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Bird Box: Barcellona
Titolo originale: Bird Box Barcelona
Anno: 2023
Nazione: Spagna
Genere: Horror, Fantascienza
Casa di produzione: Chris Morgan Productions, Dylan Clark Productions, Netflix Studios, Nostromo Pictures
Distribuzione italiana: Netflix
Durata: 1h 50min
Regia: David Pastor, Àlex Pastor
Sceneggiatura: David Pastor, Àlex Pastor
Fotografia: Daniel Aranyó
Montaggio: Luis de la Madrid, Martí Roca
Musiche: Zeltia Montes
Attori: Georgina Campbell, Mario Casas, Diego Calva, Michelle Jenner, Leonardo Sbaraglia, Lola Dueñas, Patrick Criado, Gonzalo de Castro, Alejandra Howard
Trailer di Bird Box: Barcellona
Informazioni sul film e dove vederlo in streaming
Era il 2018 quando Netflix distribuì sul suo catalogo il lungometraggio horror – apocalittico Bird Box, per la regia di Susanne Bier, basato sul romanzo di Josh Malerman del 2014 dal titolo La morte avrà i tuoi occhi. La pellicola con Sandra Bullock, nonostante alcuni difetti narrativi, ha trovato il suo pubblico di nicchia sulla piattaforma, tanto da far decidere Netflix di puntare con forza su questo universo narrativo. Nel 2020 venne annunciato lo sviluppo del secondo romanzo sulla saga, dal titolo Malorie, pubblicato da Malerman il 21 luglio 2020. Nel marzo 2021 viene annunciato uno spin-off ambientato in Spagna per la regia di Alex Pastor e David Pastor, forse il primo di una serie di spin-off, tra loro legati, ambientati in svariate nazioni internazionali. Se del sequel originale di Bird Box non sappiamo più nulla, il 14 luglio 2023, viene distribuito Bird Box: Barcellona che vede nel cast la presenza di Mario Casas, nei panni del protagonista Sebastian, Georgina Campbell (Barbarian, 2022; Suspicion, 2022) e la piccola Alejandra Howard (Fatima, 2020; La besta, 2018)
Trama di Bird Box: Barcellona
La vita scorreva come sempre nella sua incessante quotidianità caotica. Gli uomini e la donne andavano a lavorare e i bambini si recavano a scuola. Tutto ciò però cambiò improvvisamente quando nel mondo le persone iniziano improvvisamente a suicidarsi. Da questo momento le persone, i pochi sopravvissuti, dovranno uscire alla luce del sole bendati e ciechi, per non vedere le strane entità che ti conducono alla morte. La loro unica salvezza è quella di non vedere niente, ma neanche questo gli dona la sicurezza di sopravvivere.
Bird Box: Barcellona
…. Numerosi incidenti in Europa e in Siberia… Non si sa cosa causi questi suicidi di massa… Esortiamo la popolazione a non uscire, sappiamo solo che il contatto visivo con le creature porta al suicidio… Si consiglia a tutti di indossare bende od occhiali oscurati. Copritevi gli occhi in qualsiasi modo per evitare il contatto visivo… Se ne vedi uno, sei fottuto, ti vorrai ammazzare in un attimo. Non c’è molto altro da dire. State al sicuro e in bocca al lupo
Siamo a Barcellona, una città devastata, fantasma e con rarissimi sopravvissuti. Sebastian è un uomo che vede, che non indossa nessun tipo di protezione visiva. Lui ha visto le entità oscure, quelle forze che spingono al suicidio gli esseri umani. Lui però sembra essere immune alla loro sete omicida. L’uomo, che non teme la luce, cammina per le strade desertiche di Barcellona, accompagnato dallo spirito della figlia morta, che continua a vedere e con cui intrattiene un incessante dialogo oscuro. Sebastian prende questi eventi come un segno divino. Per lui quelle entità non sono altro che angeli serafini e che, sulla Terra, sia giunta l’apocalisse. Spinto dal volere dello spirito della figlia l’uomo incomincerà a cercare dei gruppi di sopravvissuti, al fine di condurli alla luce del sole, permettendo così agli “angeli serafini” di liberarli. Sebastian è solo un folle o vede chiaramente?

Recensione di Bird Box: Barcellona
Álex Pastor e David Pastor sono due registi – sceneggiatori avvezzi a trattare mondi in piena pandemia e in situazioni apocalittiche. La loro filmografia è costituita da The Last Days (2013), che ci conduce dentro una misteriosa pandemia dove l’umanità sviluppa un irrazionale paura per gli spazi aperti che li conduce a morte immediata, a Contagio Letale (2009), un lungometraggio che c’immerge dentro una pandemia virale, fino alla serie horror – thriller Prime Video The Head (2020) dai contorni meno marcatamente epidemici. La scelta, dunque, di dare in mano il sequel spagnolo di Bird Box ai fratelli Pastor ha senso, essendo due artisti che sanno come costruire storie ambientate in mondi decaduti invasi dalla morte.
