Boy Meets Gun: Una ironica introspezione narrata da una pistola

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Boy meets Gun locandina

Boy Meets Gun

Titolo originale: Boy Meets Gun

Anno: 2019

Paese: Olanda

Genere: Commedia nera

Produzione: Pupkin Film, Vrijzinnig Protestantse Radio Omroep 

Distribuzione: Media Luna New Films, Lucca Film Festival 2020

Durata: 1h 26min 

Regia: Joost van Hezik

Sceneggiatura: Willem Bosch

Fotografia: Joris Kerbosch

Montaggio: Xander Nijsten

Musiche: Christiaan Verbeek

Attori: Eelco Smits, Victor Ijdens, Mara van Vlijmen, Helen Kamperveen, Phi Nguyen, Peter Bolhuis, Charlie Chan Dagelet, Wendy Vrijenhoek, Xander van Vledder

Trailer di Boy Meets Gun

Trama di Boy Metts Gun

Donny, un ragazzo dal viso ampiamente sfigurato a causa di una malformazione tumorale, decide con un suo amico d’intraprendere una strada pericolosa: effettuare una rapina armata durante la nottata all’interno di un supermercato al fine di ottenere i soldi che gli consentiranno di sistemare la sua deformazione facciale.

La notte della rapina la vita di Donny si intreccerà in maniera inaspettata con quella del docente universitario di filosofia e padre di famiglia Maarten Morau un uomo che da anni si trova ad affrontare una forte depressione e infelicità interiore dove nulla sembra procurargli più una emozione positiva. Le due esistenze avranno una connessione all’interno del supermercato, luogo in cui Maarten sta per comprare dei rotoli di carta genica durante la rapina del ragazzo. Il docente senza rendersene conto assiste alla morte della cassiera e si ritrova per mano l’arma del delitto, una pistola. Il ladro fugge terrorizzato e la polizia sopraggiunge sul luogo del delitto, ma il professore nasconde l’arma e la porta con se a casa. Da questo momento la vita dell’insicuro e debole uomo non sarà più così triste e anonima.

Recensione di Boy Meets Gun

Il cineasta olandese realizza, alla sua prima regia di un lungometraggio, un film solido e ben strutturato che si poggia su un genere altamente grottesco e trasognante in grado di portare e condurre lo spettatore entro atmosfere thriller e comiche senza cadere mai nell’assurdo, partendo da un assunto semplice e ben sfruttato dalla cinematografia mondiale come un uomo che si trova coinvolto in un evento drammatico e da questo momento la sua vita cambia completamente binario, andando a far trasformare e mutare il modo con cui il protagonista legge il mondo. In Boy Meets Gun (Il ragazzo incontra la pistola) il cambiamento avviene dopo che Maarten Morau si trova per caso tra le mani l’arma del delitto ed è questa, più che l’evento stesso in sé, a modificare la percezione e il carattere dell’uomo, contrariamente a quanto avveniva nel film italiano Il Giocattolo di Giuliano Montaldo in cui troviamo il personaggio interpretato da Nino Manfredi ritrovarsi vittima di una rapina all’interno di un supermercato, qui però è l’evento che andrà a cambiare il modus di ragione dell’individuo e non un oggetto fisico.

L’originalità stessa di Boy Meets Gun sta nel creare un personaggio assurdo come la pistola che assume una sua vera e propria identità visiva e auditiva nel corso del film andando lei stessa a narrare gli eventi mostrati sullo schermo, il tutto però non stona minimamente ma la commedia grottesca rimane altamente credibile e fluida supportata da una regia formidabile e pazzesca che gioca ottimamente con la musica, come non ricordare la strana e ironica rapina all’interno del supermercato con le note, a gran volume, di Nessun Dorma e il volto in estasi di Morau. La stessa sceneggiatura, che nella voce narrante e in parte della sua struttura ricorda il capolavoro di Jean-Pierre Jeunet, Il favoloso mondo di Amélie donando alla storia quell’aura fiabesca che una sceneggiatura del genere aveva bisogno partendo sia dalla descrizione dei personaggi molto trasognante sia da una fotografia con un illuminazione che varia bene all’interno del contesto drammaturgico creando sfumature e sotto testi interessantissimi.

L’arma qui diviene dunque un essere vivente, un ossessione e un amante per il protagonista Morau, che la vuole proteggere e tenere esclusivamente per sé; questo oggetto consente di donare all’uomo un incredibile lucidità mentale e libertà emotiva e personale, donandogli una voglia di vivere e una forza interiore che non aveva mai conosciuto. Lo sceneggiatore Willem Bosch propone così al pubblico un ritratto amaro di un borghese che crede e si illude di poter divenire un supereroe, un giustiziere del male; inizialmente ci riesce a divenire un icona per la sua famiglia, ma questa ammirazione e desiderio di essere letale contro il male resterà nel tempo?

L’umorismo nero di Boy Meets Gun viene sorretto principalmente dal protagonista ma anche alcuni dei personaggi secondari, come gli antagonisti, si dimostrano caratteri interessanti in grado di sorreggere bene la scena filmica anche a livello attoriale, come il padre di Donny. Inversamente alcuni personaggi meritavano maggior spazio e senso all’interno del lungometraggio come gli stessi figli del professore oppure gli amici dell’uomo che appaiano senza senso drammaturgico all’interno della storia, anche l’alunna dell’università prediletta da Morau potreva essere ampliata divenendo qualcosa di più che un semplice desiderio interiore. Lo stesso discorso vale per l’amico di Donny di cui non ne sentiamo minimamente il senso d’esistenza fino all’ultima scena del lungometraggio in cui sembra trovare un senso, però rimane un dubbio: quale è il suo ruolo all’interno della rapina?

Note positive

  • Attori
  • Musica
  • Regia
  • Sceneggiatura
  • Ritmo

Note negative

  • Alcuni personaggi secondari risultano inutili al fine drammaturgico ma solo dei meri riempitivi
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