riempire un vuoto incolmabile nella tragicità della sua esistenza.

Ma Anja non è solo introspezione; Anja, fondendo ambiziosamente le buie strade di un nord Italia con i labirinti figurali della mafia russa, vuole essere in qualche modo la denuncia di un mondo corrotto dalla violenza, dalla mercificazione di corpi, popolato da segreti e bugie, dove tutto ciò che conta è un proprio tornaconto personale, in cui Andrej, mosso da quello che di più vicino c’è all’amore, si trova per la prima volta a lottare per la salvaguardia del prossimo e non di se stesso, in un’ottica tendenzialmente religiosa e vicina al “ama il prossimo tuo come te stesso” che gli permetterà di scoprire una fede nascosta ma decisiva nella comprensione e nell’accettazione di un passato distruttivo.

Anja è una sorpresa per la produzione italiana in quanto a temi, esecuzione e risultato finale. E’ un tentativo estremamente ambizioso, forse troppo, che ha voluto mescolare un’eccessiva compresenza di elementi sfociando alla fine in una leggera sovrabbondanza, da cui tuttavia, è impossibile non esserne rapiti e catapultati in questo brillante e avvincente dramma metropolitano.

Note positive:

  • Ambizione nell’intero progetto
  • Apparato tecnico-estetico
  • Originalità nella sceneggiatura

Note negative:

  • Finale troppo ingarbugliato
  • Sovrabbondanza di elementi
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