I Pastor in Bird Box: Barcellona sanno come costruire la situazione, come raccontarci il nuovo mondo in cui i personaggi si muovono, il tutto senza allontanarsi dal linguaggio narrativo presente nel primo lungometraggio della saga Netflix. Se Bird Box si manteneva su una tematiche madre – figli anche questo spin-off si rifà a una connessione genitoriale, attraverso svariati personaggi: da un lato troviamo il legame tra Sebastian e la figlia Anna, dall’altro quello che si andrà a formare tra Claire, lo stesso Sebastian e la piccola Sofia. Anche lo stile filmico ricalca, marcatamente, quello presente in Bird Box. Entrambe le pellicole usano un montaggio non lineare che alterna il presente con il passato, al fine di mostrare, a piccole dosi, il passato di Sebastian e la natura del suo trauma e della sua capacità di vedere l’entità, sviscerando, in questo modo, in maniera saggia e corretta, ciò che è accaduto realmente all’uomo, oltre a farsi comprendere i motivi delle sue azioni oscure. Altra similitudine con Bird Box (2018) è il senso on the road del film. Il gruppo che incontrerà Sebastian, s’immergerà dentro un viaggio pericoloso per raggiungere un luogo sicuro, situato nel castello Montjuic, di cui la piccola Sofia aveva sentito alla radio, ripercorrendo, più o meno, quel percorso che ha effettuato Malorie con Bambino e Bambina.
I vedenti e la religiosità
Bird Box: Barcellona riprende dal suo predecessore un elemento narrativo, immesso dentro il lungometraggio di Susanne Bier e che qui viene maggiormente sviluppato, divenendo l’elemento centrale della vicenda. Come abbiamo scoperto nel film del 2018 esistono alcune persone che possono guardare le creature senza suicidarsi, come invece accade alla maggior parte. I Pastor ci raccontano di loro, ergendo uno dei “vedenti” a protagonisti della storia. Sebastian è colui che ha visto in faccia l’entità senza però cadere in un attacco di suicidio. Sebastian è, per certi versi, un sopravvissuto, ma non l’unico che ci viene raccontato dentro il lungometraggio. La storia si presenta il clan dei vedenti, capitanato da Padre Esteban, un personaggio che ci viene presentato come un fervente credente religioso che vede in queste entità la parola di Dio e l’apocalisse da tempo annunciata nella Bibbia.
Padre Esteban
Non sei pronto per vedere? Io sono pronto. È tutta la vita che aspetto. Sono entrato in seminario a 18 anni, aspettavo un segno. Per tutti questi anni, niente. Avevo il terrore di essere nato nell’epoca sbagliata e che il tempo dei miracoli e dei profeti fosse già finito. Il Signore parlò a Mosè delle fiamme del roveto ardente. Egli parlò a Giobbe del vortice impetuoso. Per me, però, c’è stato solo silenzio, fino a ora. Guardare il Signore negli occhi è troppo da sopportare, per la nostra mente. Ma sei Dio e i suoi angeli sono scesi sulla terra, io voglio accoglierli. Dicono che la fede sia credere in ciò che non si vede, ma io devo vedere.
Sarà proprio Padre Esteban e la setta di vedenti, da lui creata, a essere i villans di questo lungometraggio. Questi, come lo stesso Sebastian, sono mossi da un’innata fede in Dio, non a caso Sebastian vedrà in questa entità degli angeli, che conducono le anime dei morti in cielo. Questa setta si ergerà a voce divina, aprendo gli occhi ai non vedenti al fine di condurli verso Dio, o trasformandoli in loro alleati. Tutto ciò può essere interessante ma non nel modo in cui l’argomento è stato trattato, con assoluta superficialità. Padre Esteban viene narrato poco e malamente, anche a causa di una regia incapace di creare il giusto terrore narrativo, difatti il film non riesce mai a creare quella giusta tensione, sia a causa di un montaggio non incalzante sia a causa di una scrittura assolutamente discreta dei personaggi, con cui non si riesce a empatizzare minimamente, specialmente con il protagonista e la sua storia. Sebastian viene raccontato dentro un’unica emozione: il dolore. È questo che lo muove e che lo conduce ad agire in maniera irrazionale. Lui desidera far ritorno da sua figlia e, per farlo, uccide, su volontà dello spirito della figlia, coloro che non vogliono vedere. Il personaggio di Sebastian, comunque, a differenza degli altri caratteri, possiede un accenno di percorso formativo, che si avvia quando incontra Claire, ma questa sua trasformazione avviene in maniera eccessivamente repentina e senza un vero e proprio senso.

In conclusione
Bird Box: Barcellona effettua un pregevole lavoro di fotografia ma ricalca troppo i passi del suo predecessore senza riuscire a dare spessore ai propri personaggi, alquanto bidimensionali. Interessante risulta però l’estensione che il lungometraggio effettua sull’universo Bird Box, dando una spiegazione sul perché alcune persone non si uccidono dopo aver visto l’entità e mostrando degli interessanti elementi horror nel finale, che condurranno la storia avanti, magari con Claire protagonista indiscussa.
Note positive
- Approfondimento di alcuni elementi narrativi immessi nel precedente film del 2018
- Fotografia
- Scenografia
Note negative
- Regia, che non crea il giusto ritmo
- Assenza di momenti che ti fanno sobbalzare di paura dalla sedia
- Scrittura dei personaggi